regia Leonardo Lidi, con Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Alfonso De Vreese, Ilaria Falini, Sara Gedeone, Christian La Rosa Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna, scene e luci Nicolas Bovey, costumi Aurora Damanti, suono Franco Visioli. Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale, Festival dei due Mondi di Spoleto
(Teatro Vascello – Roma, 3/8 dicembre 2024)
Cechov in salsa pop per la conclusione seminale di un ininterrotto viaggio all’interno di uno dei padre del teatro contemporaneo. Nessun problema di gestione per un numero esuberante di attori. Che recitano sì ma cantano anche, ballano e performano in assolo o in sinergia con gli altri Si chiama libera interpretazione del testo anche se nei momenti più lirici il grande russo si riaffaccia perentoriamente.
Conta la disarmonia nei diversi atteggiamenti rispetto all’ipotesi di liquidazione di un giardino dei ciliegi che sta nel cuore ad alcuni protagonisti ma non a tutti. Le diverse sensibilità si confrontano in un testo che spesso si lancia in assoli metafisici con la metafora della partenza e della chiusura dei conti come addio alla vita. Ma la distopia piace ed è teatralmente efficace in uno spettacolo tutt’altro che piacione e che conclude un percorso coerente di immersione quasi psicanalitica della compagnia nei meandri interstiziali di Cechov. C’è chi lavora, chi è eterno studente, chi fa affari, chi spende la propria sensualità. La scenografia è eclettica ma il quadro che riassume il maggiore splendore è quando si abbassa una piattaforma e tutti gli attori si predispongono in costume da bagno a prendere il sole, immaginando di essere vicina a uno specchio d’acqua. E’ un teatro che rischia e si mette in gioco e alla fine, vista la risposta del pubblico, sembra decisamente vincere la sua personalissima scommessa. La positività è nelle donne, le delusioni vengono dagli uomini. Una risposta attualissima.
data di pubblicazione:8/12/2024
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