SYRO SADUN SETTIMINO, o il trionfo della Grande Eugenia

SYRO SADUN SETTIMINO, o il trionfo della Grande Eugenia

Operina Monodanza in un atto di notte di Sylvano Bussotti, 2024. Poema di Dacia Maraini, Voce recitante di Manuela Kustermann, Danzatore Carlo Massari, Ensemble Roma Sinfonietta, Direttore Marcello Panni, Coro Evo Ensemble

(Teatro Vascello – Roma, 25 novembre 2024)

Settimino, proprio perché nato così prematuro, sin dalla nascita ha delle aspirazioni che lo portano a desiderare di diventare un giorno un grande ballerino. Già dai primi anni, quando inizia a prendere consapevolezza di sé, non sa bene che posizione prendere in società. Sarà meglio identificarsi con il genere femminile o con quello maschile? In tutta la sua vita si porrà questo amletico dilemma, adattandosi come meglio può, ora di qua ora di là…

 

In occasione del Festival di Nuova Consonanza, il Teatro Vascello ripropone un’opera del compositore fiorentino Sylvano Bussotti. Per la verità trattasi di un’operina, così come la definisce l’autore, rappresentata solo una volta nel 1974 al Festival di Royan e poi archiviata definitivamente. Forse il tema trattato era considerato scabroso, quando parlare di sesso era sempre pericoloso, addirittura proibito quando si alludeva alle così dette devianze. Bussotti non ha bisogno di grandi presentazioni e tutti sanno che era un artista alquanto poliedrico a cui piaceva fare un po’ di tutto. Ogni cosa veniva fatta però in maniera innovativa e di rottura con gli schemi e gli stilemi tradizionali. Anche in questo spettacolo lui osa molto e pone il protagonista fuori dalla scena, anche se lo spettatore ne percepisce costantemente la presenza. Come cinquant’anni fa, anche oggi Dacia Maraini cura la parte narrativa e poetica in un testo ora riveduto e corretto. Se l’argomento era tabù, ora lo stesso viene sdoganato e riproposto senza tanto scalpore. Oggi parlare di fluidità di genere non crea più tanto imbarazzo, quanto piuttosto curiosità.

In Syro Sadun Settimino troviamo un po’ di tutto: Musica – Coro a Cappella – Danza – Poesia. La voce narrante questa volta è lasciata all’interpretazione della grande attrice Manuela Kustermann. Sulla scena, fa da sfondo, il filmato RARA realizzato alla fine degli anni sessanta con immagini statiche di giovani nudi e piangenti. Ognuno fa la sua parte in maniera eccellente in uno spettacolo che in 50 minuti esprime ciò che bisogna esprimere, senza raggiri e inutili tortuosità. Una serata dove ancora oggi si percepisce il valore di un’avanguardia che ha veramente fatto a pezzi il concetto di musica e teatro. Almeno così come lo si intendeva in alcuni contesti di artefatta tendenza.

data di pubblicazione:27/11/2024


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NAPOLI – NEW YORK di Gabriele Salvatores, 2024

NAPOLI – NEW YORK di Gabriele Salvatores, 2024

Napoli – New York è basato su una breve storia scritta da Fellini, quando era ancora il giovane Federico, con Tullio Pinelli. Sviluppata da Salvatores con i toni leggeri di una favola racconta in maniera semplice, ma mai superficiale, di immigrazione ai tempi in cui i migranti eravamo noi.

Napoli, 1949. La piccola Celestina perde la sua ultima parente nel crollo dell’edificio inagibile in cui vive. Sola e senza tetto, condividerà un giaciglio di fortuna con Carmine, uno scugnizzo di poco più grande di lei. Entrambi tentano di sbarcare il lunario vendendo sigarette di contrabbando, ma il destino li conduce in porto dove sta per salpare la nave Victory diretta a New York. Saliti da clandestini, Carmine e Celestina ben presto vengono scoperti dal capitano Domenico Garofalo, uomo burbero dal cuore tenero. Una volta giunti a destinazione, i due decidono di cercare Agnese, la sorella maggiore di Celestina, approdata a New York qualche tempo prima inseguendo l’amore. Ma sopravvivere da soli in quella città non è facile neanche per due scugnizzi come loro: ”io non sono straniera, sono povera. I ricchi non sono stranieri in nessun luogo”.

