Una favola moderna, dal finale non scontato, si consuma sotto i cieli di LA. Un pianista jazz, che coltiva con rabbia la sua passione assieme al sogno di aprire un locale tutto suo dove poter suonare ciò che vuole e quanto vuole, incontra un’aspirante attrice che si mantiene servendo caffè in un bar all’interno degli Studios pur di poter continuare a fare provini, e coronare un giorno il sogno di recitare da protagonista in una pièce teatrale. Le loro strade s’incontrano ed entrambi proveranno a percorrerle insieme, rinnovando con determinazione ogni giorno il proprio diritto a sognare.
Nonostante le stagioni si susseguano nella città degli angeli, in California è sempre primavera e un altro splendido giorno di sole arriverà. Damien Chazelle, compiendo una scelta stilistica diametralmente opposta al pluripremiato Whiplash, ci racconta in chiave musicale la storia romantica di due sognatori: il pianista jazz Sebastian (Ryan Gosling) e l’aspirante attrice Mia (Emma Stone), che ci invitano a brindare ai sognatori, ai cuori che soffrono e ai disastri che combinano…e ai folli che sanno sognare. La La Land non solo ha aperto in maniera assolutamente insolita l’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che ha poi tributato ad Emma Stone la Coppa Volpi, ma ha di recente vinto ben 7 Golden Globe che, almeno in parte, lo traghetteranno verso gli imminenti Oscar 2017. Il film, puntando su due attori che danno prova di saper ballare e cantare (oltre che recitare come è ben noto a tutti), molto affiatati perché alla loro terza volta insieme sul grande schermo, mostra di avere in sé tradizione, romanticismo e favola raccontati in chiave assolutamente moderna, ingredienti necessari per far parte con onore del genere musical americano, che vanta peraltro un passato glorioso con cui confrontarsi ma che in Europa non ha radici così profonde. Tuttavia questa storia d’altri tempi, calata nel presente dal giovane Chazelle, lancia un messaggio universale che sa di buono ed il cinema diviene un mezzo per violare le regole del reale ed invitarci a inseguire con caparbia perseveranza ciò che ci piace veramente, scegliendo con il cuore e non con la testa. Portatore sano di una ventata di rinnovamento, pur paradossalmente attingendo a radici così lontane nel tempo, La La Land potrebbe incontrare il gusto del pubblico italiano come a Venezia ha incontrato quello della stampa che lo ha applaudito sin dalla splendida scena iniziale. Ad affiancare il “tastierista Gosling” troviamo il premio Oscar John Legend e l’intera colonna sonora del film è stata composta e orchestrata da Justin Hurwitz, che aveva già precedentemente collaborato con Chazelle.
Se, uscendo dal cinema, non tenterete di improvvisare qualche goffo passo di tip tap, o sotto la doccia l’indomani non canticchierete il ritornello del Mia and Sebastian’s Theme, allora forse il film non avrà colpito nel segno e il musical non fa decisamente per voi!
data di pubblicazione:25/01/2017
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Un genere può essere rinnovato nella continuità (ovvero mantenendo gli stilemi del genere), e nel film musicale tale operazione culturale è stata effettuata da Jerome Robbins (sopratutto) e Leonard Bernstein nel West Side Story (mi riferisco alla versione cinematografica del 1961). Oppure si può omaggiare, in modo intelligente, il genere suddetto. Tale operazione mi pare abbia compiuto Gene Kelly con il suo “Hello Dolly” (1969) con le straordinari coreografie di Michael Kidd (il coreografo di The band wagon ecc.). “La la land” non riesce in nessuna delle due operazioni,probabilmente per carenze nella parte coreografica, musicale ed interpretativa. Ma sopratutto per lo scarso spessore culturale dell’autore. Basti confrontare la scena nel parco (dove i due protagonisti iniziano il loro banale e soporifero innamoramento) con un analoga scena notturna in Spettacolo di varietà dove Fred Astaire e Cyd Charisse (la più straordinaria coppia di ballerini) riescono a rendere – nell’episodio “dancing in the dark – la danza espressione di empatia affettiva e sensualità, comunicazione naturale di un corteggiamento di futuri innamorati. In conclusione “La la land” finisce solo per essere un operazione di riesumazione di un cadavere (il genere musicale) sgradevole.
