da Daniele Poto | Gen 31, 2021
Commedia familiare con un plot piccolo piccolo. La conquista di una camera da letto contesa tra nonno e nipote innesca una sorta di guerra dei mondi. Un pretesto per un film catastrofico che ammicca a tanto cinema italiano, sia pure con un budget molto più considerevole.
Intristisce constatare come un attore come Roberto De Niro sciupi il proprio curriculum, vicino agli 80 anni, accettando parti il cui solo scopo è l’incasso di un ragionevole contratto. Non c’è neanche il pretesto di una grande prova d’attore per il divo magnificamente sfruttato da Scorsese, assecondato nella cattiva impresa da colleghi di rango come Walken e Thurman. De Niro non esita persino a offrirsi quasi completamente nudo e in ben due occasioni in una pellicola che in ottanta minuti riassume gag e situazioni improbabili, ammirevoli solo per il virtuosismo tecnico come ad esempio il fermo immagine su un topo che erode i fili della corrente elettrica provocando l’ennesimo disastro nella famiglia sotto pressione. Unica sorpresa, una variazione sul tema dell’happy end. La perfetta riappacificazione tra nonno e nipote, impegnati in consuetudinarie battute di pesca, è destabilizzata dall’irruzione del personaggio femminile con cui De Niro abbandonerà il triste ricordo della moglie morta. La dimensione televisiva, sia pure a pagamento, è quella ideale per una pellicola minore del genere. Ma De Niro si era già cimentato nelle parti del nonno e proverà a rilanciarsi con una prova di maggiore impegno che lo vedrà al fianco di Leonardo Di Caprio. Confidiamo che riuscirà a prendersi una rivincita e a smentirci sull’ipotesi di scelte sbagliate in una carriera in declino, affidata alla maniera. In questo ultimo ingaggio ci si può consolare con la validità della fotografia, non certo per la brillantezza dei dialoghi o per l’originalità delle situazioni, tutte puntualmente portate al limite.
data di pubblicazione:31/01/2021
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da Daniele Poto | Gen 28, 2021
La logistica è il barbiere, epicentro di chiacchiere e di situazioni, un’occasione, un deterrente, una possibilità. Eppure tutto parte da un malaugurato incidente che costipa un cane di razza, calembour di uno scoppio di situazioni incontrollate a catena. Floridia avvia un crescendo chapliniano più che rossiniano divertendosi ad evocare personaggi improbabili, frutto di un’accentuata fantasia, con la libertà di un palazzeschiano “lasciatemi divertire”. Dunque c’è un’aspirante dark lady che suscita invidie e desideri, una lavanderia che ricicla materiali sospetti (non vi diremo quali), un direttore sanitario à la page e molto lampadato, una guardia giurata che si dibatte in piena crisi esistenziale. Personaggi che s’incontrano e che divergono in un profluvio di storie intrecciate che sono tanti piccoli racconti miscelati in un romanzo a cui non si chiede per definizione il rispetto della fedeltà compositiva e di coerente omogeneità. Insomma, il piano di lavoro è l’assoluta libertà autoriale nell’iniziare beffardi affreschi di un’umanità a volte ridicola, a volte vanagloriosa, a volte patetica. Una metafora che indulge a ingredienti che fanno una mayonese non impazzita. In fondo, se ci pensate, lo specchio di una variopinta umanità di un Paese inconfondibilmente chiamato Italia. La minuziosità descrittiva gode di un peso ironico non trascurabile. Battute che arrivano con la lettura silenziosa e con un bel livello di profondità. Il senso del grottesco e del surreale pervade la narrazione e il titolo di un’opera prima. E, tornando a bomba, galeotto fu il cane e la sua padrona. Quest’ultima il personaggio che desidereremo più approfondito e scavato. La vita in definitiva è una serie di slinding doors casuali e non vale la pena di rintracciare un senso “perché un senso non ce n’è (copyright Vasco Rossi)”. Il tutto, rigorosamente nei limiti della norma, strizzando l’occhio al suo brillante autore.
data di pubblicazione:28/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 26, 2021
Sandy Kominsky (Michael Douglas) mancato grande attore hollywoodiano riconvertitosi da tempo in insegnante di recitazione per giovani aspiranti attori, si barcamena, con notevole dose di autoironia, fra disillusioni ed ansie legate all’età. Insieme al suo affermato agente e migliore amico da sempre Norman Newlander (Alan Arkin), affronta la vita che corre via veloce, l’amicizia e qualche nuova opportunità …
Non è vero che le piattaforme di streaming si rivolgono solo ai giovani millennials!