La sceneggiatura di Salvatores accarezza il prezioso soggetto felliniano. Brani musicali sapientemente scelti irrompono felicemente nelle scene. Le immagini degli alloggi di terza classe unitamente alla digitalizzazione della nave che solca l’oceano evocano il Titanic di Cameron. C’è anche un po’ dell’America di Leone nelle disavventure dei due scugnizzi nei sobborghi newyorkesi, e tanto amore per il cinema d’altri tempi nell’interpretazione di Favino: il suo Domenico sembra uscito dalla vecchia commedia all’italiana. Degno di nota il cameo di Antonio Catania e un plauso particolare va ai due giovanissimi interpreti Dea Lanzano e Antonio Guerra.

Napoli – New York è un felice ritorno al passato nella cinematografia di Salvatores perché ha in sé il tema del viaggio avventuroso che tanto piace al regista. La contemporaneità del tema immigrazione viene trattato senza rivendicazioni né inutili schieramenti, ma con magia, poesia e un briciolo di malinconia, lasciandoci appagati e divertiti.

data di pubblicazione:25/11/2024


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JANNACCI E DINTORNI, Paolo Conte, Gaber, DeAndrè

JANNACCI E DINTORNI, Paolo Conte, Gaber, DeAndrè

di e con Simone Colombari e Max Paiella

(Sala Umberto – Roma, 21 novembre/1 dicembre 2024)

Appassionata carrellata sull’arte e la variegata personalità di Enzo Jannacci, un artista a tutto tondo. Accompagnati da ottimi musicisti, Paiella e Colombari si fanno interpreti dei maggiori successi e qualche tonfo del dottor Jannacci, cantando ma anche raccontandone aspetti più umani e meno noti.

Forse non riconosciuta al tempo da tutti la grandezza di Enzo Jannacci, l’artista meneghino riceve da qualche anno continui e significativi riconoscimenti, seppur tardivi. Inevitabili quelli del figlio Paolo, anch’egli valente pianista e autore di una interessante biografia, ma anche di Elio, della Rai, dei comuni di Milano e di Foggia (la famiglia era di origini pugliesi) e di tanti artisti che hanno avuto modo di apprezzarne il genio e la grande umanità. In questi giorni presso la Sala Umberto, è in atto un ennesimo tributo a cura degli ottimi, Max Paiella (romano, crooner, imitatore, autore, funambolico collaboratore del Ruggito del Coniglio e altro ancora) e Simone Colombari (fiorentino, attore, fine dicitore, nonchè autore di testi per Greg&Lillo,e altro ancora). Entrambi bravi ed affiatati nel riproporre alcuni dei passaggi più significativi della carriera artistica di Jannacci. Non dimenticando che il nostro ha frequentato tutto il gotha della cd canzone d’autore italiana. Dal primo Celentano, ai cantautori genovesi (Bindi, Tenco, Lauzi, De Andrè) , all’amico sodale Gaber e con lui, il nobel Dario Fo, Cochi e Renato, ma anche Beppe Viola, Walter Chiari e da ultimo Paolo Conte, di lui artisticamente innamorato (vedi le formidabili interpretazioni di Bartali e Messico e Nuvole). Compito non facile quello di rendere “in Italiano” la “milanesità” di Enzo Jannacci, come pure la sua apparente leggerezza in contrasto con i temi sociali, sottesi nelle sue ballate (Vincenzina e la Fabbrica o anche, El Purtava e’ Scarpe e’ Tennis). In Jannacci e Dintorni Paiella e Colombari, veri funamboli del palcoscenico, riescono a rendere le atmosfere e raccontare in modo lieve ma mai banale l’iter musicale e qualcosa della vita stessa del grande Jannacci. Lo spettacolo che si avvale di clamorosi musicisti meritevoli di citazione: Attilio Di Giovanni, Gino Mariniello, Alberto Botta, Flavio Cangialosi, Mario Caporilli, Claudio Giusti, tutti, dotati di “di grande orecchio” per dirla con Enzo. Repliche fino al prossimo primo dicembre.

