BRIDGERTON di Cris Van Dusen e Shonda Rhimes – NETFLIX 2021

BRIDGERTON di Cris Van Dusen e Shonda Rhimes – NETFLIX 2021

Una famiglia aristocratica nella Londra dei primi dell’Ottocento. Gli amori contrastati di 8 fratelli e sorelle: i Bridgerton, la preoccupazione di rimanere senza marito, un onore da difendere, i primi cenni di una emancipazione femminile ….

Un acuto ritratto dell’Aristocrazia inglese, una serie romantica, audace e brillante che è una vera e propria delizia e che celebra senza infingimenti la ricerca del vero Amore. Una fiction che riprende gli ambienti e le atmosfere dei romanzi di Jane Austen quali Orgoglio e Pregiudizio e della serie Gossip Girl e ne esalta la visione con una rappresentazione in ambienti sontuosi e con costumi sfarzosi e colorati, ispirandosi ad una saga letteraria della scrittrice americana Julian Quinn; un’autrice da più di 10 milioni di copie vendute. Una meravigliosa ricostruzione della vita dell’Alta Società inglese negli anni in cui Re Giorgio III perde la ragione e la Regina Charlotte ne assume la Reggenza.

Al centro gli scandali, gli amori ed il gioco complesso e competitivo che impone alle giovani aristocratiche che debuttano in Società di dover raggiungere il loro unico vero obiettivo: trovare marito nel breve periodo della “Stagione”, ricorrendo a tutti i possibili sotterfugi amorosi.

Ed eccole allora lì le “debuttanti” sempre presenti: a teatro, nelle passeggiate nei parchi e nei balli mondani sfoderando tutto il loro fascino. Ma questa volta la “Stagione” è caratterizzata da una novità: la presenza di una Lady misteriosa che sotto falso nome, racconta, in libelli letti avidamente da tutti, i vari scandali descrivendo con precisione fatti e misfatti di ogni Famiglia rivelando i segreti e gli inganni più nascosti. In una “Stagione” così complicata, tra colpi di scena e “colpi bassi” riuscirà Daphne Bridgerton a trovare il vero Amore?

Una vicenda che al di là dei fatti seduce lo spettatore grazie anche al suo tono frizzante, moderno e trasgressivo e grazie alla notevole bravura dei due protagonisti: la candida Daphne Bridgerton interpretata da Phoebe Dynevor, l’affascinate Duca interpretato da Regè-Jean Page.

Una prima stagione articolata su 8 episodi di ca. 70 minuti veramente deliziosa e accattivante che riesce ad affascinare lo spettatore. Prepariamoci ad un sicuro susseguirsi di altre stagioni.

data di pubblicazione:10/01/2021

THE CROWN di Peter Morgan e Stephen Daldry – NETFLIX 2021 (Prima Stagione)

THE CROWN di Peter Morgan e Stephen Daldry – NETFLIX 2021 (Prima Stagione)

Ascesa al trono nel 1952, a soli 25 anni, dell’inesperta ed insicura Elisabetta, costretta a farsi carico dell’onore e dell’onere di dirigere la più celebre monarchia del mondo. L’Impero Britannico ha vinto la II Guerra Mondiale ma ne è uscito spossato, il mondo politico è smarrito, il mondo sta cambiando velocemente, le tradizioni vacillano, i punti di riferimento vengono meno, una giovane donna sale sul trono più importante, all’alba di una nuova Era …

Complice il protrarsi della chiusura dei cinema, abbiamo alfine ceduto alle lusinghe delle “Piattaforme” ed abbiamo affrontato di petto un vero colosso, uno dei “gioielli della corona” di NETFLIX. Abbiamo visto la Prima Stagione di The crown, i 10 episodi già usciti sul finire del 2016 (la Seconda è uscita nel’17 e poi, dopo una pausa di due anni in corrispondenza del cambio del cast ed al salto narrativo temporale, nel’19 la Terza ed infine nelle scorse settimane la Quarta). Una creazione anglo-americana con un impegno economico stratosferico di ca. 120 milioni di dollari per ciascuna serie, su un progetto di ben 6 Stagioni. I risultati sono ampiamente all’altezza dell’investimento, il prodotto ha infatti un’innegabile qualità cinematografica: colonna sonora, ambienti, abiti, locations grandiose e sfarzose che fanno da giusto sottofondo ad immagini di uno splendore raramente visto in TV, si passa così da Malta al Kenya, dalla Scozia all’Australia, con ricostruzioni ed ambientazioni minuziose ed affascinanti fin nei più piccoli dettagli.

