Ci siamo disposti con il massimo di disponibilità e di atteso piacere nel leggere l’ennesima investigazione del commissario Kostas Charitos, rimanendo alla fine delusi perché in oltre 350 pagine di abile letteratura, sul fondale di una Grecia apparentemente risanata, la sorpresa e le emozioni sono decisamente mancate. Come se l’obbligo contrattuale di fornire su commissione l’ennesima puntata della saga avesse prosciugato la fantasia di un autore ormai più che ottantenne, una sorta di Camilleri ellenico. Sono più singolari i minuetti familiari (a volte però distraenti), le discussioni gastronomiche in famiglia del plot poliziesco, davvero esile e banale, trascinato ineluttabilmente verso un finale piatto e senza scosse. Non c’è tensione nelle ricerche di Charitos, molta routine e le difficoltà a guidare nel caotico traffico di Atene. Un deja vu estenuato che determina attimi di noia e una curiosità inappagata per una storia che si trascina stancamente verso un epilogo non prevedibile ma tutt’altro che emozionante. L’assassino (gli assassini) compaiono come figure comparse durante la narrazione ma non appassionano e il tema della crisi e della povertà della vita in Grecia non è un alibi suadente per giustificare le loro azioni. Il libro scorre ma non incide, racconta ma non graffia. Come se l’autore navigasse a vista verso un finale abbastanza qualunque. Le vittime sono altrettanti ipocriti ma i carnefici non sono soggetti migliori né altamente credibili. Dietro l’Esercito degli Idioti Nazionali c’è la metafora di un mondo ingiusto, della Banca Centrale Europea e di un’unione continentale ben lontana dall’essere realizzata. Tutto molto prosaico e didascalico verso un lavoro ideologicamente a tesi, non sostenuto da una trama altrettanto ambiziosa e, diciamo pure, all’altezza del compito. Terminato il libro viene voglia di confrontare il risultato con le puntate precedenti. E il confronto è evidentemente piuttosto impari per il più letto autore della Grecia contemporanea.
data di pubblicazione:28/09/2019
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