data di pubblicazione:25/11/2024


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UNA FESTA TEATRALE PER ROBERTO HERLITZKA

UNA FESTA TEATRALE PER ROBERTO HERLITZKA

(Teatro Basilica – Roma, 11 novembre 2024)

Il volto magro e scavato di Roberto Herlitzka appare in primissimo piano in uno dei tanti scatti di Tommaso Le Pera esposti al TeatroBasilica durante la serata che gli ha reso omaggio. Proprio in questa sala romana, spazio di libera creazione diretto da Daniela Giovanetti e Alessandro Di Murro insieme ai ragazzi del Gruppo della Creta, l’attore ha avuto la sua ultima casa. È qui che ha offerto la lettura della Divina Commedia e l’interpretazione del pirandelliano Enrico IV. Una delle foto lo ritrae con la corona del personaggio in testa. La regia era di Antonio Calenda che, insieme al regista Ruggero Cappuccio e al critico di Repubblica Rodolfo Di Giammarco, è intervenuto per ricordare l’attore scomparso lo scorso 31 luglio a ottantasei anni. A loro si è aggiunta, con un contributo video, la testimonianza di un altro caro amico, il regista Marco Bellocchio. Lavorarono la prima volta insieme nel film Il sogno della farfalla del 1994. Nelle sue parole il ricordo di un grande artista, con il quale bastavano pochi cenni per comprendersi, che sapeva restituire la profondità di un’emozione con un semplice accenno del viso. L’interpretazione di Aldo Moro in Buongiorno, notte del 2003, di cui si è proiettata una scena, lo rese celebre.

L’incontro con Ruggero Cappuccio avvenne grazie a Calenda, che nel 1997 propose all’autore e regista napoletano di scrivere un Edipo a Colono per lui e Piera Degli Esposti. Ma è con ExAmleto che il sodalizio tra i due si intensificò maggiormente. Lo spettacolo, l’unico di cui Herlitzka abbia firmato la regia, è andato in scena per ben diciassette anni e nel 2015 se ne registrò una versione cinematografica. Herlitzka era capace di applicare quella che Cappuccio chiama una psicanalisi al contrario propria del teatro, ossia la capacità di trasmettere allo spettatore quel sogno immaginato dall’autore, che diventa poi il sogno del pubblico stesso. Non si poteva abbandonare il teatro senza che qualcosa non fosse cambiato nell’animo dello spettatore, tanto era incisiva l’impalcatura sentimentale – Cappuccio parla di una cattedrale di sentimenti – che l’attore era capace di realizzare. Merito del tanto tempo dedicato allo studio della parte e alla fiducia data a quei testi sia classici che contemporanei con una riguardevole valenza letteraria. Herlitzka era anche un grande letterato e di certo non era mondano, caratteristica che gli ha conferito una qualche “selvatichezza” grazie alla quale poteva interpretare qualsiasi personaggio.

Antonio Calenda è stato invece il regista con cui ha collaborato per più tempo, complice un’intesa e una visione comune delle cose. Con Calenda è stato protagonista a Siracusa nel Prometeo Incatenato per la contestata traduzione di Benedetto Marzullo ed è per lui che raggiunse la notorietà quando nel 1970 andò in onda la regia televisiva del Coriolano di Shakespeare.

Ironicamente i rapporti con la critica erano ottimi poiché inesistenti, ma con Rodolfo Di Giammarco c’è stata una stima reciproca. Il critico non ha smesso mai di seguirlo fin da quando ha iniziato a firmare articoli per La Repubblica dal 1979. Herlitzka invece lo aveva omaggiato nel piccolo volume/intervista di Emanuele Tirelli (Caracò, 2018): «Ho sempre avuto stima di lui, sia per il suo stile che per l’amore per il teatro, e negli anni ci siamo concessi cordiali conversazioni».

