da Maria Letizia Panerai | Lug 10, 2015
Film francese ispirato alla vita di Danièle Mazet-Delpeuch, che fu la cuoca personale del Presidente Francois Mitterand dal 1988 al 1990, La cuoca del Presidente non ha riscosso molto successo di pubblico, seppur si sia avvalso dell’interpretazione di un’attrice come Catherine Frot nelle parte della protagonista, Hortense Laborie. Di genere molto affine alla commedia romantica, il film narra della difficile vita a Palazzo di questa donna talentuosa dal carattere forte che, seppur riuscendo a poco a poco a sedurre con la propria cucina il Presidente, dovette tuttavia superare le inevitabili gelosie degli chef che operavano nella cucina centrale dell’Eliseo. Ma il vero protagonista di questo film è il cibo, di cui oltre alle splendide immagini, a tratti sembra di sentirne anche i profumi e le innumerevoli ricette, i metodi di cottura, i condimenti e gli utensili da cucina prendono decisamente il sopravvento sull’aspetto biografico della storia.
Considerata la raffinatezza delle ricette descritte minuziosamente nel film, non potevamo che abbinare a questa pellicola una “non usuale” parmigiana di zucchine, dal gusto insolito e molto raffinato, che consigliamo di provare.
INGREDIENTI: – 2kg di zucchine – 1lt di besciamella – tanto basilico – 3 etti di parmigiano grattugiato – 1/2kg di mozzarella di bufala affumicata – olio di arachidi per friggere – noce moscata q.b..
PROCEDIMENTO: tagliare longitudinalmente le zucchine e friggerle in olio di arachidi ben caldo, metterle a scolare in un colino a trama larga e poi su di un piatto con carta assorbente, avendo cura di cambiarla un paio di volte in modo da assorbire tutto l’olio in eccesso. Preparare quindi un litro di latte a besciamella cercando di farla venire densa, aggiungendo sul finale una generosa grattata di noce moscata. Tagliare la mozzarella di bufala affumicata fresca a cubetti, quindi cominciare a fare gli strati di zucchine, besciamella, mozzarella, foglie di basilico fresco e parmigiano. Terminare con strato di zucchine, besciamella e parmigiano.
Infornare a 180° per 20/30 minuti. Tirare fuori e far riposare; si consiglia di consumarla tiepida. E’ squisita e molto, ma molto raffinata.
da Alessandro Pesce | Lug 9, 2015
“Teatro, dunque sono”, parafrasando Cartesio il Teatro di Roma ribadisce l’essenza del teatro come imprescindibile momento di identità per l’uomo e essenziale rito nella vita di una comunità.
Il Direttore Antonio Calbi ha presentato la nuova stagione in un Teatro Argentina affollato nonostante l’ora sadica (a mezzogiorno nella giornata più calda) e questo la dice lunga sul ritrovato interesse e sul sicuro affetto del pubblico romano nei confronti del teatro pubblico della Capitale, entusiasmo di cui ci si era già peraltro accorti durante il lungo primo anno di Direzione Calbi, E’ proprio con l’elencazione dei numeri vincenti della passata stagione che è cominciata questa presentazione. Sono aumentate, ha riferito Calbi, le aperture di sipario, gli spettacoli, le letture, gli incontri, la partecipazione, gli abbonati e questa saison che aprirà dopo le vacanze estive si presenta ancora molto affollata di tutto, ricchissima , forse anche troppo, visto che alcuni spettacoli verranno replicati pochissimo tempo (la media sarà di una settimana a spettacolo) nonostante le direttive del Ministero auspicassero lunghe teniture. Perché spettacoli di interesse anche di sicuro successo popolare devono star su solo due settimane? Mah. Nomi come Claudio Bisio e Luca Zingaretti, entrambi presenti nel programma, potrebbero riempire il teatro per molti giorni vista la loro popolarità.
