HIS THREE DAUGHTERS di Azazel Jacobs, 2024 – NETFLIX

Presentato al festival di Toronto nel settembre 2023, questo dramma familiare giunge esattamente un anno più tardi nei cinema statunitensi ed è da poco approdato su Netflix. Diretto e sceneggiato da Azazel Jacobs, il film affida alla magistrale interpretazione di tre brave attrici il difficile compito di raccontare la storia di una agonia. Si tratta dell’imminente morte di un padre, che costringe le tre figlie (di cui una adottiva) a riunirsi nella stessa casa – la casa di lui – affrontando ciascuna a modo proprio il dolore di una perdita inevitabile e cercando di superare divergenze ed incomprensioni.

 

Sorelle si diventa. Non sempre si nasce. Questo film, che pone in primo piano le “figlie” di qualcuno (His, di lui) già nell’insolito titolo, in realtà delinea il ritratto di tre sorelle. Biologiche e non. E parla di morte. Continuamente parla di morte. Con parole e con immagini (fotogrammi di “natura morta” – tazze, libri, sedie vuote – spesso sono mostrati in successione). Una morte annunciata pervade ogni singola scena. È uno “stare per morire” il leitmotiv della storia, scandito da una nota – sempre la stessa – che ossessivamente si ripete. Regolare come un ticchettio, è il suono emesso dal macchinario che monitora i valori vitali del padre agonizzante, espediente usato per “battere il tempo” che gli rimane. Un tempo fatto di atmosfere cupe, di silenzi pesanti e molto più spesso di dialoghi. O piuttosto di monologhi, recitati secondo un copione che pare già scritto da tempo, per caratteri ben definiti. Così, l’arcigna e inflessibile Katie – impegnata a redigere il necrologio e a far firmare documenti – si contrappone all’indocile e più spontanea Rachel, che fuma erba e gioca alle scommesse. Nel mezzo si colloca Christina, ex figlia dei fiori dall’istinto materno quasi morboso, ebbra di prolattina e stucchevole come marmellata (lo dice il nome stesso della sua bambina, Mirabella, non a caso pronunciato più volte e replicato persino nella figura dell’assistente domiciliare). Tre figlie dello stesso padre, dunque. Tanto diverse, apparentemente inconciliabili. Prigioniere di ruoli troppo rigidi, intrappolate tra le pareti di casa fino al momento fatidico, le tre donne – bene interpretate dalle talentuose Carrie Coon, Natasha Lyonne ed Elizabeth Olsen – avranno il merito di far evolvere nel corso della narrazione ciascuna il proprio personaggio, trasformandolo in qualcosa di diverso e più compiuto. A tutto tondo. E se è impossibile sottrarsi alla morte, cui ogni essere umano è destinato, non lo è altrettanto il poter mutare, rinnovare se stessi rinnovando così la vita. E allora ecco che quel papà Vincent (Jay O. Sanders) il cui volto è celato per tutto il tempo dietro una porta socchiusa, si svela, alla fine, in un epilogo per nulla scontato: fantasioso, come un gioco di prestigio (papà potrebbe fare il giocoliere!), commovente senza risultare melenso, visionario senza perdere il contatto col reale. Un epilogo che chiude il cerchio in armonia, con una triade tutta al femminile. Tre donne, tre sorelle, riunite davvero nel profondo. Nel nome di quel padre che non si fa pregare e che non predica, ma che fa bip, bip, biiiip…

data di pubblicazione:23/09/2024


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