Una Prima Stagione di gran classe e bellezza. I tempi ed i ritmi sono molto “inglesi”, lenti e sobri ma altrettanto raffinati. La messa in scena è precisa ed accurata ed è evidente il gran lavoro di ricerca e rielaborazione dei fatti narrati: per la maggior parte reali e veritieri. Veramente un’eccezionale risultato narrativo da parte del creatore e sceneggiatore della serie: quel Peter Morgan già autore di The Queen (sugli schermi con Hellen Mirren nel 2006) che continua abilmente a svelare gli aspetti sensibili della Corona Britannica ed a scrivere “partiture” a volte forse un po’ lente ma nel complesso sempre belle e mai banali. Dietro alla cinepresa c’è poi Stephen Daldry, il collaudato e sensibile regista di Billy Elliot (2000), The Hours (2002) e di The Reader (2008) che filma, da par suo, con taglio molto cinematografico, con ritmo ed una scrittura sempre precisa e rapida che delinea benissimo i vari soggetti e contesti.

Una grande serie storica che seduce perché sa trovare la giusta angolatura per abbordare con ottimi risultati un soggetto già affrontato più volte. Vale a dire, saper raccontare con leggerezza l’inizio del regno di Elisabetta II entrando nell’intimità dei personaggi, unendo intelligentemente la “piccola” e la “grande” Storia.

Come nella celeberrima Dowton Abbey lo spettatore è trasportato infatti dietro le quinte dei Reali, dei Nobili e dei Politici alla scoperta delle loro vite così deliziosamente old-fashioned, ma qui però gli autori invitano lo spettatore a saper leggere con intelligenza fra le righe il vero senso di tutto: la sovrana è al centro di un contesto sociale, politico e soprattutto simbolico. E’ un’Istituzione! La Monarchia! Come può una monarchia sopravvivere davanti ai tempi moderni e come può un individuo medio come è Elisabetta trasformarsi da persona a Funzione? Su questo interrogativo, fra l’essere ed il dover essere, fra la perennità dell’Istituzione e le debolezze di chi deve incarnarla si pone tutta la vera essenza della serie. L’altra grande forza è poi il centrarsi anche sulla parallela storia della Gran Bretagna, un affresco storico su quei primi anni 50 in cui un leone come Winston Churchill è tornato pesantemente sulla ribalta politica e vuole restarvi nonostante l’età! Elisabetta e Winston sono due metafore: l’una troppo inesperta che deve sapersi confrontare con il “nuovo”, l’altro troppo pieno di esperienze che non si possono però più riproporre utilmente con il “nuovo”. Tutto attorno a loro e nello sfondo le loro vite private: il principe consorte Filippo di Edimburgo, la sorella Margaret, i vari politici ambiziosi …

Il casting è eccezionale: Claire Foy non cade nella trappola dell’imitazione della regina ma … è la Regina! Jon Lighton è un credibilissimo Churchill, bravo Matt Smith nei troppo stretti panni del principe consorte, perfettamente caratterizzati, come sempre, i comprimari ed i personaggi di 2° e 3° piano.

Questa Prima Stagione va detto è veramente una vera gemma! Si impone quindi il piacere di dover vedere e valutare anche le stagioni successive.

data di pubblicazione:08/01/2021

CI STIAMO PREPARANDO AL MEGLIO di Canio Loguercio – Squi(libri) edizioni

CI STIAMO PREPARANDO AL MEGLIO di Canio Loguercio – Squi(libri) edizioni

Non è un film, non è un libro, la recensione riguarda un album musicale (nello specifico nella forma di un CD), ascrivibile- si dice così- al versante “canzone d’autore” (difficile peraltro che ci siano canzoni che nascano spontaneamente…). Il personaggio in questione, ha un nome che farebbe pensare al brigantaggio meridionale o alla filibusta: Canio Loguercio. Naturalmente è tutt’altro: architetto, compositore, poeta, cantante, teatrante, apprezzato e premiato negli ambiti più raffinati della canzone popolare di casa nostra.

