SEI MINUTI A MEZZANOTTE di Andy Goddard – SKY, 2021

SEI MINUTI A MEZZANOTTE di Andy Goddard – SKY, 2021

Inghilterra, Agosto1939. Il Mondo è sull’orlo della II Guerra Mondiale! In un elitario college femminile sulle coste de La Manica ove studiano l’inglese le figlie dei gerarchi del III Reich, insegnano una giovane professoressa, l’anziana direttrice (Judi Dench) ed un ambiguo professore di letteratura (Eddie Izzard). Agenti nazisti tramano nell’ombra, il controspionaggio inglese indaga sulla misteriosa scomparsa di un professore…

 

Un thriller di spionaggio ispirato ad una storia vera che era già uscito in alcune sale poco prima dell’inizio della Pandemia e che ora è disponibile in DVD e su SKY. Regista e coautore del soggetto e della sceneggiatura insieme all’eclettico Eddie Izzard, è il cineasta britannico Andy Goddard che ha al suo attivo anche la direzione di alcuni episodi di Downton Abbey. Tutto lasciava presupporre una possibile buona idea (le piccole storie che fanno la Grande Storia) ed anche un buon risultato, ma la realizzazione, va detto subito, è tale che definirla maldestra ed infelice è solo un gentile eufemismo. Dal punto di vista cinematografico il risultato è infatti un assurdo incredibile cui fa quasi dispiacere assistere.

In effetti la storia sembra iniziare bene, le atmosfere ed i personaggi sembrano essere quelle classiche proprie dei bei film di spionaggio in bianco e nero degli anni ’40, le location sono giuste e si intravvedono dei possibili sviluppi narrativi intriganti, ma … poco a poco il film cede e si schianta poi sotto il peso di una sceneggiatura che si rivela del tutto priva di senso e così sciatta che scade spesso in errori e momenti incongruenti, improbabili se non anche ridicoli, non solo nei dettagli ma anche nello sviluppo della trama principale, dei personaggi e dei protagonisti stessi. Il tono generale che sembrava voler essere serio precipita allora quasi nella parodia del genere, alcuni personaggi e storie si perdono poi senza ragione con notevoli ricadute sul ritmo e sull’evoluzione di tutta la logica narrativa. La Regia sembra aver perso il controllo del film. Lo spettatore non può che restare sconcertato e confuso davanti allo spettacolo cui sta assistendo e che sotto i suoi occhi si è trasformato in un assurdo privo di logica.

In questo disastro sembra salvarsi solo Judi Dench (grazie al suo talento ed esperienza) che da sola riesce a dare un po’ di residua credibilità alla storia, ma, a volte, sembra domandarsi cosa ci stia a fare in questo pasticcio. Con lei lo spettatore si domanda perché mai si sia ridotto a vedere questo film? La risposta è, ahinoi, un po’ pesante: perché “in astinenza da film” e perché non c’è quasi più nulla di cinematograficamente veramente valido da vedere sui piccoli schermi!!!

data di pubblicazione:16/02/2021


Scopri con un click il nostro voto:

LEI MI PARLA ANCORA di Pupi Avati, con Fabrizio Gifuni, Renato Pezzetto, Isabella Ragonese, Stefania Sandrelli – Sky, 2021

LEI MI PARLA ANCORA di Pupi Avati, con Fabrizio Gifuni, Renato Pezzetto, Isabella Ragonese, Stefania Sandrelli – Sky, 2021

Family drama padano di quelli che riescono bene a Avati. Modesta spesa produttiva per una grande resa simil teatrale. La vicenda degli Sgarbi senior, valorizzata da Vittorio ed Elisabetta, diventa il pretesto per un film sulla perdita e sulla memoria. Come un lutto può essere riscattato dal ricordo della scrittura. Interpreti al meglio per una storia in cui la cornice è il meglio del quadro.

