da Daniela Palumbo | Dic 6, 2024
con Anna Raimondi, Maurizio Maiorana, Sebastiana Eriu, Vincenzo Crivello
(Teatro Santa Cecilia – Palermo, 5 dicembre 2024)
È molto umana, la Rosalia di questa pièce teatrale. Nel suo esilarante monologo di apertura quanto negli accesi dibattiti con gli altri personaggi. Da san Benedetto il Moro al Genio di Palermo.
Patrona della città, per aver liberato i suoi abitanti dalla morsa della peste diversi secoli or sono, Rosalia è una donna stanca, esausta. Scalza e a tratti discinta. Sfinita da quattrocento anni di “santità”. Una santità profanata da ridicole processioni in abiti carnascialeschi. Una donna, dunque. Che troppi anni di solitudine – sull’eremo della Quisquina o nelle grotte del Monte Pellegrino – hanno fatto dimenticare “cosa sono gli uomini”. Cosa sono veramente, questi uomini? Sono lingue, innanzitutto. Lingue che parlano, o pregano, comunque chiedono. Con grida sguaiate o con cantilene monocorde. Oppure con tono sommesso, come quello di cui Belzebù in persona (che qui ha la voce di Ricky Tognazzi) riveste le proprie lusinghe.
Sono uomini diversi, che invocano – ciascuno per sé – il miracolo. Ma solo quando il male estremo li “tocca” da vicino, pronto ad esplodere come un bubbone. E una sola donna, una “santuzza”, costretta in un diminutivo mortificante malgrado la sua antica aspirazione a compiere il più “grosso” dei miracoli, in una città così controversa. Di acque dolci e fiele.
Si prepara al “festino”, come ogni anno, Rosalia. Acconciata e abbigliata come un fenomeno da baraccone, con l’ausilio della sua Perpetua, incarnazione dello spirito popolare (al femminile) più devoto e fedele. Ma sognando una sacralità silenziosa. Come quella della Natura, madre e dea, consolatrice delle miserie umane. E qualcuno che non la lasci da sola “in mezzo ai botti”. E magari, di poter scrivere un libro, con la sua vera storia.
Perché “una donna può rinascere al mondo solo se racconta sé stessa”.
data di pubblicazione:6/12/2024
Il nostro voto:
da Antonio Iraci | Dic 6, 2024
Il popolare cantante, compositore, produttore e stilista Pharrel Williams racconta in prima persona la sua vita e la sua carriera artistica. Nasce così il biopic di un giovane che in pochi anni è riuscito a diventare un’icona internazionale, producendo brani per i più importanti artisti americani. Il ritratto di un personaggio famoso che ha reso la sua musica famosa in tutto il mondo…
Gli amanti della musica hip hop di Pharrel Williams troveranno questo film, firmato Morgan Neville, a dir poco esilarante. Il cantante e il suo entourage di artisti al seguito raccontano con la propria voce le rispettive carriere musicali. Veramente da definire una trovata geniale è stata quella di portare sullo schermo un lungometraggio realizzato interamente con i famosi mattoncini della LEGO. Un film quindi biografico di animazione come non era mai stato realizzato e che lo stesso Pharrel ha scelto per raccontare di sé. Partendo dalla sua infanzia a Virginia Beach, l’eccentrico protagonista racconta il primo approccio alla musica insieme al suo amico Chad Hugo. Insieme diedero vita alla prima band dal nome esotico di Neptunes. Il film sembra sorprendere un po’ tutti a partire dagli estimatori della musica di Pharrel a seguire poi con quelli amanti dei film d’animazione. L’aver usato poi pezzo per pezzo i celebri mattoncini della LEGO rende questo lavoro un vero capolavoro di originalità. Non è facile comprendere come da tutto ciò si possa rendere visibile il movimento e la narrazione stessa, ma sicuramente il regista c’è riuscito. Il film ha un montaggio perfetto dove gli stessi personaggi assumono espressioni e gesti di incredibile autenticità pur rimanendo essenzialmente pezzi di pura plastica. Piece by Piece non è quindi il solito documentario musicale. Suoni e colori fanno di questa insolita autobiografia qualcosa destinata a lasciare un segno profondo per l’audacia della scelta narrativa. Interessante la testimonianza delle celebrità che hanno condiviso il successo di Pharrel e che hanno fornito con la propria voce una coloritura particolare all’intero film. Un’esperienza sicuramente da provare anche per coloro a cui non va troppo a genio il genere animazione. La colonna sonora è composta da musiche super conosciute e da brani originali appositamente composti per questa occasione.
