ASSASSINIO A VENEZIA di Kenneth Branagh, 2023

ASSASSINIO A VENEZIA di Kenneth Branagh, 2023

Un palese tradimento della novel di Agatha Christie che fa incontrare la scrittrice Ariadne Oliver CON un Poirot meditabondo in pensione, sotto sotto, ben voglioso di trascinare le proprie cellula grigie nella soluzione di un nuovo mystery.

 

Kenneth Branagh uno e trino (regista, interprete, coproduttore) per una virata a 360 gradi dal giallo tradizionale per rifugiarsi un gotico horror che perde subito il fascino della ricostruzione in una Venezia del 1947 cinematograficamente vista con l’occhio di produttori tutt’altro che nostrani, molto troppo attenti alle ragioni commerciali del film. Così Venezia presto sparisce in una sorta di delitto della casa chiusa, condito da sedute spiritiche, effetti speciali, improvvise agnizioni e con una verosimiglianza che alla relativa coerenza della Christie abbina bruschi strappi di sceneggiatura. Quello che funziona è il personaggio di Poirot nella sobria interpretazione di Branagh. La sua imperturbabile natura deduttiva, per definizione negata all’irrazionale, naturalmente riesce a riscattare tenebre e dissimulazione. E il suo scioglimento del mistero è appagante e sublimante anche per lo spettatore. Naturalmente la parola “assassinio” è un mantra di genere dopo aver assistito a omicidi sul Nilo, sull’Oriente Express, in palcoscenico e sul treno. Gli amanti del giallo tradizionale non si ritroveranno in questo esperimento che segue la rotta di un cinema birichino, eccentrico e dinamitardo, già sperimentato con le ultime versioni di uno Sherlock Holmes cocainomane e decisamente sopra le righe. Per un biglietto in più staccato alla cassa si fa questo e altro. Si usa la Christie come specchietto per le allodole e poi si plana in tutt’altri contesti. Forse Branagh vale il prezzo del biglietto se unito alla polivalente Yeoh, chiromante presto destinata a una brutta fine. Il ricattatore non è mai quello di cui si sospetta.

data di pubblicazione:25/09/2023


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STRANGE WAY OF LIFE di Pedro Almodòvar, 2023

STRANGE WAY OF LIFE di Pedro Almodòvar, 2023

Silva, di professione ranchero, dopo 25 anni va a incontrare l’amico Jake, ora sceriffo di Bitter Creek, un desolato villaggio ai margini del deserto. Dopo un primo momento di giustificato imbarazzo, i due si trovano a rivangare il passato quando, da giovani attraenti e promettenti malavitosi, si erano imbarcati in un’intensa, sia pur breve, love story. Ma questa inaspettata visita di Silva è un sincero ritorno a quella indimenticabile esperienza o nasconde un interesse personale ben preciso data la posizione ora ricoperta da Jake?

 

Almodòvar ci sorprende con un corto, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes, che già sin dai primi giorni della sua distribuzione nelle sale sta creando grande interesse e nello stesso tempo delusione. Da molti ci si aspettava una storia dai tratti più definiti e sicuramente con una durata che rispettasse i canoni tradizionali affidati a un western, sia pur Made in Spain, dove vengono usati i tempi giusti per affrontare un tema inusuale per un film di tal genere. Se qualcuno, più o meno volutamente, volesse paragonare il nuovo lavoro del regista con l’arcinoto I segreti di Brokeback Mountain, potremmo senz’altro avvertirlo che si troverebbe fuori rotta. Le situazioni e le tematiche affrontate sono completamente diverse e il fatto che entrambe si basino su una queer story non vuol dire assolutamente che le due pellicole siano in qualche modo da mettere a confronto. Almodòvar, con la maestrìa che contraddistingue il suo modus operandi, riesce a definire con brevi ma intensi affondi, una storia intrisa di esuberante passione, tra affetti sinceri, e forse rimpianti, per una antica avventura che avrebbe avuto le premesse per diventare una scelta di vita duratura. C’è un delitto da chiarire ed entrambi i protagonisti, sia pur in posizioni diametralmente opposte, si troveranno a fronteggiarsi lasciando lo spettatore nel dubbio su dove andrà a parare l’intera vicenda. Silva (Pedro Pascal) e Jake (Ethan Hawke) recitano la loro parte fino ad un certo punto ma il regista riesce a tracciare l’intero plot, con il poco tempo a disposizione, circoscrivendo l’azione con tratti profondi anche se lasciati volutamente in sospeso. Quello che c’era da dire viene detto, ed è giusto che il finale possa dare adito a conclusioni del tutto individuali. Del resto la storia del grande cinema ci insegna che la sceneggiatura non deve confezionare una ben definita soluzione, ma lasciare il tutto alla libera interpretazione da parte del pubblico e l’indimenticabile Buñuel, non a caso anche lui di sangue spagnolo, ne era la prova tangibile.

