Dopo aver vinto i Premi per la miglior regia e per la migliore attrice protagonista al Bif&st 2024, dal 9 maggio è nelle sale l’opera prima diretta e sceneggiata dalla coppia Bortone-Porto. Nata da genitori calabresi, Daniela Porto è anche autrice dell’omonimo romanzo costruito attorno ad un racconto della madre su un signore del suo paese, braccio destro del parroco e omosessuale, soprannominato“l’uomo dei matrimoni”.
Lorenzo, sagrestano della parrocchia, deve organizzare con una certa celerità il matrimonio di Marta, una ragazza-madre promessa in sposa ad un vedovo con prole molto più grande di lei. Siamo nell’entroterra calabrese dell’immediato dopoguerra. Marta, nonostante abbia frequentato solo sino alla seconda elementare, sa leggere e scrivere. Ha conosciuto l’amore del suo ragazzo non tornato dalla guerra e capisce che quel matrimonio combinato rappresenti la sua tomba, ma non ha la forza né i mezzi per opporsi alla decisione presa dai suoi genitori. A causa della sua giovane età non sa cogliere neanche i primi flebili segnali di un imminente cambiamento sociale. Sarà proprio “l’uomo dei matrimoni”, da tutti così chiamato e nel contempo deriso per la sua omosessualità, a farle prendere coscienza della sua condizione. Tornato da Milano al suo paese d’origine inseguendo l’amore, Lorenzo stringe una profonda amicizia con la giovane donna. Da quell’amicizia nasce in Marta la consapevolezza di quel dolore che si porta addosso, figlio della discriminazione, dell’ipocrisia e della maldicenza.
Il film, uscito nelle sale dopo il grande successo di C’è ancora domani, seppur parli anch’esso di amicizia ed emancipazione nell’Italia che fa accedere le donne alle urne, lo fa con profondo realismo e un linguaggio molto diretto. Una dura sfida ai pregiudizi, che diventa lotta per una vita senza umiliazioni e prevaricazioni. Nel film è evidente la fatica della protagonista nel procedere a piccoli passi verso la libertà, sottolineata anche da un abbigliamento povero e mortificante, oltre che da una vita già decisa e senza appello.
Ludovica Martino (Marta) è sorprendente: unica attrice romana in un cast interamente calabrese di primissimo livello, al suo primo ruolo da protagonista recita in un dialetto arcaico della ionica degli anni ‘40. Il film, girato a Gerace nella Locride, curato in ogni minimo dettaglio, ha sicuramente il merito di sottolineare che Lorenzo, interpretato da un intensissimo Marco Leonardi, seppur deriso e discriminato è comunque un uomo. E come tale può sopravvivere alle asperità di una vita fatta di solitudine perché più libero di tutte le donne dell’epoca, “prigioniere” solo in quanto donne, in un’Italia dimenticata che a volte purtroppo non sembra tanto lontana.
data di pubblicazione:14/05/2024
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