(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – ROMA, 13/23 ottobre 2016)
In un ospedale di Brest, città portuale bretone situata a nord-ovest della Francia, la pneumologa Irène Frachon scopre che alcuni suoi pazienti con problemi polmonari, sono stati trattati con un farmaco, il Mediator, perché affetti da diabete o semplicemente per perdere peso. Andando avanti nelle sue ricerche si accorge che esiste un legame tra l’assunzione del farmaco, presente sul mercato da oltre trent’anni, e la morte di certi suoi pazienti nei quali erano subentrati anche gravi problemi cardiaci oltre a quelli respiratori, e per i quali, in alcuni casi, si era dovuto addirittura intervenire chirurgicamente. Irène inizia ad indagare e coinvolge alcuni colleghi ricercatori per effettuare una statistica, non a campione come sovente viene fatto nelle case farmaceutiche per valutare la percentuale di controindicazioni, ma a posteriori sui pazienti malati presenti nel data base dell’ospedale nei quali sono stati riscontarti sintomi collaterali dopo l’assunzione del Mediator. La percentuale di cardiopatie riscontrate realmente dal team dell’ospedale di Brest risulterà molto più alta di quella dichiarata dalla casa farmaceutica alle Autorità di vigilanza del Ministero della Sanità. Inizierà così una lunga battaglia che inevitabilmente assumerà dimensioni enormi, che la pneumologa porterà avanti con coraggio e determinazione al solo scopo di difendere la salute dei suoi pazienti, contro gli interessi economici e la burocrazia.
Irène Frachon è l’autrice del libro Mediator 150 mg da cui è stato tratto l’adattamento cinematografico di Emmanuelle Bercot, regista, sceneggiatrice e attrice, che tutti ricordiamo quale splendida interprete in Mon Roi accanto a Vincent Cassel, ruolo per il quale fu premiata al Festival di Cannes 2015.
Le fille de Brest è basato prevalentemente sulla storia di questa “eroina” che ha lottato per molti anni contro tutto e contro tutti, madre e moglie, lavoratrice indefessa, con un carattere d’acciaio, classico esempio di passione, competenza, determinazione ed energia da vendere. La storia è avvincente e Sisde Babett Knudsen (La corte) è bravissima nel trasmetterci la vulcanicità del personaggio di Irène, conferendo al film un ritmo tale da non farci troppo pesare le oltre due ore di durata che rischiano di distogliere l’attenzione dello spettatore da una storia decisamente interessante, lato negativo assiema all’inutile e gratuito realismo di due scene in sala operatoria.
Tuttavia, il film è comunque avvincente e soprattutto, mai come in questo caso, il fatto che sia tratto da una storia vera fa ben sperare che al mondo ci siano ancora persone come Irène Frachon!
data di pubblicazione:17/10/2016
Recensione coinvolgente per una storia che tratta di una vicenda complicata e quasi impossibile da risolvere. Invece esiste il lieto fine nella vittoria contro i “mostri” delle case farmaceutiche. Sicuramente da vedere .
Interessante l’argomento proposto da questo film. Credo sia da vedere. Quando uscirà cercherò di non perderlo!
Un film di inchiesta “sui generis” che, riproponendo l’eterna contrapposizione tra Davide (la dottoressa di provincia) e Golia (il colosso dell’industria farmaceutica), ha il merito di portare sotto i riflettori del grande schermo una questione sospesa tra etica, diritto e logiche di mercato. Trascinante l’interpretazione di Sisde Babette Knudsen.
Un film davvero ben riuscito…forse, ad oggi, uno dei pochi lungometraggi della Festa del Cinema di Roma che pur rasentanto le 2 ore non stanca, non pecca di scene superflue e mantiene un ritmo costante catturando l’attenzione del pubblico. Bravissimi tutti gli attori e ennesima confemra sia per la regista e attrice Emmanuelle Bercot che per l’attrice protagonsita Sisde Babett Knudsen