ASTOLFO di Gianni Di Gregorio, 2022

ASTOLFO di Gianni Di Gregorio, 2022

(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)

È la storia di un tranquillo pensionato, il professor Astolfo bla bla bla (cognome nobiliare) che, sfrattato d’improvviso dal suo appartamento romano, torna a vivere nella casa di famiglia in un paesino del centro Italia. Si ritrova nell’antico palazzotto di proprietà che, però, ha subito i segni del tempo, dell’incuria e delle intrusioni di vicini indesiderati e/o prepotenti. Il docile Astolfo s’imbatterà in personaggi dalle stravaganti e non sempre limpide esistenze, intratterrà cattivi rapporti con il potere locale (il sindaco traffichino e il prete, impiccione), e troverà, fuori tempo massimo, in una gentile appassita vedova, non ancora in totale abbandono, nuovi entusiasmi e gioia di vivere.

 

Dopo un ‘estate di block buster USA, eccessivi e ripetitivi, dopo i flop veneziani, dopo un autunno di soporiferi, ambiziosi polpettoni nostrani, (spesso derivazione di altrettanti gonfiati premi letterari), ecco tornare il fresco e semplice (nella migliore accezione del termine) cinema del bravo Di Gregorio. Astolfo, non diversamente da, Lontano, Lontano, è il prodotto pulito, autentico, privo di sovrastrutture e ambizioni esagerate e, proprio per questo, onesto e godibile che ci si aspetta dal regista romano. Non delude neanche la trama che ha una sua originalità e un suo fluire leggero, ironico e mai banale. Ancora una volta, il contesto, ieri Trastevere, oggi, Artena, dunque la piccola provincia, sono il centro della narrazione di Di Gregorio. In questo mondo, vero, reale, anche se non sotto i riflettori, si agitano piccoli protagonisti, persone con i loro difetti, i loro rimpianti, le loro speranze. È allora la normalità la vera cifra distintiva di questo cinema che trova in Di Gregorio il suo miglior narratore. Paradossalmente, i suoi film a basso costo sembrano più ricchi di tante pellicole inutilmente destinate a mercati d’oltre confine e le storie raccontate, certamente credibili e godibili in ogni paese. Scomodando paroloni si potrebbe parlare di riuscita antropologia provinciale, ma farei torto al regista, nonché co-sceneggiatore (con Marco Pettenello) e misurato interprete. Astolfo, è un film, ben girato, senza eccessi, efficace nella descrizione dei personaggi, un piccolo gioiello dal giusto carattere. Con Di Gregorio (Astolfo) reggono il gioco i bravi co-protagonisti: Alfonso Santagata (Carlo), Mario La Mantia (Daniel) Alberto Testone (Oreste) e la tenera e appassita Stefania Sandrelli (Stefania). Certamente una boccata d’aria fresca per un film che conferma il discreto (in termini di understatement) talento del bravo Gianni Di Gregorio.

Chiudo con una curiosità irrilevante: avete notato la spiccata somiglianza del regista col giornalista Antonio Padellaro (quasi un sosia giovane)?

data di pubblicazione:16/10/2022


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THE LOST KING di  Stephen Frears, 2022

THE LOST KING di  Stephen Frears, 2022

(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)

Philippa Langley (Sally Hawkins), insoddisfatta del suo  lavoro e della sua vita affettiva, si rifugia negli studi storici, appassionandosi della figura di Riccardo III, e decide di affermare la verità storica e ritrovare il luogo della sua sepoltura grazie alle sue intuizioni…

 

La Storia, si sa, la racconta chi ha vinto! Se poi i fatti vengono rappresentati da un Autore come Shakespeare che dipinge lo sconfitto Riccardo III come un assassino, usurpatore e deforme, la “Verità e la Storia” saranno per sempre e per tutti solo quelle dei vincitori e del Bardo. Di Riccardo III non si saprà più nemmeno dove fosse stato sepolto. Solo nel 2012 un’impiegata si metterà in testa di ritrovare i suoi resti. Ci riuscirà e avrà successo là dove da secoli tutti avevano fallito. E’ una storia tanto incredibile quanto vera.

