da Ludovica Fasciani | Apr 19, 2024
drammaturgia e regia di Giorgio Gallione, con Neri Marcorè, Rosanna Naddeo, Giua, Barbara Casini, Anais Drago, Francesco Negri, Alessandra Abbondanza
(Teatro Quirino – Roma, 19/28 aprile 2024)
Neri Marcorè torna a lavorare con il teatro canzone nell’adattamento dello storico concept album La Buona Novella di Fabrizio De André, a più di cinquant’anni dalla sua uscita. Uno spettacolo che guarda al modello con attenzione e cura, ma che manca di coraggio.
C’è un po’ l’aria dei vecchi sceneggiati Rai degli anni ’70, ne La Buona Novella interpretato da Neri Marcorè, al Teatro Quirino fino al 28 aprile. Qui, come nel Leonardo di Renato Castellani, andato in onda circa un anno dopo l’uscita del concept album di De André che funge da perno dello spettacolo, il narratore si prende la libertà di interrompere il flusso degli avvenimenti, guidando il pubblico in un puntuale commento dei Vangeli apocrifi, usati da De André come fonte primaria per la scrittura dei dieci brani che compongono La Buona Novella (1970).
Il magnetismo dei racconti degli apocrifi è il punto di forza tanto dell’album quanto dello spettacolo teatrale. L’irresistibile umanità capricciosa dell’infanzia di Gesù e i pungenti commenti sul destino di Maria, data in sposa a un uomo molto più vecchio di lei in seguito a una “lotteria” cui partecipano tutti gli scapoli di Galilea, è già nei testi originali. Neri Marcorè canta i brani di De André con un calore baritonale molto vicino al modello, accompagnato da un ensemble polistrumentale in cui spicca per bravura ed estro il violino di Anais Drago. Il risultato è uno spettacolo piacevole e talvolta coinvolgente, la cui debolezza è però proprio nella teatralizzazione: il commento è a tratti ridondante ed è incorniciato da una scenografia che vorrebbe essere simbolica ed evocativa ma che appare perlopiù casuale. L’impressione è che la semplice sedia di Marcorè – ora appoggio, ora capovolta per fingere un tetto – sia un oggetto di scena molto più efficace, ad esempio, dell’enorme mezzaluna di carta trascinata sul palco durante la prima parte dello spettacolo, che sembra introdotta solo per essere fatta occasionalmente dondolare da uno degli attori, o della scala di legno con in cima una grande rosa vagamente kitsch calata di tanto in tanto a punteggiare i momenti più emotivi del racconto.
Quello che ne risulta è uno spettacolo che avrebbe potuto essere più incisivo, ma che riesce comunque a lasciare una buona impressione grazie alla cura degli arrangiamenti musicali, molto rispettosi dell’originale, e alla bravura di Marcorè. A spese, forse, degli aspetti più rivoluzionari dell’album di De André, di cui presenta una versione addomesticata e rassicurante.
data di pubblicazione:19/04/2024
Il nostro voto:
da Daniele Poto | Apr 17, 2024
traduzione di Graziella Perin, regia di Valerio Binasco, con Pamela Villoresi, Valerio Binasco, Michele Di Mauro, Giordana Faggiano, Giulia Chiaromonte, Fabrizio Contri e con Isabella Ferrari. Scene e costumi di Nicolas Bovey, video di Simone Rosset. Produzione: Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale- Teatro Biondo di Palermo
(Teatro Vascello – Roma, 16/21 aprile 2024)
Una delle più importanti produzioni della stagione in corso (basti leggere i nomi dei componenti del cast). Binasco si ritaglia una parte modesta privilegiando il ruolo del regista. Le atmosfere plumbee e raggelanti del Premio Nobel sulla scena del più innovativo teatro romano. Con fatica e coraggio.