Da quest’anno grazie alla nuova normativa il TDR è diventato Teatro Nazionale con conseguente grosso carico di responsabilità, e così anche la progettazione si annuncia ambiziosa.
Proprio per questo Calbi ha sottolineato l’urgenza della riapertura del Valle come terza sala, un teatro storico che non può essere ancora latitante.
Quanto al programma inutile elencare le tematiche ed i progetti; ci limitiamo in questa sede a qualche indicazione davvero succosa e rimandiamo al sito del Teatro di Roma per i particolari di tutti gli spettacoli.
Sconquassi americani è il titolo di una rassegna di tre testi statunitensi che comprenderà un Arthur Miller poco conosciuto, Il prezzo con Umberto Orsini e la regia di Popolizio.
Un lungo omaggio a Pasolini per l’anniversario della morte vedrà, tra l’altro, il ritorno di un testo che manca da 30 anni a Roma: il Calderon per la regia di Federico Tiezzi; attesa anche per una drammatizzazione del romanzo Ragazzi di vita con dei giovani attori capitanati da Popolizio mentre il duo Ricci Forte hanno promesso una nuova creazione a lui ispirata.
L’autore contemporaneo italiano più interessante del momento, Stefano Massini proporrà un testo con la Piccolo e la regia di Alessandro Gassmann: un altro testo “ giovane “ affronterà il tema forte dei ragazzi sedotti dall’Islam, Punkislam appunto.
Per il Giubileo Pippo Delbono ha promesso un Vangelo di certissimo interesse; Antonio Latella continua il suo studio su Fassbinder con Veronika Voss; ritorna a grande richiesta L’esposizione universale di Squarzina all’ India dal 30 settembre; uno spettacolo su Roma Ritratto di una capitale avrà tra i firmatari Magrelli, Paravidino e Timpano ; un Candide riscritto da Mark Ravenhil è forse la cosa più interessante al Teatro Argentina, insieme alla versione di Roberto Latini dei Giganti della Montagna .
Insomma seppure con qualche inevitabile perplessità, una stagione promettente.
data di pubblicazione 9/07/2015
da Elena Mascioli | Lug 8, 2015
(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)
Protagonista della seconda serata della rassegna Bimbi Belli ( arena del cinema Nuovo Sacher ) il film Vergine Giurata, lungometraggio d’esordio della regista Laura Bispuri (cfr. recensione di Miele doc su Accreditati). Ma protagonista assoluto, come sempre, di questa rassegna, soprattutto il dibattito condotto da Nanni Moretti. La possibilità di approfondire la visione di un film con i registi, interrogati in questo da Moretti, è qualcosa di speciale, che vale la pena sperimentare, e rappresenta sicuramente il valore aggiunto di questa arena estiva. Dopo le prime domande poste dal regista, il microfono passa al pubblico che ha dunque l’opportunità di condividere riflessioni a voce alta, chiedere curiosità, approfondire i temi e le questioni suscitate dalla visione del film con il regista e/o con gli attori. E complice la presenza di Nanni, spesso si assiste al tentativo, anche da parte di chi non ne ha in realtà i numeri e le capacità, di mostrarsi intellettuali, o meglio, intellettualoidi. Nascono così dei divertentissimi siparietti, in cui Moretti fa la parte del leone, fingendo di non capire, e tentando di andar oltre una domanda che crea qualche perplessità o ilarità. Nel dibattito della prima sera (film Io sto con la sposa), una elegante signora, dopo un preambolo lunghissimo che andava fuori tema, in parola povere ha chiesto a Nanni: ”Visto che l’Italia è andata a Cannes con tre film, tra cui il suo, ma nessuno ha vinto, mentre quelli che hanno vinto trattavano temi sociali, ha pensato di inserire come primo titolo della rassegna Bimbi Belli Io sto con la sposa, che tratta di un tema sociale, per recuperare?”. Molto più vivace e interessante il dibattito della seconda serata, anche per la grande capacità della regista Laura Bispuri di rendere conto delle sue scelte, sia prettamente linguistiche, rispetto al film, che contenutistiche. Il racconto della lavorazione durata tre anni e mezzo, dalla prima stesura all’uscita del film, i sopralluoghi in Albania, le ricerche, le paure rispetto alla resa del personaggio Mark/Hana, da parte della regista e della protagonista, Alba Rohrwacher, sempre ad altissimo livello in questa interpretazione, hanno arricchito la visione di un film di per sé già molto ricco e complesso. Le domande e le testimonianze del pubblico, tutte interessanti e di grande spessore, hanno contribuito a sviscerare gli aspetti meno conosciuti di una cultura, di una realtà presente in Albania, come quella delle vergini giurate, ma soprattutto a parlare di libertà e di liberazione nel difficile percorso che ciascuno di noi fa, alla ricerca di sé stesso e della propria identità.
