La vicenda ruota intorno al faticoso viaggio in auto cui si sottopone per gratitudine, un arzillo vecchietto (?) ex campione di rodeo per riportare dal Messico in Texas il figlio di un suo datore di lavoro. Il ragazzo va sottratto alla madre messicana alcolizzata. Durante il viaggio fra i due nascerà un rapporto di solidale complicità.
Credo, nell’occasione (l’uscita del 40esimo lungometraggio di Eastwood), che buona parte della critica si sia fatta condizionare dalla statura del grande regista californiano, perdendo di vista, in buona sostanza, la modestia complessiva di Cry Macho. Da GranTorino in poi, a mio parere, il suo ultimo grande film, è iniziata una dignitosa ma inevitabile parabola discendente dell’ormai novantunenne attore e regista, vera icona della cinematografia e giustamente insignito di ben quattro Oscar. Non so se Cry Macho segnerà il suo definitivo congedo dal set, ma per non inficiare una carriera spettacolare attraverso un finale con pellicole insignificanti forse sarebbe giusto fermarsi qui. Sulla scia di, The Mule, ma con ancora meno frecce al suo arco, Clint, regista e attore, ripropone stancamente la favola del vecchietto ex qualcosa (qui cow boy ex stella di rodei) che compie atti eroici e/o sciagurati alla ricerca di nuovi stimoli. Ascrivibile al genere western moderno, Cry Macho (Macho non è lui ma il nome del gallo del ragazzo) ne riprende alcuni tratti: le fughe, gli inseguimenti, le scazzottature, naturalmente i cavalli, qualche paesaggio, il tutto condito da po’ di country music Le modalità non divergono molto da quelle di The Mule, ma qui il fiato si fa più corto, alcune scene sono imbarazzanti (il fascino che esercita sulle donne…) o improbabili ( quando monta cavalli imbizzarriti o sferra cazzotti degni di Mohamed Alì). La trama poi, quanto mai melensa, è degna del peggior Muccino: il giovane Rafo (l’attore messicano Eduardo Minett, bravino) con il suo gallo da battaglia Macho (sua la migliore interpretazione…) spera di ritrovare il padre e il sogno americano oltre il confine e Mike Milo (un Eastwood inevitabilmente insecchito e ingobbito) rappresenta la sua ultima speranza. Milo ha una grande sensibilità verso gli animali (si offrirà come veterinario in un piccolo villaggio messicano) e le vedove (flirterà con la padrona di una posada) e questo offre al regista momenti di pause nel viaggio on the road verso il Texas . Tratto dal romanzo del ‘75 scritto da N. Richard Nash, Cry Macho, tocca dirlo, è il peggior film di Eastwood ma non cambia il giudizio complessivo sulla sua straordinaria carriera (un titano come lo fu John Ford), ma ne segna una evidente battuta d’arresto che a oltre novant’anni gli si può comunque perdonare.
data di pubblicazione:04/12/2021
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