Una vicenda universale. Una moglie che lascia terribilmente solo un marito abituato alla sua presenza. Superata una tristezza la reazione avviene con la sublimazione dei sentimenti con la letteratura. Ma tramite un mediatore, un ghost writer ((Gifuni) abituato per sopravvivere ad operazioni da saltimbanco, disponibile a qualunque ingaggio grazie a un consolidato mestiere. Così la diffidenza del vedovo (un Pozzetto a cui il regista comanda instancabilmente sobrietà) si attenua fino ad abbandonarsi completamente e con intatta fiducia all’inevitabile manipolazione del coautore. Delicatezza e garbo descrittivo, la felice fotografia che restituisce al meglio Ferrara e dintorni, l’abile scelta del cast con le uniche eccezioni dei tutt’altro che necessari Gioele Dix e Serena Grandi, chiaramente fuori parte, camei forse aggiunti per ingolosire gli spettatori, sono i punti di forza di questo prodotto molto italiano, cavallo di punta dell’ammiraglia Sky nel cuore dell’inverno. Avati si dimostra una sicurezza. Fatta eccezione per le due prime su due prove (che ormai si perdono nella notte dei tempi) è sempre stato una sicurezza al box office, assistito dalla professionalità del fratello che lo guida la meglio nei meandri produttivi-distributivi. Nel plot abbondano i flash back che riescono esaurientemente a riassumere più di mezzo secolo di vita in comune: dalle tribolate nozze a un affetto indelebile che non si spegne con la scomparsa di uno dei due coniugi. Nel film ma anche nella vita di tutti i giorni è l’uomo che fa più fatica ad accettare la perdita dell’altro dimostrando, una volta di più, le maggiori risorse psicologiche dei soggetti al femminile.

data di pubblicazione:15/02/2021


Scopri con un click il nostro voto:

NON SO CHE VISO AVESSE di Francesco Guccini – Giunti editore, 2020

NON SO CHE VISO AVESSE di Francesco Guccini – Giunti editore, 2020

L’artista completo Francesco Guccini è al tempo del raccolto più che della semina. Svoltato il ciclo anagrafico degli over 80 può tirare le somme di un’esistenza gratificante e oltremodo celebrata. Questo libro deluderà chi si aspetta la cronaca viva degli anni densi di tournée e di impegni perché l’autore preferisce privilegiare la parte più intima. Infanzia e adolescenza bellica e post bellica tra Bologna, Modena e Pavana, triangolo emiliano da cui non si scappa, inevitabilmente. “Piccole città, bastardi posti”. Dunque è l’innesco personale della storia di cantautore più che della maturità piena, quella che si concretizza come giallista e scrittore. Esangue bilancio quasi testamentario di chi ha quasi perso la voce e anche il filo rosso dell’ispirazione musicale (onore al merito, non replica se stesso, come tanti altri colleghi pluri-settantenni), non rinunciando a qualche sortita collaborativa (vediVecchioni) . Lascia la funzione di completamento del libro ad Alberto Bertoni che si diffonde per quasi duecento pagine, pur non figurando nei crediti di copertina, su Vita e opere di Francesco (il cantante, non il santo). Una silloge didattico cronologico che accontenta i puristi ma che non ha guizzi perché non nasce dal vivo racconto del protagonista. In definitiva un libro che aggiunge poco a retroscena e a divagazioni off record, dall’alto di una compostezza un po’ indifferente e distaccata, inevitabilmente frutto dell’età. Un certo spirito di rassegnazione quaresimale permea tutto il libro e non offre un’atmosfera troppo allegra. Rappresentano comunque chicche gli esordi da giornalista precario, forse il primo contatto con la scrittura, una gavetta che viene raccontata articolo per articolo. Sfiorata ma non troppo approfondita l’esperienza collettivizzante della serata nelle Osterie, prima fra tutte quella delle Dame. Lì si forgiava la Bologna Musicale. Prima con Dalla, Guccini, Lolli, poi con l’infornata della seconda generazione dei Bersani, Carboni e Cremonini. Ma con questi le osterie erano già morte.

data di pubblicazione:13/02/2021

CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO di David Grossman – ed. MONDADORI 2021

CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO di David Grossman – ed. MONDADORI 2021

Dopo tanti Bestseller, romanzi mainstream o Polar più o meno buoni e coinvolgenti, perché non seguire l’esempio virtuoso di scrivere anche noi di qualche libro più di nicchia o, se non altro, meno ammiccante verso il lettore? L’opportunità ci viene data dalla riproposizione in economica del libro di David Grossman che era uscito per la prima volta circa 20 anni fa.