data di pubblicazione:6/12/2024
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da Antonio Iraci | Dic 4, 2024
Gioacchino da Fiore fu un monaco calabrese vissuto tra il 1135 e il 1202. Cresciuto in un’agiata famiglia, rifiuta di lavorare per conto del padre notaio per ritirarsi nella meditazione della vita monastica. È stato un grande fondatore di monasteri cistercensi e può considerarsi come il precursore di San Francesco. Si dedicò alla scrittura di diversi saggi che affrontavano il tema dell’Apocalisse. Dato che le sue idee religiose contrastavano con quelle ufficialmente riconosciute in quell’epoca oscurantista, la sua figura fu quasi tacciata come eretica…
Jordan River è un regista italiano, nato in provincia di Cosenza e quindi un calabrese doc, nonostante il nome ingannevole. Ha diretto vari documentari, utilizzando per la prima volta la tecnica del 3D, incluso quello su Artemisia Gentileschi per il quale ha ricevuto diversi premi. Nella sua peculiare filmografia ha affrontato temi non facili, personaggi sui quali era complicato raccontarne la storia senza incorrere in eccessi biografici fuorvianti. Affrontare ora la figura più che controversa del monaco medioevale Gioacchino da Fiore non è stato certo una passeggiata. In questi otto secoli più volte la Chiesa ha affrontato la questione della sua canonizzazione senza venirne mai a capo con una risoluzione definitiva. Il fatto che persino Dante lo abbia posto nel suo Paradiso non lo ha sino ad oggi assolto del tutto per le sue idee utopiche. Un uomo che seppe quindi contestare con coraggio il pensiero di quel tempo oscuro, traendo spunto dalle sue esperienze mistiche considerate vere e proprie profezie. Merito del regista è stato quello di aver legato il pensiero di questo monaco naturista con i luoghi originari dove si svolse la sua missione. La fotografia curata da Giovanni Mammolotti introduce lo spettatore in una natura incontaminata e rarefatta dove avanza a fatica la figura di Gioacchino (Francesco Turbanti). Un personaggio mite che si interroga sul concetto innovativo di una Apocalisse che non parlasse più di distruzione ma piuttosto di vita e rinascita. Il monaco che vinse l’Apocalisse è un film storico ma anche spirituale che induce sicuramente a una profonda riflessione. Curati nei minimi particolari gli effetti visivi di Nicola Sganga accompagnati dalle musiche originali di Michele Josia. Questo valente compositore cinematografico romano è stato premiato con l’Emmy Awards nel 2021 per il pezzo sinfonico “River of the last valley”.
data di pubblicazione:4/12/2024
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da Maria Letizia Panerai | Dic 4, 2024
Ingrid e Martha, una scrittrice e l’altra inviata di guerra, sono due amiche di vecchia data. Le loro strade professionali le hanno allontanate senza cancellare l’affetto che le lega. Martha è molto malata e vede in Ingrid l’amica in grado di starle accanto in un momento così particolare. La stanza accanto di Pedro Almodòvar, premiato a Venezia con il Leone d’Oro, ci induce ad una profonda riflessione sul fine vita al mondo d’oggi.