Stephen Frears, regista ironico e provocatorio fin dagli esordi, riunisce la sua squadra di autori e ripropone la formula che aveva già usato con successo con Philomena (2013) per raccontarci ancora una volta la storia di un piccolo personaggio che lotta per ristabilire la Verità. Un outsider che riesce a vincere! Una donna alla ricerca di se stessa, che affronta ostacoli insormontabili per provare a sé e al mondo intero che merita di esser presa sul serio, apprezzata e rispettata.

…Se io, inviato anzitempo in questo mondo palpitante, scolpito a metà, così zoppo e sgradevole che i cani mi abbaiano contro se gli passo accanto… sono queste le parole che Shakespeare fa dire a Riccardo III e che colpiscono il cuore già turbato di Philippa. Dedicherà tutto il suo tempo all’impresa, confrontandosi con ricercatori, storici, archeologi e infine con le autorità e l’Università di Leicester, ove è convinta di aver individuato il luogo di sepoltura del Re sulla base delle sue sole intuizioni.

Sullo schermo Frears adotta come suo registro l’impassibilità, limitandosi a proporre i fatti ed a rappresentare in sottofondo le atmosfere di un certo ambiente sociale britannico. Leggermente enfatizzato, per dare tono alla narrazione, è invece il confronto/scontro con l’establishment universitario.  Una geniale invenzione teatrale è poi l’apparizione di Re Riccardo a sottolineare le personali vibrazioni della protagonista. Un suggestivo tocco drammatico che metaforizza l’ambigua distinzione tra ciò che è reale e ciò che è solo intuìto.

La vera carta vincente del film è però l’interpretazione attoriale. Al centro di tutto e su tutti primeggia la Hawkins in un ruolo perfetto per le sue corde: viva, fragile ed al contempo determinata e coraggiosa. Con lei Steve Cogan, l’ex marito, e tutto un gruppo di buoni attori e caratteristi, precisi nei loro ruoli.

The Lost King è in definitiva un film piccolo ma interessante. Un film molto inglese, con un leggero tocco sentimentale che aggiunge un po’ di zucchero senza farlo mai risultare stucchevole.

data di pubblicazione:16/10/2022


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CAUSEWAY di Lila Neugebauer, 2022

CAUSEWAY di Lila Neugebauer, 2022

(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)

Lynsey, mentre si trova in Afghanistan arruolata tra le truppe americane come ingegnere, subisce una lesione cerebrale a seguito di un attentato di cui rimane vittima il suo convoglio. Ritornata in patria, dovrà affrontare un lungo periodo non solo di riabilitazione fisica ma anche di recupero di ciò che rimane della sua vita affettiva, all’interno della famiglia. L’incontro casuale con James, meccanico in una autofficina, consentirà alla ragazza di affrontare con coraggio i traumi del passato e di aiutare lo stesso James a cancellare i propri.

 