Per Rodolfo Di Giammarco la serata non è stata solo un ricordo per Roberto Herlitzka, ma soprattutto una festa teatrale in cui si è celebrato uno dei più grandi artisti della nostra scena, il cui entusiasmo e la serietà nell’intraprendere il mestiere di attore rimarrà da esempio per molti che vorranno percorrere questa strada. Come ha giustamente detto Antonio Calenda, il gruppo di artisti del TeatroBasilica non può che eleggere Roberto Herlitzka a lume tutelare del loro straordinario teatro.

data di pubblicazione:24/11/2024

 

IL CAVALIERE INESISTENTE di Italo Calvino

IL CAVALIERE INESISTENTE di Italo Calvino

adattamento di Matilde D’Accardi, regia di Tommaso Capodanno con Francesca Astrei, Maria Chiara Bisceglia, Evelina Rosselli e Giulia Sucapane

(Teatro India – Roma, 22/30 Novembre 2024)

Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlo Magno doveva passare in rivista i paladini. Ecco apparire al cospetto dell’imperatore un nobile cavaliere con la sua candida armatura. Si tratta di Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni, devoto servitore pronto a combattere per la causa del sovrano. Più volte sollecitato a mostrare il suo volto, il misterioso condottiero confesserà di non averne uno. Lui è proprio un cavaliere inesistente…

Italo Calvino, di cui si è celebrato il centenario della nascita in maniera alquanto silenziosa, è stato sicuramente uno dei narratori più importanti del Novecento. Il suo genere letterario è variegato e si è sempre rivolto al percorso interiore che l’uomo, per sua natura, dovrebbe perseguire con onestà e fede. Il cavaliere inesistente è un romanzo quasi fantastico che si ispira liberamente alle gesta dei mitici paladini di Francia al servizio di Carlo Magno. La storia, densa di avvenimenti cavallereschi e di intrighi amorosi, è raccontata, in un manoscritto, da una certa Suor Teodora. Trattasi di una religiosa molto colta che aveva ricevuto questo singolare incarico dalla madre superiora del convento. I personaggi si muovono tra campi di grano oramai maturo, ma una fitta nebbia sembra rende tutti i contorni sbiaditi, quasi evanescenti.

Sulla scena prevale l’armatura di Agilulfo, coinvolto in mille imprese. Ma la sua natura in fondo che cos’è? Come può esistere un’esistenza in un cavaliere inesistente? In un mondo in cui l’apparenza è ciò che conta, Calvino si sofferma sull’essenza. Un valore che conta di più in ogni singola scelta. Il ritratto quindi dell’uomo di oggi che tra mille ostacoli deve in qualche modo inventarsi un futuro, credibile essenzialmente a sé. Due ore di spettacolo con attrici che si inseguono in dialoghi picareschi per narrare le gesta di un eroe destinato a dissolversi nel vuoto esistenziale. Una recitazione perfetta come perfetta è tutta la gestualità che accompagna l’intera azione. Un omaggio dovuto a un grande scrittore che con il suo impegno morale ha posto l’uomo al centro della storia e della società di oggi.

data di pubblicazione:22/11/2024


Il nostro voto:

DONNE IN PERICOLO di Wendy MacLeod

DONNE IN PERICOLO di Wendy MacLeod

con Vittoria Belvedere, Benedicta Boccoli, Debora Caprioglio, Ermegildo Marciante, Beatrice Coppolino e Claudio Cammisa. Regia di Enrico Maria Lamanna, traduzione e adattamento di Marioletta Bideri e Enrico Maria Lamanna

(Teatro Manzoni, Roma, 7/24 novembre 2024)

Giallo vaudeville dai dialoghi scoppiettanti. Non fa in tempo ad arrivarti una battuta che è già in cantiere la successiva. Allo scarso interesse per l’identità dell’assassino corrisponde la vivacità dei personaggi in una versione completamente al femminile. Si intuisce un ritmo americano, di altro continente. E le caratterizzazioni sono riuscite. Ampia tenitura (18 giorni) e successo corrispondente.