Tratto da Attraverso la vita di Sigrid Nunez, il film ricalca l’offerta di conforto in un momento di estrema difficoltà attraverso il gesto di “accompagnare”. Accettare dunque, al di là dei propri convincimenti, di “stare accanto” in maniera solidale, senza agire, in silenzio, come gesto di generosità. Perché non occorre parlare, ma sicuramente bisogna saper ascoltare le motivazioni, le paure, i convincimenti e le decisioni. Ingrid (Julianne Moore) ha nel suo sguardo questo sentimento dell’ascolto che travalica l’amicizia e l’amore. E Martha (Tilda Swinton) sa di aver scelto, dopo diversi rifiuti, la persona giusta che non la lascerà sola quando deciderà di andarsene. Ingrid imparerà ad accettare quella morte perché liberamente decisa e questa situazione darà un nuovo slancio di estrema intimità alla loro vecchia amicizia. Il luogo scelto da Martha dove vivere questo loro ultimo tempo insieme è una casa nel bosco, magica, lontana dal caos cittadino. Una sorta di interregno vitale ed inondato di luce. Lì Ingrid dovrà semplicemente dormire nella stanza accanto a quella di Martha e nulla più. Lì, sdraiate al sole su due lettini, ascolteranno al mattino il canto degli usignoli. Lì vedranno la neve cadere sulla piscina e sul bosco dove abbiamo camminato e dove ti sei sdraiata, esausta, a terra. Lì Martha le parlerà dell’esistenza di Michelle, sua figlia. Lì Ingrid ascolterà l’amica parlare.
La regia sapiente e l’interpretazione stupefacente delle due attrici, la fotografia meravigliosa e accecante, i colori degli abiti di Tilda Swinton che marchiano la pellicola con il timbro Almodòvar unitamente all’ambientazione teatrale in stanze arredate con cura e gusto estremi, fanno de La stanza accanto un autentico capolavoro. Una riflessione profonda e coraggiosa sull’eutanasia espressa senza troppi giri di parole nel groviglio di contraddizioni del mondo attuale.
data di pubblicazione:4/12/2024
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da Antonio Jacolina | Dic 4, 2024
Roma piange, Parigi ride! Mentre a Roma le sale cinematografiche diminuiscono di anno in anno o languono, a Parigi si investe sui cinema. Si rinnovano e se ne inaugurano di nuovi sulla base di progetti di architetti di fama.
Nel cuore pulsante della Città, a due passi dall’Opera Garnier, è stato appena aperto un luogo d’eccezione, un vero gioiello per gli appassionati della Settima Arte. Dopo quattro anni di lavori, ecco il Pathé Palace progettato da Renzo Piano. Sette sale di alta gamma per circa 1300 spettatori, tutte dotate di tecnologia audiovisiva avanzatissima e grandi schermi LED di 18 metri.
Uno spazio elegante, perfetto sia per i cinefili esigenti sia per gli amanti dello spettacolo tout-court. Come non esserne ammirati e, in piccola parte, anche invidiosi? Ciliegina sulla torta il bar sulla terrazza panoramica dell’edificio, che offre una vista meravigliosa sul Boulevard des Capucines.
Un ambiente piacevole dove, anche senza biglietto, si può sostare per un drink, attendere l’inizio delle proiezioni o fermarsi dopo lo spettacolo.
Il Pathé Palace è un cinema d’eccezione, un contesto e un ambiente raffinato, un chiaro segnale di tendenza verso la creazione di sale di lusso ove valga la pena andare per godersi la magia del cinema in una total immersion audiovisuale.
Il salotto di casa e la televisione, per quanto comodi, non potranno certo reggere il confronto con una proposta articolata ed attraente di questo livello. Così si riporta la gente al cinema!