Echi di Ibsen (Norvegia), sfumature di Beckett. Una famiglia lacerata, specchio di una società chiusa, europea. Non è un autore facile Fosse ma l’attribuzione inaspettata e insperata che gli è stata tributata con il Nobel per la letteratura merita una popolarizzazione nostrana. Con uno spettacolo ispido, a tratti sgradevole. Perché i personaggi mai collimano, si danno sulla voce, rifiutano un’identificazione collettiva preferendo ciascuno una propria strada che appare incerta, contorta, contraddittoria. I protagonisti portano il segno di una ferita profonda che potrebbe anche essere il fallimento delle proprie ambizioni e il mancato riconoscimento in una passione. Che nel caso del personaggio principale è l’irrisolta in una pittura che sfugge e delude. Binasco sembra fedele traduttore della tensione di Fosse, rispettando il suo dettato minimalista. Il testo è pieno di metafore. Come quelle di un marinaio che a parole è atteso ma quando torna deflagra nel tradimento della moglie che mai più vorrà rivedere. Incontri e scontri a più piani con una Villoresi strepitosa e con un Di Mauro, che una volta di più, interpretando un ruolo diverso dai precedenti dimostra la propria ecletticità. Il ritmo di Fosse è sincopato. Non deve preludere a un finale, al racconto di una storia. Difatti non c’è evoluzione ma uno sguardo freddo su un’umanità scostante e disturbata.
data di pubblicazione:17/04/2024
Il nostro voto:
da Antonio Iraci | Apr 17, 2024
Lee Miller, fotografa di guerra, insieme al collega giornalista della Reuters Joel intraprendono un viaggio in auto da New York a Washington con l’obiettivo di intervistare il Presidente. Negli Stati Uniti incalza una spietata guerra civile e l’esercito secessionista si prepara per un assedio armato alla Casa Bianca. In questa tragica avventura si uniranno la giovane aspirante reporter Jessie e l’anziano del New York Times Sammy. Durante il tragitto saranno testimoni di massacri di massa e loro stessi metteranno più volte a repentaglio la vita…
Non sarà certo facile per lo spettatore rimanere indifferenti di fronte ad alcune scene di quest’ultimo film del registra britannico Garland. Lo scenario raccontato potrebbe sembrare a molti esageratamente irreale e troppo apocalittico. A pensarci bene, non sembra poi si scosti molto da ciò che sta succedendo in diversi posti nevralgici di questo mondo. Se l’America si presenta da sempre come esempio di democrazia e di unione tra gli stati membri, non è detto che in futuro tutto ciò non sia messo in discussione da spinte secessioniste. Oramai siamo preparati a tutto e gli scenari bellici sono quanto mai possibili in un presente precario e in un futuro ancora più instabile. I protagonisti, giornalisti e fotoreporter, fanno si che lo spettatore stesso sia partecipe, insieme a loro, delle atrocità vissute. Affronteranno un viaggio infernale per arrivare a Washington e intervistare per l’ultima volta un Presidente, oramai di fatto destituito dalla sua carica. Il film vuole inoltre dimostrare i rischi di quel giornalismo di guerra che non conosce o riconosce ciò che è al limite dell’umana comprensione. Siamo forse proiettati in una atmosfera che ricorda la persecuzione nazista in cui la vita umana valeva meno di zero, almeno per i perseguitati. Film quindi d’azione, di denuncia in cui lo spettatore si trova sopraffatto dalla visione di inenarrabili efferatezze, senza chiedersi il come e il perché, incapace di prendere posizione. Ci si domanda cosa sia il giornalismo, in una realtà quella di oggi, in cui ciascuno è chiamato a documentarsi visibilmente sulle barbarie presenti. Questo attesissimo lavoro di Garland ha già conquistato il pubblico americano, registrando un incasso di 25 milioni di dollari nei primi tre giorni di programmazione. Il film, in cui ha collaborato Rai Cinema, ha un cast eccezionale: Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura, Stephen Mc.Kinley Henderson e Nick Offerman. Se ne consiglia la visione.