Il Premio Tenco, la rassegna sanremese, nata in contrapposizione al Festival della Canzone del Teatro Ariston , con il proposito di valorizzare i migliori autori e interpreti italiani e stranieri, lo ha giustamente premiato per il suo precedente lavoro, Canti, Ballate e Ipocondrie D’Ammore, del 2016. Da allora, l’artista, originario della provincia di Potenza ma decisamente intriso di calore e colori in salsa partenopea, ha continuato nel suo percorso creativo, ora con il teatro-canzone, ora con la riproposizione di pezzi di altri autori (su YouTube gira una azzeccata versione de La Compagnia di Lucio Battisti), per approdare all’album in questione, uscito da poco per l’etichetta “squilibri”. In un momento difficile per tante cose e quindi anche per la discografia, è interessante vedere il nascere di piccole etichette che si sforzano di valorizzare talenti altrimenti destinati a pochi estimatori. I due album di Loguercio per la combattiva, Squilibri vanno nella direzione di realizzare due ottimi prodotti di buona autentica canzone popolare nella migliore accezione del termine, oltretutto accompagnati da una confezione sontuosa (libretto, illustrazioni, testi e quant’altro…). Ci Stiamo Preparando Al Meglio contiene 10 pezzi , 5 interamente scritti e cantati da Loguercio ( almeno due di assoluto livello interpretativo), una cover di Guccini (Incontro, a mio parere l’episodio meno riuscito), una meravigliosa ,appassionata rivisitazione rielaborazione di Lacreme Napulitane intitolata Mia Cara Madre, un brano scritto da Loredana Ognibene (Quando Vedrete Il Mio Caro Amore), uno di Cordiferro e Cardillo (Core Ingrato), e Luntano Ammore , scritto con De Rosa e Caiano, già apparso in un precedente album , ma qui in una versione arricchita da una appassionata interpretazione e dalla voce di Flo. Riconosciuti i crediti ai “collaboratori” del nostro (tutti correttamente citati nel ricco packaging), torniamo al prodotto in quanto album di canzoni. Dico subito che un brano come Ci Stiamo Preparando Al Meglio, è un pezzo che – come direbbero i ggiovani – spacca! Ritmo, arrangiamenti, testo intelligente e suadente, coretti intriganti, ne fanno un brano che non sfigurerebbe in una hit ( giusta un’eco di Max Gazzè). Ma, fortunatamente, c’è dell’altro: In Un Punto Lontano, la vena drammatica nel confronto di due amanti è ben resa dalle voci di Loguercio e Giovanna Famulari. Una tromba sottolinea opportunamente il tema straziante di Chissà Cos’è, testo poetico su melodia tradizionale. Con, Quando Vedrete il Mio Caro Amore, il pensiero corre a una triste canzone in stile Tenco. Tra i migliori episodi dell’Album, Core Ingrato, versione sofferta di uno dei classici della tradizione napoletana, trova Loguercio al suo meglio nella sua struggente riproposizione. La stessa che ritroviamo in Mia Cara Madre, già citata come libera rielaborazione dello storico brano che Libero Bovio scrisse nel 1925, vero caposaldo dello stile teatrante di Canio Loguercio, di cui tutto il disco è fortemente impregnato. In tempi di Trap e altre “bojate” fate un bel respiro e provate ad ascoltare e ad immergervi nelle ora strazianti, ora delicate , ma sempre poetiche e ispirate canzoni di questo riuscito album di Canio Loguercio, al cui plauso vanno accumunati i numerosi amici ,cantanti e musicisti, che hanno partecipato al progetto.

data di pubblicazione:08/01/2021

OSTIA! Romanzo di una periferia di AA.VV, a cura di Territorio Narrante – Redstar Press, 2020.

OSTIA! Romanzo di una periferia di AA.VV, a cura di Territorio Narrante – Redstar Press, 2020.