data di pubblicazione:4/12/2024
da Accreditati | Dic 4, 2024
(Sala Umberto – Roma, 3/22 dicembre 2024)
Commedia nera in salsa Buccirosso. Ovvero la tragica vicenda del bancario, Mario Martusciello, alle prese con i suoi complessi, le proprie scelte professionali ed esistenziali e soprattutto i difficili rapporti con moglie, sorella e cognata. Il tutto sfocia in una divertita trama gialla grottesca e assai poco drammatica
Dimenticate il film di Stanley Donan del 1960 o la più recente versione del 1989. Nella fattispecie i vicini sospetti e sospettosi c’entrano poco. Carlo Buccirosso ha scritto, diretto e interpreta con la solita verve e bravura una commedia “nera” nelle tinte, non banale nei contenuti sottesi, ma sempre e comunque molto divertente. C’è comunque una paradossale, ironica, rappresentazione del rapporto con l’invidiato vicino del piano di sotto, ma, principalmente, si legge la frustrazione del bancario perennemente deluso da tutto quello che ha intorno: lavoro, moglie, cognata, mancata affermazione professionale e artistica. Tutte cose che il suo senso di inferiorità gli ha impedito di far emergere. Ecco allora che il nostro alla ricerca del nuovo, del diverso, di ciò di cui non ha mai potuto godere, si lancia in nuove esperienze. Sbagliando, si fida e stringe un rapporto ambiguo col suo affascinate e vincente vicino, va a vivere in un loft da single, crede di essersi liberato di moglie e cognata. Così non sarà e vedremo come gli eventi configureranno una trama a cavallo fra commedia degli equivoci e Hitchcock alla napoletana. L’erba del vicino si colorerà addirittura di rosso, per il divertimento degli spettatori. Buccirosso con gli altri validi interpreti della commedia, appare in gran forma: molte delle gags e delle battute sono esilaranti, anche quando il suo slang biascicato risulta di non facile comprensione per i non napoletani. I comprimari sono all’altezza del regista e meritano doverosa citazione, le donne: Donatella De Felice (la sorella), Elvira Zingone (l’influencer), Maria Bolignano (la moglie) e Fiorella Zullo (la cognata), gli uomini: Fabrizio Milano (il ragazzo del bar) e Peppe Miale (l’infido vicino). Le musiche sono a cura di Cosimo Lombardi. Il tutto all’insegna di divertimento intelligente, spensierato, ma non banale in continuità con le variegate proposte del calendario della Sala Umberto.
data di pubblicazione:4/12/2024
Il nostro voto:
da Antonio Iraci | Dic 4, 2024
1918. Edward si trova in Birmania in veste di funzionario dell’Impero britannico. É fidanzato con Molly che, abitando a Londra, di fatto non vede da sette anni. I due dovrebbero finalmente sposarsi, ma lui si allontana da lei quando sta proprio per raggiungerlo. Edward inizia così una rocambolesca fuga in vari paesi dell’estremo oriente, utilizzando a volte mezzi di fortuna. Intraprenderà così un vero e proprio grand tour, viaggio pieno di avventure ma non scevro da pericoli…
Film presentato all’ultima edizione del Festival di Cannes, dove peraltro si è aggiudicato il Premio per la migliore regia. Grand Tour del regista portoghese Miguel Gomes andrà inoltre a rappresentare il Portogallo per la corsa agli Oscar 2025. Storia, certamente visionaria e piena di ostacoli, che accompagna Edward lontano dalla propria fidanzata che, partita da Londra, si appresta, almeno nelle intenzioni, a sposarlo. Di tutt’altro avviso il giovane che invece fugge, preso dal panico di dover affrontare questo legame che sembra ossessionarlo. Ecco che inizia per entrambi il grand tour, stesso itinerario ma una sulle tracce dell’altro senza mai incontrarsi. Con una fotografia mozzafiato in bianco e nero, vengono documentati luoghi di grande tradizione culturale. Le visioni di un tempo sono intercalate con le immagini di oggi, in una babele di paesi e lingue diversi. Ma in definitiva qual’è il messaggio che si vuole trasmettere?
