I PEGGIORI GIORNI di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo, 2023

I PEGGIORI GIORNI di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo, 2023

Ci sono giorni migliori e giorni peggiori. Anche nei film. I prolificissimi autori intasano le sale con le loro pellicole ma non scendono mai sotto un’accettabile qualità media, sulle orme di una commedia all’italiana del terzo millennio, riabilitando persino l’impianto a episodi.

 

Le feste si sa sono occasioni di crisi soprattutto in un mondo che a volte ha poco da festeggiare. Plot più o meno riusciti per queste circostanze. Rimane dura da accettare per la realtà italiana la festa di Halloween che difatti circoscrive l’episodio meno riuscito con un Papaleo che gigioneggia su un personaggio deracinè sin troppo visto nella sua personalissima filmografia. Qua e là caratterizzazioni azzeccate con un cast italiano di primissimo ordine in cui la signora Favino (Anna Ferzetti) mostra tutte le proprie qualità. In fin dei conti il film si specchia nella realtà. Con la crisi del lavoro, la sin troppo frequente ritualità delle foto sexy rubate tra adolescenti con sospetto di stupro, questioni ereditarie di famiglia che fanno emergere egoismi e gangli non risolti. C’è una certa umiltà nell’evitare la dilatazione di piccoli spunti risolvendoli in frammenti di cinema. Salemme e Di Luigi su queste basi potrebbero costruire un’autentica saga, per non parlare del possibile sfruttamento nelle serie su piattaforma televisive. E poi come negare la generosità nel distribuire un cast omogeneo distribuendo parti ispirate. La miglior risposta al cinema americano che impone i propri attori (Adam Driver) per rappresentare protagonisti tipicamente italiani come Gucci e Ferrari. Bruno e Leo si confermano cinquantenni mestieranti di buon corso, qui e lì a tratti vivacemente ispirati anche se i dialoghi non sono sempre all’altezza delle situazioni.

data di pubblicazione:07/09/2023


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OPPENHEIMER di Christopher Nolan, 2023

OPPENHEIMER di Christopher Nolan, 2023

Robert Oppenheimer, fisico statunitense di origini ebree, sin dal periodo del suo dottorato presso l’Università di Gottinga concentra la sua ricerca sulla meccanica quantistica, basandosi sulle intuizioni del suo amico Albert Einstein. Diventato presto un famoso accademico, viene coinvolto nella sperimentazione della bomba atomica, progetto portato a termine con l’aiuto dei fisici più illustri del tempo. Siamo sul finire della seconda guerra mondiale e gli Stati Uniti decidono di sganciare l’ordigno su Hiroshima e Nagasaki, costringendo così il Giappone alla resa finale…

 

Prometeo disobbedì a Zeus, avendo rubato il fuoco agli dei per darlo agli uomini, e accettò responsabilmente le conseguenze di questa ribellione: incatenato a una rupe ai confini del mondo fu poi sprofondato nell’inferno. Con questo incipit Christopher Nolan cura la regia e la sceneggiatura di questo attesissimo film che insieme a Barbie sta raggiungendo record di incassi inimmaginabili, due film diametralmente opposti nel genere ma che stanno segnando un fenomeno mediatico di grande impatto, scherzosamente definito come Barbenheimer. Forse in pochi erano a conoscenza dei retroscena che coinvolsero i fisici più illustri dell’epoca, a cavallo della seconda guerra mondiale, riuscendo a portare avanti un progetto ambizioso e nello stesso tempo quanto mai distruttivo per l’umanità. Nolan riesce a concentrare nell’espressione e nella fisicità di Cillian Murphy, che interpreta per l’appunto la figura di Oppenheimer, il tormento di un uomo che ama esibire la propria ambizione ma che poi si rende conto di quanto il suo giocattolo sarà latore di distruzione e di morte. Il plot è molto articolato e abbraccia praticamente l’intera vita del fisico, dal periodo di studio universitario alle varie fasi del progetto, che sotto la sua direzione, portò alla realizzazione della bomba atomica e continua con le varie fasi del processo intentato contro di lui per il fatto di essersi schierato contro la realizzazione della bomba all’idrogeno. Nonostante la lunga durata, alla quale oramai ci stiamo abituando, la storia si lascia seguire con attenzione non solo per le immagini curatissime, in alternanza tra il colore e il bianco e nero, ma anche per gli effetti visivi, accompagnati da un suono dirompente e non solo in senso metaforico. Con un montaggio perfetto, il film riesce a coniugare un linguaggio scientifico, forse a volte ostico per chi non è esperto della materia, con le vicende personali e familiari che riguardavano il protagonista. Ne viene fuori la figura di un uomo in contraddizione con se stesso, un concentrato di genio e sregolatezza, che lo porterà a ribellarsi verso quelle stesse istituzioni che lo avevano supportato e poi abbandonato, se non addirittura condannato. Un grande capolavoro non solo per la fotografia e gli effetti speciali ma soprattutto per l’interpretazione degli attori, un cast eccezionale che oltre a Murphy include Matt Damon, Robert Downey Jr., Kenneth Branagh, Emily Blunt, solo per citarne alcuni. Un film, forse il migliore del grande regista inglese, già in odore di Oscar prima ancora che venisse distribuito nelle sale. Si suggerisce di vedere i due film, Barbie e Oppenheimer, uno dopo l’altro per scoprirne l’effetto (esplosivo) finale!