Un territorio che appartiene burocraticamente a Roma ma che ci propone una specificità e una storia tutta sua. Il mare, la malavita locale (gli Spada) le storie lidensi, il patrimonio della cittadina antica. Ostia è tante cose, molte raccontabili e raccontate in questa meritoria antologia che ci restituisce quasi la salsedine e il profumo della dèpendance marinara della capitale. I racconti contenuti in questo smilzo libretto che si legge in un’ora non sono contributi casuali ma richieste ad personam a personaggi che sono contati nella storia locale. Come Michela Mioni, una delle protagoniste di Amore Tossico il mitico film di Claudio Caligari, uscito a inizio degli anni ‘80 e documentante con grande spirito del tempo, l’infestare della droga sul litorale attraverso l’esperienza di vita vissuta dei ragazzi del muretto. Un’altra profonda storia di comunità è quella raccontata da Mario Rosati che ha tenuto viva la memoria di Pasolini con una semplice simbolica stele che omaggiava la drammatica uccisione del poeta. Rosati documenta le precarie condizioni in cui versa oggi il Parco Pasolini. Il monumento che lo ricorda è stato prima imbrattato, poi distrutto, infine sostituito nella chiave del progressivo degrado delle cose e della memoria. Un’altra testimonianza viene da Emanuel Bevilacqua che appartiene a un altro pezzi di storia di Caligari, scoperto dal regista per L’Odore della notte (1998). Ada Codecà ci svela invece le lotte per la difesa del salario garantito, per l’apertura e la difesa dei consultori in loco oltre che per la difesa della spiaggia dalle speculazioni. Bisogna dire che il fermento sovversivo diffuso dal testo ha perso la propria battaglia. Tra stabilimenti in palese violazione dei diritti di chi pretende la spiaggia libera, nell’invasione del cemento, con la maxi-speculazione commerciale del porto. E nelle ultime ore, più casualmente e meno colposamente, con la temperie metereologica che sta sbancando spiagge, strutture e interi pezzi della storia viva di Ostia.

data di pubblicazione:06/01/2021

THE MIDNIGHT SKY di George Clooney, 2020 (su Netflix)

THE MIDNIGHT SKY di George Clooney, 2020 (su Netflix)

Pianeta Terra anno di disgrazia 2049! Peggio, molto peggio del 2020!! George Clooney è un astrofisico che ha deciso di restare solo nella base astronomica antartica nell’estremo tentativo di intercettare via radio un’astronave inviata in missione sul lontano satellite K23 di Giove, per verificarne la vivibilità e colonizzazione. Deve riuscire assolutamente ad evitare che rientri sulla terra ove ormai non c’è più speranza per il genere umano!

 

NETFLIX, approfittando delle crescenti difficoltà delle varie case di produzione e distribuzione americane, attrae sempre più i cineasti desiderosi di realizzare qualche loro progetto. E’ oggi la volta di Clooney ad essere catturato dalle opportunità offerte dalla Piattaforma per la sua nuova prova come regista e protagonista. Vi domanderete “… ma ancora la solita vecchia storia della fine del Mondo? Una storia che va avanti ormai dalla notte dei tempi?!?…” Poco importa, poteva pur sempre restare un buon soggetto, o meglio, un buon modello da riempire con nuovi contenuti e poi riproporre in mille nuovi ed interessanti modi. Nel nostro caso non è però il modello il problema vero! Il problema è che quello riproposto da Clooney, pur senza essere brutto, non è interessante, non è nuovo né ha qualità particolari. Semmai è piuttosto una riproposizione un po’ comune, un po’ squilibrata, un po’ banale ed un po’ minimalista. Un lavoro che si può vedere senza troppo dispiacersi ma anche senza mai assolutamente riuscire ad emozionarsi.

