FAUST di Leonardo Manzan e Rocco Placidi

produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, TPE Teatro Piemonte Europa e LAC Lugano Arte e Cultura, in collaborazione con Teatro della Toscana – Teatro Nazionale

(Teatro Vascello – Roma, 10/22 dicembre 2024)

A distanza di sei anni da Cirano deve morire – coraggioso e premiato confronto con Rostand – il regista e autore Leonardo Manzan, complice Rocco Placidi, si confronta con il classico tedesco per eccellenza. Debutta in prima nazionale al Vascello di Roma una riscrittura moderna, scaltra e irriverente del Faust di Goethe.

Capolavoro incommensurabile e stratigrafico il Faust di Goethe, tanto che la sua complessità e la sua estensione ne rendono quasi impossibile la rappresentazione. Si blocca nella contemplazione di questa grandezza l’azione teatrale immaginata da Leonardo Manzan nel suo ultimo lavoro in scena al Vascello. Dell’opera sopravvive solamente il primo dei due prologhi, quello in teatro, dove un impresario, un attore e un autore discutono su quali caratteristiche debba avere uno spettacolo di successo. Come in una interminabile conferenza, gli attori intervengono al microfono da sedicenti studiosi finti esperti della materia, parlando da un lungo tavolo che attraversa per intero il palco perforando le quinte. Compiacere il pubblico assecondandone i gusti o dare libera espressione all’arte e al potere della creazione? Quesito valido nella Germania inizio Ottocento, ma ancora oggi più urgente che mai. Ed è contro un modo di fare teatro compiacente che se la prende Manzan, rivolto a un pubblico – sempre protagonista nei suoi spettacoli – capace di gradire solo rutti, turpiloquio a sfondo sessuale, versi di animali e canzonette.

Il problema, sembra protestare l’autore romano, è che non crediamo più al teatro. Non siamo più in grado di comprendere il valore poetico della parola. Viviamo quello che Max Weber chiamava il “disincantamento del mondo” ossia l’incapacità di credere alla magia, alla meraviglia. E non perché, per un’opposizione quasi scontata, abbiamo favorito la razionalità e il pensiero scientifico, ma perché pecchiamo di semplificazione. La conoscenza ci viene servita già pronta, sintetizzata da qualcun altro in una forma priva di contenuto. Non si dedica più sforzo alla ricerca, né tantomeno si alimenta il desiderio. Siamo tutti culturalmente idioti.

Il rosso sipario resta allora chiuso. Mefistofele è ridotto a un povero diavolo in cerca di autore e di un palco dove stupire con i suoi numeri da avanspettacolo. E Faust, un po’ Goethe e un po’ Manzan, è un autore tormentato in cerca di idee. Chissà che non arrivino una volta ammansite la provocazione e la contestazione.

Manzan dirige sul palco un folto numero di attori tra vecchie e nuove collaborazioni, la cui cifra stilistica è senza dubbio la duttilità e il divertimento nel mettersi in gioco con un testo insolito e destabilizzante. Sono Alessandro Bandini, Alessandro Bay Rossi, Chiara Ferrara, Paola Giannini, Josef Gjura e Beatrice Verzotti.

data di pubblicazione:14/12/2024


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