data di pubblicazione:24/09/2023


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OFFriti un OFF, presentazione della nuova stagione 2023/24 del Teatro Lo Spazio

OFFriti un OFF, presentazione della nuova stagione 2023/24 del Teatro Lo Spazio

(Teatro Lo Spazio – Roma, 21 settembre 2023)

Presentata nell’originale sala teatrale di via Locri, nel cuore del quartiere romano di San Giovanni, la nuova stagione del Teatro Lo Spazio. OFFriti un OFF suona come un invito mascherato da imperativo, rivolto a tutti gli amanti della scena contemporanea, a concedersi delle occasioni di confronto e intrattenimento con un teatro non convenzionale. Saranno ben 44 gli spettacoli scelti per andare in scena tra prosa, musica e danza. Una lista di lavori che hanno come comune denominatore la voglia di sperimentazione e il coraggio di mettersi alla prova.

 

Mancano meno di due settimane e il Teatro Lo Spazio, magnificamente diretto da Manuel Paruccini e Antonella Granata, aprirà i battenti a una stagione – la terza da quando è nato questo prezioso teatro, tra i più off della capitale – ricca di titoli e idee indirizzati a soddisfare le richieste e la curiosità di un pubblico eterogeneo, accomunato dalla passione per il teatro e per i linguaggi multiformi della scena contemporanea. Un luogo ideale che è prima di tutto un tempio per le arti performative, un’officina di prova, sperimentazione, azzardo, dove si accoglie ogni proposta come un’occasione. Uno spazio appunto che si augura essere un trampolino di lancio per giovani artisti e un consolidamento per chi questo mestiere lo fa da una vita. Vecchie e consolidate amicizie hanno confermato la loro presenza anche quest’anno, a cui si aggiungono nuovi nomi che vanno a formare un cartellone ricco di ben 44 titoli, per una programmazione che arriva fino a maggio del prossimo anno nel teatro che si definisce OFF per scelta. Un cartellone multiforme e pluriforme di graditi ritorni e debutti assoluti, che si snoda attraverso nuove scritture, ma anche nella musica e nella danza.

Il 5 ottobre debutterà in prima assoluta Mathilde, cronaca di uno scandalo con Maria Letizia Gorga e Maximilian Nisi, un testo francese mai rappresentato in Italia, scritto venti anni fa eppure definito spudoratamente moderno, dove un uomo e una donna si affrontano una notte per decidere se rimanere insieme oppure no. Nel primo mese saranno in scena altri quattro lavori compresi tra la prosa di Sconfitti, scritto e diretto da Riccardo Lingelli con Lara Balbo e Daniele Locci e Marshmallows di Angela Ciaburri (terzo classificato al concorso di corti teatrali Idee nello Spazio edizione 2023), la danza con le atmosfere poetiche e le coreografie di Charlie danza Charlot per la regia di Mario Piazza, passando per il teatro musicale di Gianni De Feo in scena con Daimon – l’ultimo canto di John Keats di Paolo Vanacore e gli arrangiamenti musicali di Alessandro Panatteri. E siamo solo a ottobre.

La sezione dedicata alla prosa vedrà il debutto di alcuni spettacoli, tra cui la regia di Duccio Camerini per Il guardiano di Harold Pinter (16/19 novembre) e l’atto unico circoscritto in tre momenti Croce sul cuore – e tu che strada percorri? per la regia di Francesco Romano (25/28 gennaio). Ma vedranno il loro debutto in scena anche due spettacoli che affrontano due tematiche delicate e difficili: il figlicidio, trattato in Interruzioni di Camilla Ghedini (regia di Paolo Vanacore, con Carmen Di Marzo dal 15 al 18 febbraio) e la pedopornografia con Unscorched di Luke Owen (regia di Daniele Trombetti, dal 4 al 14 aprile). Inoltre, insieme al già citato Marshmallows, andranno in scena gli altri lavori vincitori del Concorso Idee nello Spazio, edizione 2023. Il secondo classificato Rogne di Daniele D’Arcangelo e Luca Refrigeri sarà in scena il 20 e il 21 marzo, mentre dal 22 al 24 salirà sul palco Leonardo Zarra con il testo vincitore E alla fine esplosero le supernove con la regia di Faysa Mohamed. Trilogia della colpa di Simone Garagna, che ha vinto il premio giovani del concorso, seguirà il 29 e il 30 marzo.