La “Silver Economy” cioè tutto il settore che si sviluppa attorno alle opportunità offerte dalla Terza Età, è ormai uno degli assi portanti delle scelte economiche del prossimo futuro. Non è quindi un caso che anche un gigante come Netflix, che conosce perfettamente quanto sia cresciuta l’età media dei propri abbonati, abbia deciso di investire in quantità e qualità su una strategia di conquista e fidelizzazione di un mercato ricco come quello multi generazionale.
In tale ottica si muove quindi la recente Miniserie (2 Stagioni: 2018 e 2019 di 16 puntate di soli 25 minuti ciascuna) Il metodo Kominsky premiata con 2 Golden Globe per la migliore commedia TV e per il migliore attore protagonista. Una storia di amicizia fra due “giovani e vivaci” ultra settantenni hollywoodiani. Una commedia molto intelligente, brillante, dolce-amara, accattivante e provocante. Autore e regista è il talentuoso Chuck Lorre che con abilità, mano sicura e delicata riesce ad unire temi leggeri e temi seri seguendo con ironia e talora allegria, le vicende di questi due “giovani anziani”, ridendo di loro e con loro stessi, senza mai ledere la dignità ed il buon gusto anche quando tocca temi triviali, parlando di solitudine, di vecchiaia che avanza, di nuovi affetti e di figli sempre in modo garbato ed elegante come raramente capita di vedere in TV. Una SitCom estremamente ben diretta, ben sceneggiata, intrigante, ottimamente interpretata con dialoghi pungenti cesellati in modo sopraffino, ben ritmata con un montaggio incalzante senza tempi morti, mai noiosa.
Al centro due grandi attori: Michael Douglas ed Alan Arkin, l’alchimia e la complicità fra loro è evidente e bucano lo schermo entrambi, fanno scintille, sono esilaranti e si rubano la scena l’un l’altro giocando autoironicamente sui propri passati. Attorno a loro una serie di comprimari e caratteristi tutti perfetti in ogni ruolo, e poi, per la gioia dei cinefili, una serie di guest stars ultralusso: Elliot Gould, Danny de Vito, Kathleen Turner, Ann-Margret ed altri che sarà un piacere scoprire, che si prestano con autoironia ed autocitazioni sul Tempo che passa.
Una Serie veramente divertente, geniale, fresca e vivace malgrado l’età dei protagonisti e gli argomenti affrontati sempre con gusto e leggerezza senza mai scivolare nella parodia, nelle gags o nei cliché. Una Serie ricca di intelligenza, di humour e briosa, soprattutto mai pesante, lacrimosa o, men che meno, volgare. Uno sguardo diverso e leggero sulla Vita che vola via veloce, una bella storia di amicizia e complicità che può essere vista ed apprezzata da qualsiasi pubblico ed a qualsiasi età e di cui è già stata annunciata la Terza Stagione.
Il Metodo Kominsky funziona! Caspita se funziona!
data di pubblicazione:26/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 25, 2021
Se Tu sei il Male (recensito nei giorni scorsi) è stato il fulminante romanzo di esordio di Roberto Costantini nel 2011, gli altri due romanzi che lo hanno seguito nel 2012 e 2014, a completamento della Trilogia del Male, sono stati entrambi un vero caso editoriale. Se il primo lavoro era, senza ombra di dubbio, un intrigante Noir, gli altri due permettono essenzialmente di approfondire la tormentata figura del protagonista: il commissario Balistreri, e, nel contempo, passo dopo passo, di svelare anche le trame occulte che hanno accompagnato ed ancora accompagnano tanto la storia personale di un uomo, quanto anche quella di un Paese: l’Italia, che con il protagonista e come lui si è trasformata, non certo in meglio e sopravvive rassegnata sotto il peso dei rimpianti, delle recriminazioni e dell’ipocrisia, all’ombra cupa delle trame della Politica, dell’Imprenditoria, e della Chiesa.