Che tu sia per me il coltello è di sicuro un libro non per tutti, un libro che si potrà solo amare od odiare, un libro non facile in cui ci si può perdere ma che, ad un certo punto, se si persiste, può anche affascinare gli animi sensibili e risultare una bella lettura che assorbe intimamente. Grossman, si sa, ha una scrittura elegante e ricercata, non agevole, in cui non c’è posto per la leggerezza e lo humour, il suo stile è rarefatto, denso e profondo, uno stile che può apparire ermetico ma che può anche far risuonare delle note interiori in cui riconoscersi. Il nostro libro ha infatti un ritmo ed una profondità tutta sua e non si può leggere tutto d’un fiato perché l’autore non usa alcun trucco letterario per attrarre il lettore. La sua lettura è un atto di volontà fino a quando riesce a scattare (se mai scatterà) l’affascinamento.

Lo spunto narrativo è il casuale incontro fra Yair (l’IO narrante) ed una donna sconosciuta, una donna sposata solo intravista ad una riunione, e la subitanea, conseguente decisione di avviare con lei una relazione epistolare, una corrispondenza di amorosi sensi, senza volere o doversi mai incontrare, aprendole il proprio cuore, confidandole ciò che sente la propria anima.

Un monologo epistolare, un’opera originale per forma e linguaggio, quasi un romanzo sperimentale ma al tempo stesso anche delicato e fonte di sensazioni contrastanti. L’intero libro è costituito dalle lettere inviate da Yair ed i veri protagonisti sono i sentimenti, le emozioni che sottostanno alle parole scritte. Ciò che veramente conta sono infatti le parole, parole che vanno scelte con cura per esprimere ogni volta la profondità, la verità del sentimento verso l’altro, la cui assenza fisica esaspera ancor più il desiderio. Si genera così una complicità ed una confidenza assoluta per giungere, proprio tramite il potere delle parole, alla Verità su di sé e sull’altro. Una storia d’amore immaginata e desiderata, mai vissuta e che mai sarà vissuta, ma egualmente intensa, anzi, proprio per questo più travolgente perché più potente è la forza della mente, del pensiero, del desiderio e dei sentimenti. Un uomo che scrive, che si interroga, che si dichiara, che si confessa, si espone e si svela sentimentalmente ed intimamente ad una donna solo tramite la sua corrispondenza amorosa.

Un libro coinvolgente sulla forza e l’irruenza dei sentimenti e sulla potenza dell’incontro di anime. Un libro molto particolare da leggere e comprendere con molta calma perché ogni parola scritta, a differenza di quelle pronunciate, è potente, tagliente e precisa come un coltello.

data di pubblicazione:13/02/2021

NOTIZIE dal MONDO di Paul Greengrass – NETFLIX, 2021

NOTIZIE dal MONDO di Paul Greengrass – NETFLIX, 2021

Siamo nel 1870 in terra d’America (leggi selvaggio West). Il Capitano Jefferson Kyle Kidd tra i pochi in grado di leggere, si guadagna da vivere riportando le notizie scritte sulle differenti testate americane vagando di città in città. Vorrebbe tornare a casa, ma una bambina, sopravvissuta ad una strage, ad opera di bianchi, in un campo Kiowa , gli viene affidata. Essendo di buoni e onesti sentimenti, il nostro se ne fa un punto d’onore nel portarla con sé e proteggerla. Riuscirà nell’impresa?

 

Devo confessare che amo i western tout court, con una netta preferenza per quelli che una volta venivano definiti “classici”, per intenderci, Ombre Rosse, L’Uomo che Uccise Liberty Valance, Sentieri Selvaggi. Quest’ultimo citato non a caso, perché, Notizie dal Mondo del regista inglese, Paul Greengrass (un nome tanto particolare da apparire falso!), senza farne un remake, mutatis mutandis, in qualche modo lo evoca, naturalmente senza essere John Ford (il Titano: quello che sta al western come Shakespeare al teatro)!

