da Giulio Luciani | Ott 19, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Gala)
Il film racconta con un andamento e una forma piuttosto classici e lineari l’inferno dell’Alzheimer vissuto da Alice Howland (Julianne Moore), professoressa universitaria di linguistica e madre di tre figli. Punti di forza sono un paio di scelte intelligenti nel racconto, come lo stridente accostamento di una malattia che disintegra le capacità mnemoniche e cognitive proprio con una donna che sullo studio delle parole e del linguaggio ha costruito la propria vita e la propria carriera. Convincente oltre le aspettative l’interpretazione della figlia minore di Alice (Kristen Stewart). Sempre impeccabile Julianne Moore, ma l’intero film, seppur ben realizzato, toccante e ambizioso, risente dei limiti di una sceneggiatura non così brillante. Nonostante ciò, l’immedesimazione dello spettatore nella protagonista è inevitabile, perché il dramma è vissuto direttamente dalla sua prospettiva. Il finale è ben riuscito e mette meglio a fuoco le emozioni vere, svelandoci in quanti modi diversi e inaspettati si manifesta l’amore di chi ci circonda.
data di pubblicazione 19/10/2014
da Antonella Massaro | Ott 18, 2014
(Festival Internazionale del Film di Roma 2014 – Cinema d’oggi)
Le bugie dei vincitori diventano la verità per i perdenti, che, sistemati attorno al tavolo con la convinzione di essere scaltri giocatori, si scoprono all’improvviso cieche pedine nella mani di chi lancia i dadi truccati. La bugia/verità può essere scritta su un libro di storia. O sulla prima pagina di un giornale. L’importante è che risulti credibile.
L’intreccio tra potere politico e potere economico, fatto di messe in scena minuziosamente orchestrate e capace persino di scomodare l’Unione europea per smaltire più comodamente quei rifiuti pericolosi divenuti una delle metafore più potenti dei nostri tempi, mostra una straordinaria attitudine a incantare il grande schermo e i suoi spettatori. Specie quando l’indagine viene condotta da due giornalisti giovani e belli, inevitabilmente destinati all’attrazione (fatale?). Due inviati molto tedeschi e non troppo speciali, che quasi fanno rimpiangere i tempi in cui, alle prese con intrighi e sentimenti, c’erano Nick Nolte e Julia Roberts.
Ogni regola, in effetti, ha le sue eccezioni. Senza contare che il confronto con un genere tanto sperimentato rischia di rivelarsi assai simile a un salto nella fossa dei leoni, attorno al quale, forse non a caso, ruota l’intreccio di The lies of the victors di C. Hochhäusler, che sembrerebbe proprio la classica eccezione alla regola del thriller politico in grado di travolgere con il suo ritmo incalzante. La storia, penalizzata da un avvio lento e macchinoso e infarcita da qualche stereotipo di troppo, lascia un senso di incompiuto che neppure la lapalissiana chiave di lettura, chiara fin dal titolo ed esplicitata a scanso di equivoci nel finale, riesce a colmare.
data di pubblicazione 18/10/2014
da Elena Mascioli | Ott 18, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Alice nella città)
Piccoli geni crescono: interessante scelta per la serata di apertura della sezione Alice nella città. Due film che hanno per protagonisti due piccoli geni: T.S. Spivet e Nathan Ellis. Tanto scanzonato il primo, piccolo e biondo scienziato che costruisce una macchina che riproduce il moto perpetuo, tanto tristemente dolce e bruno il secondo, rinchiuso nel suo mondo di matematica e colori, in un autismo parziale che è anche potenzialità. Il ritmo, la regia e il procedere dei film impregnati dei caratteri dei loro protagonisti: brioso, divertente, con inserti grafici e una famiglia strampalata Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet di Jeunet; introverso nell’uso continuo di flashback, intenso nei primi piani, nella scelta musicale e nell’uso continuo dei colori che tanto attraggono il piccolo Nathan il secondo, X+Y di Morgan Matthews. Un lutto segna le vite di queste piccole menti e i film raccontano il viaggio che entrambi i protagonisti si trovano ad intraprendere: T.S. verso Washington, per ritirare un prestigioso premio scientifico, Nathan prima a Taipei e poi a Cambridge, per allenarsi e partecipare alle Olimpiadi di matematica. Ma il viaggio più importante è quello che compiono i cuori delle due menti speciali: alla scoperta della matematica delle emozioni, con la speranza di trovare rifugio in un albero di pino, come un passerotto.
