FREMONT di Babak Jalali, 2024

Donya è miracolosamente riuscita a fuggire da Kabul dove lavorava come traduttrice presso le truppe statunitensi in Afghanistan. Ora vive a Fremont, in California, operaia in una piccola fabbrica cinese di biscotti della fortuna. Il pensiero dei suoi familiari e il rimorso per averli abbandonati nel suo paese rende le sue notti insonni. Per risolvere questo problema inizierà a frequentare lo studio di uno psicoterapista e pian piano darà un senso alla sua solitudine…

Il regista Babak Jalali, di origini iraniane, insieme alla regista e sceneggiatrice italiana Carolina Cavalli, confeziona su misura un film sulla figura quanto mai enigmatica di Donya. Una rifugiata che vive ai margini di una comunità afghana, in un paese non suo e che cerca con ogni mezzo di farlo diventare suo. La ragazza passa il suo tempo tra la fabbrica di biscotti della fortuna, dove lavora, e la sua modesta camera in un vero e proprio ghetto dove sono vigenti le leggi e le usanze del lontano Afghanistan. Proprio nella solitudine della sue interminabili notti da insonne, i pensieri salgono alla sua mente e le creano forti tormenti. A Kabul ha infatti lasciato ogni cosa e tutti i propri affetti. Lei stessa però si considera una fortunata per essere riuscita a porsi in salvo, fortuna che forzatamente cerca di trasferire agli anonimi consumatori di quei biscotti che contengono all’interno un messaggio profetico. Film nella sostanza statico pone Donya (Anaita Wali Zada) al centro di una schermo che lei stessa riesce a trapassare con lo sguardo e raggiungere direttamente lo spettatore. Il film infatti ruota su una staticità e una riproduzione di gesti senza soluzione di continuità che, aiutate da una fotografia in bianco e nero, sono quanto mai funzionali e dipingere l’immagine di una donna sola in cerca di amore vero. Se la sorte pare si prenda gioco di lei, in effetti, dietro le quinte, sta preparando per la ragazza la possibilità di un lieto fine, fornita da un meccanico (Jeremy Allen White) anche lui triste e solo. Come ogni lavoro che in qualche modo si focalizzi solo su l’immagine malinconica del protagonista, anche questo film rischia di annoiare, se non addirittura infastidire, lo spettatore. Se lo si guarda invece nell’ottica di una sorta di emancipazione e crescita, nella ricerca di una felicità che stenta ad arrivare, allora il film di Babak Jalali assumerà una valenza particolare e se è vero che la felicità sta nel biscotto giusto, allora basta avere la fortuna di trovarlo.

data di pubblicazione:26/06/2024


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