Come si sa- Andrè Bazin docet – il western è il genere di eccellenza della cinematografia USA. Dall’epoca del muto ad oggi, con rare eccezioni, tutti i registi più famosi e anche molti attori hanno diretto film ispirati alla Frontiera americana. Naturalmente il genere si è evoluto, passando dal mero intrattenimento, seppure di eccelso livello, ad una maggiore introspezione degli avvenimenti anche in chiave di revisionismo storico. Non è ovviamente questa la sede di una dissertazione critica sul genere chiaramente in costante declino da molti anni, ma quello che va rimarcato è il periodico rarefatto apparire, ancora oggi, di buoni western, con alcune eccellenze (Gli Spietati di Clint Eastwood, ad esempio). Come collocare allora la pellicola di Greengrass in visione dal 10 febbraio su Netflix? Un prodotto onesto e godibile, ma niente di più. Perfetto nella rappresentazione delle desolate location, curatissimo nei dettagli e nella scelta degli attori: Tom Hanks, asciutto e misurato nelle vesti di un capitano Kidd, forse disilluso, ma ancora capace di “fare la cosa giusta”e la deliziosa, bravissima, Helena Zengel, capelli biondi e occhi azzurri capaci di intenerire anche Erode…nel personaggio-cardine della vicenda, Johanna/Cicada. La storia che in nome del politicamente corretto non si può raccontare nel dettaglio (odio la parola, spoiler!) ha una sua e desta pure qualche emozione, ma, quello che manca a farne un gran film è la mancanza di estro, il coraggio formale artistico. Notizie dal Mondo, va avanti piatto, troppo generico nel suo semplice raccontarsi, senza mai un vero colpo di scena capace di sorprenderci. A dirla tutta è soffuso di buonismo, pieno di battute che suonano artefatte, generiche, troppo sentimentali. Però, onestamente, non è che sia molto di meglio sui diversi network, quindi credo ci si possa accontentare e godere anche di questo piccolo western.

data di pubblicazione:12/02/2021


Scopri con un click il nostro voto:

AUTOBIOGRAFIA di PETRA DELICADO di Alicia Gimenez-Bartlett – Sellerio editore

AUTOBIOGRAFIA di PETRA DELICADO di Alicia Gimenez-Bartlett – Sellerio editore

Petra Delicato, ispettore/trice della polizia di Barcellona, decide di prendersi una vacanza dal crimine e si rifugia in un convento di suore in Galizia sentendo l’esigenza di raccontare il suo vissuto: famiglia, studi, scelte di vita, amori, conflitti.

Chi già conosce Petra Delicado, abile e brusca poliziotta catalana, creata dalla fantasia di Alicia Gimenez-Bartlett, potrà, forse, trovare inutile la biografia in questione, priva com’è di quelle indagini poliziesche e di quello humor che ne avevano caratterizzato i primi undici episodi, decretandone un meritato successo su scala europea. Si tratta infatti, papale- papale, del racconto autobiografico, narrato in prima persona, che la stessa Petra ci fa della sua vita, senza omissioni di: contesto familiare, studi, matrimoni, divorzi, insomma, una sorta di tutto- quello- che- avreste- voluto- sapere di e su Petra! Anche perché, già, nei precedenti undici racconti molte delle notizie ci erano state fornite e, inserite come flash back o vissute in presa diretta, avevano, probabilmente, un ben altro sapore, rispetto a una semplice ricostruzione temporale. Però, per chi non conosce il personaggio, questa “autobiografia” può costituire un buon viatico verso la comprensione di una donna-poliziotto (la prima moderna dopo Miss Marple) da leggere e amare nella serie poliziesca originale di ben altro impatto. Oggi, scrittori sceneggiatori, persino ex politici, tutti si cimentano nel genere poliziesco, giallo, thriller, noir o come vi aggrada chiamarlo; gli esiti, ovviamente, non sempre sono felici. Dopo, tenenti, detective, commissari, vice-questori, quasi tutti uomini, di recente si è assistito alla proliferazione di donne investigatrici, carabiniere, PM, e quant’altro, ma, tocca dirlo, l’antesignana di tutte è stata proprio lei, la nostra Petra, cazzuta, onesta, proto femminista, nell’occasione, descritta come donna che ha sempre rivendicato la propria indipendenza da figlia, da moglie, da avvocato prima e poliziotta poi. La finta biografia permette naturalmente alla Gimenez-Bartlett di parlare di tante cose (la Spagna franchista, la religione, la Barcellona dei tempi andati, il concorso di polizia, il cibo, l’amore ,il sesso…) e questo lo fa da par sua.