Lila Neugebauer, nata a New York, si è sempre distinta per la direzione di importanti pièce teatrali soprattutto a off-Broadway, dove oramai è di casa. Con Causeway abbiamo il suo esordio come regista e il film viene ora presentato in anteprima in questa terza giornata della Festa del Cinema. Si tratta di un piccolo dramma psicologico perché affronta le difficoltà fisiche, ma soprattutto interiori, di una donna che si è sempre impegnata con convinzione a svolgere la propria attività tra le truppe americane in Afghanistan. Dal difficile rapporto con la madre, con la quale è ora costretta a convivere dopo un lungo e faticoso periodo di riabilitazione fisica, si evince facilmente che la sua scelta di abbandonare la famiglia alquanto disastrata, con un fratello coinvolto nel traffico di stupefacenti e un padre oramai inesistente, non era proprio causale. Il bisogno di allontanarsi da New Orleans, suo luogo di nascita ma che per lei è solo fonte di sofferenza, la spingerà ad isolarsi sempre di più nella casa nella quale ora vive e a cercarsi un lavoro temporaneo in attesa di essere riabilitata al servizio. Grazie all’incontro casuale con James, anche lui fisicamente disabile, la ragazza lentamente imparerà a riconquistare quella sensibilità affettiva che era andata totalmente persa. Il rapporto che si prospetta è sicuramente di empatia reciproca, visto che Lynsey dichiara subito di non essere interessata sessualmente agli uomini, ed i due lentamente, a volte anche con qualche parola lanciata a sproposito, riusciranno alla fine a instaurare una convivenza, entrambi desiderosi di sperimentare insieme la quotidianità. Jennifer Lawrence, già premio Oscar come migliore attrice nel film Il lato positivo diretto da David O. Russel, dimostra una eccezionale bravura nella parte della protagonista mentre è una vera rivelazione Brian Tyree Henry, attore statunitense anche lui con una brillante carriera alle spalle. Causeway è un film delicato e profondo che ci porta con discrezione nell’animo dei protagonisti per rivelarci quanto sia doloroso a volte convivere con il proprio passato e quanto sia ancora di più impegnativo proiettarsi in un futuro ancora buio e indistinto, sforzandosi di non perdere quella piccola dose di coraggio necessaria per rivedere al meglio la propria esistenza.

data di pubblicazione:15/10/2022


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MRS HARRIS GOES TO PARIS di Anthony Fabian, 2022

MRS HARRIS GOES TO PARIS di Anthony Fabian, 2022

(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)

Nella Londra del secondo dopo guerra Ada Harris (Lesley Manville) si guadagna da vivere facendo la domestica ad ore. Dopo anni di speranze apprende di essere vedova di guerra e, per quanto con i piedi ben saldi nella realtà, è una sognatrice ottimista e vuole realizzare almeno un sogno: un abito di Dior! Risparmia e riesce ad andare a Parigi con la somma sufficiente per l’acquisto. La Maison Dior non è come un grande magazzino … eppure …

 Mera coincidenza o invece sottile intenzione della nuova Direzione della Festa? I due film in proiezione stamane: sia Coupez!, sia Mrs Harris goes to Paris portano infatti alla luce il “dietro le quinte”, gli “invisibili” ma indispensabili che contribuiscono con il loro talento ed abilità artigianale al successo dei loro diversi lavori: nel primo caso la realizzazione dei film, nel secondo la confezione degli abiti delle Grandes Maisons.

Tratto dai romanzi di successo di Paul Gallico il film diretto da Fabian opta per una realizzazione dagli effetti facili: la simpatica protagonista è una donna di gran cuore, generosa ed ottimista che definitivamente vedova di guerra decide di concentrarsi sul vivere e sui suoi sogni. Si innamora di un abito di Dior ed ecco allora che una serie di fortunate coincidenze le consentono di andare a Parigi con un rotolo di sterline, pensando di poter comprare e portar via in giornata una creazione di Haute Couture. Piacevolmente charmant e superficiale il regista non fa particolari voli di bravura o di fantasia ed il film sembra divenire un’altra delle tante commedie piene di clichès sul fascino di Parigi. Per fortuna la realizzazione non è poi così banale né tantomeno è una cartolina illustrata e, pur non mancando qualche luogo comune, si stacca invece dalla possibile realtà ed i tanti sogni sembrano quasi realizzarsi. Il film prende così sempre più l’aspetto di una favola, anzi di favole nelle favole, in cui tutto sembra risolversi al meglio. Un’apprezzabile commedia rétro che fa tanto “buon vecchio cinema”, una favola per adulti che si segue con piacere per la gioia dei cuori ed anche degli occhi, davanti agli splendidi abiti e creazioni Dior. Una favola un po’ desueta ma tuttavia graziosa. Uno di quei piccoli gradevoli film che rassicurano il proprio ben definito e limitato target di spettatori, ricordando loro che qualcosa di buono può sempre accadere.