data di pubblicazione:06/09/2023


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BACKSTAGE di Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane, 2023

BACKSTAGE di Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Alle Giornate degli Autori 2023 in concorso il 2 settembre il film Backstage scritto da Afef Ben Mahmoud e da lei diretto insieme a Khalil Benkirane. Una pellicola che racconta gli ultimi due giorni della tournée di una compagnia di danza contemporanea marocchina, entrando nel backstage delle relazioni interpersonali dei danzatori e della regista, anche a causa di una serie di imprevisti che porta tutti i personaggi ad un incontro-scontro durante la notte nella fitta e pericolosa boscaglia dell’Atlante, con la sola luce della luna.

La compagnia di danza Senza Frontiere sta concludendo la tournée in Marocco. Nel penultimo spettacolo una componente è ferita per colpa del suo compagno, nella vita e sulla scena. Si trovano in una città situata sulla catena montuosa dell’Atlante ma devono muoversi con urgenza perché saranno in scena la sera successiva in un’altra città. Nella speranza di salvare l’ultimo spettacolo, il gruppo parte immediatamente per rintracciare l’unico medico disponibile nella zona e curare la danzatrice infortunata. Durante il viaggio, per evitare una scimmia, l’autobus sbanda e si ferma miracolosamente sul ciglio della strada. Priva di una ruota di scorta, la troupe è bloccata nella foresta. Fuori, la luna piena illumina un paesaggio maestoso e inquietante. Ha così inizio una specie di road movie: invece di aspettare il ritorno dell’autista, l’intera compagnia decide di inoltrarsi nella foresta per raggiungere il villaggio.

I personaggi si troveranno immersi in uno scenario totalmente sconosciuto. Vivranno un backstage inusuale dove saranno costretti a svestire i panni di scena e mostrarsi finalmente per quello che sono, senza nessun filtro. Avranno a che fare con situazioni molto particolari che riveleranno tutta la loro vera natura ed il vero volto.

Nel cast ci sono Sondos Belhassen, Afef Ben Mahmoud, Saleh Bakri ed il danzatore e coreografo Sidi Larbi Cherkaou. Il film è prodotto da Lycia Productions e Mésanges Films.

data di pubblicazione:03/09/2023








POOR THINGS di Yorgos Lanthimos, 2023

POOR THINGS di Yorgos Lanthimos, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Ci sono film che si amano dal primo fotogramma perché toccano il cuore. Ha entusiasmato Venezia ed ha scatenato ovazioni Poor Things, (“Povere Creature!”) film diretto da Yorgos Lanthimos, presentato il 1 settembre in anteprima mondiale in concorso all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e dal 25 gennaio prossimo nelle sale italiane. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Alasdair Gray e racconta la storia di Bella Baxter (Emma Stone), una sorta di Frankenstein al femminile, riportata in vita da uno scienziato (Willem Dafoe). Desiderosa di imparare tutto, libera dai pregiudizi, aperta a nuove esperienze e scoperte, anche della sessualità. Una sorta di romanzo di formazione di un’eroina moderna, tra fantascienza, atmosfere gotiche e umorismo.