data di pubblicazione:17/04/2024
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da Antonio Iraci | Apr 17, 2024
Un gruppo di quattro disperati aerofobici, dopo aver frequentato un corso propedeutico presso l’agenzia Viaggiatori Impavidi, devono ora affrontare il loro primo volo. Insieme al goffo accompagnatore, salgono sull’aereo con destinazione Islanda. Una serie di contrattempi trasformerà questi novelli passeggeri in soggetti ansiosi in preda a una incontrollabile angoscia. Bloccati in aeroporto, escogiteranno ogni possibile soluzione pur di tornare sani e salvi a casa…
Chi meglio di un islandese doc può descrivere i paesaggi innevati del suo paese e ambientarci una commedia a dir poco spassosa? Con questa suggestiva cornice il regista viene a costruire una storia al limite del grottesco, però di grande impatto. Le disavventure che dovranno fronteggiare i quattro aspiranti viaggiatori non sono certo da sottovalutare. Saranno impossibilitati a far ritorno a Londra, da dove erano partiti, per una avaria al motore dell’aereo a loro destinato. Gli stessi poi si ritroveranno ad affrontare lunghe ore di attesa presso l’aeroporto di Reykjavik dopo il turbolento, è proprio il caso di dire, volo di andata. Dal momento che non sarà loro possibile rincasare nei tempi previsti, verranno ospitati presso un hotel benessere in una landa desolata e coperta di neve. Come ogni commedia che si rispetti, le storie di ognuno dovranno intrecciarsi con quelle degli altri per sfidare insieme questa situazione estrema nella quale si trovano coinvolti. Merito del regista è quello di saper dosare il tragico con il comico per rendere questa commedia leggera e divertente nello stesso tempo. Non sarà facile mettere d’accordo una donna in carriera, in procinto di partire con il suo compagno, una fashion influencer, con il suo imbranato fidanzato, e un celebre scrittore in cerca di avventure. Un mix certo non perfetto ma che saprà trovare al momento giusto la soluzione giusta. Le riprese si sono svolte in piena pandemia di Covid e il regista ha confessato di essersi ispirato a fatti personali per la realizzazione della sceneggiatura. Sigurosson mostra un particolare talento nell’imbastire una tragedia divertente, descrive molto bene le fobie dei singoli protagonisti e i loro sforzi per rimuoverle. Nel cast Lydia Leonard, famosa attrice teatrale, e l’attore britannico Timothy Spall, già premiato a Cannes nel 2014 per Turner di Mike Leigh.
data di pubblicazione:17/04/2024
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da Salvatore Cusimano | Apr 17, 2024
1922. Una cittadina meridionale dell’Inghilterra è teatro di uno scandalo. Basato su una bizzarra storia vera, Cattiverie a domicilio segue le vicende di due vicine di casa: Edith Swan (Olivia Colman), originaria del posto e profondamente conservatrice, e Rose Gooding (Jessie Buckley) turbolenta immigrata irlandese. Quando Edith e altri suoi concittadini iniziano a ricevere lettere oscene piene di scabrosità, i sospetti ricadono immediatamente su Rose.
Si tratta di una divertente commedia inglese che parte da una surreale storia vera ma alla fine parla anche di gender gap, pregiudizi razziali e tanto altro presente negli anni 20.
La prontezza umoristica del cast è davvero straordinaria, tipica dell’umorismo in salsa britannica. Olivia Colman, in particolare, offre una interpretazione che ruba la scena, il suo spirito e l’uso abile di un linguaggio pittoresco si rivelano un punto decisivo sulla buona riuscita della commedia e assolutamente necessario per l’esito della storia. Ci si prende gioco in modo sfacciato delle buone maniere, della moralità, del razzismo, della giustizia, della politica e del giornalismo scandalistico.
Ne viene comunque fuori il quadro etico della società inglese all’inizio del XX secolo, con il suo bigottismo e il suo desiderio di libertà, qui rappresentati in modo molto appropriato. Qualcuno potrebbe anche obiettare sulla presenza di poliziotte donne e non inglesi o anche di giudici di colore non rappresentativi per quell’epoca, ma è chiaro che si tratti di una libera e voluta reinterpretazione di un fatto storico.
