regia di Massimo Navone
(Teatro De’ Servi – Roma, 15/18 ottobre 2024)
Auto-ironica esposizione impudica della comica cinquantenne che cerca collocazione con umiltà sul palcoscenico di un teatro che di questo repertorio fa il suo punto di forza. Lei dissimula l’atteggiamento mostrandosi Dio. Un Dio al femminile, trasformazione che già fa scalpore. Divinità che si lamenta degli uomini e del triste andazzo del pianeta, fatto di guerre e di sordi rancori oltre a patire gli sconvolgimenti del cambiamento climatico..
Sintonizzata su un trend che a tratti ricorda Franca Valeri, a tratti Francesca Reggiani, Grimalda si auto-gestisce supportata da una regia discreta ma efficiente (pochi effetti e non speciali) per un pubblico di netta maggioranza femminile. Il suo impegno e la sua recitazione sono mediamente superiori alla qualità del testo che fa spendere più spesso sorrisi che franche risate. Ma l’attrice tiene con disinvoltura la scena abbandonando nella parte centrale l’impegnativo ruolo di Dio per una serie di sketch di varia natura dove è essa stessa ma diversa con una piccola trasformazione nella mise e nella gestione del corpo. Non una stand up comedy ma quasi tutto il meglio di Emanuela Grimalda, comica outsider e underdog che raramente delude e che, per la difficoltà di trovare un inserimento coerente con la sua comicità in una compagnia stabile, ha deciso di fare tutto da sola. I personaggi evocati sono cinque e, tutti matti e disperatissimi, cercano una improbabile via d’uscita per svoltare nella vita. E il Dio è originale, in grado di cambiare galassie e di preparare ottimi tiramisù. Domanda non retorica d’obbligo: ma se il Diavolo veste Prada, Dio cosa si deve mettere addosso? Risate che mirano alla testa più che alla pancia del pubblico. Difatti qualcuna giunge a segno con ritardo.
data di pubblicazione:18/10/2024
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