JACKIE Pablo Larraín, 2017

Una donna che non ha cercato la celebrità, ma è finita col diventarlo.

Ognuno di noi ha le sue debolezze, i suoi punti fragili, i suoi momenti buî. Ed è in questi ultimi che si misura il valore di un uomo: dal modo in cui reagisce al dolore, da come si rialza dopo esser caduto.

Jacqueline Kennedy ha ancora il vestito macchiato di sangue, quando le viene chiesto di decidere come saranno celebrati i funerali. Una scelta difficile e importante, che deve rendere onore a un uomo non perfetto, ma proprio per questo capace di migliorarsi.

Nonostante le ritrosie degli alti funzionari di Stato, modella il funerale su quello di un altro illustre presidente degli Stati Uniti d’America: Abraham Lincoln (assassinato anche lui durante il suo mandato); pretendendo, pertanto, che tutti i capi di stato marcino insieme fino al cimitero dove il corpo sarà seppellito.

“Jackie” volle fortemente che i funerali di J.F. Kennedy fossero un evento storico e irripetibile: e ci riuscì.

Il film rivela una first lady che, dietro un’apparente fragilità – con la sua voce dal tono basso e debole –, cela un temperamento ferreo e risoluto. Una donna capace di vincere tutte le resistenze, sia interne sia esterne, nel momento di massima sofferenza.

A Pablo Larraín va il merito di aver mostrato l’esecrabile episodio della morte di J.F. Kennedy da un punto di vista inedito, descrivendo l’enorme peso delle responsabilità che ricaddero sulla moglie (e che lei seppe gestire in modo sorprendente). La regia, tuttavia, appare alquanto anonima ed eccessivamente distaccata; non riesce ad affascinare; malgrado diverse componenti del film convincano: le musiche inquietanti si attagliano perfettamente alle scene e aumentano il dramma; la sceneggiatura è ricca di spunti che colpiscono; e le prove attoriali elevano la qualità della pellicola. Sotto quest’aspetto, è d’uopo menzionare la sublime interpretazione di Natalie Portman (Jacqueline Kennedy); il ruolo ricoperto le consente di mostrare le sue eccezionali doti di mimetismo di aggiudicarsi la coppa Volpi, per la migliore interpretazione femminile.

E se nella nostra società si distinguono due categorie di donne, quelle che cercano il potere nel mondo e coloro che lo cercano a letto, lei – come Jacqueline Kennedy – dimostra di appartenere alla prima categoria.

data di pubblicazione:22/02/2017


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2 Commenti

  1. Le confidenze dell’intervista che Jackie rilascia al giornalista Life dalle quali trae origine il film , rivelano una donna ambigua e complessa che non avrei immaginato e che forse per questo mi ha lasciato perplessa. Una donna con un ruolo pubblico che sembra non scrollarsi di dosso neppure nell’intimità, non abbandonando formalismi e convenzioni. Indubbiamente quella del regista è una Jackie osservata in un momento particolarmente drammatico della sua vita ed in un arco temporale molto breve in cui è animata e soggiogata da eventi drammatici di enorme portata (l’assassinio del marito, l’uscita repentina dalla Casa Bianca e dalla scena politica americana)ed in cui il suo intento è dare notorietà al marito più di quella che si fosse conquistato in vita. Di contro, ho avuto l’impressione che la messa a fuoco della first lady (magnificamente interpretata dalla Portman) da parte del regista, abbia avuto l’effetto di mettere volutamente in ombra la vera vittima di Dallas e la sua importante e sfortunata famiglia.

  2. Non posso che dare un parere decisamente positivo all’ultimo film di Pablo Larrain, la cui regia non ho trovato affatto “anonima”: la sua opera di sottrazione di tutto ciò che avrebbe potuto facilmente spettacolarizzare un assassinio così cruento, che vediamo solo sul finale più particolareggiato, trovo sia stata affascinante e per nulla distaccata, anzi, ci ha fatto maggiormente entrare nella psicologia di Jackie, nel suo dolore a cui è stato impedito addirittura di esprimersi, operando una sorta di sospensione sottolineata da un commento musicale a mio avviso perfetto. I primi piani, che compongono quasi l’intero film, ci fanno partecipare invece di allontanarci dalla storia. Natalie Portman, che il regista, ho letto, ha voluto come unica scelta, è semplicemente perfetta oltreché, banalmente, bellissima.

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