Il tono è quella di una farsa, un’assurda farsa che potrà non piacere a tutti, ma alla fine abbastanza divertente visto che si crea uno strano mix di comico e tragico, non comunque come eccessivamente sbandierato dalla locandina e dai vari trailer.
data di pubblicazione:17/04/2024
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da Daniele Poto | Apr 15, 2024
(Teatro Off/Off – Roma, 12/14 aprile)
Una micro storia della canzone italiana in cento minuti. Poggi è stordente perché efficace e completo e veloce come un juke box. Nei più mondano dei teatri romani si affaccia puntualmente ogni anno in virtù del collaudato rapporto con il patron Silvano Spada. Il cabaret è il cuore dell’esibizione ma prima e dopo c’è molto altro.
L’avvio è perentorio. Una dozzina di canzoni in altrettanti minuti. Con la sua chitarra Poggi sembra in grado di riprodurre ogni suono: dalla canzone popolare a quella d’’autore, rivelando all’interno del repertorio le canzone censurate e quelle censurabili (tra cui una sua composizione, un peccato di gioventù). Da De Gregori agli Squallor scovando un insospettato capostipite del genere in un napoletano di fine ottocento a quasi tutti sconosciuto. Ma c’è molta Napoli in E.A. Mario, nome d’arte, autore di alcuni struggenti e indimenticati pezzi. Attore, imitatore, comico, regista l’underdog dello spettacolo italiano offre il meglio nei dialoghi multi voce. Ma il pezzo più spassoso è la fedele riproduzione di un clima che non esiste più, quello delle Feste dell’Unità che lo vedevano protagonista, un po’ per caso, subìto più che ricercato secondo un catalogo frusto di partito. Poggi ha memoria dell’ultimo cinquantennio della canzone italiana, di Gaber, dei francesi e stabilisce una perfetta sinergia con il pubblico, chiamato con lui suggerire, temi e note, a cantare persino. Viene un po’ di malinconia a pensare quanti dei protagonisti tirati in ballo non ci siano più, tra i primi il caustico Enrico Vaime con cui faceva “triello” in radio (il terzo angolo era impersonato da Simona Marchini). Ma i tempi sono cambiati e oggi Francesco De Gregori canta in coppia con Checco Zalone. Mah…
data di pubblicazione:15/04/2024
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da Paolo Talone | Apr 15, 2024
con Matteo Baronchelli, Stefano Braschi, Vittorio Bruschi, Jacopo Cinque, Gianni D’Addario, Lucio De Francesco, Alessio Esposito, Lorenzo Garufo, Amedeo Monda, Laura Pannia, Donato Paternoster
(TeatroBasilica – Roma, 11/28 aprile 2024)
Debutta in prima nazionale il classico schilleriano nella lettura irriverente di Michele Sinisi. Una esplosiva miscela di talenti che fa letteralmente ribaltare il TeatroBasilica di Roma. La bellezza del saper fare teatro attraverso un testo dal profondo valore poetico (foto di Simone Galli)
I Masnadieri secondo la rielaborazione testuale e la regia di Michele Sinisi e Tommaso Emiliani è tutto tranne che una tragedia. O meglio, ne conserva i tratti. Ma non è la rappresentazione del dramma così come appare sulla pagina che interessa questa stravagante rilettura. Protagonista indiscusso è il teatro nei suoi molteplici significati e funzioni. Come luogo fisico e spazio di aggregazione. Come strumento di lettura e interpretazione della complessa commedia umana. Come arte che si realizza unicamente mettendo insieme una pluralità di talenti e mestieri. Ed è dalla fusione di più realtà impegnate nella produzione teatrale a livello nazionale che prende forma questo imperdibile spettacolo. Intanto il Gruppo della Creta, che ha sede proprio al TeatroBasilica di cui ne cura la gestione. Poi la compagnia di innovazione Fattore K e il Centro di produzione teatrale milanese Elsinor, legato al teatro Fontana.
