(Teatro Vascello – Roma, 4/13 marzo 2016)
In prima nazionale al Teatro Vascello questa ultima interpretazione classica tratta da Le Baccanti di Euripide con la direzione di Daniele Salvo, regista e attore emiliano, diplomato alla scuola attori “Teatro Stabile di Torino” e allievo di Luca Ronconi, con cui ha lavorato per molti anni sia come attore che come aiuto in svariati spettacoli.
Oramai di casa al Teatro Greco di Siracusa, dove ha portato sulla scena artisti di grosso calibro come Giorgio Albertazzi in Edipo a Colono e Maurizio Donadoni in Aiace di Sofocle, nonché Piera degli Esposti in Orestea, Daniele Salvo si presenta qui a Roma con le sue Baccanti, conquistandoci ed impressionandoci tra l’altro per la scelta accurata degli elementi di scena (Michele Ciacciofera) e dei costumi (Daniele Gelsi).
Dioniso, figlio di Zeus e di Semele, comune donna mortale, arriva a Tebe per convincere il re Penteo sulla sua natura divina, per incitare le donne a ribellarsi contro la propria condizione di sottomissione e per onorarlo sul monte Citerone, come Baccanti, mediante riti propiziatori in suo onore che in realtà si trasformano in vere e proprie orge liberatorie in cui, inebriate dal vino, potranno dare libero sfogo alle proprie irrefrenabili pulsioni.
Sulla sfondo della tragedia, lo scontro/incontro dei due personaggi principali: Dioniso e Penteo, in cui ben presto si afferma e si nega contestualmente la natura divina di uno e la tirannia dell’altro, ma dove poi le situazioni si capovolgono e le due personalità finiscono con rappresentare le due facce della stessa medaglia. Due immagini esattamente speculari che si fronteggiano per poi fondersi in un unico amplesso conciliatorio, sia pure illusorio.
L’idea del regista è che Le Baccanti sono poi quella parte irrazionale di noi, quel quid che vorrebbe esplodere per ridarci la nostra vera natura, oramai perduta nei meandri delle convenzioni piccolo/borghesi che ci hanno manipolato e contro le quali risulta oramai difficile ribellarci.
Fedele interprete del testo euripideo, Daniele Salvo scruta l’intimo dell’animo per dare una voce diversa ai personaggi, anche mediante utilizzo di suoni sgranati e forzati, quasi innaturali, ma che sgorgano dal profondo per raggiungere uno stato emotivo superiore, mantrico, liberatorio.
Qui non si tratta di trovare nuove soluzioni, ma di seguire l’interpretazione genuina della narrazione mediante l’uso di tecniche visive di grande effetto per il pubblico e con l’obiettivo di portare in scena uno spettacolo emotivamente coinvolgente.
Ottimo il cast in scena e singolare la recitazione di Manuela Kustermann, nella parte di Agave, e Ivan Alovisio in quella del figlio Penteo, oltre al coro delle Baccanti che hanno raggiunto momenti di grande effetto coreografico, trasmettendoci quel pathos tipico della tragedia greca classica.
data di pubblicazione:05/03/2016
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