data di pubblicazione 8/7/2015
da Antonella Massaro | Lug 8, 2015
(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)
Nelle notti di un’accaldata estate romana, mentre i profili delle zanzare e dei gabbiani si stagliano al chiarore di una luna generosa, si accende lo schermo dell’Arena Nuovo Sacher con Bimbi belli – Esordi del cinema italiano. La rassegna, diretta da Nanni Moretti con la collaborazione di Valia Santella (sceneggiatrice di Miele e Mia madre), seleziona i più interessanti debutti registratisi nella stagione cinematografica appena conclusasi. Le scorse edizioni hanno premiato registi come Paolo Sorrentino (L’uomo in più, 2002) e Francesco Munzi (Saimir, 2003).
Il programma 2015 si apre con Io sto con la sposa, documentario che coniuga i tratti tipici del road movie con quelli del cinema sociale o, forse sarebbe meglio dire, socio-giuridico.
Antonio Augugliaro (montatore e regista), Gabriele Del Grande (giornalista) e Khaled Soliman Al Nassiry (poeta) decidono di reagire “a modo loro” alla carneficina consumatasi nelle acque a largo di Lampedusa con il naufragio del 2013. Offrendosi quale alternativa ai trafficanti di uomini, divengono i traghettatori via terra di cinque palestinesi e siriani, sopravvissuti al Mare nostrum e decisi ad approdare in Svezia, il Paese europeo più benevolo nei confronti dei richiedenti asilo. Il piano è all’apparenza tanto semplice quanto geniale: l’improvvisata carovana fingerà di comporre un corteo nuziale, sceglierà le vie meno battute dai controlli e, superando le frontiere invisibili che separano gli Stati europei, giungerà nella Terra promessa.
Il risultato è quello di un coinvolgente diario di viaggio, fatto di sofferenze e di speranze, di passato e di futuro, di lacrime e di sorrisi. Il tutto legato dal filo di una sceneggiatura appena abbozzata, pronta a lasciarsi stupire dagli imprevisti dell’avventura e dalle insospettabili sfaccettature dei personaggi.
A fare da sfondo ci sono le distorsioni applicative del Regolamento di Dublino, abilmente svelate dall’esperienza dell’uomo della strada (e del mare) divenuto per l’occasione raffinato giurista. A fare da sfondo c’è lo spettro del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per il quale nessuna Procura della Repubblica ha ritenuto fino a questo momento di procedere. A fare da sfondo, infine, ci sono i diritti umani, quelli di cui si è titolari in quanto persone e non in quanto cittadini e in riferimento ai quali si impone come inderogabilmente necessaria una coincidenza tra il diritto positivo e quello naturale: il sole e la luna, in fondo, sono gli stessi per tutta l’umanità, osserva “la sposa”, che invoca la stessa legge universale anche per le acque di un mare divenuto per molti la sola via di salvezza.
Il colloquio di Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry con Nanni Moretti e con il pubblico dell’Arena arricchisce la proiezione di dettagli preziosi: il “casting” e le difficoltà di individuare la sposa, le divergenze tra i tre registi durante il montaggio e la sofferta scelta del finale.