Si tratta, sia pure con un salto temporale rispetto al primo volume, di due sequel ed al tempo stesso di due prequel, in cui Costantini, con il suo solito stile semplice, la sua scrittura fluida e coinvolgente ed il consueto meccanismo narrativo articolato su più piani temporali, intreccia, con buona capacità ambientativa, una fitta trama di eventi e risvolti politici italiani e libici con quelli del protagonista in Italia ed in Libia negli anni ’70 /’80 e nel primo decennio del 2000. Il Passato ed il Presente di Balistreri … : ieri … un giovane irrequieto, violento ed idealista, figlio di italiani ancora residenti nella nostra ex colonia, in una Libia ove gli Italiani possiedono ancora molte leve di controllo e di interessi economici e politici; oggi… un uomo maturo, divenuto Commissario Capo della Omicidi, un uomo che è invecchiato male, che da strafottente e superficiale quale lo abbiamo visto agli inizi della carriera è ormai solo, amareggiato e fuori forma per il peso degli anni vissuti male. Un uomo che “è morto prima ancora di morire” per i troppi sensi di colpa, le bugie, le malefatte e gli errori. Un eroe pieno di macchie e che ciò non di meno non riesce ad essere antipatico e che deve arrivare fino a scontrarsi con se stesso e toccare i propri fantasmi nella Tripoli del 2011. Toccare così i confini fra il Bene ed il Male e scoprire che tutto è confuso e che la Verità ha quasi sempre due facce. Questo è il fil rouge di tutta la Trilogia, la difficoltà di distinguere quale sia la Verità e poi la Ricerca, la ricerca di se stesso, l’accettazione del proprio vissuto. Un percorso esistenziale tormentato in cui, fra finzioni e realtà, accanto alle vicende di Balistreri ci sono anche le vicende storiche e la cronaca nera e nello sfondo il degrado del tessuto sociale italiano. Vizi: tanti, Virtù: poche.
Nei fatti, dietro allo spunto di nuove indagini del Commissario, in questi due romanzi finzione e realtà si incrociano ed i due libri assumono una complessità ben diversa da quella del semplice romanzo di intrattenimento sia esso un noir od un thriller. Il Giallo, la parte investigativa passano così in secondo piano rispetto alle vicende storico-biografiche ed il plot noir pur restando interessante appare a tratti più debole e meno convincente. Sia ben chiaro, la lettura nel suo complesso resta piacevole, la storia resta originale, i ritmi e la suspense restano di buon livello ma talora sembra però vacillare la logica e parte della trama stessa cui nuocciono di sicuro l’eccesso di dettagli, la lunghezza, la ridondanza e l’uso di colpi di scena poco coerenti con la serietà del racconto e paradossalmente troppo banali e non all’altezza del progetto dell’Autore.
data di pubblicazione:25/01/2021
da Rossano Giuppa | Gen 20, 2021
BALLO BALLO è una commedia musicale ambientata negli sfavillanti anni ’70 in Spagna, periodo segnato però anche da una rigida censura dei costumi. Narra la vicenda di Maria, una ragazza italiana piena di vita e voglia di libertà, con la grande passione del ballo che, tra innamoramenti e disavventure, è alla ricerca della propria affermazione professionale e sentimentale. Il film, una coproduzione italo spagnola, è prodotto per l’Italia da Indigo Film con RAI Cinema e sarà in anteprima esclusiva su Amazon Prime Video dal 25 gennaio.
Maria, dopo avere abbandonato il suo promesso sposo davanti all’altare di una chiesa di Roma, torna a Madrid per scoprire cosa vuole davvero dalla vita. L’arrivo all’aeroporto di Madrid cambierà la sua vita. Diviene amica di un’assistente di volo, Amparo, con cui andrà a vivere ed incontra Pablo. Grazie a un colpo di fortuna riesce a entrare nel corpo di ballo del programma televisivo di maggior successo del momento, Las noches de Rosa. Lì reincontra e si innamora definitivamente di Pablo, figlio del temibile censore televisivo Celedonio, che sta seguendo le orme del padre nell’emittente televisiva. La vicenda si complica tra Maria che è combattuta tra l’adeguamento alle regole e la voglia di sentirsi realizzata. Accompagnati dai più grandi successi di Raffaella Carrà, in un turbinio di musiche e di coreografie in technicolor, solo alla fine si scoprirà se vale davvero la pena andare contro ogni regola e avere il coraggio di cambiare radicalmente la propria vita.