data di pubblicazione 18/10/2014
da Alessandro Pesce | Ott 18, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Prospettive Italia)
Una barca, persone al sole, un senso di attrito tra di loro. Sin dalle prime immagini siamo coinvolti in una specie di attesa, un senso di intrigo, un qualcosa di minaccioso, che le magnifiche scene di mare e di vacanza non attenuano, anzi è come se tutto concorresse all’aspettativa di un eventuale accadimento non piacevole. Poi, una donna giapponese, un bambino che non le parla, un segreto, una condanna, e ancora un ghiaccio che faticosamente si scioglie, la sensazione di thriller psicologico volge allora verso il dramma familiare. Da tenere assolutamente d’occhio questo giovane regista esordiente Leonardo Guerra Seràgnoli, per la bravura registica e la maestria sorvegliatissima nel creare la giusta atmosfera.
Girato in inglese con attori stranieri, collaborazioni di lusso (la super premiata costumista Canonero), un film italiano che sa di internazionale.
data di pubblicazione 18/10/2014
da Alessandro Pesce | Ott 17, 2014
Riconcilia con il cinema questo nuovo splendido film di Mario Martone. Dopo aver girato il lancinante Noi Credevamo sul risorgimento italiano e le sue ambiguità fallimentari, e dopo aver messo in scena a teatro Le Operette Morali era fatale che il regista napoletano avesse voglia di concentrarsi su Leopardi, il più grande poeta dell’Ottocento, artista e personaggio molto amato, ma bisognoso di essere letto sotto una luce nuova. Ed ecco quindi l’uomo di pensiero profetico, diviso tra la profonda coscienza del dolore umano e le sottili smanie anti rivoluzionarie. Ma l’aspetto più convincente e affascinante è lo stile con cui Martone costruisce il film, con un andamento all’apparenza correttamente biografico ma poi intersecato e innervato da momenti visionari, con la presenza costante della sua poesia, risolta in maniera mai pedante o peggio didascalica, anzi fluidamente e a volte panicamente fusa con le immagini. E’ lo stile tipico di Martone ma qui più efficacemente risolto sia dal punto di vista descrittivo sia metafisico e meta- cinematografico. Si aggiunga un minuzioso lavoro scenografico, mai calligrafico, una geniale colonna sonora atemporale e l’interpretazione di tutti gli attori, non solo Elio Germano, ma proprio tutti di altissimo livello. L’inizio a Recanati e l’immaginifica parte napoletana sono i vertici del film. Si avverte un lavoro sentitissimo, sono due ore e mezza che volano sul filo dell’emozione.
data di pubblicazione 17/10/2014
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da Antonio Iraci | Ott 16, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Cinema D’Oggi)
Wir sind jung. Wir sind stark.Noi siamo giovani e forti e nulla può fermare la nostra rabbia. Il nostro odio xenofobo verso i rifugiati che inquinano la nostra nazione. Parte così, con questa idea malsana ma attualissima, il film del regista di origine afgana, ma nato e cresciuto in Germania, Burhan Qurbani. Un giorno dell’agosto 1992: la giornata viene scandita da orari ben fissati sullo schermo, per farci entrare in quell’ansia, in quel crescendo di tensione ed attesa come preludio alla tragedia finale, l’attacco da parte di fronde naziste ad un centro accoglienza per rifugiati vietnamiti. Il tutto condito da canti nazisti inneggianti alla nuova Germania appena riunita, alla razza superiore, dove anche eminenti personaggi, inclusa la polizia, sembrano soffermarsi su quale posizione prendere per non compromettere la propria identità e posizione politica. Poetica la figura di Lien, vietnamita anch’essa e abitante del centro preso d’assalto, oramai quasi tedesca, dopo aver faticosamente ottenuto il permesso di soggiorno illimitato, e sempre fiduciosa sino alla fine in una pacifica soluzione del dramma. E quasi a fissare il contrasto nella mente del protagonista Stefan, ed i suoi sguardi cupi verso i compagni di fronte al suicidio del suo amico Philipp, la fotografia della prima parte del film è rigorosamente in bianco e nero. Mentre nella seconda parte, a confermare il surriscaldarsi della scena d’azione, la pellicola prende colore per presentarci una immagine, sia pur sgranata come una sorta di film di repertorio: del resto si tratta di fatti realmente accaduti nella città di Rostock e passati oramai alla storia come una degli episodi xenofobi più violenti di quegli anni. Una Germania di allora piena ancora di contraddizioni per la recente riunificazione. Ed oggi? Questa Germania di oggi, dove sta andando?