Il tutto mentre scorrono sullo schermo i nomi delle migliaia di “produttori dal basso”, che, attraverso la nuova frontiera (è proprio il caso di dirlo!) del crowdfunding, hanno consentito di raccogliere i fondi necessari alla realizzazione del progetto. Perché la rete, ci conforta Augugliaro, può essere qualcosa in più di uno sterile “mi piace” distrattamente abbandonato su Facebook. La rete in questo caso è stata in grado di traghettare un film e le sue storie fino al (e oltre il) Lido di Venezia, segnando un debutto cinematografico che “Bimbi belli” non poteva ignorare.
data di pubblicazione 7/7/2015
da Antonella Massaro | Lug 4, 2015
(25 aprile/1 novembre 2015)
Quando le luci di una tecnologia del futuro incontrano le ombre di un mistero del passato, il risultato è uno spettacolo in grado di far brillare gli occhi stupiti del presente.
Il progetto di Piero Angela e Paco Lanciano, che già lo scorso anno aveva fatto registrare un ottimo risultato di pubblico, torna a vestire di incanto tridimensionale le notti dei Fori imperiali. Dal 25 aprile al 1 novembre 2015, ogni sera, è possibile incamminarsi virtualmente lungo i sentieri del Foro di Augusto e del Foro di Cesare, regalandosi un’esperienza in cui le anime del museo e del libro di storia si fondono con quelle dell’arte digitale e del cinema.
Il viandante che decida di concedersi quaranta minuti di ristoro tra i caldi marmi del Foro di Augusto non deve far altro che accomodarsi sugli spalti di legno allestiti per l’occasione sui bordi di via dei Fori imperiali: le cuffie collegate al dispositivo elettronico ricevuto in dotazione penseranno al resto. Se il viandante parla italiano, il suo viaggio virtuale sarà scandito dalla familiare voce del divulgatore per antonomasia Piero Angela, ma, in omaggio a Roma caput mundi, il racconto è disponibile anche in inglese, francese, spagnolo, tedesco, russo, giapponese e cinese.
Le ombre della notte a poco si diradano, sollevate dall’avvicendarsi di luci ed effetti speciali, perfettamente sincronizzati con il commento vocale e gli effetti sonori. Le colonne e le scalinate si illuminano, le monumentali statue che furono si ricompongono muovendo dagli imponenti frammenti che sono, i pavimenti e le volte tornano a splendere di colori. Il Foro tornato in vita è prima lambito dal riconciliante scroscio delle fontane ornamentali, poi inondato dalle distruttive fiamme dell’incendio “di Nerone”, in attesa che l’arte divinatoria degli aruspici annunci la stesura del nuovo capitolo di una storia rimasta eterna.
Il Foro era la piazza, l’Agorà, il crocevia del fermento sociale e politico, il Tribunale dove si amministrava la Giustizia gettando le basi della nostra esperienza giuridica. Un fermento che torna a brillare, a impressionare, a stupire, tenuto insieme dal disegno politico dell’Imperatore Augusto, dalla longevità della “sua” Pax, dall’abbaglio dei “suoi” artisti sostenuti da Mecenate.
Non importa quanto storicamente precise e dettagliate siano le informazioni fornite, perché il fascino del divulgatore risiede anche (e soprattutto) nella capacità di spalancare le porte della cittadella che custodisce il segreto del sapere specialistico. Operazione riuscita, accompagnata da una ricostruzione audio-visiva che non pare eccessivo definire “spettacolo”.
Informazioni, orari e costi su www.viaggioneifori.it.
data di pubblicazione 04/07/2015
da Antonella Massaro | Lug 4, 2015
La stagione estiva dell’Accademia di Santa Cecilia, all’Auditorium di Roma, può contare su un’inaugurazione d’eccezione: Morricone dirige Morricone. Il Maestro, che proprio presso il Conservatorio di Santa Cecilia ha intrapreso la sua formazione musicale, torna a impugnare la bacchetta con salda delicatezza per dirigere quelle note che lo hanno reso celebre, indissolubilmente legate, nell’immaginario collettivo, a immagini cinematografiche che hanno fatto letteralmente il giro del mondo.
