LA SCOMMESSA – UNA NOTTE IN CORSIA di Giovanni Dota, 2024

Notte di Ferragosto presso l’Ospedale Santi Martiri di Napoli. Angelo e Salvatore, entrambi infermieri, sono di turno in corsia. Il ricovero del sig. Caputo, già in coma per un ictus cerebrale, li spingerà a scommettere sulla sua sopravvivenza o meno a quella notte. La posta in gioco: la settimana di ferie tra Natale e Capodanno che solo uno potrà aggiudicarsi. Strano a dirsi, ma dopo una serie di vicende rocambolesche, nessuno dei due vincerà la scommessa…

 

Solo un napoletano doc, in questo caso il giovane regista Giovanni Dota, può parlare e rappresentare la morte con ironia, esorcizzando così qualcosa che rende ognuno di noi pieno di paura e di superstizione. Come si sa, la stessa morte aleggia principalmente tra le corsie di un ospedale dove, per la più o meno grave sofferenza altrui, può fare incetta più agevolmente. Le vicende che hanno come protagonisti i due infermieri Angelo (Carlo Buccirosso) e Salvatore (Lino Musella) si possono certamente considerare di routine visto che si accavallano in maniera per niente surreale in un tipico ospedale, in una tipica notte afosa d’agosto, in una tipica realtà tutta italiana. Certo meglio non generalizzare, anche perché il film non è certamente una critica studiata o una palese accusa alla nostra malasanità, quanto piuttosto uno strumento per parlare di morte con fatalismo e spirito distaccato, proprio dell’umorismo napoletano. Sono vari i personaggi che accompagnano i due protagonisti della fatidica e quanto mai inusuale scommessa sulla sorte di un malcapitato paziente. La dottoressa di turno alle prime armi, incerta sulle decisioni da prendere, il chirurgo in reperibilità, completamente incapace di affrontare un’operazione perché strafatto di cocaina. Senza contare la moglie di Angelo che irrompe in ospedale per fondati sospetti di tradimento del marito con la giovane e attraente impiegata del comparto socio sanitario. La storia è limitata nel tempo, una notte, e nello spazio, l’ospedale, ma senza arrecare alcun senso di claustrofobia allo spettatore che si troverà ad affrontare con il sorriso, una situazione nella quale lui stesso potrebbe venire a trovarsi. Una tragedia quindi che fa riflettere, un modo di esprimersi profondo e ridanciano che solo la grande commedia di De Filippo era riuscita prima a rappresentare. Una storia che parla soprattutto di noia, caldo, deviazione ai propri compiti per insoddisfazione alla propria vita: ognuno non è per niente felice di quello che è e di cosa fa. Il film è stato presentato nell’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella Sezione dedicata alle Giornate degli Autori.

data di pubblicazione:14/09/2024


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