La Tenerezza è quel desiderio insito in ognuno di noi di essere amati, compresi nella libertà di essere e fare quello che ciascuno di noi vorrebbe fare ed essere con il cuore, anche se poi finisce che tutto quello che facciamo si riduca ad una scusa per farci volere bene. Ma La tenerezza è anche lo sguardo, privo di preconcetti e contaminazioni, dei bambini – alcuni di loro anagraficamente cresciuti – che in una caotica e multietnica Napoli contemporanea ci raccontano la storia di due famiglie. Quella di Lorenzo (Renato Carpentieri), un avvocato vedovo in pensione che ha chiuso ogni rapporto con i suoi due figli, Saverio (Arturo Muselli) e Elena (Giovanna Mezzogiorno), e parla solo con suo nipote Francesco – figlio di Elena – perché ai bambini si può dire tutto, e la famiglia dei suoi nuovi vicini di casa, Michela (Micaela Ramazzotti) e Fabio (Elio Germano) con i loro due figli piccoli.
La vita solitaria di Lorenzo, reduce da un infarto che non lo ha minimamente scalfito, sarà invece travolta dalla forza della natura di Michela, sbadata e solare, e dalla sua famiglia: da un’iniziale “fusione” di buon vicinato dei rispettivi appartamenti uniti da un cortile, Lorenzo – chiuso e ostile a ogni legame con la sua vera famiglia – diverrà il saggio pilastro della famiglia della giovane coppia di vicini. Da questo ahimè breve “viaggio” nella loro vita, segnato da un evento inaspettato e devastante (incredibilmente attuale e vicino ai sempre più frequenti casi di cronaca) che invita a riflettere sugli inganni della bellezza e dei sorrisi di una calma serenità apparente, Lorenzo percorrerà un ulteriore viaggio interiore dei sentimenti e dal dolore della perdita riuscirà a ritrovare l’amore e la serenità tornando alla sua “vecchia casa”, ovvero alla sua vera famiglia, perché la felicità non è una metà da raggiungere, ma una casa a cui tornare…tornare, non andare. Un film potente, incredibilmente forte e vero grazie alla potenza della poesia dei dialoghi e alla delicatezza della fotografia delle strade, delle piazzette e degli interni – cupi, fatti di luci e ombre, riservati oppure luminosi, asettici e minimali – di una Napoli autentica come la storia sapientemente narrata da Gianni Amelio.
Un ottimo cast dove accanto al bravissimo protagonista Renato Carpentieri e alle conferme di Elio Germano e Micaela Ramazzotti, ritroviamo un’eccezionale Giovanna Mezzogiorno la quale, “dismesso” il ruolo della giovane donna guidata e spronata dal “vecchio saggio” maestro pasticcere (Massimo Girotti) in La finestra di fronte di Ozpetek – ruolo che nel film di Gianni Amelio sembra rievocato dal personaggio di Micaela Ramazzoti, complice la scena in cui Lorenzo e Michela sono alle prese con la preparazione di un ragù -, interpreta una donna, madre e figlia, apparentemente risoluta e forte ma di fatto tesa e fragile quando osserva da lontano, con la tenerezza e l’amore degli occhi di bambina (anche grazie alle segrete chiacchierate di suo figlio Francesco con il nonno), l’anziano padre Lorenzo che si ostina a respingerla per dedicarsi alla “causa” della vicina di casa che chiama mia figlia. Il tema della labile fragilità dei sentimenti, dell’incomunicabilità, della divergenza tra quello che si dice e quello che realmente sentiamo e vorremmo dire, il rapporto genitori/figli e le loro deviazioni talvolta degenerative, la deflagrazione latente nei segreti di famiglia, l’amore e la nostra umana complessità si fondono in un “acquarello” di Napoli dal titolo La tenerezza che scuote e consola, culminando con la dolcezza e la loquace profondità del fotogramma finale, perché un padre è sempre un padre.
Da non perdere!
data di pubblicazione: 25/04/2017
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