Presentato in Concorso a Venezia dove ha vinto il Leone d’argento, esce nelle sale l’attesissimo film di Luca Guadagnino Bones and All interpretato da Timothée Chalamet, assieme a Taylor Russel e Mark Rylance.
Ambientato nel centro America all’epoca di Reagan (ma l’epoca non è determinante ai fini del significato profondo del racconto), il film narra del primo amore di due esseri “speciali”, Maren e Lee, entrambi vagabondi, due diseredati che vivono ai margini della società, indagando su i modi e i varchi che si possono aprire a persone come loro, nonostante le “impossibilità” che quel modo di essere imprima alle loro vite. E se il cinema è finzione, Guadagnino con questo film ha amplificato il concetto per esprimere, attraverso il cannibalismo di cui sono affetti i due giovani, l’isolamento in cui sono costretti a vivere e l’inevitabile crisi di identità che li travolge. Le scene a cui si assiste sono molto esplicite e solo chi riesce ad andare oltre quella che è una visione molto cruenta, può cogliere la metafora che c’è dietro tutto questo, accettando anche l’urgenza di un messaggio così “gridato”. Non siamo tutti uguali soprattutto quando siamo intrappolati in qualcosa che non riusciamo a controllare, ma l’amore per Guadagnino continua a vincere su tutto e a rendere liberi, anche su “diversità” così esasperate, perché riesce ad aprire delle porte che sino ad allora sembravano invalicabili.
Bones and All ci sferra forti pugni nello stomaco sino a farci stare male. Inutile sottolineare che tutti gli attori sono superbi e le ambientazioni perfette, così come l’originalità del tema a cui ricorre il regista per farci interrogare sulle dinamiche della vita, che spesso non ci dà scampo e ci obbliga ad attraversarla senza troppi indugi.
Il pubblico tuttavia deciderà se era necessario tutto questo, perché se da un punto di vista registico il film è molto valido ed i due giovanissimi interpreti sono bravissimi (Timothée Chalamet è un divo naturale, nato per fare ciò che fa), per la crudezza delle immagini un film così “estremo” inevitabilmente taglierà fuori una buone fetta di spettatori che si chiederanno, come chi scrive, se era davvero necessario, per parlare della fatica che Maren e Lee fanno a trovare un proprio dignitoso posto nel mondo, scomodare un tema così importante come il cannibalismo, sul quale sorge anche l’interrogativo se sia stato trattato con la dovuta competenza o sia rimasto semplicemente un pretesto per raccontare una storia estrema di due esseri inadeguati in cerca della propria identità la cui natura, che il mondo respinge perché non la può tollerare, li obbliga ad una vita di delitti, solitudine e fuga che non avrebbero mai scelto. Al pubblico il verdetto finale.
data di pubblicazione:23/11/2022
Scopri con un click il nostro voto:
Ho atteso tanto l’uscita nella sale di questo ultimo discusso film di Guadagnino. Incuriosito dal plot, ho seguito con interesse ogni singolo dettaglio narrativo rimanendo alquanto perplesso e disorientato nello stesso tempo. Montaggio frizzante e con i tempi giusti ma per quanto mi riguarda poco coinvolgimento emotivo. Ma sarà poi vero che i cannibali si sanno riconoscere tra di loro fiutandosi a distanza ? Boh…