Lo scenario, la sceneggiatura, i dialoghi, le location sono perfettamente come dovrebbero essere ed il tutto poggia sulla buona performance degli attori. La Lesley Manville, (in una parte in cui sarebbero potute stare a pennello sia Meryl Streep che la Hellen Mirren), regge infatti tutto il film con il suo delicato carisma e la sua recitazione vivace. Accanto a lei a Parigi ci sono Lambert Wilson e la Isabelle Huppert bravi entrambi e poi anche un gruppo di giovani attori ed ottimi caratteristi tutti perfetti nei loro ruoli.

Insomma un film sicuramente più che discreto, da vedere e poter gustare che però si scorda con la stessa facilità con cui lo si apprezza. Un film che visti i tempi difficili che stiamo attraversando offre allo spettatore un’apprezzabile boccata d’aria pura, di serenità, di ottimismo ed uno sguardo su un mondo ove tutto si risolve bene, di certo migliore di quello che ci attende fuori del cinema.

data di pubblicazione:15/10/2022


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COUPEZ ! di   Michel Hazanavicius, 2022

COUPEZ ! di Michel Hazanavicius, 2022

(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)

Il modesto regista Remì (Romain Duris) accetta di realizzare per dei committenti giapponesi un film a bassissimo costo e con attori altrettanto mediocri sugli Zombie. Dovrà essere un unico piano sequenza la cui ripresa non potrà quindi essere interrotta, succeda quel che succeda …

Con questo film presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes, Hazanavicius autore del premiatissimo The Artist ritrova il gusto per l’ironia e la satira dei suoi primissimi film su OSS117.

Il regista francese ci ripropone nel film visto oggi alla Festa del Cinema di Roma il remake di un film giapponese sui morti viventi, gli Zombie. Meglio ancora ci propone una parodia mordente e sagace del Genere che intelligentemente diviene la storia di un regista che gira un film su un regista che sta girando un film di “serie Z” a costi ridottissimi, con attori modesti ed una troupe ancor più limitata ed arrangiata. L’attenzione, il riso e l’intelligenza dello spettatore sarà poi sollecitata mostrandogli le situazioni paradossali e tragicamente comiche che avvengono dietro la cinepresa.

Fin dai primi secondi si piomba nel cuore delle riprese del film sugli Zombie, un piano sequenza di ca. 20 minuti trash e dai colori sgranati in cui esageratamente il sangue e l’horror abbondano. Resistete! Restate in sala! Superate le perplessità! Cogliete qui e là gli accenni e le strizzatine d’occhio cinefile, le tante incongruenze e domandatevi piuttosto dove vorrà andare a parare il regista! Il film vero prenderà forma e senso di lì a poco. Hazanavicius genialmente divide la narrazione in tre parti a seconda del punto di vista. Prima ciò che lo spettatore vedrà sullo schermo: il piano sequenza con i morti viventi; poi la vera genesi del film, le ragioni della scelta degli attori e della troupe; infine quanto di assurdo e di esilarante, fra imprevisti, incapacità e piccoli drammi, avviene in realtà dietro la cinepresa mentre si filma il piano sequenza. Potrebbe sembrare un gran pasticcio ma invece è un film che avrebbero potuto fare solo Jacques Tati o Mell Brooks.

L’autore smonta e rimonta i tempi, destruttura il genere Zombie per rendere, in realtà, omaggio all’inventiva artigianale ed alla determinazione e capacità sottostanti la Fabbrica del Cinema ed a come, credendo ad un progetto,  può nascere sia un capolavoro sia un film mediocre.

La struttura narrativa è complessa e ricca di colpi di scena ma la realizzazione è senza difetti e soprattutto la sceneggiatura è poi più che ottima, attenta e brillante, capace di maneggiare abilmente uno humour assurdo e gustoso in sintonia assoluta fra dialoghi convincenti ed incisivi e le situazioni paradossali. La regia è creativa, l’azione è ben ritmata ed incatena lo spettatore fino ai titoli di coda, immerso fra sorrisi e risate, nella folle ed esilarante avventura di questi cineasti mediocri ma determinati a farcela.