Non sono solo starlette televisive o cinematografiche le tre attrici che intessono la fitta di due tempi che sono evidentemente più comici che drammatici. E mostrano una perfetta empatia tra di loro, senza strapparsi le battute contando sul supporto di bravi caratteristi. Dunque il percorso è più importante dell’approdo finale (la rivelazione dell’assassino). Che non riveleremo. Ma ovviamente la sorpresa è in serbo con un teatro leggero ma intelligente. Provocazioni sul politicamente corretto. Non a caso la citazione più gettonata è quella delle tette. Le attrici fanno in gara a sottolineare una sorta di competizione tra le proprie misure con un vivo senso dell’ironia, ovviamente concessa a soggetti femminili. Storia di amicizia, di rivalità dissimulate, di intrighi, di amori, di dissidi familiari e di sesso opacizzato e virtuale. Il Manzoni mostra segni di grande rinnovamento di repertorio mentre le attrici scherzano con disinvoltura sulla propria età. Ma questa è la classica evoluzione sui palcoscenici teatrali. Teatro leggero per tutto loro nella maturità di carriera, magari sulla scia quarantennale di una Paolo Quattrini. C’è chi copre più ruoli con abilità anche se non ha il dono dell’ubiquità. Il serial killer è troppo spassoso per essere vero. E sarà poi un uomo o una donna?

data di pubblicazione:22/11/2024


Il nostro voto:

SHAKESPEARE IN PALERMO regia di Ugo Bentivegna

SHAKESPEARE IN PALERMO regia di Ugo Bentivegna

aiuto regia Simona Ferruggia, con Giuseppe Sangiorgi, Beatrice Piscopo, Rosanna Vassallo,   Lavinia Coniglio, Roberto Vetrano, Tommaso Gioietta, Giorgio Lopes, Anna Maria Ferruggia e la straordinaria partecipazione dell’attrice inglese Sarah Finch

(Teatro Don Bosco Ranchibile – Palermo, 19/21 novembre 2024)

Nel mezzo della platea, immersa nella penombra, si muove verso il palco una creatura senza età, dall’accento straniero. È lei, Titania, regina delle fate, interpretata da una altrettanto magica Sarah Finch, attrice della Royal Shakespeare Company. Che luogo è questo? dove sono? – si chiede lei, parafrasando, e anticipando, il quesito esistenziale per eccellenza. Non sono i boschi di quella “notte di mezza estate” e soprattutto, non è Stratford-upon-Avon.

In questa sera ancora tiepida d’autunno, nel cuore di Palermo, approda e rivive un corteo di spiriti mai sopiti. Dodici monologhi per far risorgere gli eterni “eroi” delle tragedie shakespeariane.

Da Iago a Shylock, da Giulietta a Desdemona e a Cleopatra. Passando attraverso Amleto e il suo inconfondibile dubbio sull’essere, partecipato e condiviso col pubblico presente. Guardando negli occhi – da vicino – ora l’uno ora l’altro uditore in sala.

Odio e vendetta, amore e paura sembrano snodarsi senza soluzione di continuità, mediante un filo ininterrotto di versi e di movenze, gesti e parole senza tempo. È un gioco di luci e ombre – metaforiche e reali – scomposte e ricomposte con maestria per mano del regista Ugo Bentivegna.

La materia comune – l’umanità nella sua essenza profonda e in ogni sua sfumatura – è rappresentata simbolicamente da un telo di stoffa di colore chiaro, quasi lucente. Che, non a caso, dall’inizio alla fine della mise en scène, è maneggiato, sostenuto, trasformato e ripreso da ciascuno degli attori. Un tessuto tangibile per una trama invisibile quale è quella dei sentimenti e della stessa natura umana. Fatta com’è – e come ci viene ricordato, alla fine – “della stessa sostanza dei sogni”.

data di pubblicazione:21/11/2024


Il nostro voto:

UNA TERAPIA DI GRUPPO di Paolo Costella, 2024

UNA TERAPIA DI GRUPPO di Paolo Costella, 2024

Il Prof. Stern, affermato psicoanalista, convoca nel suo studio romano sei dei suoi pazienti, lo stesso giorno alla stessa ora. Trattasi di un banale equivoco o di una semplice burla nei loro confronti? Ognuno è affetto da un disturbo compulsivo che si manifesta in modi diversi. Ma come conciliare le loro palesi idiosincrasie in una sala d’attesa diventata claustrofobica? Parlando inevitabilmente di sé, la stramba compagnia mette in atto una sorta di terapia di gruppo con effetti a dir poco singolari…