BALLO BALLO è una cascata di colore ed allegria nella Spagna franchista degli anni ’70, una celebrazione variopinta del coraggio di essere se stessi e di lottare per la libertà di espressione.
Anche se presente solo in un fotogramma finale aleggia la presenza di Raffaella Carrà, la musa ispiratrice del sogno di Maria. Due ore di spensieratezza con tanta voglia di canticchiare e ballare. Molto divertenti costumi e ambientazioni, bravi gli attori e i ballerini, un po’ sottotono le interpretazioni dei brani, troppo distanti dalle sonorità e dal coinvolgimento emotivo degli originali della Carrà nazionale.
data di pubblicazione:20/01/2021
da Daniele Poto | Gen 19, 2021
Editor ruspante ed efficace Diego ha una serena vita con sprazzi di probabile felicità. L’amore per i libri trapela dalle pagine di un romanzo brillante e ottimista volta alla piega migliori dei nostri giorni e- per carità- fuori da ogni illusione alla pandemia. Diego rivede (aggiusta) i libri degli amici con la passione di chi non cerca gloria ma con animo gioviale e disinteressato. Quello è il centro della sua vita ma un punto di indiscutibile attrazione è il variegato mondo delle donne che gli si presenta con varie problematiche, gli allieta (ma anche complica) la giornata. La moglie Mabel con la quale ricuce un rapporto contraddittorio, la figlia Martina proiettata verso il Perù anche per ragioni sentimentali, la complicata Alice (che si divide tra due uomini), l’empatica Isabel con la quale cementa un‘amicizia foriera di interessanti sviluppi. Diego è un Candide non ingenuo dei nostri tempi. Il libro ha una tesi di fondo condivisibile. La dedizione amatoriale, quello che con una definizione sbrigativa viene definito dilettantismo, in ogni campo è la migliore forma di libertà. Non a caso nella svolta finale del libro il protagonista rinuncia a un’invitante offerta di una casa editrice per trasformare la passione in lavoro ma preferisce rimanere sul piano delle libere scelte, caso per caso, per tenere fede alla propria vocazione. Continuerà a correggere libri degli amici più o meno letterariamente dotati perché è quello che si confà alla propria mission. In caso contrario tradirebbe se stesso. La buona fede, il senso di responsabilità, la trasparenza sono i buoni sentimenti irradiati dal suo comportamento. Prosa piana, piacevole, giustificata. E con un personaggio che (fateci caso) riassume un po’ tutti i ruoli funzionali alla pubblicazione di un libro: editore, correttore di bozze, novellista, romanziere, suggeritore, freelance artigianale. Nella chiara immedesimazione del protagonista con l’autore, divagazioni ambientali a parte. Ma senza la pretesa di un impositivo autobiografismo.
data di pubblicazione:19/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 19, 2021
Netflix modernizza intelligentemente il mito di Arsenio Lupin, con un Omar Sy a suo agio nel ruolo di Assane Diop “ladro gentiluomo” ossessionato dalla sua sete di Giustizia e Vendetta per rivendicare l’onore di uomo onesto del padre suicidatosi in carcere sotto il peso della falsa accusa di furto …
Se stessimo discettando, in tempi normali di un film per il grande schermo, dovremmo dire che si tratta di un prodotto che prova ad amalgamare più generi e sottogeneri cinematografici dall’ Heist Movie, ai film di ambientazione carceraria fino ai thriller paranoici passando anche per il mélo sempre però restando in superficie, senza mai entrare fino in fondo nei temi accennati e con dei personaggi legati molto agli archetipi ed ai cliché. In realtà stiamo parlando, ai tempi del Covid, in un mondo ove i cinema sono chiusi e la distribuzione è ferma da quasi 1 anno e di un prodotto solo televisivo. Parliamo di un prodotto che non sarà né vuole essere un capolavoro, ma che, nel suo genere, è assolutamente efficace, innovativo, intelligente, pieno di colpi di scena e ben costruito. Lupin è infatti una miniserie di 5 puntate che ha tutto ciò che serve ad una serie TV per avere successo: saper arrivare a toccare un pubblico vasto, essere intrigante, divertente, elegante ed al tempo stesso familiare ed intergenerazionale.
