Si porta addosso la nomea di film maledetto perché rievocando le discutibili imprese del colonialismo italiano si vide bocciato dalle censura (v. Andreotti) e costretto al solo mercato estero. Drammone che ha i tratti di un western per quasi tre ore di durata e un cast di tutto rispetto.
Ricompare dopo 43 anni e un lungo cammino di clandestinità una pellicola feroce verso la patria ma piuttosto fedele alla realtà storica. La sovrabbondante superiorità militare nostrana fa fatica a stroncare la resistenza dei beduini libici che non vogliono sottomettersi alle pretese dell’invasore. Lo scenario è quello degli anni ’30 ma illumina un pezzo di futuro e il Gheddafi che fu. Quando Mussolini (un efficace Rod Steiger) decide di forzare la mano, nomina il feroce Graziani come Governatore della Libia. E la repressione che ne segue è spietata. Impiccagioni, decimazioni, mutilazioni, rendono il Paese una sorta di terra di nessuno in preda alla carestia. E l’estrema ratio è un campo di concentramento in filo spinato che stronca le ultime resistenze. Una damnatio memoriae avvolge il film. Il baluardo del patriottismo libico Omar Al Mukhtar, ben reso da Anthony Quinn, è un eroe che conosce l’arte della guerra e che non abdicherà al proprio credo, rinunciando al salvacondotto e a una pensione di Stato dell’invasore. Film dal budget illimitato per l’epoca con ben rese scene di combattimenti. Proiettato al Cinema L’Aquila, sotto il controllo del Comune di Roma e per volontà dell’associazione “Un ponte per” che ha dato vita a una raccolta di firme per spingere al Rai a mandarlo in onda nei prossimi mesi su una rete generalista. Da notare in parti di assoluto contorno Lino Capolicchio, Claudio Gora, Mario Feliciani e Gianni Rizzo.
data di pubblicazione:01/10/2024
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