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EDIPUS di Giovanni Testori, con Eugenio Allegri

Di : T. Pica

6 Mar 2015 | Accredito Teatro

(Teatro dell’Orologio, Roma – 5/8 marzo 2015)

Fragile. Con questa parola scritta sullo schienale di una vecchia poltrona si accendono le luci sull’Edipus rielaborato in chiave decisamente originale da Leo Moscato con la stupefacente interpretazione di Eugenio Allegri. Un unico protagonista sul palco per rappresentare la tragedia greca per antonomasia attraverso il metateatro. Inizialmente pare che vada in scena la storia di un attore che, abbandonato dalla prima attrice della sua compagnia teatrale – e via via dall’intera compagnia di attori – si ritrova malinconico e un po’ posticcio a rappresentare, sotto la regia maldestra di un distratto “ragazzo”, una versione rocambolesca dell’Edipo. Dopo pochi istanti di smarrimento, però, ecco che quello che apparentemente sembrava un attore di commediole sul viale del tramonto lascia tutti esterrefatti. Da solo veste i panni di tutti i personaggi della tragedia: il re Laio, la regina Giocasta e Edipo e il coro del popolo di Tebe. Una rappresentazione surreale dove il protagonista da vita con estrema credibilità e trasporto ai 3 personaggi chiave dell’Edipo con la sola “complicità” dei fantocci che a rotazione assumono le fattezze dell’uno e poi dell’altro personaggio per fargli da spalla. L’intero spettacolo, recitato con un linguaggio nuovo, frutto dell’abile commistione della lingua latina con il dialetto lombardo/veneto e qualche parola della lingua italiana corrente e colorita, riesce a dare una veste nuova alla tragedia lasciandola al contempo immutata. Anche nell’epilogo il protagonista (ovvero il solo membro superstite della compagnia teatrale “unipersonale”) dismessi i panni dei personaggi rappresentati torna a rannicchiarsi sulla vecchia poltrona con la scritta “fragile” e si rimette sul naso la sfera rossa del pagliaccio. Fragile è l’animo umano, fragili sono i sentimenti, fragili sono le passioni che muovono gli eventi tragici e lieti, fragile è l’arte dell’attore come ahimè troppo spesso è fragile il rispetto e l’attenzione riservata dalla società al mestiere dell’attore e al Teatro.

Ma l’Arte non demorde e contro quella fragilità, sdrammatizzata proprio da quel pallino rosso sul naso del commediante – come a dire “anche io non mi prendo troppo sul serio nel rappresentare la tragedia di Edipo” – e ribadita orgogliosamente sulla poltrona come ad avvisare “attenzione, trattare con cura, con il giusto rispetto riservato alle cose delicate e preziose”, si sfodera l’energia, la forza, la brutalità delle passioni e delle parole che hanno reso indimenticabile fino ai giorni nostri la tragedia di Edipo portata abilmente in scena al Teatro dell’Orologio.

 

data di pubblicazione 06/03/2015


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