Arsenio Lupin non appare mai in carne ed ossa, ma vi appare di continuo come soggetto/oggetto di fascinazione per il protagonista. E’ questa l’idea geniale! Piuttosto che rifare il “ladro gentiluomo” creato nel 1905 dal francese Maurice Leblanc, o di riproporlo in epoca moderna, gli sceneggiatori hanno invece immaginato un personaggio qualsiasi affascinato dalle avventure del personaggio letterario, Assane Diop, un immigrato di origine Senegalese, un “uomo normale” che passa inosservato, quasi invisibile perché è un immigrato che vive “normalmente” in un milieu modesto. Un ladro dalla morale ribelle e dall’intelligenza vivace, brillante e contemporaneo che di episodio in episodio, seguendo alla lettera le storie del vero Arsenio Lupin di cui è appassionato lettore fin dall’adolescenza, conseguirà il suo obiettivo: affermare la Verità e avere Giustizia. Sullo sfondo una Parigi odierna sempre più splendida.
La serie creata da George Kay con la regia, per le prime tre puntate, di Louis Leterrier, ricorda per fascino e magnetismo iniziali: Ocean’s 11 di Soderbergh, scene di azione impeccabili, dialoghi pungenti e ben calibrati, una messa in scena di alto stile, un ritmo incalzante, un ottimo montaggio che non lascia spazio a tempi morti, ogni attimo ha suspense e tensione.
Un insieme molto piacevole e, a tratti, divertente legato dal filo scuro della ricerca della Verità e dalla Vendetta. Si potranno certo perdonare alcuni personaggi di contorno disegnati in modo superficiale o manicheo, soprattutto fra i “cattivi” ed i poliziotti, oppure la mancanza di complessità degli intrighi o il sorvolare su temi sociali più seri.
Al centro di tutto, affabile e sorridente, Omar Sy dà personalità allo humour ed alla seduttività, quasi insolente, di un personaggio letterario come il “ladro gentiluomo”, rendendolo vivo e simpatico anche a coloro che non lo conoscevano affatto. Attorno a lui un cast femminile di qualità: Ludivine Saigner e Nicole Garcia.
Cinque puntate, una mini serie elegante e vivace che sarà senza dubbio uno dei successi televisivi di questo inizio anno.
data di pubblicazione:19/01/2021
da Daniele Poto | Gen 16, 2021
La serie di maggior successo del momento. Con tutti gli ingredienti giusti per una superba audience a pagamento. Con un Hugh Grant invecchiato in un ruolo equivoco e una Nicole Kidman sempre più matura e autorevole protagonista di una crisi che prima è familiare e poi è personale. Prova d’autore che lavora sugli stereotipi ma è anche capace di uscirne dalla ristrette gabbie per un risultato intrigante..
Una serie attrattiva e dotata del giusto appeal nella combinazione mistero/sesso-serialità/attori di grido (Kidnam, Grant, Sutherland). Potremo anche immaginarlo come un film di maxi durata (tre ore e mezzo abbondante diluite in sei puntate) se le sale non fossero bloccate dai provvedimenti che conosciamo. La regista sa il fatto suo e non ci inganna con troppe interposizioni per allungare il brodo della fiction. C’è anche un pizzico d’Italia nel cast con la ragazza prodigio Matilda De Abgelis, appena 23 anni e già un collezionato curriculum da urlo. La De Angelis è il personaggio centrale anche se esce prematuramente di scena non senza prima averci mostrato il proprio splendido corpo nudo mostrato senza infingimenti dal vivo anche a Nicole Kidman in una scena in palestra di grande turbamento e ambiguità. La miscela del plot avvince e crea dipendenza, come Netflix insegna. La protagonista, una psicoterapeuta di eccellente reddito, man mano che la storia si sviluppa e avviluppa il suo pubblico, perde progressivamente le proprie sicurezze. La tranquilla vita familiare disvela segreti che non poteva immaginare. Chi è realmente il marito e perché si ritrova come principale sospettato di un caso di omicidio? Le certezze sociali progressivamente si dissolvono nel crollo di un perbenismo di facciata che scava un po’ nei falsi miti della società americana. Basti pensare che suo figlio frequenta una scuola la cui retta annuale ammonta a 50.000 dollari. Il sottotitolo “le verità non dette” è la traccia di un evento già visto: il consorte licenziato non ha mai raccontato alla moglie i motivi della sua crisi professionale. Che evidentemente pertengono a infrazioni deontologiche sentimentale /sessuali che la società puritana non consente. Sorvegliare e punire, quasi nel segno di Foucault.