La pellicola è totalmente incentrata sul punto di vista di Bella e sulla sua libertà e purezza di pensiero. Il film ha un’estetica unica, una esplorazione personale della protagonista, come ha affermato lo stesso regista, attraverso  anche la creazione di un suo universo, un mondo che lei potesse abitare, adattato al suo punto di vista e ai suoi occhi, costruito in studio con elementi non realistici o meglio attraverso la sua rivisitazione del reale.

La storia è straordinariamente attuale, rivisitazione femminile del tema classico della creatura di Frankenstein attraverso la fantastica evoluzione di Bella Baxter (Stone), una giovane donna riportata in vita dopo un tentato suicido dal geniale e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe) che le impianta il cervello del feto che ha in grembo ma che non può più portare avanti. Sotto la protezione di Baxter, Bella, nonostante l’aspetto fisico, per alcuni aspetti è una neonata che sta crescendo in fretta ed è desiderosa di imparare. Ha difficoltà come tutti i bimbi a deambulare e ad esprimersi ma non ha pregiudizi e convenzioni, è assolutamente pura e immediata anche nei suoi primi approcci sessuali. Affamata della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione. Conosce il mondo e apprende velocemente applicando il suo metro di giudizio. Parla di libertà, della posizione della donna e dell’uomo nella società, delle relazioni tra uomini e donne. Il suo approccio è meravigliosamente spiazzante, moderno, diretto così come il film nel suo complesso. Atmosfere, fotografia, dialoghi, costumi, make up, interpretazioni in uno scenario fantasmagorico, pieno di citazioni e di idee dove la luce curata dal genio di Robbie Ryan mescola il bianco e nero del cinema muto anni ‘30 e le poco naturali palette cromatiche Impossibile trovare un difetto: solo emozioni.

data di pubblicazione:02/09/2023








FINALMENTE L’ALBA di Saverio Costanzo, 2023

FINALMENTE L’ALBA di Saverio Costanzo, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Altra pellicola in Concorso a Venezia è Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, sfortunatamente presentata dopo il bellissimo Poor things di Yorgos Lanthimos che ha registrato una unanime approvazione in sala. Costanzo parte da un fatto di cronaca avvenuto nel 1953 per raccontare il cinema di quegli anni, certi ambienti della Roma bene che si affacciava nell’immediato dopoguerra alla dolce vita, la difficoltà delle donne per affermarsi in certi ambiti lavorativi (e le cose non sono tanto cambiate da allora) cercando di essere loro stesse senza dover scendere a compromessi e la spettacolarizzazione mediatica di un delitto che ha spostato l’attenzione più sugli ambienti in cui si è consumato che sulla vittima.

 

È molto affascinante come il regista riesce a gestire, in maniera assolutamente assolutoria per la vittima e a così tanti anni di distanza, la vicenda dell’omicidio di Wilma Montesi avvenuto nel 1953. Il cadavere della giovane venne ritrovato sul litorale romano e la foto che la ritraeva riversa sulla spiaggia, a gambe divaricate con le calze scese, fu pubblicata da tutti i giornali come immagine che accompagnava la descrizione delle sue aspirazioni di attrice. La morbosità mediatica fa così il suo giro: “la stampa speculò sulla vicenda, che coinvolgerà personalità della politica e dello spettacolo, e nel pubblico nacque un’ossessione che presto diventò indifferenza. La vittima scomparve dalle cronache per fare posto alla passerella dei suoi carnefici”. Il reato cadde poi in prescrizione senza colpevole.

Costanzo riabilita la vittima inventando una storia parallela, ambientata nello stesso anno, avvalendosi di una giovane attrice (Rebecca Antonaci) al suo primo ruolo da protagonista che rappresenta l’immagine di una ragazza ingenua degli anni ’50, Mimosa che, nata in una famiglia umile e promessa sposa ad un poliziotto napoletano, in una lunga notte ripercorre, come una sorta di ricostruzione parallela, le ultime ore di Wilma Montesi, dopo essere stata selezionata per un provino a Cinecittà come comparsa in un film ambientato nell’antico Egitto. Alla fine delle riprese Mimosa verrà invitata dall’attrice protagonista ad unirsi a loro per andare a cena; ma poi la serata si trasformerà in una notte di bagordi in un villa romana, con droga e champagne. La notte trascorsa in compagnia degli attori americani del film ballando e bevendo, assieme a produttori, politici e faccendieri di ogni tipo, sarà infinita, come una sorta di percorso di vita necessario per passare dall’ingenuità all’età adulta: “un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore”. La traghetterà in questo percorso interiore Rufus Priori (interpretato da un bravissimo W. Defoe che recita in italiano), una sorta di Virgilio testimone sino all’alba della sua trasformazione, in cui Mimosa scopre che il coraggio non serve a ripagare le aspettative degli altri, ma a scoprire chi siamo.

