Massimiliano Bruno, interprete assieme a Claudio Bisio, Marco Giallini, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Paola Minaccioni, Pietro Sermonti e Caterina Guzzanti di Confusi e felici, è anche regista della pellicola, alla sua terza esperienza dopo l’esordio con Viva l’Italia ed il successo di Nessuno mi può giudicare. Il film, ambientato a Roma, è in parte intriso del solito cliché della romanità dalla battuta facile ed è un insieme scomposto di sitcom collegate alla vicenda del protagonista, lo psicanalista Marcello (Bisio), che in seguito alla diagnosi di una malattia degenerativa agli occhi che lo porterà di lì a poco alla cecità, decide di abbandonare i suoi pazienti e le loro problematiche, per rinchiudersi nell’attesa dolorosa (e poco credibile) dell’irreparabile, scatenando degli inevitabili effetti a catena. Intanto, l’idea iniziale dello psicanalista che abbandona i pazienti a sé stessi per “questioni di salute”, non è una vera e propria novità: basti pensare alla scena di apertura del film di Carlo Verdone Ma che colpa abbiamo noi del 2003, in cui i frequentatori di un’anziana psicoterapeuta, si ritrovano all’improvviso a doversi “autogestire” perché durante una seduta di gruppo ella muore di infarto davanti a loro. Per quanto concerne invece gli interpreti, emergono maggiormente Giallini, Papaleo e la Minaccioni, attori con performance alle spalle già di buon livello e non solo da commedia; tuttavia, non ce la fanno a dare alla pellicola quella continuità comica che ci si aspetterebbe, a causa di una sceneggiatura, sempre di Bruno, non certo all’altezza delle precedenti esperienze (Notte prima degli esami ed Ex di Brizzi ed il delizioso Tutti contro tutti di Ravello), ma più da sketch televisivo, che riesce a strappare di tanto in tanto un sorriso allo spettatore regalando anche lunghi momenti di noia.
data di pubblicazione 2/11/2014
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