Clooney giunto ormai alla sua settima regia firma, in effetti, due film in uno. L’autore cerca infatti di far collimare due generi e due universi cinematografici ben diversi fra loro e più che ampiamente sfruttati da Hollywood. Il primo è un racconto di “sopravvivenza” fra la solitudine, la natura ostile e la malattia individuale e collettiva; l’altro è “l’odissea spaziale” dell’equipaggio dell’astronave che ritorna verso la Terra ignaro di tutto. In ciascuna delle trame che procedono per buona parte del film in parallelo, evidentissime sono le molteplici impronte di altri film recenti. Come non pensare subito a Solaris di Soderbergh, a Gravity di Cuaron, a Interstellar di Nolan ed a Revenant di Inarritu? Tanto per citarne alcuni. Quel che distingue però il lavoro di Clooney dai suoi modelli è la sua scarsa spettacolarizzazione e l’approccio intimista, quasi metafisico, sul genere umano e sul suo destino individuale e collettivo. Questa “domanda” sul senso della vita, dà sostanza al film e vorrebbe anche potergli dare una dimensione poetica di speranza, facendone quasi un racconto esistenziale. Un racconto che però, a dirla proprio tutta, risulta essere ben poco in linea con la necessità di noi tutti di trovare semmai, certezze per un sorriso o per uno spunto di serenità. Clooney attore, dimagrito, spiritato, irriconoscibile sotto una gran barba da sopravvissuto, corre, lotta, soffre, rimpiange e spera, un ruolo certamente lontano dalla sua immagine di sex symbol. Una buona interpretazione, ricca di intensità e malinconia che rende tutto il peso della solitudine e del dramma esistenziale del singolo e dell’Umanità. Al film manca però qualcosa, quella scintilla che gli possa consentire di decollare veramente e di andare oltre la mera rappresentazione formale. Forse è troppo lungo, forse troppo appesantito da elementi introspettivi, da cadute di ritmo e tensione, come se il film, malgrado il soggetto grave e cupo, non riuscisse mai a trovare il modo di comunicare le emozioni vere e scivolasse invece nel sentimentalismo cosmico. Un film che non dispiace ma nemmeno riesce a piacere e che ci conferma che il nostro cineasta non è ancora al livello di sensibilità, di maestria e di poetica di due suoi colleghi passati dietro la cinepresa: Robert Redford né tantomeno il “giovanissimo” Clint Eastwood. Ne dovrà passare ancora di tempo!!!

data di pubblicazione:28/12/2020


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L’ULTIMA NOTTE (CUM DOMINIUM) di Gianguido Palumbo – WIP Edizioni, 2020

L’ULTIMA NOTTE (CUM DOMINIUM) di Gianguido Palumbo – WIP Edizioni, 2020

Il multiforme curriculum bibliografico di Palumbo si posa su Brindisi. Un po’ a sorpresa vista l’elezione palermitana dell’autore e la sua adozione romana. Brindisi è l’involucro che contiene un giallo che possiede una sua inconfondibile cifra e maniera. C’è tanta Puglia, c’è la rigorosità metodologica di un analitico procedimento investigativo, c’è soprattutto la mafia e i traffici legati al traffico e alla vendita dei corpi. Così la vittima, sbozzata con un grosso capitale di difetti, si rivela tutt’altro rispetto alle apparenze. Ma non vi sveleremo il finale perché ogni giallo merita un colpevole a sorpresa. Il difetto di didascalica elencazione dei fatti è riscattata dalla compartecipazione verso il lettore. Con meccanismi molto più semplici rispetto allo stile di un Agatha Christie, Palumbo ci guida verso il risvolto naturale del plot. Senza artifici ma con una logica induttiva assolutamente empatica. Peccato che l’ambientazione locale funzioni a sbalzi con pennellate rapide ma un po’ sfuggenti. A tratti la deriva wikipedia prende la mano della narrazione. Come se l’autore si imponesse pause e divagazioni per acuire la suspense. Certo sul racconto incombe lo spettro del Coronavirus. I protagonisti sono senza mascherina colti appena prima che la tragedia umanitaria sveli le proprie conseguenze. Però il pericolo è quasi incombente nello spettro della scrittura. Un libro che si avvia come un diesel ma che prende consistenza, forza e direzione con il volgere delle pagine. C’è l’ombra di un intrigo internazionale, sentore di clan criminali. Come se fosse adombrata un’esiziale passaggio dalla Sacra Corona Unita al Coronavirus. L’unità di luogo è garantita dagli intrecci degli abitanti di un condominio in cui nessun particolare descrittivo viene risparmiato al lettore, con un avanzamento progressivo delle ineffabili conseguenze che verranno tratte dall’affascinante commissario Guadalupi. Il giallo pugliese con questa produzione fa un decisivo passo in avanti. E i personaggi sbozzati promettono di avere un futuro in successive vicende.

data di pubblicazione:28/12/2020

LA SENNA Storia e Mito di Elaine Sciolino – ed. GUANDA 2020

LA SENNA Storia e Mito di Elaine Sciolino – ed. GUANDA 2020

Citando ancora una volta Hemingway “… ci sono solo 2 posti al mondo ove possiamo vivere felicemente: a casa e … a Parigi! A Parigi si finisce sempre per tornarci … Parigi ne vale sempre la pena …”.

