(Teatro Vascello – Roma, 7/17 Aprile 2016)
Eugenia e Fulgenzio. Due pianeti diversi. Lui sanguigno e iracondo, rappresentante della ricca classe borghese. Lei passionale e volubile, appartenente alla nobiltà decaduta. Per via dei loro caratteri si ritrovano il più delle volte su posizioni divergenti e le loro superfici si scontrano provocando faville; ma quando si allineano, le scintille si tramutano in fuochi d’artificio e il magnetismo del loro amore dà vita a uno spettacolo meraviglioso. Su di loro, come dirà Flaminia (sorella di Eugenia), si potrebbe scrivere la commedia più bella del mondo.
Lo spettacolo è incentrato sulla relazione tormentata dei due giovani. Ostacolo alla loro felicità è l’orgoglio e la gelosia che l’uno prova nei confronti dell’altro. Eugenia, da un lato, pensa che Fulgenzio sia troppo servile con la cognata (affidatagli dal fratello mentre questi è altrove per affari); l’aitante giovane, dall’altro lato, è infastidito dalle attenzioni che il conte Roberto d’Otricoli — presentato a Eugenia dallo zio Fabrizio — riserva alla fanciulla. I due amanti, per gran parte dell’opera, si perdono in quisquilie e qui pro quo, ma infine,esausti dopo tutte le schermaglie, si lasciano andare e si riconciliano (“all’amore bisognerebbe abbandonarsi, ma è più facile a dirsi che a farsi!”).
Le prove attoriali sono energiche ed emozionanti: Marina Rocco danza delicatamente sul filo dell’equilibrio instabile della fragile Eugenia; Matteo De Blasio è elegante nella sua interpretazione di Fulgenzio; Roberto Laureri ed Elena Lietti sono estremamente abili nel cambiare in corso d’opera ruolo (il primo veste sia i panni di Tognino, servitore di Fulgenzio, sia delconte Roberto d’Otricoli; la seconda recita come Lisetta, cameriera in casa di Fabrizio, e come Clorinda,cognata di Fulgenzio); sembra cucita su misura la parte dello zio Fabrizioper Marco Balbi, che trasmette costantemente gioia durante la recitazione; Alberto Mancioppi interpreta con invidiabile aplomb la parte di Ridolfo, avvocato legato alla figura di Fabrizio, e di Goldoni; Silvia Giulia Mendola è impeccabile nel ruolo della saggia sorella Flaminia; Andrea Soffiantini, infine,è incredibilmente ilare nella parte del flemmatico “Succianespole”, vecchio servitore di Fabrizio.
Le scene e costumi sono scelti con cura da Gian Maurizio Fercioni, attento a ogni dettaglio: i personaggi, infatti, indossano paia di scarpe diverse, che simboleggiano le differenti personalità (divertente la scelta di un paio di geta — tipici sandali giapponesi — per lo stravagante zio Fabrizio).
La reinterpretazione in chiave moderna di Andrée Ruth Shammah del testo goldoniano è convincente e coinvolgente. L’opera del maestro veneto si dimostra adatta a tutte le stagioni, ma la regista milanese riesce a svilupparla in modo atipico, rendendola ancor più amena e spogliandola di tutti i manierismi che appesantiscono la narrazione, permettendo una commedia leggera, che vola via velocemente — come il tempo durante lo spettacolo. Leggiadria conferita anche dalla finzione dichiarata: gli attori interagiscono a più riprese con il pubblico, come se si stesse assistendo alle prove della messinscena. Spettatori che, alla fine della commedia, esplodono in una salva di applausi e complimenti: i veri innamorati sono loro.
data di pubblicazione: 11/04/2016
Il nostro voto:
0 commenti