Un progetto ambizioso quello di Costanzo che tuttavia non regge per tutta la durata del film, con una seconda parte un po’ troppo lunga ed una scena finale che lascia perplessi; tuttavia il film, a partire dal titolo ironico e salvifico, dopo un viaggio lungo un’intera notte libera sia la vittima che lo spettatore perché reinventa la vicenda di Wilma Montesi, riuscendo così a puntare il dito sui veri carnefici e a ridonare alla vittima la giusta centralità.

data di pubblicazione:02/09/2023








DOGMAN di Luc Besson, 2023

DOGMAN di Luc Besson, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

“Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane”. Luc Besson commuove e sorprende con il suo Dogman, presentato il 31 agosto in concorso alla 80ma Mostra del Cinema di Venezia, lungometraggio girato in lingua inglese che racconta la storia di Douglas (lo straordinario Caleb Landry Jones), un ragazzo con un profondo amore per i cani, unica nota felice di un’adolescenza di violenza e abusi.

Una strana figura viene fermata in mezzo alla strada dalla polizia. È al volante di un camion. Si intuisce che abbia un trucco sbavato sul volto ferito, una parrucca bionda ed un’improbabile vestito a la Marilyn. Si accascia sul volante. La polizia apre il camion che è carico di cani randagi: “se non fate del male a me, non faranno del male a voi”, urla, viene arrestato.

Evelyn (Jojo T Gibbs) è la poliziotta psichiatra che lo interroga e che apprende la sua terribile storia. Douglas ha vissuto con il padre allevatore di cani da combattimento, violento e fanatico religioso insieme alla moglie spesso malmenata ed indifesa ed all’altro fratello più grande sempre schierato dalla parte del padre. Per aver dato da mangiare di nascosto ai  cani affamati viene chiuso nella gabbia dei cani dal padre. Douglas cresce in quella gabbia in condizioni disumane con l’unica via di fuga rappresentata dalle riviste lasciategli dalla madre a sua volta fuggita da quell’inferno. Un giorno il padre gli spara, facendogli saltare un dito e provocandogli accidentalmente una lesione alla spina dorsale che costringerà il ragazzo ad una sedia a rotelle. Uno dei cani lo salva, attirando l’attenzione della polizia. Inizia così la nuova vita da orfano, la mancata integrazione, l’amore non corrisposto, la passione per Shakespeare, l’esistenza simbiotica con le decine di cani, i suoi figlioli, fedeli e coerenti. Il trauma vissuto, di cui porterà addosso le conseguenze per tutta la vita, rendono Douglas un giovane uomo che vive circondato solo dall’amore dei suoi cani, che lo proteggono e lo comprendono. Nel viaggio tormentato intrapreso per guarire dai traumi infantili e dalle ferite fisiche, Douglas cerca di trovare la propria strada, anche se ciò significa infrangere le regole sociali. La riconciliazione lo attende dopo sofferenze infinite.

La favola nera sospesa nel tempo di Besson ha emozionato, fatto piangere e sorridere ma soprattutto ha colpito al cuore.

Il protagonista, interpretato da Caleb Landry Jones che ha gli occhi celesti e l’accento texano, ha una dolcezza infinita ma anche un destino crudele. Il trauma vissuto, di cui Douglas porterà addosso le conseguenze per tutta la vita, lo porta a sviluppare un attaccamento viscerale verso i soli esseri nei quali trovato serenità e salvezza.