Un regista in buona forma che guida un gruppetto di attori eccellenti: Romain Duris, Berenice Bejo e gli altri, tutti bravi e perfetti nei ruoli anche quelli più secondari. Coupez! È una gradevole commedia, sottile, ironica e pungente. Un buon film su un pessimo film e … sull’ostinazione a fare Cinema.

data di pubblicazione: 14/10/2022


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LYNCH / OZ di Alexandre O. Philippe, 2022

LYNCH / OZ di Alexandre O. Philippe, 2022

(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)

Alexandre O. Philippe, regista svizzero molto apprezzato per i saggi da lui fatti su film di riconosciuta fama internazionale, ci accompagna questa volta nel mondo, a dir poco surreale, di David Lynch spiegandoci come la sua intera opera cinematografica sia stata influenzata da “Il mago di Oz”. Si tratta del film di Victor Fleming che è diventato un classico della storia del cinema anche per l’indimenticabile interpretazione di Judy Garland.

Il film, presentato nella seconda giornata della Festa del Cinema di Roma, si può senz’altro considerare un saggio che il regista ha inteso realizzare, con l’aiuto di alcuni critici e cineasti molto addentro al cinema di David Lynch, con l’obiettivo di capire come mai il grande regista americano si sia fatto così ispirare da ciò che si può considerare una pura e semplice favola.

Dorothy è la giovane protagonista del film di Fleming e, per una serie di strane vicissitudini, si trova catapultata in un mondo fuori dal mondo reale, dove lei stessa dovrà barcamenarsi tra forze del bene e avverse forze del male.

In quasi tutti i film di Lynch, che sicuramente da piccolo fu coinvolto emotivamente da quella storia dove regna la fantasia, ci troviamo di fronte a un bivio che non porta a strade divergenti, ma dove ogni direzione è comunque giusta per raggiungere la meta. Ognuno di noi, come Dorothy, è alla ricerca della verità e della salvezza alle quali si arriva con ogni mezzo pur invadendo sfere a noi sconosciute. Nelle opere di Lynch ci troviamo spesso di fronte a un sipario, curiosi di scoprire cosa si possa trovare dietro di esso: ecco che ci addentriamo così in un mondo fatto di sogni, dove il reale di qua non corrisponde più al reale di là. Sono due mondi diversi e contrapposti, dove quello che appare, perché di pure apparenze si tratta, non si allinea mai con ciò che è il vero. Ecco che Lynch non si fermai mai ad indagare l’inconscio, dove spazio e tempo sono pure illusioni, per arrivare alla conclusione che tutto è diverso da quello che noi pensiamo sia.

La piccola Dorothy viaggerà quindi con il suo amato cagnolino Totò Over the Rainbow per raggiungere una nuova dimensione, fatta di personaggi e situazioni dove ogni cosa è interpretazione di un sentimento realmente avvertito e non un semplice delirio psichico come da molti affermato. Lo stesso Lynch, parlando dei propri lavori, afferma che in ogni istante della sua vita, in ogni decisione intrapresa, non c’è stato un solo minuto in cui non abbia pensato a “Il mago di Oz”, ai suoi personaggi e persino a quelle strane scarpette rosse luccicanti portate con disinvoltura dalla ragazzina e che ritroviamo ai piedi delle sue eroine. Un simbolo di potere o un mero mezzo per trovare finalmente la strada di casa?

data di pubblicazione: 14/10/2022


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IL COLIBRI’ di Francesca Archibugi, 2022

IL COLIBRI’ di Francesca Archibugi, 2022

(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)

Marco Carrera, in famiglia da piccolo chiamato colibrì per la sua bassa statura, attraverso i ricordi racconta la sua storia fatta di amori passati, mai veramente cancellati, e di amori presenti, mai veramente vissuti. Una vita passata nell’illusione di realizzare qualcosa che inevitabilmente gli sfugge di mano. Da uomo oramai fatto, imparerà che non bisogna mai arrendersi di fronte a un destino crudele che sembra accanirsi contro di lui. Sarà la nipote Miraijin, ultimo vero affetto rimastogli, che lo aiuterà a sopravvivere al buio della propria esistenza.

