(Teatro Argentina – Roma, 17/28 aprile 2024)
Approda all’Argentina di Roma, al termine di una lunga e trionfale tournée, La Locandiera di Carlo Goldoni. Antonio Latella, pluripremiato protagonista della scena teatrale contemporanea, firma la regia di un grande classico goldoniano, che pone per la prima volta al centro della storia e del palcoscenico una donna, Mirandolina, interpretata da una straordinaria Sonia Bergamasco (foto Gianluca Pantaleo).
Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda stessa, al fine di garantire continuità all’azienda e tranquillità alla figlia. Ma Mirandolina vuol potere scegliere e gestire la propria vita.
Siamo al cospetto di una delle opere più famose e rappresentative di Goldoni, in cui finalmente una donna è protagonista, e dove i caratteri dei personaggi risultano ben delineati, non lasciando spazio a improvvisazioni. La protagonista è un personaggio moderno, capace di gestire la scena utilizzando le arti della seduzione ma soprattutto l’intelligenza, la concretezza, la saggezza.
Nelle note di regia, il primo rimando è a Café Müller di Pina Bausch ed alle penombre e linearità dense delle atmosfere di fine Novecento. E’ minuta ed elegantissima, vestita di abiti leggeri e monocromatici che la illuminano e la separano dalla vuota stravaganza dei vari pretendenti che le ruotano attorno. Una figura astratta e forte al tempo stesso che ricorda tanto la Bella Baxter di Yorgos Lanthimos, per la sua capacità di elevarsi al di sopra dell’universo maschile e di annientare convenzioni e circostanze.
Quali sono i modelli maschili che la circondano, cercando di conquistarla?
In primis l’aristocratico, un tempo ricco e potente, Marchese di Forlipopoli (Giovanni Franzoni), che le assicura protezione, a cui si contrappone il Conte di Albafiorita (Francesco Manetti) mercante arricchito con titolo nobiliare comprato ed il terzo incomodo, il Cavaliere di Ripafratta (Ludovico Fededegni), aristocratico vero, borioso e misogino, l’unico per il quale sente di provare qualcosa.
Per districare la faccenda, la donna accetterà di sposare Fabrizio (Valentino Villa), come aveva auspicato del resto il padre, pur non essendone forse innamorata, mentre agli altri tre pretendenti verrà chiesto di andarsene, sconfitti.
L’allestimento di Latella punta tutto sull’aspetto rivoluzionario di una figura tutt’altro che frivola e scontata. La Bergamasco dà vita a una Mirandolina differente da quella che la tradizione ha spesso proposto, sottolineando la profondità dell’approccio goldoniano: un personaggio brillante e con una vocazione femminista in perfetta aderenza al testo scritto, ma denso di sfumature, pause, tonalità create dal regista e che costituiscono l’originalità e la chiave di lettura della messinscena.
Mirandolina, di spalle ai suoi corteggiatori, è l’unica a comprendere meccanismi emotivi e comportamenti degli altri, tenendoli in pugno, e ciononostante si sente in qualche modo impotente di fronte alle passioni che l’attraversano e, dopo aver lottato strenuamente con esse, sceglierà il male minore, rifiutando benessere e sicurezza. Mirandolina finge per necessità ma anche per rivincita contro l’uomo che disprezza le donne decidendo di farne sua vittima, anche se alla fine ne indosserà il mantello e, dopo esserselo tolto, lo arrotolerà come un fagotto, per cullarlo brevemente e poi nasconderlo, dichiarando a se stessa la scelta migliore da fare.
data di pubblicazione:21/04/2024
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