Una favola speciale, agrodolce e malinconica, carica di suggestioni e di citazioni, delicata come lo splendido protagonista, così puro ma anche così determinato. Finora, l’applauso più sentito e scrosciante del Festival.

data di pubblicazione:07/09/2023








FERRARI di Michael Mann, 2023

FERRARI di Michael Mann, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Dopo che ieri sono stati presentati in Concorso El Conde di Pablo Larraín e Comandante di Edoardo De Angelis, oggi è stato il giorno di Dogman di Luc Besson e di Ferrari di Michael Mann, pellicola tratta dal romanzo Enzo Ferrari: The man, The Cars, The Races, The Machine di Brock W. Yates. Il film, con Adam Driver e Penélope Cruz, è un affresco della vita familiare del famoso imprenditore modenese in un periodo in cui era da poco scomparso il suo unico figlio Dino e si rendeva necessario, per evitare il fallimento, un decisivo cambio di rotta dell’azienda che dieci anni prima lui e sua moglie avevano creato dal nulla.

 

Michael Mann, sullo sfondo dei preparativi della Mille Miglia, riesce a portare sul grande schermo un affresco personale ed intimo del grande imprenditore e dirigente sportivo modenese che fondò l’omonima casa automobilistica. Ex pilota, Enzo Ferrari costruì inizialmente con la moglie Laura un vero e proprio impero, destinato ad entrare nella leggenda. Il film è ambientato nell’estate del 1957, dietro i fasti della Formula 1 e l’organizzazione della Mille Miglia, una lunga e pericolosa corsa che attraversa l’Italia. Il commendatore è in crisi: il suo matrimonio con Laura, compagna di vita e di lavoro, è giunto al copolinea dopo la prematura morte del loro unico figlio Dino avvenuta nel 1956 a soli 24 anni per distrofia, e dopo averne avuto un altro, Piero, da Lina Lardi (Shailene Woodley).

Appare immediato nel vedere il film come il pubblico venga coinvolto sui preparativi della gara con cui le due aziende principali, Ferrari e Maserati, seppur per differenti ragioni, stanno affrontando il fallimento da cui si risolleveranno solo all’inizio degli anni ’60. Il rombo delle auto d’epoca è quello originale come le vetture stesse, e su una di queste un “biondo” Patrick Dempsey, che interpreta Piero Taruffi, taglierà il traguardo della Mille Miglia. Il regista è stato molto bravo anche nel far percepire il rischio che i piloti correvano sin da quei tempi e chi è un esperto di motori sa sicuramente cogliere meglio di chi scrive questa sensazione, così come lo stato di euforia che fa vincere loro il timore che qualcosa possa non andare per il verso giusto, vivendo quel momento perché la stessa vita dipende da quel preciso momento.

Ma Ferrari non è un film destinato esclusivamente ad appassionati della materia, seppur la figura del commendatore non possa prescindere da ciò a cui ha dedicato tutta la sua lunga esistenza, perché lo stesso regista lo ha definito in conferenza stampa un film intimo, sull’uomo, devastato dal dolore e bisognoso di un rifugio familiare che non riesce più a trovare nella sua casa; Mann sa dirigere una storia umana, melodrammatica e profonda, di una persona provata, indurita, in un momento in cui i conflitti della sua vita personale collidono con quelli della sua vita professionale e a catturare lo spirito del nostro paese, a tal punto da sembrare a tratti un film italiano.

Gli attori sono di altissimo livello: tra questi segnaliamo con orgoglio la bravissima Daniela Piperno nella parte della madre di Ferrari, donna cattiva ma anche profondamente ironica.

data di pubblicazione:31/08/2023








L’ORDINE DEL TEMPO di Liliana Cavani, 2023

L’ORDINE DEL TEMPO di Liliana Cavani, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

La regista Liliana Cavani, al Lido per ricevere il Leone d’oro alla carriera, ha presentato Fuori concorso L’ordine del tempo, sua ultima fatica dopo 21 anni di assenza dal grande schermo. In sala, alla presentazione in anteprima stampa, c’era anche una spettatrice d’eccezione: Charlotte Rampling, indimenticata interprete de Il portiere di notte, uno dei capolavori della oggi novantenne regista.