Non si può negare, infatti, che al di là di un senso di già noto e la carenza di autentici colpi di scena, il libro è ben scritto, e specie nelle pagine dedicate alla costruzione e distruzione degli amori della volubile Petra si fa leggere con interesse e partecipazione ( certo maggiore da parte di un pubblico femminile). Dulcis in fundo, le domanda che sorgono spontanee , possono essere: si sentiva il bisogno di un episodio del genere nella già felice saga della investigatrice catalana? Si tratta di una astuta scelta imposta dalla casa editrice? Nasce dettata dalla mancanza di una vera spinta creativa? ( è certamente più facile una biografia che inventarsi una intrigante trama “gialla”) Ai “ poster”, come direbbe il grande Frassica l’ardua risposta, intanto sappiate che – critiche a parte-

Il libro viaggia comunque da settimane nella lista dei più venduti del nostro paese.

data di pubblicazione:12/02/2021

A MANI NUDE di Filippo Gatti- L’Erudita, 2019

A MANI NUDE di Filippo Gatti- L’Erudita, 2019

Un giallo nero costruito attorno ad una dark lady dell’est. Conturbante e strega uomini ancorché prostituta. Si può essere gelosi di una prostituta? Si se l’assassino la ama e diventa geloso delle recensioni minuziose e anche volgari che altri frequentatori della ragazza lasciano sul suo sito di escort, una sorta di tripadvisor degli amori clandestini. Ha molti ingredienti il libro dell’esordiente Gatti, professionista d’azienda la cui scrittura più che un hobby è diventata una passione, coltivata nei ritagli di tempo, magari scrivendo il romanzo su un Iphone. C’è il mondo equivoco che ruota attorno alle professionista a pagamento, c’è l’aura del classico romanzo incentrato su un serial killer, c’è tanta amata Puglia oltre a uno spaccato delle gerarchie nelle forze di polizia con la tipizzazione di alcuni personaggi che non necessariamente sono comparse nel plot. Uno sviluppo pieno di contraddizioni, di erotismo, di atmosfere vivide raccontate con la freschezza di chi fa l’esordio con entusiasmo nel mondo della letteratura. Il libro trasuda tensione ma anche divertimento nell’inevitabile corsa verso il finale. Senza correre il rischio dello spoiler ma comunque una conclusione che non è per forza del tutto in linea con le aspettative. Chi sopravvive forte e fiera è la ragazza ungherese, protagonista, al centro dei suoi contendenti, che torna in patria apparentemente risolta dopo il dramma, con il sogno di intraprendere un’altra vita, non necessariamente traumatizzata dall’esperienza italiana ma sicuramente sorpresa da tutto quello che è ruotato attorno a lei. Gatti descrive un mondo moderno fatto di valori deperibili e fatiscenti. Dove basta un niente per scatenare la violenza feroce e morbosa. Il personaggio della psicanalista serve da sorta di specchio rivelatore delle pulsioni violente del killer, una sorta di viaggio nella sua complessa identità, dall’infanzia alla maturità. Un viaggio piuttosto doloroso e, come si leggerà, non privo di conseguenze. Un libro sviluppato per flash quasi cinematografici con il funzionale sincronismo di capitoli brevi, un valore aggiunto alla tensione.

data di pubblicazione:10/02/2021

LA NAVE SEPOLTA di Simon  Stone – NETFLIX, 2021

LA NAVE SEPOLTA di Simon Stone – NETFLIX, 2021

1939, Contea di Suffolk, Inghilterra Orientale, una ricca vedova cardiopatica (Carey Mulligan) intende fare degli scavi sotto dei piccoli rilievi nelle sue proprietà ed ingaggia un archeologo dilettante (Ralph Fiennes) che opera lontano dall’establishment ufficiale. Emergerà un tesoro archeologico del VII sec. che cambierà la Storia come allora conosciuta e sarà anche occasione per riflettere su …

 

In attesa che con la diffusione dei vaccini antiCovid si possa tornare nuovamente nelle sale cinematografiche, ecco, grazie a Netflix, una buona occasione per restare in contatto con il Cinema Vero. Un buon film di genere, un “film di una volta”, semplice, semplice ma che cattura, per profondità ed intensità, gli spettatori. Ovviamente non quelli che cercano solo azione, adrenalina e ritmi veloci. Se siete fra questi ultimi evitatelo, vi annoierete!