Il concerto si apre con la Meditazione orale, scandita dalla voce “in campo” di Pier Paolo Pasolini e si chiude con il vibrante bis affidato (anche) alle note de La ballata di Sacco e Vanzetti. Nel mezzo i toni epici de La Bibbia e quelli eroici de Il Buono, il Brutto e il Cattivo, le atmosfere legal di Indagini di un cittadino al di sopra di ogni sospetto e quelle suadentemente malinconiche di Malena.
A fare da collante il sogno, sempre coinvolgente, di Nuovo Cinema Paradiso, proprio nei giorni in cui si diffonde la notizia che Giuseppe Tornatore ha in progetto la realizzazione di un documentario che renda omaggio a “vita e opere” del Maestro Morricone.
L’esecuzione dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, maestosamente impeccabile, è ulteriormente impreziosita dalla voce del Soprano Susanna Rigacci.
I classici che si intrecciano a brani inediti regalano a una Sala Santa Cecilia gremita il melodico sogno di una notte di mezz’estate, attraverso quella combinazione tra cinema e musica che è in grado di tenere insieme un pubblico eterogeneamente composito, desideroso unicamente di affidarsi alla direzione di un Maestro appassionato e appassionante.
data di pubblicazione 04/07/2015
da T. Pica | Lug 3, 2015
In una serata di luglio particolarmente calda Rock in Roma, nonostante l’ora tarda (23,00), si è trasformato in un centro di gravità permanente di energia pura. Energia sonora, energia visiva ed energia dello spirito.
Anche questa volta il longevo duo inglese, degli eclettici Tom Rowlands e Ed Simons, espressione del “big bit” e della musica elettronica internazionale hanno fatto centro. Due ore di concerto energico e avvolgente tra grandi classici, come quello di apertura Hey Boy hey girl, e il debutto di alcune tracce dell’ultimo album Born in Echoes in uscita il prossimo 17 luglio, come la fortissima Go! Ottima la qualità del live e le performance dei due dj che si non si sono risparmiati lasciandosi andare a virtuosismi e contaminazioni sonore come quelle tipicamente brasileire fuse nella performance live del brano Star Guitar.
Questa volta però a rendere speciale l’evento musicale (l’ultima volta dei The Chemicals Brothers in Italia era stata a Roma nel giugno 2011) è stata l’eccellente regia delle luci che hanno creato immagini e cornici a ritmo dei brani e, soprattutto, le immagini proiettate sullo schermo centrale e i due schermi laterali del palco di Rock In Roma – quest’anno davvero imponente – : dalle sagome fluorescenti in movimento, a due simpatici e rassicuranti robot dal cuore più che ritmato, a vere e proprie fotografie artistiche e scene da teatro di posa dal sapore orientale, fino alle immagini e alle icone sapientemente create dagli artisti del passato e dai mastri vetrai dell’epoca medievale a metà tra il sacro e la simbologia del profano.
Al netto di qualche perplessità sull’organizzazione esterna al palco e alle esibizioni degli artisti, in quella che è la cornice e l’ingresso di questa preziosa arena estiva nello scenario della musica internazionale, un concerto unico e coinvolgente che accompagna il pubblico del Duo verso l’atteso ascolto del nuovo album dei Chemicals!