data di pubblicazione 16/10/2014
da Maria Letizia Panerai | Ott 16, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Gala, Alice nella Città)
Se il buongiorno si vede dal mattino, questo esordio della nona edizione del Festival di Roma dovrebbe decisamente scoraggiarci. Ma il Direttore Marco Muller, anche nella scorsa edizione adottò una politica al rialzo, facendo aprire la kermesse romana al poco fortunato L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi, interpretato da Ricky Memphis e da un improbabile Elio Germano (che oggi stesso incanterà le platee con l’uscita nelle sale de Il giovane favoloso di Mario Martone), per poi alzare il tiro con film di ben altro spessore. La commedia, che anche quest’anno ha aperto il Festival, è Soap Opera terza pellicola di Alessandro Genovesi, che conferma Fabio De Luigi come protagonista al pari delle precedenti. Il film, al di là di qualche piccola trovata come un’ambientazione fatata, non reale o quanto meno non propriamente italiana, in un condominio che sembra la sezione di una casa delle bambole, in cui in contemporanea possono godersi le scenette di una vita di personaggi che sembrano proprio usciti da una soap, ha ben poco da regalarci, anche in termini di divertimento. Il cast di attori, tutto nostrano, tra cui ritroviamo Ricky Memphis oltre a Diego Abatantuono, Cristina Capotondi e la coppia di comici Ale & Franz, non basta a dare corpo ad un film che ci lascia davvero indifferenti. Meno deludente ma altrettanto non convincente (peraltro con una platea alquanto rumorosa che ha tolto molta della sacralità che una manifestazione internazionale dovrebbe avere), è stato il film di Rob Meyer Guida tascabile per la felicità, primo lungometraggio presentato nella sezione Alice. La storia ha spunti interessanti e narra di un quindicenne alle prese con l’elaborazione di uno dei lutti peggiori, quello della perdita della mamma, dalla quale ha ereditato la passione per il birdwatching (infatti il titolo originale del film è A birder’s guide to everything). A tratti poetico, a tratti banale, con una positiva leggerezza che forse si addice ad un pubblico di adolescenti rumorosi, il film è tuttavia segnato da un brutto doppiaggio e da un inedito Ben kingsley, la cui presenza ad inizio film fa inutilmente ben sperare in un decollo che, purtroppo per lo spettatore, non arriva.
L’unica nota di merito di questa prima mattinata festivaliera, e che non associamo al giudizio delle precedenti pellicole, ci è arrivata dal film, o meglio docufilm, di Oren Jacoby dal titolo My Italian Secret The Forgotten Heroes, presentato nella Sezione Eventi Speciali. Il documentario è una di quelle chicche che a volte, purtroppo, si vedono solo nei Festival, e narra le storie di quattro persone che durante la seconda guerra mondiale in Italia furono salvate dalla persecuzione razziale di Hitler, grazie al coraggio di alcuni italiani che per fare questo misero in serio pericolo le loro vite e quelle dei loro familiari. Uno di questi eroi fu Gino Bartali, che in vita non volle mai raccontare quando in sella alla sua bicicletta portava, durante gli allenamenti, documenti falsi nascosti sotto il sellino all’interno del telaio, insegnando al figlio, che oggi ci fa conoscere questo lato inedito del genitore, che il bene si fa e non si dice.
data di pubblicazione 16/10/2014
da Maria Letizia Panerai | Ott 14, 2014
Chi non ricorda la frase le fragole esaltano il gusto dello champagne? E chi non ha visto almeno 20 volte questa divertente ed inossidabile commedia romantica, che ha marchiato a fuoco i due splendidi protagonisti: Julia Roberts e Richard Gere? Chi almeno una volta non avrebbe voluto essere quella gran culo di Cenerentola? Per tutte coloro che aspettano ancora il principe azzurro, proponiamo una variazione del crumble, questa volta alle fragole, che rendono questa ricetta facile, facile e molto profumata….aspettando Richard, magari in smoking, con una rosa rossa in mano, che sale da una scala mobile e ci sorride…. ma perdonate: quello è un altro film!!!!
INGREDIENTI: ½ kg di fragole – alcuni pezzettini di zenzero fresco o alcune foglioline di menta- 80 gr di burro – 100 gr di zucchero di canna – 100 gr di farina.