Il lavoro del giovane e talentuoso regista australiano Simon Stone (ispirato da un avvenimento reale ed adattato da un romanzo di successo del 2007) è, in effetti, un lavoro perfettamente British fatto di atmosfere e di ambientazioni, assolutamente classico per forma, contenuti e ritmi narrativi e recitativi. Il ritmo è anzi scientemente pacato e lento, voluto e ricercato quasi fosse un sottotesto rispetto agli avvenimenti narrati, perché è come una riflessione sul senso della vita dei protagonisti davanti al senso della scoperta archeologica: la fragilità della Storia davanti alla fragilità effimera dei Sentimenti che non si ha la forza di confessare ed accettare. Una metafora filosofica sul potere del Tempo su ciò che scompare e su ciò che resta. Il Tempo e la Storia quali testimoni del vivere umano.

Di che film stiamo parlando? Di un noioso mélo inglese? o, di una commovente allegoria sulla morte e la vita? Pur se diametralmente opposti fra loro stiamo parlando di entrambi. Infatti la prima parte (forse fin troppo ridondante) è tutta centrata sulle ricerche archeologiche, sulle figure dei due protagonisti e sul possibile idillio fra i due cuori solitari; la seconda parte, al contrario, evita il vicolo cieco verso cui sembrava incamminarsi e si anima di vivacità grazie a personaggi collaterali che fanno emergere il vero tema metafisico del film, per l’appunto: il Tempo che passa e ciò che sopravvive al Tempo. Il tutto è ben raccontato con poesia, delicatezza e gentilezza in un contesto quasi fuori del reale, quasi onirico, con lo spettro della II Guerra Mondiale sullo sfondo. Una bellezza visuale (certe riprese ricordano Terrence Malik) ed una messa in scena efficace in un insieme leggermente romantico che però non scivola mai nello sdolcinato.

Al centro ed a sostegno del film sono le eccellenti interpretazioni attoriali di Ralph Fiennes e della smagliante e sempre più brava ed incisiva Carey Mulligan che danno profondità ed umanità ai personaggi da loro incarnati giocando tutto su intensità ed interiorità della recitazione. Alla coppia di protagonisti si aggiunge poi l’affascinante Lily James con tutto il suo slancio vitale ed il suo talento.

La Nave Sepolta potrà forse apparire semplice e convenzionale agli spettatori più sofisticati, ma, in questi tempi assai grami per il cinema, è un film che si fa apprezzare proprio perché semplice, bello, ben fatto e teneramente melanconico come ormai non se ne vedono quasi più!

data di pubblicazione:07/02/2021


Scopri con un click il nostro voto:

THE CROWN di Peter Morgan e Stephen Daldry – Terza e Quarta Stagione – NETFLIX 2021

THE CROWN di Peter Morgan e Stephen Daldry – Terza e Quarta Stagione – NETFLIX 2021

Elisabetta II deve affrontare la fine dell’esperienza del governo laburista di Wilson, la successiva ascesa della Tatcher, Primo Ministro dal 1979 al 1990. Due forti personalità femminili che si contrappongono, la rivoluzione liberista che scuote la Gran Bretagna, le Falkland. Le difficoltà dell’erede Carlo con la principessa Diana e nello sfondo l’altra donna: Camilla Parker …

Dopo due Stagioni stupefacenti, coinvolgenti e di elevata qualità, la terza e la quarta cambiano “traumaticamente” tono e ritmo oltre che volti, lasciando spazio a nuovi attori più avanti con gli anni per dare seguito visivo al prosieguo del regno di Elisabetta II. Ci vuole un po’ per lo spettatore per adattarsi sia alla variazione dei personaggi cui ci si era affezionati, sia, soprattutto, al ben più sostanziale cambio di approccio narrativo. Il taglio che era squisitamente molto cinematografico, frutto di un continuo lavoro di cesello sulla messa in scena e di un ritmo narrativo costante, varia ora in modo radicale: il ritmo è infatti totalmente diverso, più lento ed incostante, perde la linearità narrativa, aumentano le elipsi ed i salti temporali per dover seguire il lungo arco di tempo che si è voluto concentrare in solo due Stagioni. Il ruolo poi dei fatti storici che erano la forza della serie è ora molto meno rilevante e molto meno caratterizzante, anzi, spesso gli avvenimenti appaiono solo in sottofondo o sono solo appena velocemente accennati e risolti. La narrazione è, di contro, troppo centrata sulla realtà intima dei protagonisti Reali. Ne consegue un cambio di passo che fa progressivamente perdere molto dello charme che caratterizzava la Serie che, di colpo, appare essere divenuta se non banale, di sicuro priva di fascino e di grandi emozioni, riducendosi a dare troppo spazio alle storie d’amore e di tradimenti. Una rappresentazione un po’ troppo di maniera che finisce, come dicevamo, per concentrarsi troppo sugli aspetti personali della Famiglia reale, trasformando inevitabilmente la rappresentazione storica in una normalissima “quasi fiction”. Situazioni, vicende e personaggi come la Tatcher avrebbero dovuto fare più da contraltare narrativo ed avrebbero meritato una centralità maggiore.

