(Teatro Quirino – Roma, 2/14 febbraio 2016 e in tournèè)
La versione di Molière del mito di Don Giovanni è uno dei testi più misteriosi e ambigui del grande commediografo francese. E’ impressionante come, con anticipo di un secolo, ci siano tracce di protoilluminismo, soprattutto nel personaggio del protagonista che non è semplicemente un collezionista della seduzione ma un libertino per scelta esistenziale e filosofica, quasi un marchese De Sade ante litteram che professa anti-deismo, in un pensiero che aprirà presto scenari rivoluzionari. Fondamentale l’alter ego, Sganarello, che funge da moralizzatore dei costumi ma che nel grido finale “la paga!” genialmente e beffardamente riporta il discorso dall’etica ai bisogni primari.
Lo spettacolo prodotto dal TSA e da Korateatro e diretto da Alessandro Preziosi (anche protagonista) è assai agile e curato, arricchito scenograficamente da proiezioni 3-D utili ad evocare interni ed esterni. Forse, però è stilisticamente troppo costruito su uno stampo buffonesco e grottesco come in certi lontani spettacoli degli anni Settanta, con vezzi e lazzi non estranei a Molière, ma qualche volta stucchevoli. In questa chiave Preziosi attore è funambolicamente efficace ma convince pienamente soltanto nella “tirata sull’ipocrisia” dove si avvertono brividi di verità. Encomiabile lo Sganarello applauditissimo e strapremiato di Nando Paone che rinuncia a psicologie ambigue (come lo Sganarello recente di Manuela Kustermann) ma con autorità tratteggia le sfumature del personaggio. Il cast, tutto buono, è nobilitato da Lucrezia Guidone, sublime nella metamorfosi di Donna Elvira.
data di pubblicazione 04/02/2016
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