Protagonisti della stagione saranno ancora Margherita Remotti (Nico, 4/5 novembre), Tiziana Foschi e Nina Fucci (Rimetti a posto la stanza, 6/7 novembre), Fabiana Dantinelli (Nina, 11/12 novembre), Claudia Genolini (Come l’Australia, 23/26 novembre), Niccolò Felici (Il minestrone, 30 novembre/3 dicembre), Ivano Picciallo (A Sciuqué, 14/17 dicembre), Luca Gaeta (Hamletophelia, 20/23 dicembre), Emanuele Vacchetto e Riccardo D’Alessandro (Una notte di Salomè, 11/14 gennaio), Marco Aiello e Claudio Pomponi (Pupa e Orlando di Giuseppe Fava, 1/2 febbraio), Patrizia Schiavo (Donne senza censura, 3/4 febbraio), Marco Todisco (Aria fritta, 9/11 febbraio), Gianni De Feo e Cloris Brosca (La rosa non ci ama, 22/25 febbraio), Luca Trezza (Divin’a’mente Dante, 28 febbraio), Dodi Conti (Dodi’s life, 26/27 marzo), Emiliano Reggente e Attilio Fontana (Tanto tempo ma’, 18/21 aprile) e Massimo Odierna (in scena con due spettacoli, Signorotte, 26/28 aprile e La mia amica è d’accordo, 2/5 maggio).

Sempre nell’ambito del teatro di prosa una novità assoluta, dedicata alla donna e alla ricca complessità del suo corpo, dal 1 al 3 marzo Mujeres nel Teatro presenta la prima edizione del festival Notti viola, tre giornate dedicate alla scena teatrale e performativa al femminile. La figura della donna sarà centrale anche negli spettacoli Clitennestra – voi la mia coscienza io il vostro grido di Eleonora Lipuma e Federica Genovese (7/10 marzo), riscrittura contemporanea del classico greco e Vivien di Donatella Busini, un omaggio alla figura controversa dell’attrice Vivien Leigh (14/17 marzo).

Ma la novità di quest’anno sono cinque appuntamenti con i classici della letteratura con i radiodrammi di Play Drama curati da Aurora Piaggesi. Suoni e rumori prodotti dal vivo con l’aiuto del pubblico accompagneranno la lettura del celebre Canto di Natale di Charles Dickens (19 dicembre), Il barbiere di Siviglia dall’opera di Gioacchino Rossini (16 gennaio), L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde (27 febbraio), la famosa avventura di Sherlock Holmes ne Il mastino dei Baskerville (9 aprile) e un Omaggio a Dracula a chiusura della stagione il 28 maggio.

Per la danza, genere a cui è stato dato quest’anno uno spazio più ampio in cartellone, si segnala – oltre l’appuntamento di ottobre di Mario Piazza – Animus anima (30/31 gennaio) con Vanessa Nacci e Ludovic Party, che ne ha curato anche le coreografie e Visionaria, il festival della danza autoriale contemporanea che lascia spazio ai giovani diretto da Miriam Baldassarri dal 7 al 9 dicembre.

Per finire non mancano gli appuntamenti con il teatro musicale e il musical – anche questo rigorosamente OFF – con il cantautore Emilio Stella e il suo Stella di periferia nato da un’idea di Simone Cristicchi (9/10 novembre), Velvet Motel di Giuseppe Brancato con le coreografie di Mark Biocca (29/31 dicembre), l’esilarante musical da camera (anzi, da camera da letto) Ti amo sei perfetto adesso cambia per la regia di Alessia Tona (4/7 gennaio) e la seconda edizione della rassegna dedicata al musical off Mindie in scena dal 9 al 26 maggio, per dare voce ai lavori di natura indipendente nel campo del teatro musicale sul nostro territorio.

