(Teatro Brancaccio – Roma, 2/7 aprile 2019)
Il più celebre viaggio della storia, alla ricerca del vero amore, in questa nuova veste scenica, ricca di suggestioni visive e musiche avvolgenti. Dall’Inferno al Paradiso prende vita l’immensa opera del grande poeta fiorentino.
Il nuovo allestimento del colossal teatrale, che fu un vero evento quando venne prodotto la prima volta nel 2007, con tanto di teatro tenda piantato a posta nei campi intorno a Tor Vergata a Roma, mantiene fedele la struttura musicale originale e si arricchisce di nuovi dialoghi e nuovi effetti visivi. Il risultato è spettacolare e lascia a bocca aperta il pubblico, totalmente avvolto e coinvolto nel gioco scenico. Il cast di dieci attori-cantanti e il corpo di ballo di dodici elementi lavora con stupenda armonia e professionalità. La macchina è complessa e non è facile orchestrare le musiche, gli attori, i balletti, le proiezioni e i praticabili che si alzano e si abbassano per dare l’immagine dei luoghi percorsi dal poeta. Merito del regista Andrea Ortis, interprete anche nel ruolo della guida Virgilio, se tutto quanto funziona alla perfezione.
La storia prende vita come un racconto ed è la voce inconfondibile di Giancarlo Giannini a narrarne gli episodi. Il Dante uomo, interpretato da Antonello Angiolillo, si ritrova a combattere la battaglia della vita in una solitudine più oscura della notte stessa. È l’amore a interrogarlo e a fargli da contrappunto e consolazione c’è l’amata Beatrice (Myriam Somma) che lo guida e lo ispira dall’alto del Paradiso. I punti più interessanti musicalmente sono proprio i duetti scritti per loro dal maestro Marco Frisina.
Il primo atto racconta la discesa all’Inferno. Qui il sommo poeta si confronta con quei personaggi che in vita hanno sbagliato e peccato nei confronti di quell’amore che guida tutte le cose. La lussuria di Francesca (Manuela Zanier) si sfoga in un canto struggente, mentre l’invidia che portò al suicidio Pier delle Vigne (Daniele Venturini) si raggela in un lamento straziante. Si prosegue ancora e il troppo amore per la virtù e la conoscenza inghiotte Ulisse e gli argonauti in un terribile mare in tempesta, così come un mare di ghiaccio intrappola per sempre nell’odio il conte Ugolino. A fatica si torna fuori e si è ancora storditi dalle tremende visioni e dallo stridio dei suoni dei gironi infernali, merito del rinforzo dato dalle percussioni dal vivo, soprattutto nel passaggio della Palude Stigia.
Il secondo atto, più debole rispetto al primo per intensità di immagini e definizione dei personaggi, ci trasporta verso l’alto. Commovente la preghiera delle anime purganti, attraverso la voce di Pia de’ Tolomei (Mariacarmen lafigliola), che invitano Dante a ricordarsi di loro quando tornerà sulla terra. Il cammino si fa più intimo e riflessivo, Dante è costretto quasi a prendere coscienza del proprio peccato e della propria finitezza prima di giungere alla visione beatifica e al perdono espresso da Beatrice per lui. Sulla strada trova spazio un altro momento, un omaggio al miracolo della creazione artistica: Dante e Virgilio si uniscono a Guido Guinizelli (Angelo Minoli) e a Arnaut Daniel (Daniele Venturini) in un quartetto armonioso a celebrazione della poesia.
Nel Paradiso il poeta può finalmente sciogliere quei dubbi che lo attanagliavano all’inizio e festeggiare così tra ali di angeli in processione le meraviglie di quell’amore che muove il sole e tutte le altre stelle.
data di pubblicazione: 4/4/2019
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