 

Un gruppo di amici si ritrova per qualche giorno, come è già accaduto negli anni durante le vacanze estive, nella villa di Sabaudia di Pietro e Elsa (Alessandro Gassmann e Claudia Gerini), lui medico e lei avvocato: ci sono l’insegnante di storia Paola e l’economista Viktor, lo psicanalista Jacob e sua moglie Greta; solo Enrico si fa attendere ma, dopo le innumerevoli insistenze del padrone di casa, anche lui raggiunge gli amici lasciando i suoi importanti impegni universitari presso la facoltà di Fisica. Di lì a poco arriverà anche Giulia, fisica ricercatrice, giusto in tempo per festeggiare i 50 anni di Elsa, la padrona di casa. Nel corso della giornata la comitiva apprende la terribile notizia che un meteorite sta per abbattersi sulla terra dalla donna peruviana che presta servizio nella villa, la quale, preoccupata delle sorti della sua famiglia, chiede a Pietro ed Elsa di partire immediatamente. La notizia viene poi confermata, seppur con molte reticenze, anche da Enrico, vistosamente preoccupato, e da Giulia: entrambi, cultori della materia, verranno sottoposti da tutti i presenti ad un enorme numero di quesiti di ogni genere. E così il nutrito numero di personaggi che anima la scena per tutta la durata del film (che trae ispirazione dall’omonimo libro del fisico Carlo Rovelli), comincia ad “elucubrare” sul concetto del tempo, ad iniziare da Elsa che, nell’affiancare la figlia alle prese con la traduzione di una versione di greco, spiega quante interpretazioni la parola tempo possa avere ed il pensiero filosofico che essa sottende. La notizia poi che il mondo potrebbe finire di esistere da lì a qualche ora, modifica completamente la percezione che ognuno dei personaggi ha di esso ma soprattutto dell’ordine che ognuno personalmente gli conferisce. Vero protagonista di tutta la vicenda, il tempo comincerà a scorrere diversamente per il giorno che il gruppo di amici passerà assieme: dopo, le loro vite ne risulteranno inevitabilmente modificate.

Sicuramente la cosa che immediatamente la regista ci comunica è che seppur l’argomento sia affrontato da un gruppo eterogeneo di persone, le problematiche che ne scaturiranno investiranno successivamente le singole coppie nel loro vissuto, regalandoci una seconda parte del film più intima e personale: la vita è una specie di viaggio che noi umani facciamo nell’universo secondo un programma che non abbiamo scelto ma che accade, così come tutto accade secondo “l’ordine del tempo”.

Gassmann e Gerini sono affiancati da Edoardo Leo, Ksenia Rappoport (da tanto tempo assente dagli schermi),Valentina Cervi, Francesco Rongione, Francesca Inaudi, Richard Sammel e Angela Molina, un cast per il quale Liliana Cavani ha avuto parole di elogio in conferenza stampa per essere stati capaci di esprimere con autenticità e varietà di emozioni ciò che il racconto richiede.

Al pubblico l’ardua sentenza; per chi scrive, nonostante il rispetto e l’ammirazione per la grandezza di una regista come Liliana Cavani, il film non è riuscito a trasmettere le emozioni che ci si sarebbe aspettati di provare, ma soprattutto il cast non è stato sempre all’altezza delle riflessioni che un gruppo “così colto” di persone avrebbero dovuto regalarci.

data di pubblicazione:31/08/2023







COMANDANTE di Edoardo De Angelis, 2023

COMANDANTE di Edoardo De Angelis, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Comandante di Edoardo De Angelis, protagonista Pierfrancesco Favino, è il film d’apertura (in concorso) del Festival di Venezia 2023, presentato in anteprima stampa al Lido il 30 agosto. La sceneggiatura, scritta da Sandro Veronesi e dallo stesso regista, racconta la storia vera di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Comandante Cappellini durante la seconda guerra mondiale.

 

Siciliano di nascita ma sempre vissuto a Chioggia dove s’innamora perdutamente del mare, Salvatore Todaro segue con successo la carriera militare. Capitano della Regia Marina, durante un’esercitazione un incidente gli procura la lesione della colonna vertebrale, evento che gli avrebbe consentito di poter godere di un congedo illimitato e di ricevere una pensione d’invalidità. Todaro invece preferisce restare nella Marina ricorrendo a un busto rigido per il resto della vita. Un mese dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nel luglio 1940 Todaro diventa comandante del nuovissimo sommergibile Comandante Cappellini. In missione affonda a largo dell’Atlantico  un piroscafo mercantile belga, il Kabalo, che aveva aperto il fuoco su di loro. Todaro decide, contro il parere dei superiori, di salvare i 26 naufraghi belgi, condannati a morte certa alla deriva su una zattera a centinaia di miglia dalla costa, anche se per far ciò dovrà navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei suoi uomini. In quei tre giorni, il sottomarino si trasformerà in un luogo di incontro tra sconosciuti, anche molto diversi tra loro, ma più simili di quanto non pensassero.