Il Teatro Lo Spazio si conferma nella scena romana come una valida alternativa alle consuetudini e questo ricco cartellone ci conferma che abbiamo uno spazio prezioso dove si dà il benvenuto a tutti coloro che hanno voglia di mettersi in gioco, divertendosi nella proposta di un teatro fatto con sincera passione. Buona stagione!

data di pubblicazione:24/09/2023

ANGELA (a strange loop) di Susanne Kennedy e Markus Selg

ANGELA (a strange loop) di Susanne Kennedy e Markus Selg

(Roma Europa Festival 2023)

Il 19 e 20 settembre è andata in scena al Teatro Argentina di Roma, nell’ambito del Roma Europa Festival, la performance Angela (a strange loop) con la regia di Susanne Kennedy e lo stage design a cura dell’artista Markus Selg. La regista si concentra su un personaggio femminile, Angela influencer che ha una malattia ignota, per interrogare l’evoluzione del nostro immaginario e invita il pubblico a un’esperienza sensoriale, visiva e fenomenologica. La sua storia è un percorso multimediale tra il buio e la luce, tra il reale e virtuale.(foto Julian Roder)

Lo spettacolo si apre con un testo in loop sul fondo della scena che anticipa come tale spettacolo sia una ricostruzione di eventi reali, una storia vera basata su diari privati e documenti pubblici, un racconto che passa attraverso tre fasi, una prima nera iniziale, il nigredo, una fase bianca, intermedia l’albedo e una fase finale rossa, il rubedo. Siamo inizialmente in una camera da letto, ma man mano si inizia a scivolare in una realtà diversa. Attorno ad Angela, la madre, il fidanzato, un’amica ed una figura fantastica che sussurra e suona e che la accompagna in una realtà parallela. Le pareti della stanza si trasformano nel corso della storia in altri contesti, per accompagnarci in uno spazio sovrannaturale.

Il punto di partenza è una domanda che riporta alle origini stesse del pensiero: in cosa consiste l’io? Come si manifesta? E come si relaziona con la realtà? La protagonista è una influencer intrappolata nella sua routine, una donna normale anche se soffre di una malattia che le impedisce di uscire fuori dalla casa in cui si sente intrappolata ma sicura.

Il contesto in cui la domanda viene posta è però quello di un mondo che pulsa tecnologia e realtà virtuale che sta ridefinendo le logiche su cui poggia la nostra cultura. I dialoghi scorrono preregistrati: dalla nascita alla morte, l’esistenza di Angela è narrata da un avatar, un pupazzo con la voce umana presente in uno schermo in un continuo alternarsi di stati d’animo e visioni tra entusiasmo e ironia, speranza e malinconia, ingenuità e consapevolezza.

L’acclamata regista tedesca Susanne Kennedy approda per la prima volta al REF proseguendo una ricerca tra drammaturgia classica e una visionarietà digitale creata insieme all’artista multimediale Markus Selg, che segmenta l’esistenza di questo personaggio secondo uno schema in cui situazioni quotidiane, malattia e guarigione, veglia e sogno, nascita, invecchiamento e morte diventano motivo di narrazione e di costruzione tecnologica al tempo stesso, perché alla fine la differenza tra reale e virtuale non esiste più.

Performance decisamente interessante soprattutto nella sperimentazione estetica e tecnologica, densa di accadimenti attorno alla protagonista che alla fine rimane non definita, proprio perché non si riesce a percepire cosa davvero pensi o cosa provi, ciò che è vero o falso all’interno della realtà stessa. Impossibile cogliere un messaggio. Indubbiamente la soluzione migliore è abbandonare il desiderio di comprendere per perdersi nel costrutto narrativo.

data di pubblicazione:20/09/2023


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RISATE DI GIOIA, storia di gente di teatro, da un’idea di Elena Bucci, regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso, con Elena Bucci e Marco Sgrosso

RISATE DI GIOIA, storia di gente di teatro, da un’idea di Elena Bucci, regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso, con Elena Bucci e Marco Sgrosso

(Teatro Vittoria – Roma, 19/24 settembre)

Una lezione didattica del teatro che fu. Non solo varietà ma i primordi. Con florilegio di citazioni che chissà quanto arrivano al pubblico. Dalle cantine resuscitati Gustavo Modena, Giacinta Pezzana, i più popolari fratelli De Rege. Volenteroso omaggio alla storia, bisognoso di un alleggerimento contenutistico e di qualche estro in più di regia per conferire ritmo alla narrazione..

