(Teatro Quirino – Roma, 13 ottobre/1 novembre 2015)
Il bugiardo è una commedia scritta da Carlo Goldoni nel 1750, ispirata alla Verdad sospechosa dello spagnolo Juan Ruiz de Alarcón e vede al centro la figura di Lelio, giovane che non concepisce vivere senza quel quid di “ fantasia” rappresentata dalla miriade di bugie con cui arricchisce la propria esistenza e che non arretra neppure quando il gioco delle menzogne, o meglio, come le chiama lui, delle “spiritose invenzioni” si fa estremamente intricato e diventa un laccio troppo stretto. Ma mentre la morale goldoniana gli suggerisce saggezza illuministica, lui finisce ribellandosi a tale destino proclamando che non rinuncerà mai alla fantasia e quindi a crescere.
La lettura del grande regista franco-argentino Alfredo Arias nasce da una semplice constatazione riferita alle radici del personaggio Lelio: nato a Venezia, dove sta per tornare, ma vissuto e educato a Napoli. Ecco, Napoli e Venezia, cioè le due città che sono tradizionalmente l’”anima” del Teatro e quindi è naturale assimilare la finzione del personaggio alla finzione scenica, tout court, e così la metafora teatrale si rivela e gli attori diventano una famiglia di comici di oggi che recita Il bugiardo di Goldoni, idea che apre la porta a felici soluzioni registiche soprattutto appannaggio dei protagonisti e delle maschere, ma che suscita qualche perplessità nel momento del finto “intervallo” quando gli attori si lasciano andare a qualche riferimento di attualità che si poteva evitare.
Per il resto il ritmo dello spettacolo è efficace e la fantasiosa regia è sostenuta da una compagine attoriale di alto livello, dal protagonista Geppy Gleijeses, un Lelio sfrenato e spiritosissimo al figlio LorenzoGleijeses funambolicamente perfetto nel doppio personaggio di Brighella e Arlecchino e poi Andrea Giordana nella generosità di Balanzone padre, Marianella Bargilli, una Rosaura inedita sofisticata e un po’ “dark” e tutti gli altri bravi attori festeggiatissimi nel finale.
data di pubblicazione 14/10/2015
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