(Teatro Argot Studio – Roma, 27 gennaio/1 febbraio 2015)
Ti delizia il mascarpone? E il domani come lo vedi? Come ti poni davanti all’infinito? E Peter Gabriel ha fatto bene a lasciare i Genesis? Sono alcune delle domande che inseguono Leonardo Capuano, mentre, solo in scena, come per il resto dello spettacolo, corre intorno al tavolo e alle due sedie bianche che fanno da unica scenografia. Vestito con un delizioso abito da donna, senza uno specifico perché, Capuano insegue i suoi personaggi, il balbuziente e i suoi fratelli, la madre malata, una fidanzata con cui prendere il fresco con le mani e il sole sottobraccio. Una gamba “ballerina” separatista batte il tempo delle musiche – notevoli le scelte musicali che spaziano dalla disco music anni ’70 ai Depeche Mode di I feel loved – che accompagnano i divertenti deliri dei protagonisti, impegnati nella ricerca di un medicamento universale contro l’apatia, una cura per ritrovare l’equilibrio, sitting on the dock of the Bay. Ma il medicinale non c’è e non resta che immergersi nei sogni, in quelle favole evocate da una teoria di animali – la balena, lo squalo, il coniglio, i fenicotteri -, compagni di giochi di una strampalata famiglia che ha il volto, la voce camaleontica e il corpo, usato superbamente, di un divertente ed efficace Capuano. Al termine dello spettacolo, un interrogativo rimane, come un’eco, nelle menti degli spettatori: Chiamiamo Walter. – Chi è Walter?. La risposta al Teatro Argot, fino a domenica 1 Febbraio 2015.
data di pubblicazione 28/01/2015
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