Orfani del teatro di De Berardinis i due registi da parecchi anni si cimentano nella palingenesi di un ampio segmento della storia del teatro. Da Shakespeare ai fratelli De Rege, Con una nostalgia triste e autoriale che più che alle risate ammicca a un te deum un po’ funerario. Fuori di discussione l’impegno e la costanza del duo. Ogni tanto il singolo si stacca e rievoca un personaggio. Efficace la dialettica con la ricomposizione corale. Così ricompaiono Petito, la Magnani, i primi albori del teatro di rivista oltre alle citazioni di Emma Gramatica, Lina Cavalieri (ricordate “la donna più bella del mondo”?). Coraggioso esordio di stagione. Primo spettacolo al Vittoria e primo spettacolo sulla piazza di Roma, sfidando ancora il caldo e un settembre che, teatralmente, non è ancora sbocciato. Come si può immaginare in platea scarsa partecipazione giovanile. Figurarsi non c’è interesse per il teatro al presente, immaginarsi per quello che fu. Rievocazione amara e nostalgica, con qualche indulgenza al sorriso, basandosi sulle opere di Sergio Tofano, di Vito Pandolfi e di un’antologia sul varietà. Ovviamente le citazioni indulgono a delle scelte mirate. C’è spazio satirico anche per la trascurata figura del suggeritore. Ora si presuppone e si da per scontato che tutti gli attori siano dotati di fulgida memoria. Gli episodi riportati a mo’ di aneddoto sono tutti, spesso drammaticamente, veri. Perché sulla scena si nasce, si cresce, si muore. Vedi Salvo Randone e Scarpetta.

data di pubblicazione:20/09/2023


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FELICITA’ di Micaela Ramazzotti, 2023

FELICITA’ di Micaela Ramazzotti, 2023

“L’infelicità può durare a lungo, ma bisogna lottare tanto, lottare sempre per la felicità, cosa di cui tutti noi abbiamo bisogno”. Così una commossa Micaela Ramazzotti, nel ricevere il Premio Spettatori alla Mostra del Cinema di Venezia 2023 per il suo esordio alla regia, ringrazia il suo pubblico, aggiungendo “ci ho messo l’anima per arrivare al vostro cuore”….

Desirè (con l’accento sulla e) è la primogenita di Max e Floriana (Max Tortora ed Anna Galiena), genitori manipolatori e opportunisti, entrambi in pensione seppur ancora giovani per esserlo. Nella vita della donna ci sono anche il fratello Claudio (Matteo Olivetti), ragazzo fragile e con evidenti problemi psichiatrici e il suo compagno Bruno (Sergio Rubini), professore universitario apparentemente comprensivo, ma sempre pronto a giudicare tutto e tutti e a “camminarle sempre avanti”, senza mai ascoltarla veramente. Desirè lavora come truccatrice nel cinema, mestiere al quale la madre ex parrucchiera rivendica di averla introdotta, ed ha una certa oculatezza sin dalla giovane età nel gestire i soldi che si guadagna sui set (dove ancora oggi qualche compromesso “deve” accettarlo) alimentando così il sogno di potersi un domani comprare una casa, di sposarsi e di fare una vita lontana dai guai a cui la sua famiglia disfunzionale l’ha abituata.

Micaela Ramazzotti si cuce addosso un personaggio ingenuo, fragile, disponibile e pieno di voglia di vivere che è un po’ la summa di molti altri interpretati in precedenza, e almeno in questo non potremmo dire che nel suo Felicità ci siano elementi di novità; ma il contesto di persone con cui la sua Desirè si trova a lavorare e vivere, fa sì che la pellicola assuma quel gusto amaro di una certa cinematografia d’altri tempi, complici un cast di attori molto centrati ognuno nel proprio ruolo (Max Tortora, Anna Galiena e Sergio Rubini) che regalano al pubblico un chiaro affresco di meschinità ed egoismo. Tutti, seppur affettivamente molto vicini alla donna, nella sostanza fanno solo leva sul suo innato senso di colpa, di cui ne è ovviamente intrisa e che viene alimentato costantemente. La regista ci parla dei tempi di emancipazione da una famiglia tossica e manipolatrice, diversi per ogni individuo coinvolto, ma necessari, in cui l’allontanamento libero o forzato diventa l’unica arma possibile per la salvezza. Desirè, pur di aiutare il fratello (egregiamente interpretato da Matteo Olivetti) in evidente stato depressivo e anch’esso vittima dei genitori, capirà di dover contare solo sulle sue forze toccando con mano la profonda solitudine che la circonda.

