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GLORIA MUNDI di Robert Guédiguian, 2021

Daniel (Gérard Meyland) esce di prigione dopo molti anni e ritorna nella sua Marsiglia, Sylvie (Ariane Ascaride) la sua ex moglie gli ha fatto sapere che sua figlia Matilde ha appena partorito la piccola Gloria. Il tempo è passato, ognuno si è ormai rifatta una propria vita barcamenandosi fra difficoltà, ambiguità ed equilibri precari. Daniel, spaesato, non avendo più una propria ragion d’essere e non avendo più nulla da perdere, cercherà di aiutare a modo suo….

Colpa o merito della Pandemia? Esce ora sugli schermi un film presentato e visto a Venezia 2019 ove l’Ascaride è stata premiata con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. (Quanto sembrano lontani i tempi in cui si proiettavano in sala film come: Ad Astra, Joker, Storia di un matrimonio, L’ufficiale e la spia … ed oggi ci si è invece ridotti a far festa per  un più che senile Woody Allen o per un quasi normale film coreano …).

Va detto subito, questo 21° film del regista e sceneggiatore francese, autore del recente e molto apprezzato La casa sul mare (2017), è un film amaro, cupo e melanconico, privo di quel filo di humour e di quei tratti di poesia che avevano accompagnato tutti i precedenti lavori del cineasta.

Guédiguian è un autore notoriamente arrabbiato ed impegnato, l’equivalente francese del britannico Ken Loach. Non è un caso che come Loach nel quasi contemporaneo Sorry we miss you, entrambi i registi emettano la stessa disperata diagnosi sullo stato del Mondo. La vittoria dell’ultraliberismo alla Uber e la sconfitta dei lavoratori, la perdita della solidarietà di classe, il vacillare anche dell’ultimo rifugio: la famiglia. I due film si assomigliano tantissimo, ma Guédiguian con uno stile diverso dal collega inglese preferisce centrarsi sui sentimenti, sul dramma e sulla constatazione/denuncia dei mutamenti della realtà marsigliese e … della Società tutta. Un quadro nerissimo, equilibri ambigui e precari, il mondo è veramente cambiato in peggio! Ovunque prevale il neoliberismo, l’interesse ed il fascino del denaro. Amara constatazione, davanti alla “Società dell’apparire”,  quella che è costretto a fare un regista impegnato socialmente e politicamente, dopo anni di militanza, testimonianza e lotta. Per il regista la società e la famiglia nelle sue varie componenti, soprattutto i giovani, per poter sopravvivere, sono ormai sempre più privi di valori morali e sempre più attratti dai soli valori materiali. La frattura sociale è irreversibile!

Un film duro, realista, una denuncia a tratti disperata ove solo le vecchie generazioni provano a fare quel che sanno fare o che possono.

Però, come Woody Allen, come Ken Loach, anche Guédiguian invecchia ed ha perso lo smalto, la zampata graffiante, l’ironia ed il lampo geniale e creativo, perché il film, al di là delle atmosfere, pur assistito dal solito gruppo di buoni e fedelissimi attori, tutti generosi e precisi nei loro ruoli,  risulta come privo di vitalità, prevedibile, discontinuo e con tratti eccessivamente melodrammatici.

Un risultato inferiore alle aspettative ed uno sguardo molto, molto triste sulla “gloria del mondo”.

data di pubblicazione: 14/05/2021


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