Chiunque abbia passato un periodo significativo della propria vita a Parigi, non importa quanto lungo, ha lì un suo posto ove si sente in pace … a home away from home … “a casa lontano da casa”. Per la Sciolino questo posto è la Senna. La Senna con i suoi ponti, le banchine, le sue isole, le promenades ed i bouquinistes. Cosa c’è allora di meglio di “un americano/a a Parigi”, soprattutto se poi viene dalla lontanissima e quasi anonima Buffalo sul lago Eire, per guardare con occhi ed affetto sincero, entusiasmo ed anche ingenuità ogni aspetto di Parigi, della Senna, della Francia e di tutto ciò che è francese?

La Sciolino non è né Gene Kelly né Leslie Caron, ma è stata per decenni la corrispondente in Europa, con sede Parigi, per Newsweek e per il New York Times, non è quindi una qualsiasi, ed è anche autrice di saggi e libri di viaggio di notevole successo negli USA. Quest’ultimo lavoro è una vera lettera d’amore per la Francia e per Parigi e con Parigi per la Senna vista dalle sue antiche sorgenti in un angolo sperduto della Borgogna giù fino al suo estuario sulla Manica. Lungo il suo percorso di 777Km ci sono angoli incantati da scoprire, antichi miti, e poi Parigi, Rouen, Le Havre, Giverny. Honfleur, Deauville. Un percorso che attraversa paesaggi, l’arte di Monet, di Renoir, i film di Leos Carax, di Max Ophuls di Truffaut, la musica, la poesia e la Storia, gli interventi di Napoleone per renderne navigabile il percorso, gli interventi urbanistici di Haussmann, i ponti, le isole, le due “rive”: la rive droite che simboleggia: il Potere, il Denaro, la Politica e gli Scandali, mentre la rive gauche, al contrario, significa: Libertà, Autonomia, Musica ed Arte. Un libro che è molto più di note di viaggio o di una ricostruzione dei luoghi e delle loro storie. I piani di possibile lettura sono infatti molteplici: può essere una guida, un saggio storico, una rilettura di posti visti o anche un promemoria di posti da scoprire.

La Sciolino scrive con un piacevole stile giornalistico, con un flusso ed un ritmo simile alle acque della Senna o come potevano dipingere i pittori che incontriamo lungo il percorso: Matisse, Monet, Renoir: ovverosia con bellezza, con facilità, con gioia e con leggerezza, senza mai sopraffare il lettore con le sue dissertazioni, ma, al contrario, accompagnandolo garbatamente verso il punto di luce giusto. Quindi, lontanissimo dal fare noiose ed austere dissertazioni storico/artistiche/sociologiche il libro della Sciolino è cosa leggera, energetica, romantica, ingenua ed a tratti anche divertente. Un libro molto originale da divorare d’un fiato, oppure, meglio ancora, da apprezzare boccone dopo boccone, così come si possono gustare ed apprezzare i delicati “macarons” che si allineano nelle vetrine delle migliori pasticcerie francesi. L’allure romantico della Senna farà poi il resto e si resterà sedotti ancora una volta da Parigi e dalla Francia … “ça vaut la peine”… Ne vale sempre la pena!

