di Federico Fellini, Tonino Guerra e Tullio Pinelli, adattamento e regia di Monica Guerritore, con Monica Guerritore e Massimiliano Vado
(Teatro Quirino – Roma, 16/21 gennaio 2024)
Trentasette anni dopo il cinema rivisitato a teatro passando per la televisione. Ma la tensione ormai è decotta. Berlusconi non c’è più e anche Mediaset, eliminato il trash, non si sente troppo bene.
I nomi tutelari di Fellini, Guerra e Pinelli campeggiano nella locandina ma appaiono infinitamente lontani da un progetto attuale di contestazione degli stilemi più efferati della televisione commerciale. Tanta brutta televisione non è passata invano e la sua critica è stata metabolizzata e ora appare scontata. Monica Guerritore, regista in affidamento di una complessa macchina scenica, non osa abbastanza per riscattare il lirismo del rapporto intimo e personale, un po’ nostalgico tra Ginger e Fred e deve fare i conti con una sinergia teatrale (e i suoi tempi) tutta da recuperare dopo che il partner è venuto meno per un incidente e il sostituto ha dovuto rodarsi in una settimana di full immersion. Dunque la continuità dello spettacolo appare e scompare, a volte si inabissa e la corrosività sulla televisione è evaporata, complice la scelta a monte del tema. E quasi spereresti che Guerritore si stacchi dal copione e si produca in qualche pezzo solista, manierato ma efficace. Si chiede la partecipazione del pubblico come per un programma in diretta. I sosia ce la mettono tutta in uno spettacolo costoso ricco di musiche e di coreografie oltre che di una scenografica complessa e interessante. Ma tra un Malgioglio e un classico della Rogers/Astaire non si respira l’aura felliniana se non per vaga approssimazione. Le atmosfere della prima sicuramente possono respirare di maggior calore nel prosieguo. Curiosità: Ginger Rogers aveva cercato di far causa a Felini per l’indebito sfruttamento del suo carisma.
data di pubblicazione:17/01/2024
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