(Teatro Argentina – Roma, 10/23 dicembre 2021)
Eduardo forever, immaginando il grande De Filippo con i suoi napoletanismi, le sue pause. Il leggendario Cecchi non è erede ma epigono nella tradizione. Un po’ privo di energia ma ancora profondamente carismatico, perché altrimenti, con diverso interprete, il teatro non sarebbe positivamente semipieno.
Due brevi attivi unici per 80 minuti complessivi di spettacolo. Che sembrano un po’ l’aperitivo e il prologo a un piatto più gustoso. Che non arriva. Ossatura da fragili sketch, seppure gustosi e corroboranti. Impresentabili da soli se non altro per la brevità della durata fanno pendant e valore aggiunto per una serata di gala nel nome di uno dei grandi interpreti del teatro italiano, collante e additivo per il botteghino. Forse una proposta che meritava uno scenario più familiare e angusto perdendosi nella maestosità del primo teatro di Roma. Angelica Ippolito, fedele nei secoli al copione, è presenza autorevole e non dimessa della pièce. Cecchi si muove fisicamente con un po’ di disagio dovendo rappresentare un personaggio considerevolmente più giovane ma si muove perfettamente a suo agio nell’incastro perfetto delle interazioni drammaturgiche. Lo zoccolo duro delle due proposte ruota intorno al tema della morte e del trucco. Nel primo si agita la tragedia inconsapevole, nel secondo l’illusionismo maldestro e chapliniano di un tipico personaggio partenopeo. Sik Sik a suo tempo covò un successo clamoroso a Napoli con oltre 450 repliche, con Eduardo sulfureo e malandrino al centro della scena, affiancato dal figlio Luca e dall’immancabile Ippolito. Proposta che s’incastra magnificamente con il tema natalizio come hanno intuito gli assemblatori della stagione. Non si può perdere l’occasione di ammirare Cecchi in un pezzo forte del suo repertorio replicante.
data di pubblicazione:16/12/2021
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