data di pubblicazione:23/12/2020

ASCOLTA NEL VENTO THE ROKES di Luciano Ceri – Iacobelli editore, 2020

ASCOLTA NEL VENTO THE ROKES di Luciano Ceri – Iacobelli editore, 2020

Inevitabilmente profumo di anni ’60 con il libro omaggio alla band che, venendo dall’Inghilterra, spopolò in Italia, debuttò al Piper e, tra Cantagiro e grandi manifestazioni nazional-popolari fece concorrenza all’autoctona Equipe ’84 per la supremazia nel beat nostrano. Shel Shapiro e i suoi, inventori della chitarra a freccia, partecipanti a tre festival di Sanremo, sarebbero arrivati presto al successo ma non sarebbero andati lontano perché l’arco temporale della loro fama è tutta racchiusa nel quadriennio 19666-1970. Il precoce scioglimento del gruppo celebra in questo infausto 2020 il cinquantennio e il libro dell’esperto collaudato, preparatissimo Luciano Ceri, già cantautore oggi musicologo, ci racconta ogni retroscena della loro gloriosa epopea, compreso il risvolto più inconsueto ovvero la cura maniacale e perfezionista nel rielaborare in forma di cover canzoni che non sempre avevano avuto adeguata valorizzazione oltreoceano. Un lavoro certosino e cronologico che si puntella sulla discografia. L’interruzione della parabola dei Rokes (s’intuisce ampiamente) fu dovuta alla scarsa valorizzazione delle loro risorse predisposta dalla RCA che ogni volta preferì puntare su altri cavalli., Poi i membri del quartetto, chi più chi meno, hanno continuato a vivere di musica, soprattutto l’allampanato Shel Shapiro, ancora attivo nonostante che gli anni siano quasi 80. Un sua réunion con il finto rivale (in realtà amico) Maurizio Vandelli è evento di appena due anni fa. Oggi non possiamo dimenticare l’italiano maccheronico delle loro canzoni ma anche la loro sottovalutata bravura tecnica. Nell’era dei complessi meritano un posto a parte, particolare e originale. Il sogno dei Rokes sarebbe stato di sfondare anche negli States ma il mancato investimento sul loro appeal fu l’inizio della fine, complice anche la difficile convivenza tra personalità molto spiccate. Il libro è anche uno spaccato quasi antropologico sull’Italia degli anni ’60, quella del boom, certo più serena, felice e appagata di quella odierna. I Rokes rimangono un’icona lucente di un decennio indimenticabile e ormai quasi leggendario nella sua intraducibilità attuale.

data di pubblicazione:22/12/2020

IL TEMPO DELLA CLEMENZA di John Grisham – ed. MONDADORI 2020

IL TEMPO DELLA CLEMENZA di John Grisham – ed. MONDADORI 2020

Bentornato Jake Brigance! I fans di John Grisham saranno felici! E’ un piacere ritrovare qualcuno di cui fidarci ed è rassicurante prendere atto che i libri, anche i libri polizieschi, possono contribuire a restituirci un po’ di equilibrio in questa lunga e pesante stagione del Covid.

Il Tempo della Clemenza è il 3° libro in cui lo scrittore pone al centro del suo “Legal Drama” la figura di Brigance, giovane avvocato di una piccola città rurale del Mississipi, tanto brillante quanto coraggioso nel ricercare l’affermazione della Verità e della Giustizia e nell’affrontare casi difficili ed impopolari. La prima volta era apparso nel folgorante debutto di Grisham in Il Momento di uccidere nel 1988 (il libro è stato portato sullo schermo nel 1996 con pari successo e con protagonista il perfetto e bravo Matthew McConaughey) e, poi ancora, in L’Ombra del Sicomoro nel 2013. Nel romanzo d’esordio i fatti si svolgevano nel 1985, ora, dopo ca. 37 romanzi, siamo tornati nei luoghi e fra i personaggi che più stanno a cuore allo scrittore. Nel mondo reale sono passati quasi 32 anni ma nel romanzo siamo solo nel 1990, appena 6/7 anni dopo i fatti del primo libro, siamo ancora in “quei giorni lunghi e lenti” in cui Internet ed i cellulari erano ancora, a malapena, all’orizzonte.

Ancora una volta l’avvocato Brigance è chiamato a difendere, suo malgrado, un cliente le cui eccellenti ragioni per commettere un omicidio non cambiano il fatto che, comunque sia, egli è responsabile del reato contestatogli e per cui è processato. Grisham non perde tempo in inutili preamboli, l’inizio è folgorante e cattura immediatamente i lettori; siamo subito gettati nel cuore della vicenda. In giuoco c’è la condanna a morte di un giovane di 16 anni che uccide il boyfriend della madre: un vicesceriffo, e poi chiama la polizia per costituirsi.

L’abilità di agganciare i propri lettori fin dalle prime righe è uno dei talenti di Grisham, un’abilità che ha contribuito a farne un autore da oltre 300 milioni di copie vendute. Non mancano poi gli altri tratti distintivi del suo modo di raccontare: gli intrighi delle strategie legali, i retroscena del piccolo ambiente cittadino del profondo Sud, i comportamenti della gente comune verso la pena di morte e l’aborto, il dibattimento in aula ed i suoi trucchi e, prima ancora, la scelta dei giurati. Grisham, lo sappiamo, è un grande narratore e sa inserire storie e sottostorie secondarie che non distraggono, anzi, al contrario, sono abilmente cucite fra loro ed accrescono il processo di tensione e la suspense fino alla fine. E’ molto abile poi nello sviluppare i personaggi principali e secondari, tutti vivi, veri ed autonomi che danno spessore e realtà alla vicenda. Sono, per così dire, tutti disegnati a 3 dimensioni per far sì che il lettore non solo li veda ma, soprattutto, li comprenda anche con tutte le loro difettualità che li rendono ancor più umani.

