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IL GATTO di Georges Simenon, regia di Roberto Valerio

29 Ott 2018 | Accredito Teatro

(Teatro Piccolo Eliseo – Roma, 25 ottobre/11 novembre 2018)

Letteratura a teatro. Più nera che gialla. Piccoli crimini coniugali all’interno di una famiglia squassata. Muoiono un gatto e un pappagallo. Troppo facile rinvenire l’assassino.

 

Due attori esperti per tradurre un romanzo breve (o un racconto lungo) in palcoscenico in una scena simbolicamente semplice. Un tavolo, due poltrone dedicate, una scala che porta a un’immaginaria camera da letto. Questa la minuta logistica dove si traduce il massacro quotidiano della vita domestica di due over che, per solitudine e per mancanza di alternative, non hanno trovato niente di meglio che mettersi insieme, sposarsi e continuare a coltivare la propria insopportabilità del vivere. Lei odia il gatto, lui ricambia con un profondo disamore per il pappagallo. Nell’instancabile gara alla consumazione delle energie psichiche e nervose dei protagonisti sono i due animali domestici a farne le spese. Ma la sorpresa è dietro l’angolo. Perché anche quell’odio è insostituibile e non può essere surrogato da crudeltà accessorie. Simenon quando vuole sa essere spietato. La sua pagina è evocata, distante come una didascalia ma letterariamente icastica e di grande efficacia. Il piccolo mondo degli orrori quotidiani è quello che lui stesso ha sperimentato tradendo innumerevoli volte la consorte con una vita replicante alternativa. Elia Schilton e Alvia Reale con grande esperienza fanno rivivere il dramma domestico dissimulando ironia (i due si parlano alla fine solo con dei bigliettini insultanti). Descritto un orrore realistico e claustrofobico che allude a una banlieu parigina spoglia e disadorna. Era lo spettacolo d’apertura di stagione. L’amore è lontano e in questo secondo matrimonio dei due è impossibile ritrovarne le perdute tracce. Dunque disprezzo, rabbia, desiderio di libertà e frustrazione nella piccola e meschina vita di tutti i giorni. Lei cuce, lui legge il giornale, scorre il silenzio della loro divisione, specchio di incomunicabilità. La produzione è della compagnia di Umberto Orsini che ha creduto in questo piccolo ma significativo teatro drammatico da camera.

data di pubblicazione:29/10/2018


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