(Teatro San Genesio – Roma, 12/16 febbraio 2020)
Una fluente riduzione di un classico poco rappresentato. Con ricche e accurate scenografie e un pregevole lavoro di asciugatura del testo, frutto del lavoro di un anno..
Il Re Muore è il leit motiv di un testo estremamente attuale che, non modificato rispetto all’originale, appare come una veridica metafora della società contemporanea e della condizione umana. Il re muore attimo per attimo, in presa diretta con il countdown dei secondi scanditi in diretta dal maestro rumeno. Opera matura del commediografo che qui stabilisce un perfetto equilibrio tra forma e contenuto, con frequenti divagazioni ironiche e rimandi al pubblico in platea. Ensemble teatrale funzionale con livelli di recitazione omogenei e non dissonanti. Il tragico è in equilibrio con il sublime, con uno spegnimento fisiologico che è anche politico, morale, vortice di dissoluzione in un contrasto di atteggiamenti di tutti quelli che gli stanno vicini: la prima moglie, la seconda moglie, la serva, il medico, la guardia. Caduta progressiva di un sovrano, specchio dell’umanità nel suo lento digradare verso la morte. Una favola gotica e polisemantica di sorprendente attualità, vista l’aria del tempo. Il linguaggio punta all’essenziale. Ionesco appare quasi preveggente nel prefigurare la penuria esistenziale oggi molto rappresentata nell’era del coronavirus e del Grande Dubbio climatico: evidenze che certo non si potevano immaginare e concepire circa sessanta anni fa. Teatro nel teatro, efficace esplorazione nei meandri della nostra psiche, insinuando il dubbio che la realtà sia sogno e/o viceversa. Il Re che tutto ha fatto e tutto poteva è diventato un piccolo fuscello che la storia si appresta a spazzare via. Crolla spesso in scena ma senza forzare la recitazione a grossolane caricatura di un declino. Rimandando a forti dubbi sul significato ultima dell’esistenza e della testimonianza che possiamo lasciare con parole ed opere della nostra vita.
data di pubblicazione:15/02/2020
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