Con Canale Mussolini Antonio Pennacchi vince il premio Strega 2010.
Purtroppo i sequel non sono mai all’altezza del libro che li ha preceduti e, a mio avviso, è così anche in questo caso.
Uno dei meriti indiscutibili di Antonio Pennacchi è quello di narrare gli avvenimenti storici del periodo trattato con estrema obiettività, riconoscendo meriti e demeriti, ad amici e nemici, senza fare sconti a nessuno e senza curarsi della loro appartenenza politica, ma di questo ne potevamo stare certi conoscendo il profilo “fasciocomunista” dell’autore.
Innegabilmente esilaranti alcune pagine nelle quali quando fa parlare Hitler in dialetto veneto, originale accostare ogni data citata nel testo al Santo del giorno e, quasi sempre, al proverbio del giorno: una sorta di calendario di frate Indovino ante litteram.
Però …
Però quando ho iniziato il libro mi aspettavo di continuare a leggere della saga dei Peruzzi mentre, questa volta, lo loro vicenda è incidentale rispetto alla storia che ci viene narrata, che è la Storia vera, quella della linea Gustav, dello sbarco di Anzio, dell’adesione al piano Marshall di De Gasperi.
Al contrario questa volta i personaggi non sono più così ben delineati e caratterizzati come nel precedente capitolo, la narrazione è troppo frammentata tra la descrizione dei fatti storici e di quelli romanzati e pende eccessivamente verso i primi.
Le vicissitudini di zio Adelchi, di zia Santapace, del nipote Diomede passano in secondo piano, la descrizione dei luoghi in cui si svolge la vicenda è ridondante tanto che è stato difficile anche per me, che frequento l’Agro Pontino e una città di “fondazione” da circa 25 anni, tenere dietro alla descrizione della toponomastica di Littoria e alla descrizione dei Borghi della zona: immagino quindi che un lettore che non abbia mai messo piede a Sabaudia, Borgo Grappa o Borgo Piave si trovi totalmente spaesato.
Non è il libro che mi aspettavo, non pensavo di trovarmi davanti a un romanzo storico, didascalico.
Sono rimasta interdetta anche per la fine del libro: la fine del precedente era “compiuta”, chiaramente speravo in una continuazione perché ero ormai parte della famiglia dei Peruzzi e volevo sapere cosa sarebbe successo loro.
Questa volta Pericle ci lascia con un “ma il resto…. glielo racconto un’altra volta” sono rimasta sconcertata, un occhio un po’ troppo commerciale come chiusa…
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