Quando uno scrittore ha raggiunto una fama internazionale può obbedire anche a una richiesta contrattuale. In questo caso da parte della indiscutibile regina editoriale della letteratura nordica. Dunque la narrativa consacrata di La vera storia del pirata Long John Silver o ne I poeti morti non scrivono gialli viene accantonata in favore di un racconto autobiografico in cui c’è anche molta Italia oltre alle molte curve e svolte della vita dell’autore. Che non aveva sicuramente nel Dna quello di diventare un autore di best seller nel procelloso mare della vita. Il libro ha molte possibili vie di comprensione per il lettore. Si può leggere come un manuale di scrittura, un prezioso zibaldone di aneddoti, un tesoretto di ispirazioni. Uno scrittore non può mancare di curiosità. Sembra essere questo l’elemento fondamentale estraibile dalle variegate esperienze dell’autore. Che destruttura anche l’ammirevole welfare del Paese che gli ha dato i natali per descriverci una realtà più complessa e contradditoria anche nel confronto esistenziale con le nazioni che ama e che gli hanno offerto adozione. C’è un po’ del pirata anche nei capitoli che raccontano gli alterni rapporti con le case editrici, i primi insuccessi, la gavetta, l’esercizio paziente della perseveranza per approdare poi a una professione abbracciata con entusiasmo. Il vero scrittore è quello che non si ripete. E dunque Larsson ha bordeggiato da romanzi di assoluta fiction, a trame di impostazione scientifica, sperimentando anche il giallo e il noir che sembravano temi fuori dai propri confini. Se alcune vite sono come un romanzo questo libro ha una sua indispensabilità. Gli aspiranti scrittori vi ritroveranno un po’ di stessi con dubbi e incertezze su un’attività che regala più delusioni che soddisfazioni. Perché, soprattutto in Italia, quasi tutti scrivono ma pochissimi leggono. E dunque si agisce in un contesto quasi desertificato che promette di godere di un modesto sviluppo futuro.
data di pubblicazione:06/05/2019
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