Ci sono nel film evidenti richiami, soprattutto quando irrompe Giovanni Veronesi (che interpreta se stesso) in una scena con Max Tortora il quale, con la maestria che conosciamo, rispolvera la pochezza di certi personaggi di “sordiana” memoria. Felicità ha sicuramente degli elementi di profondità, semplici e genuini, con cui sono stati toccati alcuni temi legati al disagio familiare e che sono arrivati dritti alla pancia del pubblico che lo ha premiato a Venezia. Dal 21 settembre il film sarà nelle sale.

data di pubblicazione:20/09/2023


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FAHRENHEIT 451 di Ray Bradbury, a cura di lacasadargilla, regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni

FAHRENHEIT 451 di Ray Bradbury, a cura di lacasadargilla, regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni

(Teatro India – Roma, 2/3 settembre 2023)

Grande e intramontabile classico della letteratura di fantascienza, Fahrenheit 451 diventa uno spettacolo multimediale in forma di melologo nell’ambito del ricco programma di IF/INVASIONI (dal) FUTURO_DARK AGES*2023, progetto multidisciplinare accolto negli spazi del Teatro India, dedicato alle scritture e ai temi sempre più contemporanei della fantascienza. L’armoniosa architettura scenica fatta di musica, suoni e immagini sposa il testo che narra il declino di una società cupa e ingrigita, dove i libri sono banditi e bruciati per la loro presunta pericolosità e dove una crudele dittatura delle immagini ha soppiantato la capacità di pensiero degli esseri umani.

 

Due enormi quinte separano lo spazio scenico in due zone di azione, una dedicata alla lettura del testo l’altra a un gruppo di musicisti. La scena è livida, immersa in un’oscurità rischiarata appena dalle immagini proiettate sugli schermi di tela semitrasparenti che la dividono. Le luci di taglio che illuminano gli attori sul proscenio rendono ancora più inquietante l’atmosfera. La lettura procede rispettosa della struttura del romanzo, il lavoro non delude la curiosità del pubblico. Protagonista e narratore della vicenda è l’incendiario Montag, un vigile del fuoco che nel mondo creato da Ray Bradbury non ha più il compito di spegnere gli incendi, ma di appiccarli laddove ci siano ancora dei libri posseduti clandestinamente da qualcuno. La legge del Governo imperante considera un reato la lettura e un dovere carbonizzare la memoria. È soddisfatto del suo lavoro, ma l’incontro con Clarisse, una giovane ragazza fatta di sogni e poesia, e l’immagine dell’anziana donna che si lascia bruciare insieme alla sua casa suscitano in lui il dubbio che nei libri possa esserci qualcosa di davvero speciale. Sicuramente custodiscono la strada che porta alla libertà e al pensiero, attitudini che mancano ai personaggi che circondano Montag, in particolare la moglie Mildred, che trascorre il suo tempo inerte davanti a giganti televisori inghiottita dal vuoto di senso delle immagini trasmesse. Sarà lei a denunciare il marito e a scatenarne la fuga quando lui, con un gesto provocatorio e sovversivo, aprirà un libro per leggerne il contenuto.

La parte posteriore del palco accoglie un gruppo di musicisti, divisi in due sezioni. Pianoforte e vibrafono descrivono i momenti di maggiore lirismo (è seducente l’accompagnamento al brano My Heart’s in the Highlands cantato a più riprese dal personaggio di Clarisse), mentre le percussioni evocano tra suoni e rumori la catastrofe e la distruzione che si creano attorno e nella mente di Montag. L’ambiente sonoro si compone così di momenti contrastanti, che amplificano il senso del testo insieme al grumo di immagini proiettate, cariche di materia viva. Non c’è accenno a nessun futuro che è prossimo ad accadere, non si afferma nessuna teoria distopica. Semmai lo spettatore è portato in sintonia con i tempi a riflettere sul qui e ora di un presente che ha concesso alle immagini un potere assoluto e fagocitante, che ammette come unica volontà quella di apparire. Anche i costumi, che ben caratterizzano i personaggi, non prefigurano nessun avvenire ma costringono chi osserva a fare i conti con la realtà che lo circonda.

Nella fuga Montag oltrepassa il fiume e si imbatte in un gruppo di fuoriusciti dalla società, nomadi all’esterno ma biblioteche dentro. Hanno trovato il modo di ripetere a memoria i libri che hanno letto in passato. Intanto nell’aria c’è la minaccia di un conflitto, che si avverte imminente e catastrofico. Non si conoscono le parti che sono in guerra, né interessano i motivi che la scateneranno. La guerra è percepita tutt’al più come un crogiolo di purificazione, un’occasione concessa all’umanità per rinascere dalle ceneri dei propri errori, un po’ come la leggendaria Fenice. La differenza che passa però con l’uccello è che l’uomo conserva la capacità di rendersi conto delle colossali sciocchezze che ha commesso scongiurando di non ripeterle. Sempre che ci sia qualcosa come un libro, appunto, a ricordarglielo.