Paolo Costella dirige per il grande schermo un’opera cinematografica senza pretese tratta da un soggetto decisamente non originale. La storia infatti nasce come pièce teatrale di Laurent Baffie dalla quale, a sua volta, lo spagnolo Vicente Villanueva aveva già realizzato il film Toc Toc. Il regista genovese ne ricava ora una commedia tutta all’italiana con un cast leggero e ben assortito. I personaggi impegnati in questo singolare incontro/scontro sono Claudio Bisio, Claudio Santamaria, Margherita Buy, Valentina Lodovini, Leo Gassmann, Ludovica Francesconi e inoltre Lucia Mascino, quest’ultima come segretaria dell’atteso professore. Dopo l’iniziale disappunto, ognuno manifesterà i propri disturbi di natura ossessiva che diventeranno motivo di attenzione e di condivisione da parte degli altri. Una vera e propria terapia di gruppo spontanea dove verranno affrontati i propri traumi e le proprie paure. Alla fine si arriverà alla conclusione che tutto si può affrontare e risolvere, basta parlarne. Un tema che il regista affronta con sottile ironia, in un’epoca nella quale lo stesso concetto di psicoanalisi è messo in crisi dall’opinione generale. Se si va in analisi si è spesso considerati se non proprio pazzi, almeno schizoidi da tenere alla larga. La commedia va avanti tra battute non proprio al massimo dell’originalità, spesso sopra le righe per alleggerire volutamente una situazione paradossale. Partendo da un’idea che poteva essere frizzante si è arrivati a un finale confuso e neanche scontato. Nonostante la buona volontà dell’intero cast, il soggetto stesso perde via via di tono per approdare a un risultato poco convincente. Una commedia agrodolce che ci suggerisce solo una benché minima considerazione dei traumi altrui, nella vaga speranza che siano prima gli altri ad accorgersi dei nostri.

data di pubblicazione:20/11/2024


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LE DELUGE – gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Gianluca Jodice, 2024

LE DELUGE – gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Gianluca Jodice, 2024

1792, in piena rivoluzione francese Maria Antonietta, ultima regina di Francia, insieme al consorte Luigi XVI e ai due figli, viene arrestata e tenuta segregata nella Torre del Tempio, alla periferia di Parigi. La monarchia è stata definitivamente abolita e la famiglia reale deve subire costantemente i soprusi inflitti dai carcerieri. La sovrana si comporta in maniera esemplare e affronta con dignità il destino che le ha riservato il tribunale rivoluzionario…

Gianluca Jodice è un regista napoletano, classe 1973, già segnalato dalla critica per alcuni lungometraggi che hanno ottenuto importanti riconoscimenti. In Le Déluge, coproduzione italo-francese, ripropone il periodo estremo della vita di Maria Antonietta, ultima esponente dell’ancien régime, quando, rinchiusa insieme alla famiglia, in stato di assoluta segregazione, mantiene intatta la sua dignità di sovrana. Il film si divide in tre capitoli con l’intento di voler rimarcare le tre distinte fasi della sua vita passata dai lussi sfarzosi di Versailles all’isolamento totale nei locali putridi dove è confinata. Tutto in attesa della fase finale quando la sentenza la giudicherà colpevole di alto tradimento nei confronti della causa rivoluzionaria. Nello specifico il regista non mette volutamente in scena il prima e il dopo, il fasto della corte e l’esecuzione per ghigliottina, ma si concentra su quei giorni di attesa proprio per mettere in luce i caratteri dei singoli protagonisti. Luigi XVI (Guillaume Canet) ha un’indole debole e forse troppo remissiva, anaffettivo per natura cerca invece di presentarsi all’altezza della situazione di fronte al destino a cui dovrà andare incontro. Maria Antonietta (Mélanie Laurent) risulta invece essere il personaggio chiave dell’intera storia. La sua fredda determinazione nasconde invece un cuore tenero e affettuoso verso il consorte e i due figli, consapevole che anche loro sono segnati da un tragico epilogo. La rivoluzione e la definitiva caduta della monarchia infatti cambierà radicalmente il carattere di Maria Antonietta che da altezzoso si convertirà in protettivo verso i figli e indulgente verso il marito. Il film è essenziale nelle scene, la fotografia mette in risalto la sporcizia e il degrado delle stanze in cui vengono segregati gli ex sovrani, ma dove ancora paradossalmente si ripropongono le dinamiche regali. Un’opera tutto sommato ben riuscita, da un lato pertinente ai fatti storici ben noti, dall’altro rivelatrice di un’umanità sorprendente e sicuramente coinvolgente.

