(74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)
Un uomo solo di fronte ai suoi demoni, tormentato per qualcosa che non riesce a perdonarsi. Losche società multinazionali che sorreggono con le loro offerte comunità religiose. Un ambientalista radicale che non vuole far nascere il proprio figlio in un mondo che sta inevitabilmente andando verso un disastro senza ritorno e la moglie di lui che cerca delle risposte per salvare la sua famiglia e quel figlio che deve ancora nascere. Ed in mezzo a tutto questo c’è la vita, in un continuo equilibrio tra disperazione e speranza.
Toller (Ethan Hawke), ex cappellano militare ed attuale reverendo di una piccola comunità, è tormentato dai ricordi di una vita passata che lo spingono a scrivere un testamento morale su un quaderno, destinato ad essere distrutto dopo un anno senza che nessuno al fuori di lui possa leggerlo. Il dissidio spirituale che lo attanaglia si acuisce quando una sua giovane parrocchiana Mary (Amanda Seyfried), in attesa del suo primo figlio, gli chiede di accordare un incontro a suo marito Michael (Philip Ettinger), ambientalista ossessionato dall’idea di non voler far nascere un figlio in un mondo che non si accorge del disastro ambientale senza speranze che gli lasciamo in eredità. Da questo incontro Toller ne uscirà devastato non solo perché non riesce a convincere il giovane uomo a rivedere le sue convinzioni, ma soprattutto comincerà a porsi la domanda del perché comunità religiose come la sua sono così silenti sul tema del disastro ambientale.
Si respira spiritualità in First Reformed, film definito trascendentale, dal finale ambiguo perché nessuna forma d’arte deve precludere le interpretazioni del pubblico, come ha asserito lo stesso regista in conferenza stampa,anche se poi ha aggiunto che se nutriamo speranza nell’umanità non prestiamo attenzione a ciò che ci sta accadendo, perché non credo che l’umanità potrà sopravvivere a questo secolo.
Il film, attraverso la vita tormentata del pastore Toller, fa percepire allo spettatore di camminare sempre sull’orlo dell’abisso a cui si contrappone l’amore, in ogni sua forma, che riequilibra le cose; a supportare questa tesi ci sono anche le inquadrature in cui le immagini appaiono sempre nette, nitide, divisibili, simmetriche, ad indicare un equilibrio destinato a venire meno, tranne che sul finale in cui l’inquadratura avvolge gli interpreti, conferendo allo spettatore la sensazione che qualcosa è cambiato.
Ethan Hawke è semplicemente bravissimo nel portare sulle spalle del suo personaggio il peso di un’intera umanità; di Paul Schrader basti dire che nella sua carriera è stato pluripremiato sia come sceneggiatore (Taxi Driver, Toro Scatenato, American Gigolò, Il bacio della Pantera, L’ultima tentazione di Cristo etc.) che come regista (American Gigolò, Il bacio della Pantera, Cane mangia cane etc.); quanto al film chi vi scrive ha avuto la netta sensazione di assistere a qualcosa di grande, di palpabile ma di non spiegabile, ma soprattutto a qualcosa che realmente ognuno può interpretare in base a ciò che interiormente percepisce.
data di pubblicazione:31/08/2017
Sicuramente un film da non perdere, che tocca tematiche e corde attuali e profonde….speriamo che sia già visibile durante il cartellone romano dei film della 74.mostra di Venezia!!!
Molto convincente il film e soprattutto la descrizione che ne da Lucrezia. Appena in distribuzione correrò a vederlo perché le tematiche esposte, oltre a essere terribilmente attuali, sembrano macigni che incombono sulle nostre teste e dai quali difficilmente riusciremo a sottrarci. Non è una visione apocalittica della realtà ma qualcosa che ci deve fare riflettere su cosa siamo e su dove stiamo andando. Il soggetto potrebbe essere scontato, da questo articolo percepisco invece che il regista ha fornito una esposizione diversa e sicuramente avvolgente, lasciando però allo spettatore di interpretare il film con una chiave di lettura personale, come peraltro è giusto che sia.
La recensione è talmente ben fatta e invitante che è difficile astenersi dal vederlo anche perché le tematiche trattate sono quanto mai attuali. Difficile pensare che l epoca in cui stiamo vivendo non induca la maggior parte di noi, con figli, con desiderio di averne o più semplicemente con sensibilità e rosee aspettative per l umanità che verrà dopo di noi a porsi degli interrogativi profondi e a provare sconforto o desiderio di mettere le cose ” a posto ” per quanto è nelle nostre possibilità. Tutto questo non considerando la grandezza del regista e del protagonosta. …