Lisa Ferlazzo Natoli collaborerà come regista negli appuntamenti domenicali al Teatro Argentina sulla divulgazione scientifica, in programma questo autunno per la prima edizione di Quando la scienza fa spettacolo: lo spazio. Incontri tra scienza e poesia in collaborazione con il Teatro di Roma.

data di pubblicazione:15/09/2023


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JANNACCI VENGO ANCH’IO di Giorgio Verdelli, con il contributo artistico di Paolo Jannacci, 2023

JANNACCI VENGO ANCH’IO di Giorgio Verdelli, con il contributo artistico di Paolo Jannacci, 2023

Un commosso e commovente documentario su quello che non a torto viene definito dalla critica, oltre che dagli intervistati, il cantautore più originale del cantautorato italiano degli ultimi sessanta anni. In due ore di riassunto di carriera si passano in rassegna tutte le canzoni dell’eccentrico successo di un medico/cantante/attore che non ha mai voluto coltivare l’hit parade preferendo scelte personali anche se impopolari.

 

 

Il mondo di Jannacci restituito alla fruizione in un caleidoscopio completo del suo universo, fatto di deraciné, di plumbee periferie milanesi che assurgono ad altrettante metafore dei diversi del mondo. Aneddoti e filmati d’epoca a bizzeffe per la gioia degli ammiratori. Forse non tutti conoscono il legame con Vasco Rossi, restituito dalla viva voce del cantante di Zocca. Paolo Rossi rievoca battute ascoltate cento volte ma sempre valide. E il tappeto sonoro dell’omaggio è di rara efficacia e completezza. Dai tempi del derby, della collaborazione con Gaber alla fruizione scenica di un corpo e di un interprete tutt’altro che ingessato, sempre pronto a stupire come un saltimbanco. La cura per gli altri è stata sempre viva nella sua mission artistica e umana. Dagli inizi con Celentano a Canzonissima. Altissimi e bassi non sofferti con la sensibilità di un uomo raffinato e raffinato musicista. Verdelli ha scovato filmati d’antan e collaborazioni impensabili con la passione intensa di un filologo stregato dal personaggio. Un docu d’arte vedibile con cinema revolution a soli 3,50, un vero regale oltre che un intensissimo focus senza sentore di nostalgico revival. Un artista è vivo finché si ascoltano le sue canzoni o si leggono i suoi libri. Regola aurea.

data di pubblicazione:14/09/2023


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EXIT ABOVE – AFTER THE TEMPEST di Anne Teresa de Keersmaeker

EXIT ABOVE – AFTER THE TEMPEST di Anne Teresa de Keersmaeker

(Roma Europa Festival 2023)

Il 10 e l’11 settembre alle 21 è tornata, nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, Anne Teresa de Keersmaeker per presentare in prima nazionale la sua nuova creazione EXIT ABOVE – after the tempest. Dopo il successo dello spettacolo Drumming della scorsa edizione del Roma Europa, la coreografa, presenza storica del Festival prosegue con la sua compagnia Rosas la ricerca sul rapporto tra musica e movimento coreografico. EXIT ABOVE – after the tempest parte dal blues per arrivare all’elettronica e alla dance di oggi. In scena, assieme a danzatrici e danzatori della compagnia ci sono Meskerem Mees (cantautrice fiamminga emergente di origini etiopi) e Jean-Marie Aerts, sound designer dei TC Matic, formazione rock belga degli anni Ottanta. (foto Anne Van Aerschort).

 

La musica è sempre stata la grande passione ed il punto di partenza dei lavori di Anne Teresa de Keersmaker che ha fondato la compagnia di danza Rosas a Bruxelles nel 1983 proprio mentre creava l’opera Rosas danst Rosas. A partire da questa pièce rivoluzionaria, ha sviluppato una sua ricerca coreografica basata sull’esplorazione del rapporto tra danza e musica, lavorando progressivamente su strutture musicali e partiture di diversi periodi, che vanno dalla musica antica a quella contemporanea e popolare. La sua sperimentazione attinge anche agli assunti della geometria e dei modelli aritmetici, alla natura ed alle logiche sociali per creare quadri d’assieme che esaltano l’articolazione del corpo nello spazio e nel tempo.

Proprio dal riascolto di un vecchio vinile ha preso il via la collaborazione tra la coreografa e il chitarrista e sound designer dei TC Matic. gruppo, che suonava un tipo di musica contenente vari stili tra cui new wave, blues, funk, hard rock, avant-garde e chanson francese. Proprio il blues è stato sin dall’inizio il motore che ha acceso la creatività della coreografa e del sound designer Jean-Marie Aerts per realizzare la costruzione coreografica.