Le chiavi di lettura sono l’ironia e il gioco. Il testo conserva la sua potenza poetica, ma non è sorretto da nessuna impalcatura di finzione. Semmai è commentato in maniera irriverente dalle continue intromissioni che ne smontano il dato distruttivo e tragico. Tra gli espedienti usati la ripetizione e soprattutto una sottolineatura grottesca della provenienza regionale nell’inflessione dialettale di alcuni degli attori. Parricidi, fratricidi, assassinii e violenze vengono smorzati da una risata dissacrante. E per contrasto mostrano che i sogni, le ambizioni, le gelosie, le battaglie che animavano l’uomo della fine del Settecento sono validi ancora oggi. La storia non è ferma in nessun punto.
Michele Sinisi svela fin da subito il meccanismo magico della scena, cancellando ogni possibile illusione e mostrando la verità del fare teatro. L’originale struttura drammaturgica viene smantellata e ricomposta seguendo uno schema originale, geniale, creativo. Il capolavoro giovanile dell’autore tedesco perde il suo riferimento storico e comunica direttamente con la nostra epoca. Rimane una debole traccia del passato nei costumi di Giulia Barcaroli. Pezzi di abbigliamento cinquecentesco o ottocentesco tirati fuori dal baule di chissà quale spettacolo sono pallidi indizi su abiti moderni, gli stessi che indossiamo noi spettatori.
Entrando in sala la prima cosa che si nota è la luce diffusa che dal palco arriva alla platea. Gli attori sono già in scena, seduti ai bordi, in attesa di entrare. Si ha la sensazione lo spettacolo non sia ancora pronto, che l’atto fondativo della prima scintilla creativa debba ancora brillare. E infatti, attraverso un espediente epico, gli attori si presentano al pubblico con il loro nome, cognome e età. Sono artisti prima ancora di trasformarsi nel personaggio e di percorrere le infinite possibilità dell’interpretazione. Sono amici pronti a condividere un sorso di birra (di lattine vuote è cosparsa la scena di Federico Biancalani). In amicizia, sulla scena, nessuno pesta i piedi dell’altro, nessuno è il migliore perché è la squadra che vince. Lasciate dunque il palco a questa irriverente masnada di pazzi e godetevi lo spettacolo.
data di pubblicazione:15/04/2024
Il nostro voto:
da Antonio Jacolina | Apr 15, 2024
Ed. Altromondo 2024
Nei giorni scorsi sotto l’egida del Comune di Roma si è tenuto negli splendidi saloni di Palazzo Merulana e nella Biblioteca Enzo Tortora un doppio appuntamento per la presentazione del libro di vivissima attualità di Maria Vittoria Sbordoni. L’Autrice, docente universitaria in Master Internazionali sulla Cooperazione, ha anche collaborato attivamente per anni come project manager con ONG italiane ed internazionali. Ha quindi accumulato esperienze culturali e concrete operando direttamente sul campo nei Paesi ove si stavano realizzando progetti di cooperazione allo sviluppo. La stasi creata dalla pandemia e la pausa di riflessione forzata hanno dato alla Sbordoni l’opportunità di rivedere e condividere le proprie esperienze, valutazioni ed analisi critiche accumulate. Eccoci allora restituiti vivacemente i luoghi, le persone, i conflitti, le emergenze e soprattutto le relazioni umane instauratesi fra le difficoltà.
Un testo che ci porta in 21 Paesi, in Sudamerica, in Africa Orientale, nel martoriato Medio Oriente, in Cina e in Cambogia. Appunti di viaggio il cui titolo si ispira ai murales con grandi formiche nere apparsi a Rosario (Argentina) in ricordo di un volontario ucciso dalla repressione poliziesca durante le proteste per il carovita. Il suo motto era “Lavorando insieme come le formiche possiamo cambiare il mondo!”.
Un quadro aggiornato con ricche testimonianze ed informazioni sulla realtà di ogni Paese, sui problemi insoluti e sulle loro conseguenze sui flussi migratori. Un’opportunità per conoscerne le cause strutturali e congiunturali. Una proposta per una più efficace cooperazione allo sviluppo.
