Un libro che ha avuto bisogno di quaranta anni di gestazione è di per sé un libro che merita interesse. Magma caldo, diremmo incandescente. Culicchia, l’autore, è solo un adolescente quando il terrorismo gli porta via l’adorato cugino Walter Alasia, appena ventenne, convinto alla pratica sovversiva dal contatto con Renato Curcio. Alasia è un giovane adepto alla causa delle Brigate Rosse ed è al centro di un clamoroso fatto di sangue. Perché il blitz notturno della polizia nell’appartamento dove vive non in clandestinità ma con la famiglia, si traduce in un bagno di sangue. Non vuole farsi catturare, spara, uccide due militi, si butta dalla finestra. Quello che succede dopo rimane nel mistero, forse svelato da Culicchia che allude, pesantemente ma veridicamente a una sorta di regolamento di conti, di omicidio a freddo del ragazzo. La versione ufficiale invece deporrà su tutt’altri toni. Alasia, ferito, avrebbe cercato improbabilmente, di continuare a sparare ai barellieri che lo soccorrono. Ma l’arma e le prove di ciò non sono mai state trovate. Dunque Culicchia è dentro un dramma emotivo e famigliare di difficile decifrabilità anche letteraria. E non ha paura di attingere alla retorica che si affaccia prepotente sin dal titolo, mutuato da Lucio Battisti. Lo scrittore prende una posizione coraggiosa e si può permettere di farlo a distanza di quasi mezzo secolo da quei luttuosi eventi che, se commentati, a caldo, avrebbero provocato ben altro compromesso come riflessione politica. Ora invece la fissione a freddo è più meditata, distante, logica nella valutazione del regolamenti di conti improprio tra lo Stato e le Brigate Rosse. Un libro dunque duro, sofferto, problematico ma anche dialettico, ben inserito nell’attuale svolta di una letteratura italiana che attinge carnalmente alla cronaca e a fatti veri (v. La Gioia, Baiani, Scurati e altri). Il testo significativamente si conclude con l’elenco delle vittime delle Brigate Rosse mentre l’elenco dei brigatisti uccisi dalle forze dell’ordine è una pagina bianca. Almeno secondo il dizionario enciclopedico di Wikipedia.
data di pubblicazione:22/03/2021
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