Vero e proprio kolossal diretto dal visionario regista Edoardo De Angelis all’ennesima prova del nove, per un film girato lontano dalla sua Campania e in uno spazio angusto quale quello che può offrire un sottomarino da guerra, in cui si vive a ridosso, in cui è necessaria gerarchia e condivisione, scegliendo peraltro la babele di accenti e dialetti dei vari protagonisti, per rendere il legame con la terra di nascita ancora più viscerale.

Prodotto da Indigo Film e O’Groove con RAI Cinema, Tramp LTD, VGroove e Wise Pictures il film si avvale della splendida interpretazione di Pierfrancesco Favino, nel complesso personaggio di Todaro, eroe e patriota, ma anche santone e profeta. Il comandante belga, dopo la guerra, dirà che, quando chiese a Todaro il perché di un gesto che lui non avrebbe fatto, la sua risposta fu: “siamo italiani. Lo facciamo da 2000 anni e continueremo a farlo”.

Estremamente toccante la forza del film nel raccontare la capacità di correre in soccorso degli altri, in un mondo quale quello del mare, in cui vige in primis il rispetto di regole e persone. La parabola della guerra in cui si combattono i mezzi ma non gli uomini, è un chiaro messaggio verso il rispetto dei migranti che nel Mediterraneo è stato fatto proprio principalmente dagli italiani, ora come allora, secondo di una vicenda reale che racconta come esistano leggi eterne che non vanno infrante mai e che si concretizza proprio in un cessate il fuoco che salva dignità e coscienze.

data di pubblicazione:31/08/2023








CONVERSAZIONI CON ALTRE DONNE di Filippo Conz, 2023

CONVERSAZIONI CON ALTRE DONNE di Filippo Conz, 2023

Un uomo e una donna si rincontrano a Tropea dopo anni in occasione di un matrimonio. Nonostante siano entrambi impegnati in una relazione, provano a lasciarsi andare, sempre in bilico tra incuranza delle conseguenze e consapevolezza delle rispettive scelte.

 

Per la regia di Filippo Conz (qui al suo primo lungometraggio), Conversazioni con altre donne è il remake dell’omonimo dramma romantico statunitense con Helena Bonham Carter e Aaron Eckhart, il cui soggetto e la cui sceneggiatura erano firmati dalla scrittrice e sceneggiatrice statunitense Gabrielle Zevin, molto abile nel raccontare le dinamiche relazionali far uomini e donne. Il regista italiano si muove nei labirinti della psiche maschile e femminile, grazie ad un adattamento in versione italiana, che cerca di evocare la vecchia commedia nostrana, mischiando ironia e malinconia.

Francesco Scianna e Valentina Lodovini sembrano a loro agio, nei dialoghi serrati, nelle loro schermaglie, anche fisiche, fatte di sguardi e parole, con richiami continui al passato e al presente; sembrano inseguirsi, affascinati ma al tempo stesso impauriti dal desiderio di concedersi un’avventura; nonostante ciò, questa opera prima, con una presenza forse eccessiva dell’obiettivo della macchina da presa, che segue sempre da vicino i due protagonisti per cercare di creare l’atmosfera giusta e per creare continui giochi di seduzione, risente un po’ di questo sforzo di adattamento di un testo teatrale ad un’opera cinematografica, risultando per certi versi un po’ scontato e privo di verve.

La presenza della musica di Paolo Fresu non sovrasta, ma sicuramente ha una parte fondamentale nella narrazione.

Piccola nota a margine: le riprese si sono svolte a Tropea in Calabria, in particolare all’interno di Villa Paola: per sostenere e aiutare l’economia locale la produzione ha deciso di scegliere una troupe per oltre il 50% calabrese, tra cui macchinisti, scenografi, costumi, truccatori, ingegneri del suono e fotografi di scena.

data di pubblicazione: 29/08/2023


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