data di pubblicazione 3/7/2015
da Elena Mascioli | Giu 29, 2015
(Bologna, Il Cinema Ritrovato – 27 Giugno/4 Luglio 2015)
Si è aperta sabato sera, a Bologna, la 29ma edizione de Il Cinema Ritrovato, un festival speciale che lancia gli amanti del cinema nei pianeti dei film restaurati, di quelli rarissimi provenienti da archivi di tutto il mondo, di film muti con accompagnamento musicale e altre bellissime galassie cinematografiche. Capita così di partire a razzo con la divertente commedia Munkbrogreven (Svezia, 1935), con una giovanissima Ingrid Bergman agli esordi. Un caccia al ladro proletario e ante litteram, ambientato nella città vecchia di Stoccolma, un intreccio di storie d’amore, giallo, quadro sociale, condito da levità e motivetto orecchiabili. E se la bellezza e la bravura della Bergman sono già evidenti, rimane nel cuore il personaggio di Cetriolo, un caratterista dolcissimo che beve vodka di contrabbando e gioca al Totocalcio svedese insieme ai suoi compari. Nel pomeriggio il viggio prosegue con i corti di Leo McCarey (sua regia o supervisione) Crazy like a fox, From soup to nuts e Pass the gravy, con tanto di accompagnamento musicale dal vivo. Risate a crepapelle per situazioni comiche senza tempo e senza età: cadute, equivoci, scambi di persone e polli, torte in faccia o meglio facce che cadono sulle torte! Deliziosi! Ma l’apoteosi la si raggiunge con la proiezione serale in piazza Maggiore che stasera ci ha regalato Il terzo uomo di Carol Reed, con il sempre superlativo Orsoni Wells. Una meraviglia restaurata da Studio Canal. Ai fortunati spettatori presenti in piazza anche una chicca prima del film: un filmato girato da Wells su un progetto da realizzare con la Lollobrigida. Wells che la intervista nella villa di lei sull’Appia Antica, dopo aver intervistato Rossano Brozzi e Vittorio De Sica e aver pontificato, con la sua voce autorevole e il suo sguardo sornione, sul pubblico italiano. Un regalo prezioso per il popolo di appassionati che riempie le sale di questo festival imperdibile. Garantisce la Cineteca di Bologna (www.ilcinemaritricato.it)
data di pubblicazione 29/06/2015
da Antonella Massaro | Giu 28, 2015
I Nastri d’argento 2015, assegnati dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, incorniciano una stagione in cui l’asticella del cinema tricolore si è attestata attorno a livelli medi indubbiamente apprezzabili. Si impongono le pellicole approdate al Lido di Venezia e alla Croisette di Cannes, che i giornalisti decidono di “risarcire” a seguito della delusione festivaliera.
Il giovane favoloso di Mario Martone si aggiudica il Nastro dell’anno, mentre il premio alla regia si adagia tra le sicure mani di Paolo Sorrentino per Youth – La giovinezza, film che vince anche per la miglior fotografia (Luca Bigazzi).
Anime nere di Francesco Munzi, trionfatore ai David di Donatello, non compare sul podio più ambito, ma conferma i premi per la sceneggiatura (Francesco Munzi, Fabrizio Ruggirello, Maurizio Bracci), per il montaggio (Cristiano Tavaglioli, vincitore anche con Youth – La giovinezza) e per la produzione (Cinemaundici – Luigi e Olvia Musini).
Il miglior regista esordiente è, come secondo i David 2015, Edoardo Falcone per Se Dio vuole, mentre Noi e la Giulia di Edoardo Leo indossa la fascia della miglior commedia.
Le stelle che hanno brillato in maniera più convincente nel firmamento degli attori protagonisti sono, ad avviso dei giornalisti-giurati, Margherita Buy (Mia madre) e Alessandro Gassman (Il nome del figlio e I nostri ragazzi), cui si aggiungono, come attori non protagonisti, Micaela Ramazzotti (Il nome del figlio) e Claudio Amendola (Noi e la Giulia).
L’ambientazione epico-fiabesca de Il Racconto dei racconti risulta convincente e la pellicola di Matteo Garrone conquista i Nastri per la scenografia (Dimitri Capuani) e i costumi (Massimo Cantini Parrini).
Fa la sua comparsa tra i premiati anche Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores: miglior soggetto per una storia indubbiamente “fuori dalle corde” del cinema italiano.