La Verità per Grisham non è mai come la vogliamo, il mondo non è mai nettamente diviso fra “bianco e nero”, ma spesso, se non addirittura sempre, il mondo è “grigio”! e quindi … è difficile poter prendere decisioni nette e … poter giudicare!

I dialoghi sono precisi, le emozioni autentiche, la storia complessa ma sempre reale ed avvincente, il ritmo è costante, le strategie legali sono esposte in modo chiaro e comprensibile a tutti. Dopo oltre 30 anni di storie Grisham si conferma come un autore che non sta mollando la presa, che ha ancora storie da raccontare e che sa ancora raccontarle bene ed in modo avvincente.

Quelle poi con Jake Brigance sono quasi una categoria a sé stante.

C’è un Tempo per uccidere, C’è un Tempo per fare Giustizia, C’è un tempo per dare Clemenza!

data di pubblicazione:22/12/2020

ST. NICHOLAS di Conor McPherson, reading agìto e a cura di Valerio Binasco

ST. NICHOLAS di Conor McPherson, reading agìto e a cura di Valerio Binasco

(Teatro Belli in streaming – Roma, 20/21 dicembre 2020)

Ultimo appuntamento per la 19ª edizione di Trend. Valerio Binasco è un critico teatrale senza nome di Dublino. Affascinato dalla bellezza di un’attrice, la segue fino a Londra, dove il misterioso incontro con un vampiro cambia la sua percezione della realtà.

 

Costretta a svolgersi quasi del tutto online per via delle restrizioni dovute alla pandemia – eccezione fatta per Wall di David Hare interpretato dal vivo da Valter Malosti a fine ottobre – si conclude la rassegna Trend 2020 sulle nuove frontiere della scena britannica curata da Rodolfo Di Giammarco. Sale per ultimo sul palco virtuale del teatro Belli Valerio Binasco con il reading di St. Nicholas, un testo del 1997 del drammaturgo irlandese Conor McPherson. Protagonista è un giornalista di teatro di Dublino, in passato venerato eppure temuto per i suoi sprezzanti giudizi. Seduto su una sedia, avvolto da un buio più interiore che esteriore, si appoggia mesto a un tavolo dal quale – con una dizione trascinata forse dalla depressione o dal troppo bere – si lascia andare al racconto della sua vita. Colta in pieno una delle possibilità che il teatro in video può offrire, Valerio Binasco guarda fisso con attenzione l’obiettivo della telecamera, quasi cercando la compagnia di qualcuno. La sensazione è quella di sedersi al bancone di un pub in compagnia di uno sconosciuto che con il fiato di birra ha voglia o necessità di raccontare un fatto che gli è accaduto. La sua figura quasi evanescente trasmette dannazione, ma è al tempo stesso ipnotica e seducente come la storia che racconta. Quando ancora godeva del successo di critico, si lascia infatuare dalla bellezza di un’attrice, Elena. La segue fino a Londra in preda al desiderio carnale di possederla. Mentre è assopito sulla panchina di un parco viene avvicinato da una figura. È William, un vampiro che lo assolda per portare giovani vittime alle sue feste. Dopo aver accettato – perché i vampiri hanno il potere di farti volere quello che loro vogliono – notte dopo notte trascina gruppi di ragazzi a queste feste orgiastiche, finché una sera gli succede di adescare una compagnia di attori. Tra questi c’è Elena. Finalmente riesce a sedurla e a farla sua, ma quanto è amaro il risveglio. La vita a volte si nasconde dietro immagini, sospesa tra il reale e l’irreale. Quando però si muta in un fatto improvvisamente fa paura, perché diventa vera. Beato è allora chi, inconsapevole, resta incastrato nei suoi sogni, nelle sue incertezze, nei suoi progetti, nelle sue paure. E noi, che siamo in attesa di rivedere la magia teatrale farsi di nuovo viva sulla scena, dove siamo?

data di pubblicazione:22/12/2020


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