(Teatro Quirino – Roma, 19/31 marzo 2019)
Uno dei drammi più famosi dello scrittore russo va in scena in una versione del tutto nuova e rivisitata, arricchita da stupendi brani musicali presi dall’antologia del grande Charles Aznavour. Lo scrittore incompreso Konstantin Treplev, improvvisamente invecchiato, guarda con occhio critico e coinvolto la vicenda che lo aveva portato al suicidio.
Si arricchisce di nuovi spunti e nuova interpretazione il celebre dramma di Čechov nella lettura originale di Giancarlo Sepe e Massimo Ranieri. Al personaggio di Kosta è dato di sopravvivere al proprio dramma e di essere testimone di ciò che negli anni della giovinezza lo aveva deluso e spinto a togliersi la vita. Sprofondato nella grande poltrona rossa, unica macchia di colore in una scenografia interamente tinta di nero, vede sfilare davanti a sé gli attori dell’opera. È l’occasione per interrogarli, per rimproverarli, per dialogare con loro, cacciare da loro la verità. Il pianoforte al centro della scena, che porta un numero di ottave di gran lunga maggiore rispetto al consueto, serve proprio a suonarle tutte le note della coscienza. Si crea così l’interferenza tra vita e teatro, rappresentazione e realtà, che porta ad acuire la condizione di infelicità dell’anima tormentata del protagonista. Il canto è malinconico e parla di un tempo passato, di occasioni perdute, di amori delusi, di carezze negate. Parla dell’affetto non corrisposto per Nina e per una madre troppo ingombrante e troppo egoista da accorgersi del dolore del figlio. Massimo Ranieri restituisce tutto con un carico di passione e emozione che solo la sua voce può conoscere. A fargli da controcanto la gestualità ampia e la recitazione caricata all’eccesso di un gruppo di eccellenti professionisti, prima fra tutti Caterina Vertova nel ruolo della madre, Irina Arcàdina. La grande attrice ha poco tempo e poca voglia per stare dietro a suo figlio, aspirante drammaturgo. La messa in scena del suo primo dramma, approntato intorno alle rive silenziose del lago su cui sorge la tenuta estiva della famiglia, si rivela noiosa da venire bruscamente interrotta. Il teatro unisce e divide nello stesso momento madre e figlio. La scintilla che trascina tutti nel vortice mortale della presa di coscienza della propria infelicità e insoddisfazione si accende e brucia tutto, fino a non lasciare più nulla nelle mani di chi aveva già poco.
data di pubblicazione:22/03/2019
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