La miglior colonna sonora è quella di Hungry Hearts di Saverio Costanzo, firmata da Nicola Piovani, mentre la miglior canzone originale è Sei mai stata sulla luna? di Francesco De Gregori, per l’omonimo film di Paolo Genovese.
I Nastri alla carriera hanno omaggiato Douglas Kirkland e Ninetto Davoli, mentre attorno alla macchina da presa di Cristina Comencini (Latin Lover) si stringe il Nastro Speciale per la regia.
data di pubblicazione 28/06/2015
da Maria Letizia Panerai | Giu 27, 2015
La strana coppia è forse la commedia di maggior successo del duo Jack Lemmon e Walter Matthau, nel ruolo rispettivamente di Felix Ungar e Oscar Madison, quarantenni freschi di divorzio che tuttavia hanno accolto con differente spirito la separazione: Felix, inconsolabile perché la moglie lo ha lasciato, è un maniaco ossessivo dell’ordine e della pulizia, ama cucinare ed occuparsi della casa; al contrario Oscar, giornalista sportivo, è pienamente felice della sua riconquistata libertà da scapolo e non ha alcuna intenzione di mettere “ordine” nella sua vita, preferendo passare le serate a giocare a poker con gli amici e non curandosi affatto del suo aspetto, tanto meno dell’appartamento! Felix si trasferisce momentaneamente da Oscar per dividere le spese e per colmare le rispettive solitudini, ma la diversità dei loro caratteri renderà la convivenza molto difficile, anzi impossibile. La commedia ambientata a New York, scritta da Neil Simon e diretta da Gene Saks, punta il dito proprio sullo scontro che nasce dai problemi di convivenza quotidiana tra due persone così diametralmente opposte, interpretate splendidamente dai due attori che danno vita a situazioni comiche divertentissime ed indimenticabili. In una scena Felix è alle prese con una sua specialità, il polpettone al forno: la ricetta del polpettone che vi proponiamo è talmente facile, da risultare “fattibile” anche a chi si sente più vicino all’indole di Oscar che al perfezionismo di Felix!
INGREDIENTI: – 6 etti di macinato di vitella – 3 cucchiai da tavola di parmigiano grattugiato – 2 uova fresche e 2 sode sgusciate – noce moscata q.b.- 1 bicchiere di vino bianco – brodo vegetale – trito di carota, sedano e cipolla per soffritto -sale q.b..
PROCEDIMENTO: In una coppa lavorate la carne macinata con 2 uova, 3 cucchiai di parmigiano, una grattata di noce moscata, un pizzico di sale. Se la carne, dopo averla lavorata con le mani, non risulterà elastica ed asciutta aggiungete un po’di pan grattato o un po’ di mollica sminuzzata, ma vedrete che non sarà necessario: basta lavorarla tanto. Quindi, la palla ottenuta schiacciatela, ed adagiate al suo interno le due uova sode una di seguito all’altra, ed avvolgetele con la carne sino ad ottenere il polpettone, facendo attenzione che l’impasto aderisca bene alle uova sode. Quindi adagiate il polpettone in una pentola antiaderente dove avrete messo il trito di carota, sedano e cipolla con abbondante olio d’oliva; fate rosolare molto bene da un lato il polpettone sino a creare una bella crosticina, quindi con una paletta girare con delicatezza e far rosolare altrettanto bene l’altro lato. Bagnare quindi con un bicchiere di vino bianco secco e, appena evaporato, aggiungere ½ litro di brodo vegetale bollente (da rimboccare durante la cottura se fosse necessario). Abbassare la fiamma, mettete un coperchio e fate cuocere per almeno 30 minuti, girando una sola volta il polpettone a metà cottura. Se al termine il sughetto risulterà ancora liquido, togliere il polpettone, fate restringere il sugo e rimettere nella pentola le fette di polpettone che nel frattempo avrete tagliato dopo averlo fatto raffreddare. E buon appetito!
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