Lo studio della Sbordoni è utile per comprendere e prepararci ad una realtà ineludibile che sarà al centro delle politiche economiche, sociali e culturali della nostra Europa.
Il libro è scorrevole e coinvolgente e certamente potrà interessare anche ai non addetti ai lavori.
data di pubblicazione:15/04/2024
da Daniele Poto | Apr 14, 2024
regia di Carlo Emilio Lerici, con Rodolfo Laganà e Sandra Collodel
(Teatro Ciak – Roma, 12/21 aprile 2024)
Il tragico bombardamento di San Lorenzo risuona ancora nelle menti e nella drammaturgia innescata dal ben noto prolifico e fecondo Gianni Clementi. Ma un sorriso gioviale accompagna l’atto di guerra attraverso il dialogo intimo, quasi una confessione, tra un sacerdote e una sua parrocchiana fin troppo fedele.
A sipario chiuso intermezzi di un atto sessuale. Ma la sorpresa è quando l’azione rivela che uno dei due protagonisti è un prete. Che quando cadono le bombe cade in preda a un’amnesia vera o finta che sia e si ritrova in mutande bloccato da una pesante trave. Il fermo immagine della scena è funzionale all’attuale condizione di immobilità di Laganà, alle prese con una feroce sclerosi multipla che non gli ha tolto la gioia di vivere e di recitare. Così il peso dei movimenti e della vivacizzazione della scena è tutta affidata all’indubbia bravura della Collodel. I testi sono all’altezza della situazione drammaturgica tra la paura di essere scoperti e la malizia dovuta all’insolito incontro ravvicinato. Puro succo di teatro fecondo con finale imprevedibile. C’è di mezzo anche la voce del Papa e l’indubbia eco che suscitò in Roma l’accaduto. Clementi è tradizionalmente vicino a questi tempi e ha pescato gli interpreti giusti per restituire un’emozione profonda che si rianima in vicinanza dell’iconico 25 aprile. La scena è quanto di più veritiero si possa immaginare in un catafascio di rovine e di confusione. Si ondeggia tra il sacro e profano. Con ostie che servono a sfamare i due protagonisti, se non consacrate, ma che diventano cibo religioso con la comunione. E il prete non può dimenticare fino in fondo di essere anche un uomo. Religione e carnalità fanno ping pong agitando quella contraddizione che è perfetta sintesi teatrale.
data di pubblicazione:14/04/2024
Il nostro voto:
da Antonio Jacolina | Apr 14, 2024
Chi ama la Settima Arte sa che il Cinema è uno strumento eccezionale per illustrare e conoscere la pluralità dei codici culturali dei vari Paesi produttori. Tra le tante cinematografie mondiali i cinefili non potranno di certo trascurare quella francese. I tanti capolavori del suo passato hanno fatto la Storia del Cinema. La quantità, qualità e varietà della sua produzione recente ne fanno l’attualità.
Quale migliore occasione quindi per gli appassionati per vedere o rivedere i grandi Classici oppure gustare in anteprima rispetto all’uscita in sala le ultime novità e successi della cinematografia d’Oltralpe. Le proiezioni organizzate dall’Istituto Francese si svolgono nell’ampia e tecnologicamente avanzata sala del Centro Culturale in Largo Toniolo a Roma. Gli appuntamenti si susseguono ogni anno da Settembre a Maggio per un totale di circa 100 film a Stagione. Tutti i film sono in V.O. e sottotitolati in italiano. Ogni venerdì alle 19.00 si tiene un cineforum introdotto da un esperto di cinema o dagli stessi Autori per un approfondimento critico.
Una grande opportunità per un viaggio attraverso la cinematografia francese che coinvolgerà di sicuro gli appassionati. Il Programma con i giorni e gli orari di proiezione si può consultare sul sito dell’Istituto o nelle locandine presso il Centro Culturale Francese.
data di pubblicazione:14/04/2024
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