 

Francesca Archibugi, con il suo Il Colibrì, inaugura questa 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma per la prima volta sotto la Direzione Artistica di Paola Malanga, giornalista, critica cinematografica e tra i principali collaboratori di Paolo Mereghetti per il Dizionario dei Film. Succede a Antonio Monda che ha ricoperto questo ruolo per ben 7 anni e che è riuscito a portare sul red carpet dell’Auditorium grandi star internazionali. Alla presentazione de Il Colibrì, grande era l’attesa del pubblico, per la verità un poco scarso in sala rispetto alla calca degli anni passati, soprattutto per la presenza di un cast di tutto rispetto, impegnato in una recitazione faticosa per la tematica drammatica certamente non facile. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi, vincitore nel 2020 per la seconda volta del prestigioso Premio Strega, riconoscimento già attribuito all’autore nel 2006 per il libro Caos calmo. La buona performance dei vari attori, a cominciare da Pierfrancesco Favino nella parte di Marco Carrera e a seguire quella di Kasia Smutniak, Laura Morante, Alessandro Tedeschi, Bérénice Bejo e Nanni Moretti per citare alcuni nomi più di spicco, non è sufficiente a riscattare il film e a renderlo più fruibile al pubblico. La sceneggiatura, in parte curata dalla stessa regista, fa fatica a seguire la trama a innesto che caratterizza il libro di Veronesi: il susseguirsi quasi frenetico di continui e brevi flash back, appesantisce la narrazione che risulta alla fine alquanto “pasticciata”. La vita del Carrera è scandita da tragedie affettive e da problematiche irrisolvibili verso le quali lui stesso ne rimane invischiato, come una mosca all’interno di una sottile ragnatela, incapace di prendere una posizione univoca e responsabile. Il montaggio scelto non facilita certamente la struttura generale del film fatto di ricordi frammentari da parte del protagonista che riportano ad un puzzle irrealizzato e quanto mai discontinuo. Forse da una regista del calibro della Archibugi, nota anche al pubblico internazionale per i tanti premi e riconoscimenti ottenuti dai suoi film, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più, un maggiore coinvolgimento emotivo, un’attenzione più ricercata. Sui titoli di coda un inedito di Sergio Endrigo, un brano bellissimo che la stessa figlia del grande cantautore, morto nel 2005, ha voluto far eseguire da Marco Mengoni, un nome e una garanzia.

data di pubblicazione:13/10/2022


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INFOGRAFICA DELLA ROMA ANTICA di John Scheid e Nicolas Guillerat – L’Ippocampo, 2022

INFOGRAFICA DELLA ROMA ANTICA di John Scheid e Nicolas Guillerat – L’Ippocampo, 2022

 

Una buona immagine vale più di un lungo discorso … In un mondo ormai dominato dalle immagini, dai simboli e dall’esiguità del tempo dedicato alla lettura è divenuto più facile avvicinarsi alla comprensione di soggetti complessi analizzando un’immagine piuttosto che studiando un lungo testo scritto. L’Infografia è, per l’appunto, la rappresentazione grafica di una serie di informazioni tramite un’equilibrata commistione di brevi testi, mappe, grafici e dati numerici e consente una lettura ed una comprensione più sfaccettata ed istantanea di argomenti compositi, quali la Storia.

Sull’onda del notevole successo già avuto nel 2020 con Infografica della seconda Guerra Mondiale la casa editrice L’Ippocampo ripropone coraggiosamente questo nuovo approccio storico con un lavoro dedicato questa volta ad un tema altrettanto articolato: ben un millennio di Storia!

