Michelle, insieme all’amica Anna, gestisce una società che produce videogiochi ed insieme si avvalgono della collaborazione di giovani informatici. La donna, pur ottenendo ottimi risultati in campo lavorativo, nel privato non riesce a trattenere la propria insoddisfazione soprattutto nell’ambito familiare sia nei confronti del figlio sia verso la madre che, al contrario di lei, riesce invece a godersi la vita nonostante la vegliarda età. Rimasta vittima di un abuso sessuale in casa propria, Michelle reagirà in maniera alquanto insolita, architettando un piano, tanto diabolico quanto perverso, nei confronti dello stupratore.
Nel film La Pianista del regista Michael Haneke, tratto dall’omonimo romanzo del premio Nobel Elfriede Jelinek, Isabelle Huppert ottenne per la sua magistrale interpretazione il Premio come Migliore interprete femminile al Festival di Cannes del 2001. In quella circostanza recitava la parte di una talentuosa insegnante di piano, sessualmente repressa, con desideri sadomasochistici e voyeuristici, che ne facevano una donna fondamentalmente spietata soprattutto verso i suoi allievi. In maniera molto simile nel film Elle di Verhoeven la Huppert incarna egregiamente il ruolo di una donna ben affermata professionalmente e in società, ma incapace di instaurare un rapporto sano con la gente che la circonda, sempre alla ricerca di una soluzione subdola per danneggiare, se non addirittura distruggere la vita degli altri. Cinica sino all’inverosimile nei confronti del figlio, peraltro appena diventato padre, si scaglia con durezza anche contro la madre che al contrario è molto ottimista nella vita e soprattutto non disdegna i bei giovani che mantiene in cambio di affetto. Dopo aver subìto un attacco di violenza sessuale, una volta smascherato l’aggressore, non esiterà a relazionarsi con lui in un rapporto masochista in una perfetta sintonia nel gioco crudele vittima-carnefice, con quella sufficiente dose di violenza che in fondo lei inconsciamente aveva sempre desiderato. Il film, a tratti forse prevedibile in quanto la tematica non è del tutto originale, poggia interamente sulla rigida interpretazione della Huppert che riesce realmente a rendere l’immagine di una donna psicopatica, con una personalità instabile e malata, priva di qualsiasi decenza e con una eccessiva dose di morbosità. Tratto dal romanzo Oh… di Philippe Djian, il regista Verhoeven riesce abilmente a punzecchiare quella fascia medio borghese della società e a mettere in luce come il suo apparente perbenismo nasconda spesso dinamiche devianti, al limite della pura perversione. Obiettivo in parte raggiunto, ma siamo ben lontani dal linguaggio cinematografico di Luis Buñuel dove l’imprevedibilità non lasciva spazio a una benché minima soluzione razionale. I film ha ottenuto diversi riconoscimenti: Ai Golden Globes 2017 il Premio per il Miglior film straniero e due premi César per il Miglior film francese e per la Miglior attrice, oltre ad una Nomination agli Oscar di quest’ultima edizione. Consigliato dalla critica nazionale, lo stesso spettatore si sottopone, forse anche lui masochista, a colpi di inaudita violenza fisica e psicologica assaporando poi, con mal celata gioia, la parola Fine.
data di pubblicazione:14/04/2017
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