Era, per certi versi, prevedibile un certo calo di tono generale perché è inevitabile che, dopo due Stagioni al Top, una parte dell’emozione e dell’interesse iniziale possa diminuire e perché alla lunga ci si abitua a tutto, anche alla qualità, ma questa volta la discontinuità è rilevante. Resta bene inteso che Peter Morgan e la sua squadra continuano ad essere documentati come mai, si sente veramente tutta la sua passione per il soggetto e la qualità della scrittura e della realizzazione. Proprio grazie a questo l’autore, pur nella discontinuità di qualità generale e di taluni episodi in particolare, riesce ad evitare di scivolare nella banale “soap-opera” e riesce a restare sempre convincente e con standard di qualità pur sempre buoni. Probabilmente ci sono state modifiche del progetto produttivo generale e ci sarebbero voluti più episodi per recuperare quel respiro narrativo che aveva determinato il successo delle prime due stagioni.

I nuovi attori e coprotagonisti tutti, sono bravi nei loro ruoli, talora ingrati e, dopo un po’, ci si abitua anche ai loro volti: Olivia Colmans veste i panni della Regina più matura, Tobias Mendez è il Principe Filippo ed Helena Bonham Carter è Margaret.

Pur con queste incoerenze di messa in scena ed eccessi di melodrammaticità anche queste due ultime stagioni di The Crown continuano tuttavia ad essere godibili e si confermano al di sopra della massa delle altre serie. Aspettiamo di vedere le preannunciate prossime Stagioni.

data di pubblicazione:05/02/2021

IL CAPO E LA FOLLA di Emilio Gentile – Laterza editore, ultima edizione 2020

IL CAPO E LA FOLLA di Emilio Gentile – Laterza editore, ultima edizione 2020

Il più grande studioso del fascismo dell’era contemporanea questa volta si dedica a una ricerca ad ampio raggio che parte dall’antichità. Un lungo travaso storiografico dai tempi dei greci e dei romani per arrivare fino ai giorni nostri e all’era del sovranismo e del populismo internazionale. Al centro il dibattito sulla democrazia, il distacco tra il capo e le folla, tra monarchia e repubblica, tra una dittatura ritenuta illuminata e il possibile consenso. L’autore fa parlare i testi e non si abbandona praticamente mai a libere interpretazioni configurando un’ipoteca distaccata e didattica all’excursus, lasciando che il lettore si formi da solo un’idea nel merito. Ma gli permette di correggere un pregiudizio di partenza sulla democrazia, mal vista anche da liberi pensatori come Voltaire e Robespierre oggi tirati per la giacchetta rispettivamente sul fronte del liberalismo e del giustizialismo. Bisogna pur ricordarsi di vivere in un Paese che fino al 1946 non riconosceva ai soggetti femminili possibilità di votazione e che ha riabilitato solo da alcune generazioni il concetto di suffragio universale. Oggi votano tutti, non solo chi paga le tasse ed è una rivoluzione profonda di cui forse non ci si rende conto fino in fondo. La demagogia e la mitologia del capo passata al vaglio dell’analisi storica permettono di rivedere giudizi politici non ancora definitivamente passati in archivio. L’apostolato presidenziale di John Fitgerald Kennedy, tanto per fare un esempio, fu condito da roboanti affermazioni di principio non seguite dall’applicazione pratica. E in questo senso, rispetto alla premesse, anche il mandato di Obama ha rischiato di rivelarsi monco e incompleto. L’arte del governo nel corso dei secoli ha subito continue sterzate senza ha la storia sia mai stata definitivamente “magistra”. Il senso del limite e del relativo domina il testo. A volta lasciando con un senso di sgomento profondo, pensando all’attualità, soprattutto sul versante italiano dove, in base a una legge elettorale carente, le minoranze dominano le maggioranze.

data di pubblicazione:03/02/2021