Lo studio della struttura del Mondo Romano dalla sua fondazione alla caduta dell’Impero d’Occidente. Ci riesce egregiamente concentrandosi sugli elementi strutturali di una realtà articolata quale era lo Stato romano: prima la Repubblica e poi l’Impero. L’opera è scorrevolmente articolata in 3 parti che si focalizzano con abbondanza di dati, mappe, grafici comparativi e testi di accompagnamento atti a contestualizzare i fatti in esame e dare un senso ai tanti elementi rappresentati. La Prima sono i territori e le Popolazioni, il quadro d’insieme: focalizzando in particolare lo sviluppo del Potere nel mondo romano, le sue caratteristiche e le sue strutture sociali, esaminando come poi esse si siano evolute dall’iniziale villaggio di capanne vicino al Tevere all’Urbe imperiale. La Seconda è dedicata al funzionamento dello Stato: le istituzioni, le tante religioni o culti ammessi a Roma e soprattutto l’economia romana, tema quest’ultimo estremamente interessante ed estremamente innovativo ed ancora oggetto di dibattito teorico fra “modernisti” e “primitivismi”. Infine, la Terza: la potenza militare romana: le ragioni del suo strapotere continuo su tutti i suoi avversari, con dovizia di motivazioni e valutazioni tecniche, organizzative, demografiche, tattiche e strategiche con anche mappe e precise analisi geopolitiche dei principali conflitti, conquiste e battaglie.

Anche questa volta lo sforzo è compensato da un risultato veramente rimarchevole. L’opera è infatti ben strutturata ed utile quale che sia il livello di chi la legge. Costituisce un’opportunità più che unica di una visione d’insieme, precisa, semplice, completa ed incisiva di più di mille anni di Storia. Il libro è un panorama veramente esaustivo ed al contempo una sintesi efficace che chiarisce ed illustra graficamente gli eventi salienti, le loro conseguenze su una realtà composita quale era la Società Romana. Un risultato che pochi dei tantissimi libri scritti sugli argomenti possono offrire ad un pubblico vasto e non necessariamente specializzato, per di più fornendo elementi incisivi, facili da comprendere e da ricordare. Una vera miniera di stimoli, suggestioni ed informazioni da consultare o, volendo, da approfondire successivamente. Sicuramente un punto di vista del tutto inedito ed anche un’opportunità per immergersi nel mondo di Roma che può veramente interessare e soddisfare sia gli appassionati sia i neofiti. Un libro arricchente da avere nella propria biblioteca. Un libro che ha certo anche il piccolo difetto di alcune grafiche troppo complesse, ma poco danno vista la qualità generale e, giova ribadirlo, l’assoluta originalità e validità dell’opera.

data di pubblicazione: 13/10/2022

 

STRADARIO AGGIORNATO DI TUTTI I MIEI BACI di Daniela Ranieri – Ponte alle Grazie, 2022

STRADARIO AGGIORNATO DI TUTTI I MIEI BACI di Daniela Ranieri – Ponte alle Grazie, 2022

La scrittura bulimica di una candidata non premiata allo Strega si diffonde per quasi 700 pagine chiedendo uno sforzo supplementare al lettore per una conclusione che non si prevede in poche ore, stante anche la scansione in capitoli, tessere di un puzzle molto diverse le une dalle altre. La confusione che induce nel lettore è di tipo primordiale. Se gli episodi raccontati sono legati a un percorso personale la bulimia è anche sentimental/amorosa/sessuale. Se invece è tutta opera della fantasia tanto di cappello alla fantasiosa creatività dell’antropologa che, giornalisticamente, non sbaglia un colpo e che brilla per l’eccedenza della propria personalità. La chiara rivendicazione di una posizione femminile (non diremo propriamente femminista) è garanzia di continui colpi di scena. Scriviamo che i maschi non escono bene dal confronto anche se sono più spesso quelli che lasciano il personaggio principale. Che si da anche molte colpe e qualche meno generosa assoluzione per un ending che raramente è happy. Chi resiste è l’amico M. , immancabile conforto nelle situazioni di crisi, indispensabile stampella psicologica. Dove più abbiamo penato per mancata conoscenza della materia è nelle labirintiche dissertazioni sui profumi, più che una passione una vera e propria monomania. Bene fa la Ranieri a precisare a fine volume che non c’è alcun coinvolgimento affaristico nelle citazioni dei prodotti eviscerati. In quei capitoli ci si arrampica sull’Everest per poi planare in placide colline nelle scorribande amorose dove la simpatia per la protagonista irride alla ritualità eterodiretta di tanti comportamenti maschili. Il personaggio dell’amante trascurata troneggia ma le sfumature se non sono cinquanta e non sono grigie sono pluricolore. A un certo punto il reticolo avvolge anche un prete che molto abilmente riesce a uscire dal cunicolo della seduzione. In definitiva un libro vario, eccessivo, a tratti travolgente e definitivo.