Grand Tour è un viaggio dove i due dovranno affrontare varie avventure, rischiando anche la vita pur di raggiungere il proprio scopo. Ma in fin dei conti chi dei due è la preda da braccare? Un intreccio di situazioni che fanno vivere questo spettacolare percorso anche all’interno dei protagonisti che si trovano a esplorare per la prima volta se stessi. Una miscela di passato e presente per lasciarsi andare, con un sottile sarcasmo, all’imprevedibilità della vita e di tutto ciò che la stessa ci presenta. I due attori protagonisti Gonçalo Waddington e Crista Alfaiate, rispettivamente Edward e Molly, esprimono contrapposti sentimenti. Il primo chiuso e malinconico nel suo silenzio, l’altra invece sempre pronta e determinata con le sue risate prorompenti. Un film quindi che va capito e che ha bisogno dei suoi tempi per introdurre lo spettatore in questo viaggio, tra sogno e realtà.
data di pubblicazione:4/12/2024
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da Antonio Jacolina | Dic 4, 2024
Thibault (B. Lavernhe) è un apprezzato direttore d’orchestra. Gli è stata diagnosticata la leucemia e deve fare delle indagini. Scopre di essere stato adottato e di avere un fratello di sangue anche lui adottato. Jimmy (P. Lottin) vive in un villaggio nel Nord della Francia. Anche il secondo ama la musica. Suona però il trombone in una banda di paese che è alla ricerca di un capobanda. Diversi per esperienze di vita, livelli culturali e per carattere i due fratelli impareranno a conoscersi e…
Presentato con lusinghieri giudizi sia a Cannes 24 che all’ultima Festa di Roma, questo quarto lungometraggio di Courcol che lo ha scritto, diretto ed interpretato è senz’altro un buon lavoro! L’autore conosce bene il suo mestiere, sa come scrivere, dirigere e come e quando toccare con levità il cuore degli spettatori. Conosce i tempi comici e gli equilibri fra il dolce e l’amaro. In modo particolare, sa circondarsi anche di attori di talento. Il film ha l’intelligenza di non prendersi troppo sul serio pur essendo confezionato alla perfezione per cogliere la sensibilità del pubblico. A parte lo spunto drammatico iniziale, al suo centro ci sono soprattutto le identità familiari, il determinismo sociale, le disparità economiche e culturali e la Musica. La bellezza e la forza della Musica. Senza mai eccedere né in seriosità né in banalizzazioni la grazia de L’Orchestra Stonata è proprio nella capacità del regista e dei suoi interpreti di restare in equilibrio sulle varie sfaccettature della vicenda senza mai privilegiare un tema rispetto ad un altro. Tutto un abile gioco di dettagli e sfumature che consente di mantenere un tono brioso e leggero anche nei momenti seri. Un buon film senza grandi pretese che non scivola nel melodramma o nei possibili cliché. La chiave di tutto è ovviamente una sceneggiatura attenta e dettagliata con dialoghi ben scritti e reali. I ritmi sono incalzanti in una giusta alternanza fra momenti seri e spazi comici. La musica è ovviamente al centro di tutto e quindi la colonna sonora non può che essere complice e sublime fino al magnifico finale. Il cast tutto, è in stato di grazia, vivace, convincente e mai esagerato.
L’Orchestra Stonata è una piccola emozionante commedia di caratteri che ha quel sapore rassicurante delle cose già viste e conosciute. Ci seduce con la sua grazia e la sua tenera semplicità. Buon vecchio cinema popolare nel senso più nobile del termine. Un simpatico ed intelligente feel good movie che farà passare buoni momenti con sorrisi, risate ed anche qualche lacrima.