data di pubblicazione:16/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 15, 2021
Dopo la complessa vicenda di Suez la Gran Bretagna piomba in una profonda crisi economica e politica. Elisabetta II deve affrontare anche gravi difficoltà in famiglia: l’irrequieto marito, la sorella Margaret, le critiche sempre più crescenti contro la Monarchia, segno pressante dei “nuovi tempi”, l’affare Profumo ed infine i Kennedy a conclusione dei suoi primi 10 anni di regno …
Dopo una prima Stagione stupefacente ed emozionante anche la Seconda si conferma altrettanto coinvolgente e di elevata qualità. Impeccabilmente realizzata, è “bella” senza essere mai “finta”!!
Il taglio resta difatti squisitamente molto cinematografico, il frutto di un continuo lavoro di cesello sulla messa in scena con il supporto di dialoghi veri ed intelligenti e di un ritmo narrativo costante. Certo, una parte dell’emozione e dell’interesse iniziale può anche diminuire nel corso dei nuovi 10 episodi perché, da una parte ci si abitua a tutto, anche alla qualità, e, dall’altra perché, venuto meno un coprotagonista del calibro di Winston Churchill, alcuni episodi sono ineguali in funzione del personaggio su cui l’episodio è centrato. Ciò non di meno siamo nella più piena continuità della eccellenza della scrittura e della realizzazione. Si sente veramente tutta la passione di Peter Morgan per il soggetto. L’evoluzione della Regina è infatti magistralmente delineata. Con brevi ed incisivi tocchi si assiste alla sua progressiva “maturazione” davanti alla necessità di dover far sopravvivere un’Istituzione portandola a “democratizzarsi” adattandola ad un incontro fra Tradizione ed urgenza di Modernizzazione.
Questa 2° Stagione è quindi all’apparenza più intimista e tenuta insieme dal filo rosso del rapporto personale fra la Regina ed il Principe Filippo e l’irrealizzata sorella Margaret. Evidenziando le debolezze e le frustrazioni all’interno della Famiglia Reale e le complesse relazioni personali ed istituzionali, il regista valorizza l’umanità dei suoi personaggi reali pur a fronte della fastosità che li circonda. Umanizza così facendo l’Istituzione!!
Gli attori tutti sono sempre giusti e perfetti, soprattutto il vasto coro dei coprotagonisti. Claire Foy continua a rendere sempre più magistralmente la fragilità esteriore e la forza interiore di questa figura insondabile che è Elisabetta II, le si affianca Vanessa Kirby bella e formidabile nei panni della principessa Margaret di cui, con pochi gesti, sa renderci tutta l’amara irrequietezza e fragilità emotiva.
The Crown conferma quindi, anche in questa Seconda Stagione, di essere ben al di sopra della massa delle altre serie tv per qualità cinematografica e capacità narrativa e di sapere affascinare il pubblico raccontando la Storia intrecciando, con grazia tutta “british”, la “piccola” con la “grande”.