Lo spettacolo parte con un assolo che rievoca La Tempesta di Shakespeare per poi proseguire con un’ampia disamina del gesto del camminare: il vagare, il marciare, la corsa, l’isolamento e la pausa, il ritrovarsi in gruppo per muoversi insieme. Ad affiancare i performer in scena ci sono la straordinaria cantautrice di origini etiope Meskerem Mees e il chitarrista blues ed ex danzatore di Rosas Carlos Garbin per un dialogo intergenerazionale condotto, ancora una volta, nel segno della integrazione artistica e comunicativa. Una continua interazione tra l’individuo e il gruppo, il singolo e il collettivo che esalta la gioia del danzare di dodici giovanissimi performer.

Lo spettacolo celebra l’armonia e la diversità proprio perché basato su un gruppo di giovani danzatori tra loro estremamente eterogenei e legati da un disegno coreografico che celebra differenze e similitudini. Lavoro assolutamente moderno ed attuale dedicato alla bellezza del danzare, del muoversi, del confrontarsi, dell’ascolto. Interessantissimi i testi della cantautrice Mees così come è meraviglioso il disegno luci che esalta le differenti fisicità e l’armonia complessiva dei corpi.

data di pubblicazione:12/09/2023


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IO CAPITANO di Matteo Garrone, 2023

IO CAPITANO di Matteo Garrone, 2023

Seydou insieme al cugino Moussa, entrambi senegalesi, decidono di realizzare il loro sogno: raggiungere l’Europa e diventare cantanti famosi. Nonostante gli avvertimenti contrari, ma con il beneplacito di uno sciamano interpellato sul progetto, decidono di lasciare di nascosto la propria casa e di intraprendere il lungo e pericoloso viaggio. Gli ostacoli che dovranno affrontare saranno tanti e metteranno seriamente a rischio la loro stessa esistenza…

  

Come era più che prevedibile, sia da parte della critica che da parte del pubblico, la giuria di quest’anno, presieduta da Damien Chazelle, premia il film Poor Things di Lanthimos. Ma al nostro Matteo Garrone va il leone d’argento per la miglior regia che lascia più che soddisfatti i cinefili nazionali. Molti sanno che il regista, per la prima volta in concorso al festival del Cinema di Venezia, ama raccontare storie, riuscendo a creare una perfetta sintesi tra il mondo reale e quello onirico, con il risultato di inventarsi una favola che ha il sapore dell’amaro e del tenero nello stesso tempo. Con Io capitano il tema sviluppato è quello dell’immigrazione, uomini che dall’Africa affrontano dei rischi enormi pur di raggiungere in Europa una vita dignitosa e dare un futuro migliore ai propri figli. I pericoli sono tanti, e molti moriranno, come ben sappiamo, prima di vedere la terra ferma e realizzare il proprio progetto. Il film ha due protagonisti senegalesi, Seydou e Moussa, che vivono a Dakar, in un ambiente familiare dignitoso, e frequentano regolarmente una scuola. La loro aspirazione, arrivati in Europa, è però diversa da quella dei tanti migranti che affrontano il grande viaggio: i due non fuggono dalla povertà assoluta, ma vogliono solo raggiungere il successo con le loro canzoni e diventare famosi. Merito indiscusso di Garrone è quello di aver lasciato intatta la realtà in cui si muovono i giovani protagonisti, e di aver mantenuto persino la loro lingua originale, perché anche un doppiaggio in italiano avrebbe in qualche modo falsato lo spirito e il messaggio trasversale che si vuole dare al pubblico. Seydou Sarr (Premio Mastroianni come giovane attore emergente) e Moustapha Fall non ricoprono i ruoli di attori né seguono una recitazione da copione: i loro movimenti sulla scena sono la loro stessa vita, così come si svolge nel quotidiano, e le loro avventure sono proprio quelle raccontate da chi è sopravvissuto alla tremenda odissea, perché di questo si stratta. I soprusi, le torture e tutto quello che i giovani dovranno affrontare è pura realtà nonostante a noi, che stiamo da quest’altra parte del mare, venga raccontato qualcosa di diverso, sorvolando volutamente su dettagli di fondamentale importanza. Seydou non ha mai guidato una barca e non sa nemmeno nuotare, ma da obbligato “scafista” lui si prenderà la responsabilità di salvare tante vite perché lui, da improvvisato capitano, lo diventerà veramente. Garrone, ha realizzato un vero capolavoro di neorealismo e questo film, tenero e spietato nello stesso tempo, trasfonde una grande dose di umanità, quella che molti stanno perdendo o che forse non hanno mai avuto.

data di pubblicazione:09/09/2023


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