Edward Hopper è il pittore che più di ogni altro è riuscito a “catturare” l’America. Silenzioso e misterioso come i suoi quadri ha stimolato l’immaginario collettivo ed influenzato gli ambienti culturali della sua epoca. Ma chi era veramente l’Uomo Hopper?
Phil Grabsky, pluripremiato autore di documentari d’arte, dirige un affascinante docufilm. Un racconto vivo e coinvolgente che cerca di analizzare una personalità artistica ed umana enigmatica. Un uomo segnato dalla complessità del carattere e delle sue poche relazioni personali, affettive e professionali.
Il titolo del film gioca deliberatamente sull’ambiguità. Si riferisce infatti sia al legame del pittore con la moglie sia al suo amore per l’Architettura e per lo stile di vita e la quotidianità dell’America. Il regista si avvale con giusto equilibrio di testimonianze di esperti, di materiali e filmati d’archivio e soprattutto di diari personali. Entra così nella vita dell’artista e nei suoi rapporti con la moglie Jo. Non si può infatti comprendere chi realmente fosse Hopper se non si comprende il valore particolare della sua relazione amorosa. Jo era anche lei una promettente pittrice che rinunciò alla propria carriera per dedicarsi totalmente al marito. Compagna di vita, musa, modella, agente e manager in un legame assoluto molto complesso e con un equilibrio precario fra sottomissione e dominazione.
L’Uomo Hopper si rivela quindi un solitario, taciturno e fortemente introspettivo che però resta ancora enigmatico. La sua vita e le sue esperienze formative scorrono come un lungo filo. Dalla natia Nyack, passa per New York per arrivare ai contatti con gli ambienti impressionisti e neorealisti di Parigi. Un filo che si riunisce poi a New York ed a Cape Cod.
Il ritmo narrativo del film è sempre vivace, mai noioso. L’autore sa ben tenere vivo l’interesse e la curiosità combinando sapientemente le interviste, le riprese originali e l’illustrazione dei quadri più significativi. Una vera biografia in cornice. Hopper è infatti tutto nel silenzio, nell’attimo sospeso e nelle atmosfere metafisiche della sua produzione pittorica. Vera proiezione su tela dei suoi sentimenti.
Un film interessante ed affascinante che conferma anche quanto il Cinema sia debitore verso Hopper. È a lui che si rifanno infatti le luci, gli ambienti e le atmosfere di gran parte dei migliori noir e polizieschi americani. È a lui che si sono ispirati registi del calibro di Hitchcock, Antonioni, Wenders e Lynch.
data di pubblicazione:11/04/2024
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