Ho trovato il film splendido ma effettivamente 14 nomination mi sembrano troppe…molto bello l’accostamento tra amore e il jazz: l’amore come il jazz è vita e come spiega Sebastian a Mia, ogni performance si crea qualcosa di nuovo e irripetibile, il musicista jazz non suonerà mai lo stesso brano nello stesso modo, ma ogni volta costruisce qualcosa di diverso e cresce. Così come il jazz è un genere complesso che rischia di scomparire ed essere fuori moda, così l’amore complesso, con devozione e impegno spesso viene eclissato da rapporti più semplici con poca voglia di mettersi in gioco, di improvvisare e giocare per ridare vita al rapporto laddove ci sia un pò di crisi. W il jazz e E i sognatori!
Allora, “La la land” è un buon film, scorre abbastanza fluidamente ed ha un finale straordinario (e per nulla scontato).
Ciò detto, e al netto delle straordinarie interpretazioni dei protagonisti (Emma Stone primeggia), è un film un po’ furbetto (tendendo ad “arruffianarsi” Hollywood e l’industria cinematografica statunitense) e probabilmente generosamente (i) vincitore di 7 Golden Globe e (ii) in lizza per ben 14 premi Academy.
Condivido in pieno la recensione! e anche il “voto” di 4 pop corn! un film travolgente, due attori che da soli sostengono alla grande oltre due ore di pellicola…sanno recitare, cantare e ballare come solo il talento e tanta dedizione e studio può essere possibile. Un film ambientato nei nostri tempi, si, che però per la purezza dei due protagonisti e dei colorati personaggi che si intravedono sullo sfondo sembra lontanissima dalla nostra realtà. E già, questo perchè La la land è un film che in modo elegante e semplice, come i due Mia e Sebastian – senza scene violente, trash, nudi gratuiti, copioni dalle battute stupide e sboccate – parla di sogni, di passioni, di amore come da tempo non si vedeva e sentiva; in un modo che ahimè la durezza delle cronache nazionali e internazionali, la crisi, l’iprocrisia dei rapporti ci ha abituato a perdere, disincantando noi e i nostri sentimenti. La la land va visto – ottima la regia, bravissimi Ryan Gosling ed Emma Stone – e ascoltato anche per la spettacolare colonna sonora che entra in testa e nei piedi e ti fa uscire dalla sala piena di nuovo ottimismo e fiducia nei sogni, con la voglia di saltare sulle automobili che mi avevano bloccato la vettura nel parcheggio fuori dal cinema… Ma, al ritmo di “Another day of sun” – il brano di apertura del film che regala davvero un notevole colpo d’occhio – son magicamente uscita dal parcheggio… con la voglia di tip tap e di continuare a credere nei sogni e a fare quello che si ama con passione: “un brindisi ai folli perchè sono quelli che sognano ancora”
Indubbiamente LA LA LAND si impone come uno dei film simbolo della stagione cinematografica in corso, come avevano lasciato presagire gli applausi “a scena aperta” della stampa durante la proiezione d’esordio all’ultima Mostra di Venezia.
L’impressione di una favola a tratti eccessi patinata è forse dovuta semplicemente al fatto che si tratti di un film d’altri tempi, come osservato nella recensione, trasposto in un’epoca di certo non segnata dallo splendore del musical.
Restiamo in attesa di scoprire quante delle numerose candidature agli Oscar troveranno concretizzazione per il film di Damien Chazelle!
Non vedo l’ora di vederlo! complimenti!