(Teatro Argentina – Roma, 26 aprile 2017/7 maggio 2017)
Una serata come tante, probabilmente un sabato sera, dove le persone ballano, cantano, ammiccano alla vita, si divertono. Poi si va a dormire e nel buio della notte silenziosa irrompe l’inferno, un delirio di fiamme, spari e dal caos che inaspettatamente irrompe mentre tutti dormono – se succedesse a te, cosa faresti? – ha inizio il viaggio di Enea (Fausto Russo Alesi) che tenta di lasciare la sua terra traendo in salvo la sua famiglia, la moglie Creusa (Roberta Caronia) con il loro figlio Ascanio ancora in fasce (da adulto come una “voce narrante fuori campo” interpretato da Giulio Corso), e il padre Anchise (Carlo Ragone).
Il faticoso e doloroso viaggio di Enea, che vedrà morire sotto i suoi occhi il fratello, l’amata moglie e il suo migliore amico Acate (Alessio Vassallo), è la storia di ognuno di noi, di chi ha già vissuto, ancora prima dei “resoconti” di Omero e Virgilio, il dramma dell’esodo, della fuga violenta, di chi ancora oggi è costretto ad abbandonare la sua terra e di chi, come noi italiani ed europei, in qualunque momento potrebbe trovarsi costretto a migrare e a vivere nascondendosi nella morsa della diffidenza e del pregiudizio altrui. Non a caso, a sottolineare come la storia di Enea, dei genitori di Olivier Kemeid e dei migranti che quotidianamente transitano nel Mediterraneo e sulle pagine dei nostri giornali sia la storia di tutti – per questo la loro questione meriterebbe rispetto e attenzione vera, non finta partecipazione o indifferenza -, nel ruolo della popolazione che accoglie, della società superficiale dedita al lusso e/o al menefreghismo ci sono personaggi di colore interpretati dai bravi Antoinette Kapinga Mingu ed Emmanuel Dabone. Invece gli emarginati, i rifugiati migranti sono bianchi. Emanuela Giordano ha allestito una sapiente regia del racconto frutto della storia di Olivier Kemeid fusa con l’epica classica dell’Eneide di Virgilio.
Il palcoscenico è una grande barca, una zattera, un angolo osceno di un campo profughi, è l’anima delle storie, dei ricordi, dei sentimenti dei migranti di ieri, di oggi e del migrante errante che si cela in ognuno di noi. Una regia curata e minimalista che punta sulla coralità e su una compagnia di attori di grande livello – spiccano in particolare Fausto Alesi (Enea), Roberta Caroni nel doppio ruolo, non casuale, di Creusa e Sibilla, Valentina Minzoni (Didone) e Giulio Corso (Ascanio) -, e su una sapiente fusione di musiche e ritmo scenico.
Uno spettacolo che scuote e fa riflettere e che meriterebbe di essere nella programmazione dei teatri italiani ed europei per i prossimi mesi, o meglio anni, per una corretta educazione civica e dell’anima.
data di pubblicazione: 28/04/2017
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