data di pubblicazione:20/11/2024


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MOVIE ICONS e SERIALMANIA

MOVIE ICONS e SERIALMANIA

(Museo Nazionale del Cinema di Torino)

Ci sono innumerevoli motivi per un salto a Torino, assurta nei giorni scorsi a capitale del tennis mondiale. Ovviamente la bellezza della città, culla del Liberty, il Museo Egizio, le sue raffinate pasticcerie e certamente la Mole Antonelliana, da anni Museo del Cinema, autentico must per appassionati della c.d. settima arte, grandi e piccini.

Attualmente sono in corso nella struttura due interessanti mostre. La prima si può ammirare percorrendo le suggestive rampe verso la volta, Movie Icons con 117 oggetti originali di scena fra costumi, memorabilia, locandine, provenienti da alcuni dei set di Hollywood. Come spiega l’esaustivo catalogo ad hoc, “oltre ai personaggi e alle azioni, un film è anche fatto di oggetti”. E su questi si concentra il percorso da cinefili, ricco di quei riferimenti che connotano le più note produzioni cinematografiche. Cito a caso,il cappello e la frusta di Indiana Jones, la bacchetta magica di Harry Potter, le divise di Star Wars, i costumi dei super eroi Marvel, la piuma di Forrest Gump, direte, feticci, ma alla fine non sono quei dettagli che valorizzano i film e restano nella memoria collettiva? Movie Icons, è dunque un viaggio che attraversa il cinema hollywoodiano degli ultimi quarant’anni. Un’occasione per uno straordinario refreshment dei principali cult movie e dei relativi backstage (e con questo ho fatto il pieno di terminologie anglosassoni!).

Di segno diverso, Serialmania. Immaginari narrativi da Twin Peaks a Squid Game, allestita al piano di accoglienza della Mole, che costituisce il primo progetto espositivo dedicato alle serie televisive, piaccia o no, destinate a successo planetario ai danni, ahimè del buon vecchio cinema in sala. Certamente da non sottovalutare, le serie tv hanno modificato le arti visive, e nelle sue versioni più raffinate, hanno creato forti modelli di riferimento per le nuove generazioni di spettatori. Una volta esistevano, i corti di Hitchcock, Bonanza, Perry Mason, Il Tenente Colombo (Columbo in originale), Ai Confini della Realtà, illustri precursori del genere. Oggi i cd nuovi immaginari narrativi, si presentano, spesso in versione seriale, con prodotti, attenti non solo all’estetica, ma spesso all’approfondimento psicologico dei personaggi. Registi famosi si sono già cimentati in questa nuova “disciplina” con risultati interessanti.

La rassegna in questione si sofferma in particolare su dodici titoli. Da, I Segreti di Twin Peaks (primo piccolo capolavoro del genere di David Lynch) a Breaking Bad ( la serie must per eccellenza) passando per, E.R,Medici in Prima Linea, al nostro, Romanzo Criminale, all’infinito, Il Trono di Spade, all’angosciante distopico, Squid Game, etc. Tra inquadrature e sequenze non mancano le fotografie di Gregory Crewdson, dipinti di Mario Schifano, ed altri riferimenti all’arte tout court. La rassegna non è esaustiva, ma rappresenta comunque un primo significativo tentativo.

In ogni caso se, per caso, le mostre estemporanee non fossero di piena soddisfazione, il Museo ha molte altre sezioni, la cui visione di sicuro giustifica il prezzo del biglietto.

data di pubblicazione:20/11/2024