data di pubblicazione:4/12/2024
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da Antonio Iraci | Dic 4, 2024
Mimmo Sonnino, dopo aver fatto per anni l’insegnante, si dedica ora all’attività di educatore di strada a Napoli. Il suo compito è di attirare i giovani, con l’aiuto dell’arte circense, affinché possano tornare a studiare e conseguire così la licenza di terza media. I ragazzi sono molto attirati dai metodi da lui applicati e lo assecondano in tutto. Spesso dovranno lottare con l’ostinazione dei genitori che li vorrebbero subito a lavorare per guadagnarsi la vita…
La regista, romana ma parigina d’adozione, ha dichiarato che questo suo film ha avuta una lunga gestazione, in quanto pensato e ripensato più volte. Era una sua ferma convinzione che l’ha portata a studiare bene una sceneggiatura che valesse la pena di portare sul grande schermo. Anche la scelta del cast non è stata proprio casuale avendo coinvolto in prima battuta Marco D’Amore nei panni dell’intraprendente insegnante. Marianna Fontana ricopre il ruolo dell’assistente sociale che lo affianca in questa titanica impresa per le strade dei bassifondi napoletani. Quest’ultima stagione cinematografica ha visto molti film ambientati a Napoli, città dai mille volti che suggerisce degli stereotipi, più di ogni altra realtà italiana. Gli ingredienti sono gli stessi: i giovani, non certo responsabili del degrado sociale, costretti per necessità ad abbandonare gli studi pur avendone le capacità. Sarà compito del professore Sonnino quello di allontanare con la forza questi ragazzi dalla strada per farli di fatto ritornare sulla strada come artisti.
Lavorando infatti come clown o giocolieri ambulanti, si guadagneranno così la simpatia del quartiere. Camorristi e gente senza scrupoli si metteranno di traverso per impedire questi obiettivi e solo la tenacia di pochi prevarrà sul malaffare. Criature è una bella favola e Napoli, proprio per le sue peculiarità, si presta bene ad essere il luogo ideale dove raccontarla. Quello che veramente colpisce e che rende il film interessante è proprio la recitazione dei ragazzi. Ognuno di loro, pur non avvezzo a essere protagonista della scena, rende il tutto realmente vero e credibile. Le loro angosce, insieme alle loro speranze, sono quelle di dover affrontare un mondo più che spietato. Quartieri disastrati che mostrano una realtà ancora da risanare e che solo la forza dei giovani potrà riscattare da un futuro grigio di miseria e corruzione.
data di pubblicazione:4/12/2024
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da Accreditati | Dic 2, 2024
Un format sperimentato e di successo per un ovvio sfruttamento della quasi cinquantennale carriera del più longevo tra i comici italiani. Si gusta come una telenovela perché non c’è un nesso circostanziato e diretto tra un breve episodio e l’altro. Schegge di venti minuti con pretesti plausibili. Si avverte la mancanza di Max Tortora validissima spalla. Quando manca Verdone in primo piano (vedi disavventure amorose della figlia) la tensione si abbassa sensibilmente.
Il fil rouge dei dieci episodi è l’investitura di Verdone a direttore artistico del Festival di Sanremo. Dopo la abortita candidatura a sindaco di Roma un altro traguardo alto per un attore/autore che al cinema ha dato tutto e forse non girerà più film. Dunque un confortevole e funzionale ripiego nei mesi di pausa per un’operina seriale gradevole e senza picchi, in leggero calo rispetto al mordente delle prime due serie, sotto altre egide produttive. Chi ama Verdone sorriderà anche di fronte a questi lacerti di racconto dove a volte la pretestuosità dela trama espone tutta la propria fragilità. Tra le gemme della nuova esperienza il cantautorato di Lucio Corsi, a lungo corteggiato per la partecipazione all’evento sanremese. In particolare il trentenne romano ha un hit che spacca e che è rimasta nel cassetto per cinque anni. E Corsi sembra più credibile come attore di quanto non lo sia stato Sangiovanni nel precedente ciclo. Non dispiace di vedere alle prese con la consueta caratterizzazione la più brava attrice italiana di teatro, Maria Paiato. Guerritore e Rocca, rispettivamente moglie e impossibile amante, sfoggiano un divertente campionario di nevrosi in linea con lo spirito dei tempi. Verdone ha una vita agitata nella finzione. Gli inconvenienti sono all’ordine del giorno, complice anche la sua popolarità. Si ritrova anche in un locale equivoco, pregno di equivoci, ricco di scambisti, un attentato alla propria reputazione.
data di pubblicazione:2/12/2024
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