La si gusta in ogni episodio come una buona tazza di ottimo tè inglese con i giusti pasticcini!
data di pubblicazione:15/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 13, 2021
Cantava Dalla ”… la televisione ha detto che il Nuovo Anno sarà 3 volte Natale e Festa tutto il giorno …”. Le “FESTE”… un’opportunità in più per chi ama leggere, per chi ama regalare e ricevere libri: … i libri, “messaggi o illusioni di segnali di affetto/amore per l’altra/o”, oppure per se stessi. Più prosaicamente … un regalo ricevuto è anche un’opportunità per decidersi finalmente di leggere un libro di cui si era tanto sentito parlare ma che si era finora snobbato con supponenza.
Tu Sei Il Male, il romanzo di esordio di Costantini nel 2011, è il primo volume della “Trilogia del Male” ed è stato accolto fin da subito da un coro unanime di consensi. Il libro è una piacevole sorpresa! va ammesso, sia pure con anni di ritardo!
Un thriller poliziesco italianissimo, di rara intensità che ci regala anche uno spaccato dell’Italia degli ultimi 30 anni, un’Italia in noir, un’inchiesta fra politici cinici, cardinali ambigui, assassini crudeli e belle donne insondabili. Quale è il limite fra il Bene ed il Male? Il limite fra un assassino ed un giustiziere, è forse il motivo per cui si uccide? Questi sono gli interrogativi che ci pone il romanzo.
Per gli appassionati del genere viene spontaneo il confronto con gli Americani, certo siamo lontani dai ritmi serrati ed avvincenti ove azione ed investigazione si succedono fluidamente senza sosta. Siamo lontani dalla dinamicità aggressiva degli Ellroy, dei Deaver, dei Connelly! Paragonare Costantini a loro è forse eccessivo perché lui punta semmai sulla complessità della trama, ma … ma, a dir la verità, in un confronto con Connelly il nostro potrebbe però reggere fino al 12° round e perdere con molto onore solo ai punti! Non male per un italiano, per di più esordiente. Non male affatto! Anzi, molto bene! Al centro del libro e della Trilogia c’è il commissario Balistreri che ricorda moltissimo l’Harry Bosch di Connelly (ricorda, non imita!). Come l’americano anche Balistreri è un personaggio bipolare, un solitario, un antieroe forse antipatico ma che poi attrae per le sue umane debolezze. Bosch è tormentato dal passato oscuro e dal Vietnam ed è cinico e arrabbiato, altrettanto Balistreri è segnato da colpe lontane, profugo della Libia ove è cresciuto fino alla presa di potere di Gheddafi, una giovinezza violenta, ex fascista, ex collaboratore infiltrato dei Servizi ed infine recuperato come commissario di polizia, oggi è divenuto l’uomo che non avrebbe mai voluto divenire.
Costantini è bravo nel creare un protagonista che sfiora i clichè del poliziotto segnato dalle delusioni ma è tanto intelligente da riuscire a restarne fuori, disegnando invece una figura umana e professionale molto interessante. Una figura con una sua personalità, un uomo che ha sprecato il suo passato, che evita il presente, che non ha nulla al di fuori del suo lavoro e che senza una visione lucida della vita sbaglia spesso e non sempre riesce a cogliere il cuore dei problemi perché è un superficiale che però non si arrende nel ricercare la verità, una Verità. Attorno a questo protagonista l’autore ha saputo costruire, con una scrittura fluida, uno stile semplice ed una buona capacità narrativa, un bel plot, un meccanismo intrigante che mantiene sempre costante il livello di tensione. Le storie di Costantini partono sempre dal passato per arrivare poi al presente, costruite come una tela di ragno su una trama complessa ma molto accurata nell’ambientazione e nella delineazione dei personaggi e degli eventi. Sullo sfondo: Roma, l’Italia, la nostra Società, quanto si nasconde dietro la facciata imbiancata del nostro quotidiano sociale, politico e parapolitico. Non mancano certo i difetti: un’eccessiva lunghezza, qualche lentezza, troppi personaggi inutili, alcune contraddizioni logiche, un finale un po’ forzato. Peccati veniali per un esordiente!
Nel complesso Tu sei il Male è una lettura piacevole e coinvolgente, un romanzo ben confezionato, credibile ed efficace che non delude le aspettative che genera e tiene legato il lettore per tutto il percorso investigativo. Un buon poliziesco. Occorre ora leggere gli altri due romanzi della trilogia.
data di pubblicazione:13/01/2021
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