PROCEDIMENTO: Lavare e tagliare a metà le fragole, disporle in una terrina da forno (circa 18/20 cm di diametro) o in un contenitore di alluminio o in cocotte monoporzione da forno, in quantitativo sufficiente a coprirne 2/3, lasciando poco più di un dito dal bordo. Su questo strato di fragole grattare dello zenzero fresco o sminuzzare delle foglioline di menta. Mettere in un’altra terrina la farina con la zucchero e versarci sopra il burro fuso. Lavorare con le mani sino ad ottenere un impasto granuloso, come delle palline irregolari. Cospargere con le mani questo impasto sulle fragole, sino ad arrivare al bordo della terrina. Infornare per 20/30 minuti a 180° forno temo-ventilato, già riscaldato in precedenza. Servire tiepido a pezzetti irregolari o nelle loro cocotte, con della panna montata accanto ed…. un calice di champagne!
da Maria Letizia Panerai | Ott 14, 2014
Questa seconda pellicola, a distanza di soli due anni dal grande successo de Il tempo delle mele, conferma la popolarità Sophie Marceau nei panni di Vic e porta a conoscenza del grande pubblico il bel Pierre Cosso, nei panni di Philippe, primo grande amore della sedicenne. Non potevamo non abbinare un altro dolce a base di mele, anche se non propriamente di origine francese.
INGREDIENTI: 80 gr di burro – 100 gr di zucchero di canna – 100 gr di farina – 3 mele di diversi tipi – 1 cucchiaio abbondante di cannella – ½ limone -½ etto di pinoli tostati- gelato alla crema
PROCEDIMENTO: Sbucciare le mele, farle a spicchi non troppo spessi e metterle in una terrina con il succo di ½ limone. Girarle, scolarle ed adagiarle su di una teglia da 4 pozioni di alluminio o dentro delle cocotte da forno monoporzione. Su questo strato di mele spolverare la cannella. Mettere poi in una terrina la farina con la zucchero e versarci sopra il burro fuso. Lavorare con le mani sino ad ottenere un impasto granuloso, come delle palline irregolari. Cospargere con le mani questo impasto sulle mele aromatizzate alla cannella. Infornare per 15/20 minuti a 180° forno temo-ventilato, già riscaldato in precedenza. Servire tiepido a pezzetti irregolari o con la loro cocotte, accanto a due palline di gelato alla crema su cui avrete adagiato qualche pinolo tostato. L’apple crumble è ottimo come dolce a fine pasto, accompagnato da un passito di Pantelleria.
da Maria Letizia Panerai | Ott 13, 2014
Straordinari sono gli interpreti di questo noir ambientato a Los Angeles del grande Roman Polanski, assolutamente da rivedere. Il quartiere cinese di questa città fa da sfondo ad una storia intrigata dai risvolti drammatici, dove emerge una intensissima femme fatale Fave Dunaway, un cinico ma anche ingenuo detective ed ex-poliziotto Jack Nicolson, un patriarca dannatamente cattivo John Huston. E sulla scia della splendida colonna sonora di Jerry Goldsmith, vi proponiamo la nostra ricetta di riso alla cantonese, ottimo da servire come contorno per carne e pesce.
INGREDIENTI (x 4/6 persone):160 gr. di riso parboiled – 3 pugni di pisellini surgelati –2 uova – 80 gr.di prosciutto cotto – cipolla- brodo vegetale- sale, pepe e olio q.b. -1/2 bicchiere di vino bianco.
PROCEDIMENTO: Lessare 3 pugni di pisellini anche surgelati, fare una stracciatella molto fine con 2 uova e sminuzzare 80 gr. di prosciutto cotto; unire poi questi tre ingredienti in una terrina e teneteli da parte. Mettere in una pentola antiaderente a rosolare la cipolla tagliata finemente con l’olio; buttarci il riso e farlo tostare con la cipolla, quindi bagnarlo con mezzo bicchiere di vino. Appena il vino sarà evaporato, salare, pepare e coprire di un dito sopra il riso con del brodo vegetale bollente; girare, abbassare al minimo il fuoco e coprire con due fogli di carta scottex sormontati da un coperchio, in modo da creare umidità tra il coperchio e la pentola grazie. Cuocere per 8/9 minuti senza mai scoprire. Appena cotto, spegnere il fuoco e inserire i pisellini, l’uovo e il prosciutto cotto preparati precedentemente e girare. E’ ottimo sia caldo che freddo, servito come contorno per il pollo all’ananas o per del pesce.
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