(Piccolo Eliseo – Roma, 8 ottobre/1 novembre 2015)
Una sorprendente Iaia Forte porta sul palcoscenico appena restaurato del Piccolo Eliseo di Roma un incorreggibile e spregiudicato Tony Pagoda. L’emblema del machismo partenopeo, frutto della “penna” di Paolo Sorrentino con il romanzo Hanno tutti ragione, si muove sul palco attraverso il camaleontico corpo di un’attrice decisamente femminile e intensa. Il pubblico del teatro diviene il pubblico dell’evento top della carriera del cantante melodico Tony Pagoda: il concerto al Radio City Music di New York al cospetto nientepopodimeno di Frank Sinatra in persona! La cocaina, l’alcool, il disprezzo per tutte le comuni banalità con cui tutte le persone conosciute “hanno ragione” ispirano il flusso di coscienza dell’apparentemente arido cantante. E così nell’attesa tra le quinte e il camerino e sul palco del Radio City Music al cospetto della leggendaria The Voice, Tony si scatena: tra una canzone e un ballo esibizionista da voce ai suoi ricordi, alle sue gesta di latin lover senza scrupoli. Ma, tra una sigaretta e una canzone, tra un apprezzamento colorito e le irresistibili considerazioni ciniche, Tony svela anche il suo lato fragile e umano di uomo romantico ancora, e per sempre, innamorato di un’unica donna: Beatrice; di uomo “ispirato” dalle sfumature, che solo un’anima sensibile può vedere e apprezzare. Ma non c’è modo di trovar pace. E così, dopo la sconvolgente emozione dell’incontro con Frank Sinatra che lo va a salutare in camerino dopo il concerto, Tony è inevitabilmente attratto dalla “calamita” dell’effimero peccaminoso e non può che abbandonare l’estasi della realizzazione di un sogno, l’idillio del successo canoro, per precipitarsi nel torbido dell’insoddisfazione perenne – del resto il successo sta sul cesso – abbandonandosi ad una solitaria notte brava con 3 prostitute che poi, però, si risolve in una fonte di riflessioni e di bilanci sulla sua vita: tutto è stato troppo…o troppo poco. I temi dell’effimero, dell’apparenza, del sogno come ritorno all’infanzia e delle fragilità umane ricorrono nella rappresentazione dei primi due capitoli di Hanno tutti ragione. La solitudine, contrastata perseguendo in tutte le sue possibili forma la “comunicazione”, e la debolezza di un uomo che, fin dalla scomparsa dei suoi genitori, è cresciuto celando la sua sensibilità e l’amore per le sfumature della vita dietro un’ostentata sicurezza fatta di gestualità volgare e pacchiani anelli d’oro; l’asfissia della mondanità vissuta galleggiando in apnea, il percepirsi come un uomo che è una vita che manca, riflettono il malessere dello sfavillante Tony Pagoda che altro non è che la caricatura di se stesso e di tutti quegli uomini che “armati” di machismo e bullismo testosteronico, tendono, per una puerile vergogna, a insabbiare le ferite e le fragilità dell’anima sminuendo continuamente la donna e la vita. Ovviamente è geniale che dietro un simile maschilista e la sua tracotanza ci sia Iaia Forte che parla, gesticola e balla proprio come farebbe Mr. Pagoda. Soltanto durante la simbolica narrazione dell’atto sessuale tra Tony e le 3 prostitute si percepisce che dietro quel macho c’è la bravissima Iaia Forte con le sue movenze e i passi gitani rievocativi della Carmen di Enzo Moscato che ha interpretato nella scorsa stagione teatrale. Ma non è tutto. Iaia “Pagoda” è anche una vera cantante che incanta e coinvolge un pubblico emozionato in una versione davvero intensa di Nun è peccato. Una grande prova di teatro da non perdere!
data di pubblicazione 08/10/2015
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