Drammaturgia e regia di Liv Ferracchiati, con Liv Ferracchiati e Alice Raffaelli
(Teatro India – Roma, 5/9 febbraio 2025)
Durante il soggiorno all’Hotel des Bains sul Lido di Venezia, il famoso scrittore Gustav von Aschenbach incontra per la prima volta lo sguardo di Tadzio. L’uomo rimane letteralmente folgorato dalla bellezza del giovane che, ai suoi occhi, è paragonabile a una scultura greca. Da quel momento inizierà tra i due un intenso dialogo tra sguardi…
Liv Ferracchiatti rielabora, con una sua propria e libera interpretazione, quanto Thomas Mann riusciva a interpretare, anche lui liberamente, sul concetto di bellezza. Un concetto così puro, di per sé, da sfuggire a qualsiasi definizione. Nel suo romanzo, dal quale poi Visconti ne ricavò un memorabile film, l’autore identificò quest’immagine astratta nel giovane Tadzio. Una bellezza classica, una perfezione assoluta paragonabile a quella di un dio della mitologia greca. Una drammaturgia essenziale con una voce fuori campo che induce a focalizzare l’attenzione su un canestro di fragole, rosse di passione ma messaggere di morte. Ecco che le parole vengono utilizzate per dimostrarne la loro inutilità. Un dialogo fatto di due monologhi, dove le parole stesse sembrano rimbalzare senza soluzione di continuità. Una telecamera sulla scena che si sposta sulla figura inconsistente di un satiro danzante, tutto in maniera discreta per coglierne ogni possibile movimento. Una passione amorosa verso un soggetto fluido, forse un’attrazione reciproca alimentata da un continuo scambio di sguardi, filtrati dall’occhio della cinepresa. Sentimenti vissuti intensamente che saranno una vera e propria ossessione per entrambi i soggetti in scena. Se nella prima parte si era condotti per mano da una voce suadente esterna ai fatti, nella seconda il monologo diventa parola concreta. Il morso avventato ad una fragola, perfino acerba, segnerà la cacciata da un paradiso terrestre e l’avvio inesorabile verso la morte. Una morte che riscatterà tutto, che travolgerà ogni cosa ma che non toccherà la bellezza platonica di Tadzio, né la sua giovinezza. Aschenbach, oramai morente, vedrà sciogliersi il proprio belletto e con esso la figura, in dissolvenza, del giovane. La regista, sulla scena con Alice Raffaelli, riesce brevemente a fare avvicinare lo spettatore alla passione che attraverso lo sguardo può travolgere o addirittura annientare.
Una produzione Spoleto Festival dei Due Mondi, Marche Teatro, TSU Teatro Stabile dell’Umbria, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, in collaborazione con Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa.
data di pubblicazione:06/02/2025
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