data di pubblicazione:11/10/2022

OMICIDIO NEL WEST END di Tom George, 2022

OMICIDIO NEL WEST END di Tom George, 2022

Londra inizio anni’50. In occasione dei festeggiamenti per la 100ma replica teatrale di “Trappola per topi” di Agatha Christie, il regista americano(Adrien Brody)che ne doveva curare la trasposizione cinematografica, viene ucciso dietro le quinte del teatro stesso. L’ispettore Stoppard (Sam Rockwell) e la giovane agente Stalker (Saoirse Ronan) indagano sul delitto. L’omicida è sicuramente fra i presenti … tutti possono avere un movente …

 

Da sempre, fino anche al recente Cena con Delitto (2019) i gialli alla Agatha Christie, centrati tutti sulla ricerca del colpevole, hanno avuto un loro proprio spazio ed un notevole apprezzamento anche al Cinema fino a divenire un vero e proprio Genere cui poi gli inglesi hanno saputo anche aggiungere un gradevole tocco di British Black Humour. Difficile quindi pensare di poter ancora sorprendere con un nuovo approccio, per una formula più che collaudata e che non può che funzionare sempre che allo stesso modo. Cosa mai potrà fare allora un regista oggi? Limitarsi semplicemente a rendere omaggio al Genere senza nemmeno provare a rinnovarlo? Stravolgerne tutti i codici? Giocarci e aggiungervi un pizzico di moderno?

Tom George con il suo film d’esordio, ci prova ma si ferma a metà strada! Da una parte c’è un evidente e gradevole british touch ed un’attenzione ai canoni classici dei polizieschi vecchia maniera con tutto lo charme che ne deriva; dall’altra c’è un tentativo di prendere le distanze dal filone con un approccio marcatamente più ironico e molto più britannico (a tratti sembra quasi rimandare, ma molto alla lontana, a Wes Anderson). Lo humour funziona, soprattutto grazie ad un cast di gran qualità e sempre convincente in ogni ruolo. La realizzazione è gradevole ed il regista gioca su una ricostruzione impeccabile dei luoghi, dei costumi e delle atmosfere e sembra volersi prendere tutto il suo tempo per una classica indagine sui sospettati, ma poi, pian piano devia e si concentra invece sull’insolita coppia di inquirenti Ronan e Rockwell, sui loro caratteri, sulle loro azioni, sulle loro storie. I due personaggi finiscono però per prevalere ed eclissare quasi totalmente l’intrigo poliziesco. Il film viene così a perdere il suo equilibrio e la tensione dell’indagine.

Ciò non di meno Omicidio nel west End, pur con questo sbilanciamento, resta un film apprezzabile con una buona messa in scena, con personaggi ben costruiti ed ottimamente interpretati e soprattutto con due protagonisti veramente molto bravi.

Sia ben chiaro è un piccolo film, ma un gradevole “piccolo film” che brilla fra il poco che è attualmente in sala! Da vedere per passare gradevolmente poco più di un’ora, specie poi se apprezzate lo humour inglese, la buona recitazione e non avete timore di vedere ancora un poliziesco quasi alla vecchia maniera.

data di pubblicazione:10/10/2022


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